Stromboli e le isole Eolie. – Dal taglio al rublo, da 700 anni! – La prima repubblica è tutta da buttare? – I complotti e sindrome da cospirazione! – Toponomastica patriottica…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Stromboli e le isole Eolie.
Visto dalla televisione, Stromboli mi ricorda moltissimo i vulcani del mio immaginario infantile, un grumo di terra e rocce in mezzo al mare a forma di cono dalla cui sommità fuoriesce del fumo. Stromboli con le isole Eolie mi ricordano personaggi mitologici unitamente ad eventi storici, sia nel linguaggio che con il loro toponimo. Stromboli, affettuosamente chiamato “Iddu”, Lui in siciliano, dai suoi abitanti, proprio per il riferimento alla natura divina che un tempo era attribuita alla sua attività dalla potenza incontrollabile. Il nome deriva dal greco antico e vuol dire “rotondo”, successivamente rielaborato nel siciliano “strummulu” che significa “trottola”. A quest’isola si deve il nome di un tipo di vulcani caratterizzati da un’attività fase eruttiva del tipo di quelle presentate dallo Stromboli, cioè con fuoriuscita di materiale piroclastico con violenza moderata detta, appunto, Stromboliana. Lipari dal greco antico Lipara, dal significato di grasso e untuoso, utilizzato per estensione con il significato di ricco e fertile, proprio come il suolo di questa splendida isola. Panarea, isola che ha avuto molti nomi con cui è stata riconosciuta dalle diverse popolazioni nell’arco della sua lunga storia: Euonymos, dal greco, di buon nome, prospera, come anche: che sta a sinistra da Lipari verso la Sicilia, o Hikesía, la supplice. Successivamente Pagnarea, da cui poi Panarea. Filicudi, anticamente nota come Phoinicussa, prendeva il suo nome dal sostantivo phoinix che in greco antico indica la palma nana, ai tempi molto diffusa e tutt’ora presente sull’isola. Alicudi, un tempo era chiamata Ericusa per l’ abbondante presenza dell’erica sul suo suolo. La pianta è ancora oggi presente sulle pendici e le valli più impervie del cono vulcanico dell’isola, ormai inattivo. Salina dal nome originario, Didyme, dal greco, gemello, deve questo nome alla presenza dei suoi due vulcani spenti. Oggi, l’isola prende il nome di Salina grazie al laghetto nella frazione di Lingua del Comune di S. Marina di Salina, conosciuto per l’estrazione del sale. Vulcano, infine per chi ama la mitologia greca conosce già l’importanza di quest’isola agli occhi di antichi e studiosi. Un tempo chiamata Therasia , venne poi rinominata Hiera perché sacra al dio Vulcano, dal quale ereditò anche il suo nome attuale. Ed infine visto che parliamo di vulcani ecco la parola sciara, voce siciliana formata con sovrapposizione formale e semantica dell’arabo sa’ra, terreno sterile e incolto, sodaglia, su un derivato del latino flagrare, ardere che significante, lava incandescente, poi lava indurita, dall’antico siciliano fiara, fiamma. La parola sciara è usata in Sicilia nella zona etnea per indicare gli accumuli di scorie vulcaniche che si formano sulla superficie o ai lati delle colate laviche. Questa parola, sciara, ha dato origine anche a toponimi come Sciara, comune della provincia di Palermo, e Sciara del Fuoco, nome di un ripido pendio, formato di lava, lapilli e scorie incandescenti che dal cratere dello Stromboli scendono fino al mare. Non sono rimasti molti i vulcani attivi Nel BelPaese, in passato, a quanto pare, ce n’erano di più. E anche quelli non più attivi non cessano di eccitare l’immaginazione. Penso che tutto ciò che è primordiale affascina e ci attrae istintivamente. I vulcani sono l’immagine di come poteva essere la terra alle origini, tra vapori e zampilli di lava e crateri abissali e nella vita l’entusiasmo è un vulcano sul cui cratere non cresce mai l’erba della esitazione.
Favria, 16.07.2019 Giorgio Cortese

La ruota che cigola forte è la peggiore del carro ma è anche quella che riceve più grasso

Dal taglio al rublo, da 700 anni!
Oggi se dico rublo, in russo rubl’, intendo l’unità monetaria russa. Si divide in 100 kopek. Del rublo si parla già in documenti del 1315. Ma allora non si trattava però non di vere monete, ma di ritagli d’argento, da rubit tagliare. E’ pare che la parola riblo derivi proprio dal verbo russo rubit, cioè tagliare. Storicamente, rublo sarebbe stato un pezzo di un certo peso tagliato da un lingotto d’argento da cui il nome. Si trattava dunque, come d’altronde molte monete europee del periodo, inizialmente di una misura di peso, in questo caso pari a metà di un lingotto d’argento. In russo, il nome popolare per rublo, è celkovyj, intero,, che è una riduzione di celkovyj rubl’, cioè un rublo intero, non tagliato. La pratica di tagliare le monete di metallo prezioso era storicamente diffusa in tutto il mondo. Il possessore, prima di cedere la moneta al valore nominale, ne tagliava un pezzo per lucrare sulla materia prima, oro o argento. Dopo un po’ di tempo le monete diventavano ovviamente più piccole, ma legalmente avevano ancora il valore nominale pieno. Così l’aggettivo intero era necessario per distinguere le monete non tagliate. Le monete da 10 rubli sono talvolta informalmente chiamate cervonec. La parola copeca o copeco, kopejka, deriva dal russo kop’jò che indica una lancia. Questo perché le prime monete da una copeca, coniate a Novgorod e Pskov dal 1535, recavano lo stemma di Mosca con San Giorgio che trafiggeva il drago con una lancia. Dagli anni 1540 in poi il cavaliere indossava una corona per rappresentare Ivan il Terribile che fu Grande Principe di tutte le Russie fino dal 1547 e Zar in seguito. Una curiosità si chiamava anche rublo un’antica misura di peso, usata in Italia prima dell’adozione del sistema metrico decimale. Valeva kg. 7,851 ad Alessandria; kg. 8,1314 ad Acqui e a Casale Monferrato kg. 7,941 di peso grosso, e 7,918 di peso sottile a Novi Ligure e alla Spezia; kg. 7,918 a Genova, Albenga, Savona, Pavia, Porto Maurizio e San Remo; kg. 7,941 a Chiavari; kg. 8,169 a Milano e a Novara; kg. 9,222 a Biella, Vercelli, Ivrea e Pinerolo. Tornando al rublo come unità monetaria, questi non è stato sempre il mezzo di pagamento più usato in Russia. Nel 1316, quando si ha la sua prima menzione nella storia, il concorrente principale del rublo era il den’ga, cioè alcune monetine usate per acquisti quotidiani. All’epoca, rublo era la parola usata per un bastoncino d’argento di 200 grammi usato per fare pagamenti importanti o per accumulare ricchezza. Se il den’ga non è riuscito a sopravvivere fino a oggi, la parola è ancora usata per indicare i soldi. Nel 14esimo e 15esimo secolo il rublo-bastone d’argento era usato per misurare monetine come il den’ga, e solo nel 17esimo secolo è diventato anche lui una moneta. Nel 1654, sotto il regno di Aleksej Mikhailovich Romanov, apparve il primo rublo in moneta, fatto riprendendo i talleri usati in Europa. Gli artigiani russi avevano coperto le immagini originali sostituendole con i loro simboli: un cavaliere e una data. Questi rubli erano definiti yefimki, perché i talleri originali erano stati emessi in Joachimstal ora Jáchymov, in Repubblica Ceca. La Russia è stato il primo paese ad introdurre un sistema monetario decimalizzato nel 1704 con un rublo uguale a 100 copechi. Con le riforme di Pietro il Grande, avvenute all’inizio del diciottesimo secolo, il rublo diventò una moneta a pieno titolo e, insieme, la base del sistema monetario del Paese. Nel 1769 la zarina Caterina la Grande introdusse le prime banconote: un’operazione che serviva a coprire un importante deficit nel bilancio, 1,8 milioni di rubli, dovuto alle grandi spese per la Guerra Russo-Turca del 1768-1774. La banconota più preziosa mai emessa durante l’Impero russo era chiamata “peten’ka”, perché portava l’immagine di Pietro il Grande. Era apparsa nel 1898 e valeva 500 rubli. Questa banconota, insieme alla “katen’ka”, quella da 100 rubli che portava l’immagine di Caterina la Grande, erano solo un sogno per le persone normali. All’epoca sarebbero occorsi almeno due o tre mesi per un medio operaio per guadagnare una cifra del genere. Lo stipendio di un insegnante variava, a seconda della sua posizione, da 100 a 500 rubli. L’ultimo rublo in moneta emesso durante l’Impero risale al 1915, e riemerse, sotto forma di banconote, durante il Governo Provvisorio, nel 1917. L’aquila a due teste che appariva sulla banconota fu privata dei suoi simboli imperiali, corona, redini e scettro e sullo sfondo venne rappresentata una svastica, un antico simbolo di prosperità. Le nuove banconote furono una delusione per il pubblico, però, perché non riflettevano la forza e la grandezza del Paese. Nel 1917 il Governo Provvisorio aveva cominciato a emettere banconote da 20 e 40 rubli che sembravano francobolli. Non furono molto apprezzate dal pubblico che le soprannominò “kerenki”, dal nome di Aleksandr Kerenskij, il presidente del Governo Provvisorio. Erano distribuite su fogli di carta non tagliati e, inizialmente, dovevano essere temporanee. Ma rimasero in uso anche dopo la caduta del governo di Kerenskij, con la Rivoluzione d’ottobre del 1917, fino al 1922. Negli anni Trenta fecero la loro comparsa delle nuove banconote: i cosiddetti rubli “semplici”, che avevano un valore basso (1,3 e 5 rubli) e le “chervontsi”, molto più preziose, che erano custodite nelle riserve auree. Il nome “chervonets” derivava dalla Russia imperiale, che lo utilizzava per le monete d’oro straniere. Lenin apparve per la prima volta in un chervonets da dieci rubli, e restò sulle banconote fino al 1991. Nel 1947, in seguito a una riforma monetaria su grande scala, tutte le monete usate fino a quel momento vennero abolite, in cambio di nuovi rubli sovietici. Il design di quest’ultimo era piuttosto simile alle vecchie banconote imperiali e non era una semplice coincidenza per un Paese che ha vinto la Grande Guerra Patriottica salvando mezzo mondo dal fascismo aveva cominciato a percepirsi in modo diverso. Un nuovo senso di auto-consapevolezza nazionale crebbe in modo significativo e questo portò a alla nuova necessità di identificarsi con il vecchio antico grande Paese: l’Impero russo. Come vedete da un semplice bastoncino d’argento a una frusciante banconota di carta: il rublo è in circolazione da oltre 700 anni attualmente come rublo russo, moneta ufficiale della Federazione Russa, rublo bielorusso per la Bielorussia.
Favria, 17.07.2019 Giorgio Cortese

Certi giorni non devo angosciarmi se la giornata mi sembra peggiore del giorno prima. Il punto è che devo sopportare i cattivi giorni con la speranza di giorni migliori a seguire

La prima repubblica è tutta da buttare?
La prima repubblica nata con il referendum del 48 e poi alfiere del boom economico e della ricostruzione, delle case popolari “Fanfani”, della scala mobile del benessere e degli scandali. Chi si ricorda di Antilope Cobler nello scandalo Lockhed, delle trame eversive delle stragi, ma anche dei mondiali di calcio vinti, la caduta del muro di Berlino insomma un fiume di ricordi dolce e amaro con i partiti che facevano da cerniera con le loro ideologie di come governare, tra la società e la gestione della cosa pubblica…poi il rapimento Moro e lo scandalo Mani pulite che ha travolto tutto e tutti ed il cambio del sistema di votazione. E dopo il berlusconismo, il renzismo, i 5Stelle ed infine il capitano con felpa a secondo dell’occasione in perenne campagna elettorale dando sempre la colpa al passato, con un presente sempre di recriminazioni e senza purtroppo di un futuro…ma la Prima repubblica tutto è tutta da buttare o forse sono da buttare le successive amministrazioni, le varie presunte Seconde o Terza repubblica. Ma siamo sicuri che la prima Repubblica è veramente finita ed invece come il gattopardo di Tomasi di Lampedusa ha cambiato pelle per non cambiare nulla….non si è mai estinta!
Favria, 18.07.2019 Giorgio Cortese

Per vivere una vita onesta non devo scappare dai problemi ma cercare di risolverli con buon senso e serenità!

I complotti e sindrome da cospirazione!
Azioni, congiura e complotti sono sempre esistiti nella storia. Le trame che hanno avuto successo le più famose, nell’antichità, sono state quelle contro Giulio Cesare 44 a.C., e Caligola 41 d.C. In tempi più vicini si possono ricordare quelle contro Gustavo III di Svezia, 1792, contro gli zar Paolo I nel 1801, e Alessandro II, 1881. Contro il presidente americano Lincoln, 1865, contro Gandhi, 1948 e contro John F.Kennedy, 1963. Macchiavelli riteneva le congiure temerarie e pericolose e pensava fosse questo il motivo per cui “ne nasce che molti se ne tentino e pochissime hanno il fine desiderato”. I tentativi di cospirazione, infatti furono molto più numerosi nella storia dalla congiura dell’harem, contro Ramses III, nel 1155 a.C. alla congiura del paggio contro Alessandro Magno, 328 a.C., da quella contro Nerone 65 d.C., a quella contro Domiziano 96 d.C., dalla cospirazione contro Federico II di Svevia nel 1246 mentre si e si trovava in Maremma. Per non parlare della congiura dei Fieschi, contro l’ammiraglio della Repubblica di Genova Andrea Doria 1647 alla “congiura delle polveri del 1606”. Nel 1796 la congiura degli Uguali e nel 1796, fino a quella dei Decabristi nel 1825. Le congiure, proprio a cavallo dellamodernità sono aumentate. Dal Settecento in avanti le congiure specialmente le false congiure, le teorie del complotto e della cospirazione che sono state considerate reali e altamente probabili hanno acquisito consenso. Così fece il nazismo accusando i comunisti di avere incendiato il palazzo del Reichstag nel febbraio 1933, legittimando così la rapida messa fuori legge dei partiti e la violenta repressione degli oppositori, così fece il presidente americano Lyndon Johnson quando prese a pretesto l’incidente nel golfo del Tonchino nell’agosto 1964, che non era avvenuto nelle modalità raccontate, per bombardare il Nord Vietnam senza formale dichiarazione di guerra, che hanno permesso alla gente di credere alle teorie cospirativa. Pensate nel 1808 il gesuita Manuel Longo pubblico “ Il Diario de 1808” nel quale si affermava che l’arrivo delle a Roma delle truppe napoleoniche e l’arresto di Pio VII al Quirinale e poi la guerra di indipendenza spagnola erano frutto delle cospirazioni di filosofi giansenisti e massoni e giacobini. Insomma è nata l’idea che esiste un gruppo di persone che, in segreto, domina la politica e gli eventi cruciali della storia. Da allora questa idea non ci ha più abbandonati, dapprima si è parlato degli Illuminati, Baviera nati nel 1776 sulla falsariga degli a Alunbrados spagnoli del XVI secolo o degli Illumines della Picardia in Francia. Ma è’ XX secolo che si afferma la tradizione di un potere occulto più diffuso è permanente della storia, quello della cospirazione ebraica rivelata dal “Protocollo dei Santi anziani di Sion.” I Protocolli, circolavano al termine della prima guerra mondiale, e si diceva scoperti dalla polizia segreta zarista,l’Ochrana. Li aveva fatti pubblicare nel 1903 il mistico Sergej Nilus. In realtà come dimostra un’inchiesta del Times di Londra già nel 1921, si trattava di un falso fabbricato appositamente che in quel momento si collegava con insistenza alla vittoria dei bolschevici nella rivoluzione russa. Il Chicago Tribune del 19 giugno 1920 titolava che” Trotsky guida i radicali ebrei al dominio del mondo”, mente l’industriale Henry Ford attraverso il suo settimanale “The Deaborn Indipendent,.” evocava l’internazionale ebraica, come il principale problema del mondo. I Protocolli sono stati costruiti sulla falsariga di un romanzo apparso in Germania nel 1868, scritto da Hernan Goedschecik col nome di Sir John Retcliffe. Ma pare che sia quasi copiato interamente dal libro di Maurice Joly, Dialogue aux e fera entre Machiavel. et Montesquieu pur la politique de Machiavel au. XIX siècle, in cui a congiurare per il controllo del mondo non erano gli ebrei, ma la politica francese del 1860, l’epoca del Secondo Impero. Dopo la sconfitta degli Imperi centrali nella Prima guerra mondiale si diffuse rapidamente in Germania l’idea che la colpa fosse dovuta alla coltellata alla schiena, che ebrei, internazionale ebraica, e socialisti avevano vibrato all’esercito per far crollare l’impero e impadronirsi del potere con la rivoluzione che portò alla Repubblica di Weimar e pertanto i Protocolli furono ben ripresi dalla propaganda politica di Hitler per prendere il potere in Germania. Anche in Russia, Stalin riuscì a far credere a milioni di persone che fosse davvero esistito un complotto per porre fine all’esperienza di costruzione del socialismo in Urss, o per uccidere tutti i capi comunisti a partire da lui stesso. I grandi processi nell’epoca del Grande Terrore, 1936-1938, furono tutti dedicati a denunciare e svelare il presunto complotto che i vecchi bolscevichi accusati: Trotsky, Zinoviev, Bukharin che avevano messo in piedi insieme alle potenze imperialiste portando molte persone nei Gulag. E l’ultimo complotto scoperto da Stalin poco prima di morire, quello detto dei camici bianchi, servi a denunciare i medici ebrei che tra il 1951 e il 1952, si disse, stavano cercando di uccidere i vertici del Partito comunista. Famosi durante la guerra fredda i furono i processi in Ungheria a Rajk e a Slansky in Cecoslovacchia. Negli USA nello stesso periodo si diffuse la convinzione di un basto complotto comunista che trovò nel senatore McCarthy l’alfiere indiscusso alla caccia delle streghe. Tra i colpiti vi fu anche l’esperto della Cina Owen Latimore, consulente di Chang Hai Shek. Venne anche accusato il presidente Roosevelt che avrebbe saputo, secondo alcuni, dell’attacco giapponese a Pearl Harbor ma non avrebbe fatto nulla, riuscendo così a portare gli Usa in guerra con l’appoggio dell’opinione pubblica. La paranoia di questo senatore fu poi fermata dall’azione congiunta della stampa libera e dal presidente Eisenhower. Oggi si parla del piano Kalerigi, la volontà di favorire l’immigrazione africana e asiatica in Europa per sostituire le popolazioni locali con popolazione meticcia pronta ai desideri consumistici del capitalismo mondiale. Questa teoria sarebbe stata inventata negli anni 20 dal conte Kalerigi fondatore dell’unione pan europea e antesignano dell’unità europea come una visione pacifica e cosmopolita della collaborazione dei popoli. In molti ritengono che l’omicidio di John Kennedy, l’attacco terroristico del 11 settembre, ma anche l’uccisione di Lincoln, la morte della principessa Diana e tanti altri eventi storici, di cui non sappiamo ancora tutto e sui quali le ricostruzioni e interpretazioni ufficiali lasciano molti dubbi, siano stati il frutto di un complotto ordito da politica, mafia, finanza, religione o da tutte queste entità insieme. Neppure lo sport si è salvato dall’accusa di complotto. A farne le spese sono stati soprattutto, negli Usa, i giocatori di football dei New England Patriots, accusati più volte di avere vinto il Superbowl grazie a una cospirazione: contro gli Jacksonville Jaguars nel gennaio di quest’anno e contro le Eagles di Filadelfia nel febbraio 2005. Oppure si fantastica sul piano Bildenberg, nome del club che organizza annualmente incontri riservati dai sui membri, il quale avrebbe imposto al mondo il neoliberismo e le crisi tra il 1994 e del 2008. Ma forse, alla fine il cospirazionismo rappresenta per noi esseri umani una forma di steria, per attribuire a forze esterne nell’era dei mass media e della comunicazione istantanea i nostri problemi interni di incapacità!
Favria, 19.07.2019 Giorgio Cortese

A volte certe persone portano con tale perfezione la maschera che hanno assunto che paiono davvero la persona che sembrano, ma non cessano di attuare i loro inganni, mentendo con sincerità.

Toponomastica patriottica.
Negli Stati Uniti ben 23 città si chiamano Clinton e hanno una storia che vale la pena raccontare. Nel Mississippi a Camp Clinton furono rinchiusi nel 1943 circa 3.000 prigionieri di guerra italiani. Fondata nel 1823 come Mount Salus, Monte della Salute ha per motto “” Nel 1828 venne ribattezzata Clinton in onore di DeWitt Clinton, 1769-1828, ex governatore e sindaco di New York. Altra storia è per Clinton dell’Iowa, dove nel 1835 esisteva solo una capanna di legno costruita dal colono Elijah Buell in un territorio quasi disabitato, oggi la città ha 26.885 abitanti, altra Clinton in Louisiana vicino a Baton Rouge. Altra città che si ripete nel toponomastica in Usa è Monticello con 14 città e questo nome si deve ad uno dei padri fondatori degli Stati Uniti Jefferson terzo presidente Usa principale autore della Dichiarazione d’Indipendenza del 4 luglio 1776. Jefferson risiedeva in Virginia dal nome Monticello. In questa grande villa composta da 35 stanze su tre lati dall’architettura neoclassica. Ma il primato appartiene a San José che si ripete 29 nel mondo, 26 Santa Cruz, 23 San Carlos, 24 San Lorenzo, 19 Santa Maria, 25 Santa Ana, 24 San Pedro, 24 Victoria, 23 San Francisco, 23 San Isidro, 23 San Miguel, 19 Santa Lucia di cui 3 in Italia e 11 Firenze di cui 10 negli Usa con il nome di Florence. Ma tornando a Clinton e Monticello il dedicare parecchie città negli Usa a personaggi illustri è un omaggio patriottico tipico dello spirito americano.
Favria, 20.07.2019 Giorgio Cortese

Tante persone, frustrate, deluse e arrabbiate, cercano testardamente al di fuori di sé i motivi che rendono la vita piena di problemi e i rapporti difficili e invivibili. Ma in realtà niente cambia se non cambiamo noi!
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