Sursum corda favriesi! – Gennaio – Il fascino discreto del pettirosso-AAA. Cercasi eroi nel quotidiano – Da un falco ad un gioco da tavolo – Nollaig na mBan.- Res Gestae Favriesi, I regali di Natale con la “BEFANA FAVRIESE”.- Diventa donatore di sangue….LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Sursum corda favriesi!
Carissimi favriesi enon , Vi porgo i miei auguri di Buon Anno e di Felice 2017, trovare le parole è facile, ce ne sono molte che potrei dire, che sia un anno fantastico, che questo sia per Voi che mi leggete un anno dove avrete molte soddisfazioni con la realizzazione dei Vostri desideri. Potrei continuare ancora, ma preferisco dirvi a tutti coraggio “sursum corda, in alto i cuori”. Mi auguro che nei cuori di ognuno di noi sia sempre accesa la speranza di un futuro migliore, potrei continuare ancora, ma preferisco dirvi sinceri auguri, a Voi che vivete nella mia stessa ed amata Comunità di adozione. Auguri di buon 2017, buona strada a tutti andando verso il futuro, ognuno di noi con le sue aspettative da realizzare. Auguri cari concittadini amici di viaggio per questo nuovo anno.
Favria 1.01.2017 Giorgio Cortese

Buon primo gennaio! Per ogni fine, c’è un nuovo inizio, per ogni partenza, c’è un arrivo. Per ogni sconfitta, c’è una rivincita, perchè niente è mai finito finché c’è la vita. Lavorare insieme significa vincere insieme, buon e felice anno a tutti!

Gennaio
Oggi è il primo giorno del Nuovo Anno: un fresco inizio. Un nuovo capitolo nella vita che attende di essere scritto. Nuovi quesiti da risolvere, da abbracciare e da amare, nuove risposte da scoprire e da vivere. Altre trecentosessantacinque giornate si sono dissolte ed inizio un nuovo giro di giostra xon il 2017. Mi fermo un attimo e penso che questo tempo così prezioso ancora una volta è fuggito, dissolto nel nulla, senza lasciare quasi, traccia di se. Ritengo che il futuro appartiene a coloro che credono alla bellezza dei propri sogni e allora nel corso di questo anno continuerò a scrivere con regolarità, e la mia speranza che in questa enorme jungla che ormai è divenuta internet, le persone che si trovino per qualsiasi motivo nel mia mailing list o sui social forum, abbiamo motivo di fermarsi, leggere e magari riflettere e commentare su quanto scrivo perché le parole dell’anno trascorso appartengono al linguaggio dell’anno trascorso, ma queste parole aspettano un’altra voce. Un Felice augurio di buon anno a tutti perché tutti i nostri sogni possano diventare realtà, e potranno se avremo il coraggio di seguirli.
Favria 1.1.2017 Giorgio Cortese

Vi auguro di accogliere l’anno nuovo con tutti i Vostri sogni e le cose belle che Vi hanno accompagnato fino ad oggi, e di aprire il Vostro cuore a tutte quelle che verranno e che sapranno renderVi felici nell’animo.

Il fascino discreto del pettirosso
Sono stato chiuso in casa controvoglia per l’ennesima bronchite e tra un colpo di tosse e l’altro ho fatto la conoscenza virtuale con un simpatico pettirosso che ogni giorno con la nebbia e con il freddo si posava sul balcone a mangiare delle briciole di pane che avevo gettato fuori dalla porta. Questo mi ha fatto ricordare ad una frase che dicevo a mia nonna nella mia lontana infanzia: ”Lasciamo le briciole per i pettirossi!”. Nella vita frenetica di ogni giorno mi sono accorto del pettirosso adesso per la mia forza inattività, ma avevo già osservato di sfuggita la sua presenza al sabato dopo il pranzo. Di questo simpatico pennuto ci si accorge di lui solo con l’arrivo dell’inverno, con il gelo e la neve, perché, essendo assente nel resto dell’anno, é solo in quel momento che mi rendo conto di lui, quando le sue piume risaltano sul grigiore della natura invernale e sullo spoglio balcone. Da sempre sono affascinato da questo uccello così piccolo, colorato, con un carattere vivace e un canto melodioso e all’apparenza fragile, e proprio per questo lo ha reso protagonista di leggende, favole e poesie. Per me il pettirosso è il simbolo della vita che sopravvive anche nel freddo dell’inverno e forse è per questo che al vederlo saltellare sul balcone mi ha sempre emozionato e fatto tornare bambino nell’animo. Ma forse diversamente da quanto uno possa immaginare, il pettirosso è un uccello tutt’altro che mansueto. Solitario e in continuo movimento, dimostra la sua indole aggressiva verso i propri simili di cui non ama la vicinanza, soprattutto nella stagione dell’accoppiamento, ma anche in inverno, periodo durante il quale può arrivare ad ingaggiare lotte sanguinose con i rivali nel corteggiamento delle femmine. Forse è proprio questo carattere temerario nascosto sotto insospettabili vesti che mi affascina. Il pettirosso era venerato dagli antichi Germani, per i popoli del nord era infatti uno dei simboli del dio Thor, portatore di nuvole e tempesta. Il pettirosso è presente in antiche ballate inglesi dove si chiama robin, cock robin, in una di queste della metà del 1700, viene ucciso da una freccia e seppellito dagli amici, tutta la filastrocca è una descrizione dei riti della sepoltura. Nei secoli si sono mescolate molte varianti, in quella più conosciuta cock robin, il pettirosso, si innamora di jenny wen, lo scricciolo. Viene celebrato il loro matrimonio e sono tutti felici, bevono e mangiano cose deliziose, ma a rovinare la festa entra in scena il cuculo, che vuole portarsi via jenny wren. Il passero allora, con arco e frecce, prende la mira per toglierlo di torno, ma sbaglia il colpo e uccide cock robin, anche nella realtà il cuculo ruba i nidi già fatti, in altre varianti una lite tra i due uccellini innamorati precede il matrimonio. In un’altra ballata “ The babes in the wood” invece, è il pettirosso che si fa carico della sepoltura dei bambini , coprendoli di foglie. Secondo alcuni si tratta di un rito in cui il passaggio morte-rinascita si fa più breve e meno angoscioso: sonno-veglia. Altrettanto interessante è la credenza inglese che sia compito dei pettirossi seppellire i morti restati senza sepoltura nei boschi. Esistono anche diverse tradizioni popolari che cercano di spiegare il suo particolare piumaggio. Secondo una nota leggenda cristiana, i pettirossi erano in origine tutti grigi, dal capo alla coda. Ma un pettirosso si trovava sul Golgota e, vedendo un uomo crocifisso, cercò di liberarlo dalla corona di spine che portava in testa e, nel farlo, si macchiò il petto con il suo sangue. Per ringraziare il piccolo uccello, Gesù Cristo, decise di lasciarli quel segno rosso così che tutti gli uomini potessero riconoscere da lontano quella creatura così generosa. E da quel giorno, secondo la leggenda, il pettirosso ha assunto il colore che tutti conosciamo. In un’altra versione, nella capanna dove è nato Gesù, un uccellino passa la notte a volare vicino alle braci del fuoco, perché non si spengano. In ricompensa Gesù lascia sul suo petto il segno del fuoco. Come si vede nella tradizione cristiana il pettirosso è associato sia alla morte, che alla nascita di Gesù. Ma il pettirosso non è famoso solo per il piumaggio ma anche per la grazia in cui gorgheggia, che ha ispirato scrittori, poeti e musicisti. Pensate che Chopin, ammirato dalla sua melodia cercò di imitarla nel tema principale della Grande Polonaise brillante ed è per questo che viene chiamato con il soprannome di “Chopin dell’aria” e la poetessa americana Emily Dickinson ha dedicato al pettirosso alcuni dei suoi versi più famosi e commoventi. Per finire l’immagine del pettirosso è stata spesso utilizzata come illustrazione d’amore. Furono gli osservatori inglesi, già nel diciannovesimo secolo, a notare per primi che a dicembre, come in periodo riproduttivo, i pettirossi delimitano un’area “invernale”, difendendola strenuamente. Da allora, le cartoline natalizie inglesi sono apparse decorate con immagini di pettirossi in stile vittoriano e, ben presto, si diffusero, oltre all’intera Gran Bretagna, anche nel resto d’Europa.
Favria, 2.01.2017 Giorgio Cortese

La vita di ogni giorno si riassume in tre parole: si va avanti.

AAA. Cercasi eroi nel quotidiano.
Se puoi vieni a Favria mercoledì 11 gennaio dalle ore 8 alle ore 11,20 cortile interno del Comune per prelievo di sangue. Ti aspettiamo. grazie. Per chi lavora è prevista la giornata retribuita per chi viene la prima volta, effettua esami come candidato per vedere se idoneo alla successiva donazione. Ti chiediamo di essere egoista del fare del bene e di venire a donare. Grazie mille. PS Ti aspettiamo
Favria , 3.01.2017

Troppo spesso sottovaluto il potere di un sorriso, una stretta di mano sincera, di una parola gentile, un orecchio in ascolto, un complimento sincero, o il più piccolo atto di cura che hanno tutti il potenziale per trasformare una vita intorno a me. Nella vita l’importante non basta fare del bene, ma bisogna anche farlo anche bene.

Da un falco ad un gioco da tavolo
Durante le vacanze natalizie ci si ritrova con i parenti e dopo il lauto pranzo ci si ritrova a giocare a qualche gioco da tavolo o ricordare quelli che si facevano negli assi settanta. Uno di questi giochi che mi ha fatto ritornare bambino è il subbuteo. Mi viene da pensare a quante persone hanno fatto quell’esperienza, tanti, pochi non so. Mi ricordo che tutti avevamo una personale teoria riferimento a quel piccolo regolamento in due o tre foglietti che era presente nella scatrola del gioco. Ma poi ognuno aveva quel particolare differente che rendeva unica la personale esperienza del Subbuteo.Certo non erano partite ufficiali, ma erano delle partite giocate anche allora in inverno e nell’estate, magari durante i temporali. Quello che rendeva unico il Subbuteo era il divertimento unito all’assoluta spotività pur interpretando in modo diverso a volte il movimento dei giocatori, mica tutti avevamo la medesima destrezza! Mi ricordo che di volta in volta si dicevamo verbalmente le principali regole e poi via con il divertimento con un “ tocco a punta di dito” con miei cugini, con Marco che aveva il campo già printo su fi un foglio compensato, preparato da mio padrino. Nel Subbuteo come nel nel calcio vero e proprio le squadre sono composte da undici giocatori e in questo gioco da tavolo i giocatori sono rappresentati da miniature in plastica e appoggiati ad una basetta semisferica appesantita da un piccolo peso all’interno che permette, con il magico “tocco a punta di dito”, movimento che richiede una particolare destrezza, di spostarli e di calciare una sfera in plastica rappresentante il pallone di calcio che è notevolmente più grande rispetto ai giocatori. L’abilità è di abbassare il baricentro della miniatura e di mantenerli in piedi al termine dell’azione. Infine il portiere, riprodotto in posizione di parata, viene invece manovrato dal giocatore per mezzo di un’apposita asticella. Il gioco nacque in Gran Bretagna nel 1947 da un’idea dell’ornitologo Peter Adolph, che riprendeva, però, quella di un gioco già esistente dagli anni trenta, il New Footy, creato da W.L. Keelings. Originariamente Adolph avrebbe voluto chiamare il gioco The Hobby, il termine in inglese significa “passatempo”, ma designa anche una specie di falco diffuso in Europa, il lodolaio. Dal momento che il termine “Hobby”, secondo l’Ufficio Brevetti inglese, non era registrabile, l’inventore del gioco prese in prestito parte del nome scientifico, quello di Falco subbuteo appunto. Oggi pare che sia ritornato in voga da qualche anno, in controtendenza con la tecnologia che spesso isola, il Subbuteo favorisce invece riflessione, tattica e momenti di aggregazione, perché nel gioco come nella vita dobbiamo sempre essere squadra, crescere insieme, avere tutti assieme gli stesso obiettivi, crescere imparando, ed alla fine il nodo dell’amicizia è la legatura sono le cose più importanti che ci aiutano e tengono di fronte alle avversità della vita.
Favria 4.1.2017 Giorgio Cortese

Certi giorni è la mente di ognuno di noi che ci fa sani o malati, che ci rende tristi o felici, ricchi o poveri.
Nollaig na mBan,
Mentre in Italia il 6 gennaio è il giorno in cui la Befana porta i dolci ai bambini buoni, in Irlanda l’Epifania è conosciuta come Nollaig na mBan, il “Natale delle donne”. Questa festa segna la fine del periodo natalizio, e un’antica usanza vuole che in questa occasione venga celebrato il duro lavoro compiuto dalle donne di casa per far trascorrere a tutta la famiglia delle vacanze perfette. Mamme e nonne ricevono regali da figli e nipoti e si prendono un giorno di riposo, in cui si riuniscono nei pub locali per brindare in allegria, mentre gli uomini si dedicano alla cucina e alle faccende domestiche. Nelle Gaming Hall, Codere festeggia l’Epifania con un evento dedicato, golosi dolci e divertenti attività per una serata all’insegna dell’allegria.
Favria 5.01.2017 Giorgio Cortese

Gli esseri umani sono gli unici animali che si dedicano giorno dopo giorno, a rendersi infelici a vicenda. In questa attività solo di noi umani i virtuosi si chiamano altruisti. E allora racconto sempre i favori che ricevo dagli altri, ma taccio sui favori che eventualmente faccio io agli altri.

Res Gestae Favriesi, I regali di Natale con la “BEFANA FAVRIESE”.
Ma sì, un pensierino per i parenti più stretti e per gli amici più cari ci vuole, e i bambini vanno certamente privilegiati. Ma la tradizione di fare i regali a Natale non è una tradizione in questo periodo di consumismo esasperato? Pensate che dopo la fine del secondo conflitto nel 1947 gli Amministratori Municipali organizzavano la prima festa dei bimbi nel giorno dell’Epifania il 7 gennaio, questa festa veniva chiamata la “1 Festa dei Bimbi, LA BEFANA FAVRIESE” e per quell’evento deliberavano la somma di lire 20.500. Visto il successo ottenuto l’annoi precedente, l’Amministrazione Comunale organizzava nel 1948 la “ 2 Festa dei Bimbi, LA BEFANA FAVRIESE, stanziando la somma di lire 23.000 per la seconda festa dei bimbi da effettuarsi sempre nel giorno dell’Epifania, il 7 gennaio.
Favria 6.01.2017 Giorgio Cortese

Nella vita quotidiana io sono soltanto uno, ma comunque sono uno. Non posso fare tutto, ma comunque posso fare qualcosa e non lascerò che quello che non posso fare interferisca con quello che posso fare. E allora rinunciate all’intenzione di ricevere, sostituitela con l’intenzione di dare e otterrete quello cui avevate rinunciato, venite a donare il sangue mercoledì 11 gennaio dalle ore 8-alle ore 11,20 a favria cortile interno del Comune, grazie

Diventa donatore di sangue, Mercoledi’ 11 gennaio
Il sangue non si produce in laboratorio ed il fabbisogno annuo in Italia è di oltre 2.400.000 unità di sangue intero e più di 800.000 litri di plasma. L’impossibilità di ottenerlo tramite procedimenti chimici e il suo larghissimo impiego, rendono il sangue un presidio terapeutico prezioso non sempre disponibile. La maggior parte di noi può donare il sangue e molti, almeno una volta nella vita, potrebbero averne bisogno. Per molti ammalati il sangue e/o suoi componenti è terapia indispensabile per la sopravvivenza, alcuni esempi; globuli rossi, in caso di perdite ematiche ed anemie; piastrine, in caso di malattie emorragiche; plasma, in caso di grosse ustioni, tumori del fegato, carenza dei fattori della coagulazione ed i plasmaderivati, fattore VIII e IX per emofilia A e B, immunoglobuline e albumina per alcune patologie del fegato e dell’intestino. La sicurezza delle trasfusioni e il raggiungimento dell’autosufficienza regionale e nazionale di sangue, emocomponenti e farmaci derivati, è l’obiettivo del Servizio Sanitario Nazionale e il maggior impegno delle Associazioni e Federazioni dei donatori. La donazione da donatori volontari, periodici, responsabili, anonimi, e non retribuiti è la migliore garanzia per la qualità e la sicurezza delle terapie trasfusionali. La prima volta avari solo diritto a due ore di permesso se sie lavoratore dipendente ed effettuerai esami per vedere se sei idoneo a donare la volta successiva. Che aspetti vieni a donare Donare il sangue è un gesto semplice e nobile Donare sangue fa bene anche al donatore. Non perchè si sottopone a un salasso (utile per le malattie da accumulo di ferro nel sangue, oggi poco praticato), ma perché l’azione del donare comporta una presa di coscienza dell’individuo, che è stimolato a mantenere uno stile di vita sano. Donare sangue, quindi, vale il doppio, perché salva la vita a chi riceve il sangue e mantiene sano il donatore. Infatti, il sangue raccolto, prima di arrivare al letto del paziente, è controllato sia per scoprire la presenza di virus infettivi che possono trasmettere epatiti e Aids, sia per scoprire valori ematochimici che possono rivelare malattie del donatore. Vieni a Favria cortile interno del Comune mercoledi’ 11 gennaio dalle ore 8 alle ore 11,20 ti aspettiamo. grazie.
Favria 7.01.2017 Giorgio Cortese

Ritengo che il volontariato è l’ultimo esercizio di democrazia. Si va alle elezioni ogni cinque anni, ma per quanto riguarda il volontariato, si vota ogni giorno in ordine al tipo di comunità in cui si vuole vivere. Perché il volontariato vuole dire donare un poco del mio tempo per chi rischia di non averne più!