San Rocco a Favria, fede e tradizione si fondono! – Mensam mea! – La fatina dei denti. – Temistocle! – Carpazi – I ragazzi della via Pál. – Antiope!…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Non arrediamoci mai! Di solito nella vita quotidiana è l’ultima chiave del mazzo che apre la porta!

San Rocco a Favria, fede e tradizione si fondono!
La festa di San Rocco a Favria è uno degli appuntamenti religiosi maggiormente sentiti nel panorama Favriese. Una ricorrenza che di anno in anno si rinnova senza dimenticare il passato. Il culto di San Rocco a Favria si è diffuso nel XVI secolo. La festa cade in Estate inoltrata, quando finite le semine nei campi la natura si prepara al riposo autunnale, conservando nel ventre il seme che crescerà e germoglierà a primavera prossima. Quindi è un periodo di passaggio nel ciclo agricolo annuale, dunque una festa religiosa forse subentrata a festività pagane precristiane. Il giorno precedente di Ferragosto, Feriae Augusti, in quanto l’imperato Augusto, aveva dato il nome a questo mese e aveva istituito questa festa, il riposo di Augusto, per celebrare i raccolti e la fine dei principali lavori agricoli ed era prima la festa dei Consualia, che celebravano la fine dei lavori agricoli, dedicate a Conso che, nella religione romana, era il dio della terra e della fertilità, e venivano organizzate feste e corse di cavalli, e gli animali da tiro, esentati dai lavori nei campi, venivano adornati di fiori. Inoltre, era usanza che, in questi giorni, i contadini facessero gli auguri ai proprietari dei terreni, ricevendo in cambio una mancia. Rocco di Montpellier, universalmente noto come San Rocco e morto a Voghera tra nella notte tra il 15/16 agosto 1376/1379, dal Medioevo in poi è stato il Santo più invocato come protettore dal terribile flagello della peste, e la sua popolarità è tuttora ampiamente diffusa. In tutti i paesi la cappella a Lui dedicata è all’inizio del paese lungo una via di accesso frequentata. Una volta da Torino si perveniva a Favria, da strada Levata, antica via romana. Il suo patronato si è progressivamente esteso al mondo contadino, agli animali, alle grandi catastrofi come i terremoti, alle epidemie e malattie gravissime; in senso più moderno, è un grande esempio di solidarietà umana e di carità cristiana, nel segno del volontariato. Con il passare dei secoli è divenuto uno dei santi più conosciuti nel continente europeo e oltreoceano. A Favria con il lavoro instancabile del Comitato dell’omonimo borgo presieduto da Antonio, coadiuvato da tutto il Comitato portano avanti questa testimonianza di fede genuina che si fonde con le radici della tradizione. Venerdì 16 agosto, dopo le 20,30, durante la funzione religiosa è stata data una targa a Bartolomeo Tarizzo, presidente del borgo per 22 fattivi anni. Il Comitato e tutti i borghigiani gli offrono tale targa, con gratitudine ed affetto, come riconoscimento del suo ineguagliabile contributo a mantenere sempre dignitosa la Cappella di San Rocco!
Favria, 20.08.2019 Giorgio Cortese

Oggigiorno è straordinario poter contare su dei veri amici, ritengo che sia una delle poche certezze esistenti al giorno d’oggi.

Mensam mea!
Sono stato con dei cari amici a mangiare “Da Jacopo Via Fratelli Rosselli 19 | Frazione Salto, 10082 Cuorgnè, Italia tel. 0124 68106. Il cibo era buono, l’atmosfera rilassante e poi cosa c’è di più bello di una riunione di amici veri intorno a una buona tavola? Penso che questi momenti siano il miele della vita! Il piacere di queste riunioni conviviali non si misura solo dalla squisitezza delle portate, ma dalla compagnia degli amici e dai loro discorsi. Alla fine della settimana a tavola ci si incontra, si chiacchiera, ci si rilassa, si ride sempre accompagnati dal buon cibo e se non si mangia da soli ma con dei veri amici, ecco questa convivialità è l’esperienza più coinvolgente. Personalmente penso che a tavola sia il luogo dove apprezziamo l’ospitalità di chi abbiamo vicino e non mangiamo solo del buon cibo ma ci alimentiamo anche dei rapporti umani. A voi cari amici del gradito simposio posso solo dire: “nec sine te vacua mensam meam”, senza di Voi è vuota la mia tavola”. L’amicizia cresce a tavola, con pane, vino, olio…Grazie di cuore della bellissima serata.
Favria, 21.08.2019 Giorgio Cortese

Siamo qui sulla terra a fare del bene agli altri. E’ quando diamo noi stessi che diamo davvero. Venite a donare venerdì 30 agosto a Favria ore 8-11,20 cortile interno del Comune, abbiamo bisogno di Te! Ps grazie se fate passa parola ed invitate più persone. Requisiti minimi per donare godere di buona salute, età tra i 18- 60 anni peso minimo kg. 50. Per info cell. 3331714827 PRELIEVO STAORDINARIO. PASSA PAROLA SIAMO IN RISERVA

La fatina dei denti.
Fin da piccoli ai bambini viene raccontato dai propri genitori dell’esistenza di questa fatina. Se il bambino, quando perde un dente, lo nasconde sotto il cuscino, il mattino dopo al suo risveglio, troverà al suo posto un soldino. Creatura equivalente in altre tradizioni è il Topolino dei denti da latte. Per ricevere il soldino i bambini devono nascondere il dentino che hanno perso sotto il cuscino, in un buco nel muro, nel pavimento, sotto una mattonella, sotto la gamba di un tavolo. A differenza di altre creature, come ad esempio Babbo Natale, non ha un aspetto canonico e la sua immagine varia molto da zona a zona. In alcune regioni del Nord Italia ad esempio questo ruolo viene attribuito a Santa Apollonia, patrona dei dentisti. In genere è comunque immaginata come una piccola fata con le ali e bacchetta magica. Il mito prende origine dall’antica Europa, dove era tradizione seppellire i dentini da latte caduti ai bambini. Per evitare che un malintenzionato potesse ordire un maleficio, si riteneva necessario distruggere o proteggere qualsiasi cosa fosse appartenuta alla persona. Ecco allora che il dentino veniva bruciato, così dalle sue ceneri si poteva recuperare qualche soldino, o affidato alla protezione della fatina. Il rituale del topolino o della Fatina in realtà segna l’emancipazione del bambino con un lento passaggio dalla fase puerile al mondo degli adulti, che nel Medioevo coincideva con la caduta dell’ultimo dente da latte. Ma non temete se la caduta dell’ultimo dentino non è coincisa con l’arrivo della “maturità”, nel Medioevo si era costretti a “crescere” e diventare adulti molto più in fretta. Il mito viene già citato nel racconto del XVII secolo dalla baronessa Marie-Catherine D’Aulnoy : “Le Petite Souris, in cui si parla di una fata che si trasforma in una topina per aiutare la Regina a sconfiggere un Re malvagio. Una leggenda spagnola, nata nel 1894, per opera di Padre Luis Colonna, narra del Ratón Perez, il topo Perez, un topolino che faceva visita ai bambini portando doni in cambio dei loro denti da latte. In alcune culture il dentino va nascosto nella tana di un serpente o di un topo, per impedire che una strega lo trovi e lo usi, oppure va buttato in un falò, in modo da recuperarne le monete che vengono a crearsi dalle ceneri raffreddate. Il dente da latte in Catalogna, il compito è affidato a dei piccoli angeli chiamati les Angelets, in Francia e nei paesi francofoni, ad eccezione del Canada francofono, il personaggio è chiamato la Petite Souris. Nei paesi anglofoni, nordici di lingua tedesca anziché in Canada anglofono e francofono, la figura è una fatina, chiamata Tooth fairy in inglese, Zahnfee in tedesco, Fée des dents in francese e Tannfe in norvegese. In Irlanda il compito è affidato ad un personaggio chiamato Annabogle ed in alcune parti delle Lowland scozzesi il compito di portare dei soldi è affidato ad un topo-fatina bianco che acquista i denti da latte.
Favria 22.08. 2019 Giorgio Cortese

Prendi un sorriso e regalalo a chi non l’ha mai avuto. Prendi la bontà e regalala a chi non sa donare. Prendi un braccio e dona sangue per salvare una vita. Venite a donare venerdì 30 agosto a Favria ore 8-11,20 cortile interno del Comune, abbiamo bisogno di Te! Ps grazie se fate passa parola ed invitate più persone. Requisiti minimi per donare godere di buona salute, età tra i 18- 60 anni peso minimo kg. 50. Per info cell. 3331714827 PRELIEVO STAORDINARIO. PASSA PAROLA SIAMO IN RISERVA

Temistocle!
Una mattina presto di questa calda estate, mi sono seduto in una panchina del parco Martinotti per leggere il giornale. Preso dalla lettura delle varie notizie di politica e cronaca locale sono stato distratto da alcune voci flebili. Cerco l’origine di queste voci, e con stupore noto che sul bordo della pachina c’erano alcuni piccoli ragni guidati dal ragno Temistocle che educatamente si è presentato. Dopo i convenevoli di circostanza, Temistocle mi ha detto che loro erano soliti in estate, trovarsi al mattino in quella panchina per elevare un inno di ringraziamento per le capacità artistiche che Dio con il creato li ha donato. Mi ha spiegato che loro costruiscono le case come veri architetti ed i refoli di vento sono i loro mezzi di trasporto anche per questi incontri mattutini e, ha poi aggiunto che si divertono un sacco a farsi portare, filo dopo filo dal vento facendo l’altalena tra gli alberi ed ascoltando il suono del vento quando si frange contro i rami degli alberi, per loro una vera sinfonia alla vita. Mi ha poi detto che noi umani dovremmo fare un pochino più di attenzione a loro, perché loro solo utili nel catturare mosche e moscerini. Temistocle si è poi lamentato delle mosche affermando che una volta erano buone e adesso hanno assunto un gusto acido e a tale proposito nel loro garrire serale anche le rondini si lamentano del gusto strano dei moscerini. Mah il mondo cambia ma, pur troppo in peggio! Vengo distratto dall’abbaiare festoso di un cane che con il suo padrone attraversa il parco, Temistocle ed i ragni sono spariti….forse era solo un sogno ad occhi aperti per ossigenare il cervello dalle brutte notizie che leggevo!
Favria, 23.08.2019 Giorgio Cortese

Le persone veramente generose non sono quelle che danno molto ma che danno qualcosa a cui tengono come una sacca del loro sangue, venite a donare venerdì 30 agosto a Favria ore 8-11,20 cortile interno del Comune, abbiamo bisogno di Te! Ps grazie se fate passa parola ed invitate più persone. Requisiti minimi per donare godere di buona salute, età tra i 18- 60 anni peso minimo kg. 50. Per info cell. 3331714827 PRELIEVO STAORDINARIO. PASSA PAROLA SIAMO IN RISERVA

Carpazi
Il nome Carpazi, molto probabilmente, deriva da Carpi, una tribù dacica che fino al 381 d.C. viveva sui pendii orientali della catena montuosa. Secondo altri, il nome Carpazi deriva dalla parola di radice indoeuropea sker, ker e da li Karpetes e poiu Carpi. Da questa parola deriva la parola albanese karpe, la parola lombarda e friulana crap, roccia, dirupo, e forse nella lingua dei Daci significava, montagna o roccia. In alcuni documenti romani i Carpazi orientali erano chiamati Montes Sarmatici. I Carpazi occidentali erano chiamati Carpates. Il nome Carpates venne registrato per la prima volta nella Geografia di Tolomeo. Nella saga scandinava di Hervor, che descrive antiche leggende germaniche sulle battaglie tra Goti e Unni, il nome Karpates appare nella probabile forma germanica Harvda Fiollum e nei documenti ufficiali ungheresi del XIII e del XIV secolo i Carpazi sono chiamati Thorchal o Tarczal, o con il latinismo Montes Nivium.
Favria, 24.08.2019 Giorgio Cortese

Gli esseri umani star bene devono dare. venite a donare venerdì 30 agosto a Favria ore 8-11,20 cortile interno del Comune, abbiamo bisogno di Te! Ps grazie se fate passa parola ed invitate più persone. Requisiti minimi per donare godere di buona salute, età tra i 18- 60 anni peso minimo kg. 50. Per info cell. 3331714827 PRELIEVO STAORDINARIO. PASSA PAROLA SIAMO IN RISERVA

I ragazzi della via Pál.
I ragazzi della via Pàl è capolavoro della letteratura ungherese, nonché uno dei più noti classici per l’infanzia e anche motivo di riflessione per noi adulti. In biblioteca Pistonatto a Favria si trova questo bel libro Ferenc Molnàr dove coerenza, eroismo, fedeltà, sacrificio, perdita non sono solo cinque parole sono ben motivate e ne danno un senso. Il romanzo di Ferenc Molnár da queste cinque parole un senso che da adulti dobbiamo sempre spiegarcele ed accettarne il peso, con l’inevitabile costo. Certo non è non è mai stato semplice e lo è sempre meno in un mondo che sembra andare sempre di corsa da tutta’altra parte. Pensate che all’origine questo romanzo è stato pubblicato per la prima volta nel 1906, a puntate su una rivista, con il proposito di denunciare la mancanza di spazi adeguati per il gioco dei bambini. La trama è abbastanza conosciuta, la storia di un gruppo di ragazzini a Budapest alla fine dell’Ottocento, divisi in due fazioni e disposti a tutto pur di conquistare uno spazio verde in cui poter giocare a calcio e svolgere attività all’aria aperta libero da pericoli. Forse oggi , in cui poter giocare, si rivela di fondamentale importanza. Certo che può sembrare anacronostico oggi che i bambini passano più tempo con i cellulari che a giocare all’aria aperta. Oggi un mondo dove bambini ed adulti passano più tempo a chattare che a guardare negli occhi altri esseri umani, la strenua difesa di quel quadrato di terra dei combattenti della via Pál appare un’incitazione alla violenza. Eppure, questa storia parla di valori, di tempi che furono, di sentimenti nobili che sarebbe bello potessero ritornare ad albergare in ognuno di noi. Le due bande decidono di darsi battaglia e che il campo, alla fine, vada alla fazione vincitrice. Come veri e propri piccoli soldati, essi si assegnano un ruolo e creano strategie degne di Napoleone. Ma per loro la guerra è concepita con delle regole che vanno sempre rispettate con alla base di tutto la lealtà nei confronti dell’avversario. L’onore sembra venire prima della gloria, ed è interessante scoprire a poco a poco le dinamiche che si creano all’interno dei gruppi dove il capo perde il suo potere, il soldato semplice dà dimostrazione del suo coraggio e l’invidioso puntualmente si rileva un traditore e ogni volta che lo rileggo con la fantasia che prende il sopravvento, mi risulta difficile ricordare, ad un certo punto, che si tratta solo di un gioco. Ogni volta che rileggo questo romanzo rimango affascinato dal piccolo soldato semplice Nemecsek che si distingue su tutti i protagonisti. Lui ci insegna che nella vita quando si vuole qualcosa, bisogna lottare per averla, con tutte le forze, anche a costo della vita. Consiglio, da leggere, RN 17 MOL il catalogo del romanzo in biblioteca.
Favria, 25.08.2019 Giorgio Cortese

Nella vita donando si riceve, venite a donare venerdì 30 agosto a Favria ore 8-11,20 cortile interno del Comune, abbiamo bisogno di Te! Ps grazie se fate passa parola ed invitate più persone. Requisiti minimi per donare godere di buona salute, età tra i 18- 60 anni peso minimo kg. 50. Per info cell. 3331714827 PRELIEVO STAORDINARIO. PASSA PAROLA SIAMO IN RISERVA

Antiope!
Antiope viene anche chiamata col il patronimico di Nitteide e la sua storia era narrata dal tragediografo latino, Marco Pacuvio, che a sua volta l’aveva tratta da una tragedia greca, giunta a noi soltanto in maniera frammentaria, di Euripide. Secondo il mito Antiope fu sedotta da Zeus. Il più grande molestatore seriale dell’antichità, che le si presentò con le sembianze di un satiro. Antiope quando si accorse di essere incinta, per sfuggire alle ire del padre, si rifugiò presso Epopeo, il re di Sicione, dove ella partorì i due gemelli, Anfione e Zeto. Secondo alcune fonti, ella partorì invece presso Eleutera, sul monte Citerone. Secondo la versione dei due gemelli, questi furono esposti ma presto raccolti e allevati da un pastore impietosito. Il padre Nitteo morì di dolore, lasciando l’incarico di andarla a riprendere al proprio fratello Lico, questi fece guerra a Epopeo, lo uccise, riportò Antiope prigioniera a Tebe e ne abbandonò i figli sul monte Citerione. Antiope venne incatenata e maltrattata dallo zio Lico e da Dirce, sua moglie, ma riuscì un giorno a fuggire incontrando i figli che, a sua insaputa, erano sopravvissuti allevati da un pastore. Essi vendicarono la madre uccidendo Lico e Dirce. Il dio Dioniso per questo punì Antiope facendola impazzire. Fu poi risanata da Foco, figlio di Ornizione, che divenne suo sposo. Un’altra versione del mito la vede riconosciuta, dopo la sua fuga, dalla zia Dirce, la quale si era recata sul Citerone per prendere parte ad una festa bacchica, ed ordinò a due pastori di ucciderla legandola sulle corna di un toro infuriato. Questi erano Anfione e Zeto che, quando riconobbero la madre, inflissero la morte designata per Antiope alla stessa Dirce. Una volta morta, il suo cadavere venne gettato in una fonte presso il Tebe e che da lei venne chiamata Dircea. I due gemelli sono anche noti come i “Dioscuri Tebani”, per differenziarli da Castore e Polluce.
Favria 26.08.2019 Giorgio Cortese

La generosità è, per definizione, disinteressata come la donazione di sangue, venite a donare venerdì 30 agosto a Favria ore 8-11,20 cortile interno del Comune, abbiamo bisogno di Te! Ps grazie se fate passa parola ed invitate più persone. Requisiti minimi per donare godere di buona salute, età tra i 18- 60 anni peso minimo kg. 50. Per info cell. 3331714827 PRELIEVO STAORDINARIO. PASSA PAROLA SIAMO IN RISERVA
giorgio