Valori Alpini – La scottona. – Il cinghiale Calidone – Dal cemento al calcestruzzo – La Musica – La forza della musica, Concerto di Santa CeciliA…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Valori Alpini
Al termine della Prima guerra mondiale un gruppo di reduci l’8 luglio1919 costituì a Milano l’Associazione Nazionale Alpini. Il 19 febbraio del 1920 presso il Circolo Ufficiali in congedo, in via Lagrange, la prima Assemblea Costituente della Sezione di Torino. Il 15 ottobre 1924 venne fondato a Favria, per iniziativa del colonnello degli Alpini cav. Rossi Giulio Cesare, del capitano degli Alpini geom. Bruno Domenico, e dall’alpino Perino Francesco che è stato il primo capogruppo dell’associazione il Gruppo Alpini. Oggi come Alpini abbiamo partecipata alla ricorrenza del 4 novembre con raggruppamento, l’alza bandiera e sfilata sino in Chiesa per la S. Messa e successivamente la deposizione delle corone ai monumenti ed infine il pranzo sociale al ristorante La Primula, strada dei Mattiolini, 39, ex Golf Club La Romanina. Ho elencato all’inizio le ricorrenze che sono importanti e collegate a quella di oggi che festeggiamo. Se non avessimo nulla da commemorare, non avremmo ricordi e niente passato. Il passato di questa ricorrenza doloroso ci deve fare riflettere che grazie a questa è nata l’ANA. Certo festeggiamo qualcosa di positivo raggiunto con morti e sofferenza, e forse questa la lezione della storia, che non è con la guerra e l’odio che se costruisce un futuro migliore. E’ questo che ho sentito oggi nel pranzo. Il cibo è relazione, è convivialità. Da quando nasciamo il cibo non si limita ad essere solo fonte di sopravvivenza biologica, ma veicola innumerevoli significati simbolici, relazionali e sociali. Noi non ci invitiamo l’un l’altro per mangiare e bere semplicemente, ma per mangiare e bere insieme. Ritengo che condividere la stessa tavola significa appartenere al medesimo gruppo che condivide gli stessi valori, i valori Alpini, forse un ragionamento che può apparire superfluo, scontato. Non è così, perché in una società che li rifiuta, quando non li deride, è necessario riproporli, soprattutto se alla parola valori aggiungiamo un aggettivo fondamentale: Alpini la cui essenza sono tradizioni, educazione, dignità, gratuità e di forza, che fa di noi ciò che sono stati e sono gli alpini.
W gli Alpini
Favria, 19.11.2019 Giorgio Cortese

Quello che mi piace più nelle persone è la trasparenza, perché di gente scialbamente opaca ne è pieno il mondo.

La scottona.
Sulla scottona, oggi di moda soprattutto in Italia è la giovane bovina che non ha ancora figliato e che fornisce una carne di particolare pregio. Una carne giovane, ma al tempo tenera e succulenta, magra e sapida. Scottona un termine che è facile avvicinare a quello di carne o di un animale la cui carne è scotta! Tenete presente che nel passato le idee alimentari erano diverse dalle attuali. Il termine scottona pare che derivi da scottare, nel senso di un animale caldo in quanto in calore o gravido, in una concezione antropologica, non biologica e tanto meno chimica, oggi completamente superata di: carni fredde e di carni calde. Allo stesso modo è superata la distinzione tra magro e grasso riferito agli alimenti ed al loro uso, mangiar di magro e mangia di grasso. Per questo il pesce, anche se ricco di lipidi e l’olio, tutti lipidi, erano giudicati magri, mentre la carne suina, anche se povera di lipidi, ed il lardo, che ha meno lipidi dell’olio, erano stimati grassi. Molti secoli fa si era imposta l’idea dei cibi freddi e dei cibi caldi e che una buona nutrizione dovesse tenere conto anche di un equilibrio tra gli umori degli organismi animali. Importante, a questo riguardo, è quanto riguarda la castrazione degli animali, iniziando dal termine “sanato”, sopra considerato. Diversamente da oggi, i bovini erano prevalentemente animali da lavoro e per questo s’usavano buoi, maschi castrati, e vacche. Quando questi animali erano arrivati al termine della loro carriera, erano macellati. Le loro carni erano magre e dure e di scarso pregio. Solo in condizioni particolari s’uccideva il giovane vitello od il bue grasso. In ogni caso queste carni erano considerate fredde, in quanto prodotte da animali giovani, maschi castrati o femmine anziane. La giovane bovina doveva servire per la riproduzione e tanto meno se era gravida poteva essere macellata. Tuttavia questo poteva avvenire quando l’animale, nonostante i ripetuti calori o nel caso che fosse più o meno in continuo calore, ed a volta quasi costantemente in calore, non rimaneva gravida e, quindi, era conveniente macellarla. La carne di un animale in calore, soprattutto se ripetuto e costante, era ovvia fosse ritenuta calda in quanto prodotta da un animale scottato, quindi una scottona. È quasi certo che anche nel passato si fossero accorti che le carni calde di una giovane bovina in calore erano particolarmente gustose. Oggi ne conosciamo la ragione: gli ormoni estrogeni presenti in rilevanti quantità nelle femmine in tale fase del ciclo sessuale.
Favria, 20.11.2019 Giorgio Cortese

La musica ha accompagnato la mia vita e diverse colonne sonore fanno da sfondo ai miei ricordi più belli. Credo di avere nel mio cuore una canzone per ogni occasione

Il cinghiale Calidone
Un mito dell’Antica Grecia narra che il cinghiale di Calidone, chiamato anche cinghiale Calidonio, fu una bestia di straordinaria possanza figlio della scrofa di Crommio. Il mito narra che Marte-Ares mandò questa bestia sulla terra per uccidere Adone, in quanto era geloso che Afrodite si fosse innamorata di lui. La fine di questo cinghiale fu durante una grandissima battuta di caccia, passata alla storia della mitologia greca, organizzato dal Re Oineo per uccidere il cinghiale che terrorizzava Calidone. Secondo questo mito, il cinghiale venne inviato da Artemide per distruggere i campi di Calidone, in quanto il re, pur avendo avuto un raccolto molto ricco quell’anno, non fece le offerte votive alla dea Artemide, la quale si infuriò. Oineo quindi decise di organizzare una grande caccia, la quale divenne famosa in quanto vi parteciparono tantissimi eroi della mitologia greca, dalla grandissima cacciatrice Atalanta, Castore e Polluce, Ida, Linceo, ed i Cureti. Secondo Bacchilide, alla caccia parteciparono i migliori di tutti i greci. Molti dei protagonisti della caccia finirono per essere uccisi dal cinghiale: infine la bestia venne ammazzata da Meleagro. All’inizio della caccia, i cacciatori sguinzagliarono i cani e seguirono le grandi orme della bestia fino a quando la snidarono presso un corso d’acqua intenta ad abbeverarsi. Il cinghiale scoperto si scagliò ferocemente in mezzo ai cacciatori che cercarono di ferirlo. Nestore trovò scampo a fatica salendo su un albero mentre Giasone lanciò il proprio giavellotto mancando il bersaglio. Telamone in seguito scagliò la lancia contro la bestia ma colpì accidentalmente il cognato Euritione, uccidendolo mentre stava tentando di scagliare i suoi giavellotti. Peleo e Telamone e Telamone rischiarono di essere caricati dalla belva che per fortuna fu colpita ad un orecchio da una freccia di Atalanta e fuggì. Purtroppo perì anche Anceo che, spintosi troppo avanti per dare un colpo d’ascia al cinghiale venne lacerato dalle zanne della bestia ed anche Ileo venne ucciso e con lui molti dei suoi cani da caccia. Infine Anfiarao assestò al cinghiale una pugnalata ad un occhio riuscendo ad accecarlo e quando Teseo fu sul punto di essere travolto, fu Meleagro che riuscì a conficcare il suo giavellotto nel ventre dell’animale e che poi lo finì con un colpo di lancia nel cuore.
Favria, 21.11.2019 Giorgio Cortese

La musica è un modo per esprimere ciò che si vive. Ci permette di capire gli altri, di condividere le stesse sensazioni ed emozioni

Dal cemento al calcestruzzo.
La parola cemento deriva dal lemma latino caementum, in origine rottame, da impastare con calce. Il cemento è uno dei pochi materiali che, nella sua storia, ha visto enfatizzarsi il rapporto tra uomo e natura. La natura, con le sue straordinarie materie prime e l’uomo con la sua creatività e capacità di ricerca. Già gli Egizi e i Romani erano alla ricerca di un legante che irrobustisse le loro costruzioni e già a quel tempo capirono che l’impasto di diversi materiali poteva essere la chiave giusta per ottenere quello che stavano cercando. I Romani per primi impiegarono impasti a base di fango e di materiali lapidei estratti dalla roccia vulcanica di Pozzuoli, da cui derivò il nome di pozzolana. Da quelle prime sperimentazioni per poter parlare di cemento vero e proprio bisogna aspettare il 1756 quando l’ingegnere John Smeaton, trovò un impasto particolarmente resistente all’acqua. Nel 1796 Joseph Parker perfezionò l’impasto di Smeaton aggiungendo polvere d’argilla e nel 1813 fu il francese Louis-Joseph Vicat a migliorare le proporzioni del materiale argilloso. Nel 1822 James Frost completò la “ricetta” con del materiale calcareo frantumato. Bisogna aspettare però il 1824 perché un muratore inglese, Joseph Aspdin, arrivasse a perfezionare l’impasto fino a raggiungere quel livello di qualità e di resistenza tramandato fino ai giorni nostri. E’ da ascrivere alla creatività di Aspdin la scoperta del Cemento Portland, così chiamato perché la massa ottenuta assomigliava alla roccia dell’isola di Portland. Aspdin mescolò, studiandone attentamente le proporzioni, calcare e argilla che, cotti in un forno simile a quello usato per la calce, fornirono un legante con caratteristiche superiori agli altri fino ad allora sperimentati. Dopo Aspdin altri tecnici apportarono varianti e miglioramenti, tra questi il più significativo fu quello di Isaac Johnson che, nel 1850, stabilì che il processo di cottura del conglomerato doveva svilupparsi ad alta temperatura per portare la miscela alla vetrificazione. Il cemento è quindi frutto di una stretta collaborazione tra la natura, fornitrice delle materie prime, e la creatività dell’uomo che in un secolo di studio è riuscito a trovare quella miscela ideale che oggi chiamiamo cemento. Dal punto di vista chimico il cemento è composto da silice, ossido di alluminio, ossido di ferro e ossido di calcio: quattro sostanze che si possono trovare in natura nelle marne da cemento. La parola marna che indica un tipo di roccia, deriva dal francese marne a sua volta dal gallico margila o marga. Ed infine il calcestruzzo, parola che deriva dal latino calcestris a sua volta derivato da calx, calce, forse incrociato con la parola latina struere, ammassare. Parola già citata nel latino medievale del XIV secolo, calcestrum, con lo stesso significato di calcistrutium. Materiale usato nelle costruzioni, detto anche conglomerato, ottenuto dall’indurimento di un impasto di pietrisco o ghiaia, sabbia o pozzolana ed eventuali additivi, legati con acqua e calce o cemento. Considerazione finale, il cemento ed il calcestruzzo sono dei leganti per unire materiali diversi, ma oggi più che mai abbiamo bisogno di cementare i rapporti tra di noi per dare un futuro migliore ai nostri figli.
Favria, 22.11.2019 Giorgio Cortese

La musica mi affascina e ammalia il tempo, donandomi benessere e gioia.

La Musica
La musica riesce sempre a farsi capire e con le sue melodie a piacere a chiunque. Sarà che è in grado di sfoderare diversi suoni e nel suonarla i musici della Filarmonica Favriese sono molto bravi, come i musici di tutte le bande musicali del territorio.
Favria 23.11.2019 Giorgio Cortese

Il concerto della Filarmonica Favriese prima di ascoltarlo con le orecchie ascoltatelo con il cuore, sono pure vibrazioni dell’animo!

La forza della musica, Concerto di Santa Cecilia.
La parola “musica” deriva dal greco antico e significa: arte delle muse. La musica è l’arte di organizzare suoni e rumori nel corso del tempo e nello spazio, secondo determinati schemi, utilizzando strumenti musicali o la voce umana. Una meravigliosa organizzazione che è divenuta fino dall’antichità il nostro linguaggio universale, sempre presente nella vita di noi esseri umani. La forza della musica ci porta a viaggiare nel tempo diretti verso il futuro. Il tempo della fisica lo subiamo senza poter intervenire, Ma esiste almeno un altro tempo, su cui invece qualche potere l’abbiamo, un tempo che sfugge alla semplice cronologia e può essere localizzato a nostro piacere. Questo è il tempo della musica, perché la musica lavora sempre nel tempo. Il tempo della musica non a nulla che vedere con il metronomo, che ha solo utilità pratica. La musica è un valore aggiunto, perché tutti noi esseri umani abbiamo un atteggiamento compensativo contemplativo nei confronti della natura perché fa. La musica fa bene al mio umore, al mio equilibrio e alla mia tranquillità nell’animo. La musica mi porta a riflettere, a sognare e, a capire. La musica mi porta a commuovermi o ad essere euforico, riesce ad allontanarmi dalla realtà, dalla frenesia del quotidiano, per vivere attimi di pura poesia. La meraviglia di una canzone, il suo susseguirsi delle note, mi incantano sempre. Ritrovo sempre nelle canzoni una parte di me stesso. Da bambini tutti siamo affascinati dalla musica, persino il sottoscritto da sempre stonato, cantava! Non so che ruolo avrà la musica realmente nella mia vita in futuro, mi auguro che in ogni caso, di continuare a beneficiare sempre di tutta la sua magia. Perché la magia della musica vive nel cuore di noi che l’ascoltiamo. E allora venite a Favria al concerto di Santa Cecilia dei bravi musici, sabato sera 23 novembre ore 21,00 nel Salone Polivalente adiacente al Comune di Favria, per lasciarci conquistare durante il Concerto di Santa Cecilia dai suoni, per seguirne il ritmo della musica che ci rapisce l’animo grazie al Presidente Adriano, Antonio al bravo Maestro Alberto e a tutti i musici e alle esaustive presentazioni di Daniela, ottima presentatrice, che mi permetto definire dei veri maestri che non hanno nulla da invidiare ai professionisti per la loro dedizione e bravura. La manifestazione di Santa Cecilia prosegue domenica 24 novembre con ritrovo dei musici in piazza della Repubblica davanti al Palazzo Municipale, ore 19,30 sfilata e deposizione fiori presso lapide “ Musici defunti”. Ore 11,00 S. Messa e poi conclusione con pranzo La Primula di Favria alle ore 12,30.
Favria, 24.11.2019 Giorgio Cortese

Viviamo l’intensità delle note musicali che toccano le note della nostra anima
giorgio