Sparone. Mtd, c’è lavoro solo per 110: gli altri 58 a casa di Ornella De Paoli

Ieri, martedì, i 168 dipendenti della Mtd di Sparone, tuttora più conosciuta come ex Ceresa, sono rientrati ai loro posti di lavoro dopo aver scioperato durante tutta la giornata di lunedì. La decisione di incrociare le braccia e di bloccare per otto ore lo stabilimento, dove vengono prodotti componenti per Iveco e Maserati, era stata presa dai lavoratori in preda ad una grande preoccupazione dopo aver appreso che alcune lavorazioni saranno spostate nello stabilimento di None del gruppo Tiberina e che sono confermati 58 esuberi.
Notizie che hanno fatto presagire il peggio per la fabbrica sparonese, da poco acquisita dalla società Mtd srl, facente parte del gruppo umbro Tiberina. E se a questo si aggiunge la situazione della Sandretto di Pont, ormai sull’orlo del fallimento, è evidente quanto in Valle Orco la preoccupazione sia aumentata in modo esponenziale per tante, troppe famiglie.
«L’azienda ha ribadito che sta attuando il piano industriale concordato per il rilancio dello stabilimento ed ha assicurato che nessuno verrà licenziato, ma che gli esuberi, peraltro previsti nel piano, saranno gestiti ricorrendo a mobilità volontarie – spiega Fabrizio Bellino, responsabile della Fiom-Cgil Settimo e Canavese, che lunedì ha discusso con l’amministratore delegato, Paolo Distrutti, ed altri dirigenti nel corso di un incontro durato oltre un’ora negli uffici di Mtd -. L’attività di lastratura verrà spostata a None, a Sparone ne rimarrà solo una parte. L’obiettivo dichiarato dai vertici aziendali è quello di trasformare lo stabilimento sparonese assicurando lavoro per 110 persone. Vi saranno due tipologie di attività, la costruzione di stampi e lo stampaggio, sempre legate ad Iveco, che dureranno dieci anni».
La Mtd, dunque, assicura dieci anni di lavoro per 110 dipendenti della fabbrica che ha rilevato nel maggio scorso dal fallimento Ims, dopo aver affittato per un anno gli impianti e i 220 dipendenti degli stabilimenti di Sparone e di Druento (ora chiuso) della stessa Ims. Uno scenario meno nero di quello che lunedì temevano i lavoratori in presidio davanti allo stabilimento, durante il quale vi sono stati anche momenti di tensione, in particolare quando un grande camion di un trasportatore ha tentato di varcare il cancello e di sfondare il picchetto. Situazione risoltasi poi senza ulteriori problemi, ma che ha dimostrato quanto gli animi fossero già esasperati.
«La preoccupazione è generale, ma dopo la discussione dell’altro giorno, la situazione è più chiara – afferma Bellino –. Certo, se non saranno rispettate le condizioni garantite, gli operai ritorneranno in strada a protestare». L’azienda, inoltre, ha assicurato che non sposterà le lavorazioni finché nello stabilimento di Sparone non sarà messa a punto l’attività di stampaggio, risolvendo, tra l’altro, anche i problemi, creati dalle vibrazione di alcune presse, di cui si lamentano da tempo coloro che abitano nei pressi della fabbrica.
tratto dalla Sentinella del Canavese di Ornella De Paoli