Quanto vale una vita? – Da pata a tarlucco. – Tautogramma. – Anatolia, l’inizio! – Alba! – Da stella ad asterisco. – La forza dei cinque euro! – Farandola!…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Quanto vale una vita?
Oggi la gente conosce il prezzo di tutto e il valore di nulla, purtroppo sono sempre quelli senza valori a dare un prezzo, parlano di morte come parlare di denaro e da stolti dovrebbero sapere che nessun umano non sa né il prezzo né il valore di una vita. Quando una società che comincia a deprezzare la vita umana finirà presto a disprezzarla e a sopprimerla, come già accade durante i regimi totali totalitari del Novecento, nazismo e comunismo. Ritengo che la vita umana, in qualunque forma o situazione si presenti, ha comunque sempre un valore umanamente incalcolabile, con qualunque altra cosa. Con questo non voglio assolutamente biasimare chi trovandosi aggredito in casa si difende, ci mancherebbe, ma forse oggi abbiamo perso la bussola del buonsenso. Il paradosso è che il buon senso pare sia la cosa meglio distribuita al mondo, infatti ciascuno, se ne considera così ben provvisto al punto tale che nessuno pensa mai a desiderarne di più! Nei Promessi Sposi c’è una frase celebre e molto attuale, secondo la quale “il buon senso se ne sta nascosto, per paura del senso comune?”. Questo perché il buon senso non coincide con l’opinione corrente che ne è talora solo una scialba contraffazione piena di luoghi comuni e banalità cavalcate dal leader del momento che ascolta la pancia di noi italiani, ma la storia insegna che i personaggi che hanno bisogno di dimostrare il loro valore poi non valgono molto. Tornando alla domanda iniziale mi viene da rispondere che la vita umana è dall’inizio alla fine inviolabile e non è un valore marginale ma la base della nostra società per l’umana convivenza. Diversamente qualsiasi membro della società non avrebbe un punto di riferimento sicuro da interventi esterni arbitrari e dispotici. Per chi incita all’odio forse non ha valore una vita e non c’è nulla che valga una vita, ma tutto il mondo non vale la più piccola vita di una persona umana, nella vita ogni essere umano possiede un principio originale e irriducibile, fondamento di diritti inalienabili, sorgente di valori. E nella mia piccola vita posso dire che è inutile agitare dei crocefissi se poi non si da valore alla vita!
Favria, 17.06. 2019 Giorgio Cortese

Se vuoi cambiare il tuo destino, cambia il tuo atteggiamento. Perché se ogni giorno guardo sempre il sole in faccia non potrò mai vedere l’ombra!

Da pata a tarlucco
Pata in piemontese indica uno straccio cencioso o una garza. Da li con la radice pata si ha il lemma pataceu, pezzente, rigattiere. Patagnech, ovvero uno stramazzone, pesante caduta a terra. Poi si passa a patamola, persona fiacca e senza vigore. Ma arriviamo anche a patanù, nudo o povero. Da li a patarass , cencio, fiocco, falda di neve poi con patarassa, lingua e patarassù, cencioso ed al bel lemma patarel, cencio o fiocchi di neve marzolina, usato anche per indicare una persona che sbianca improvvisamente che rischia di divenire un pataroj avvizzito. Ma abbiamo anche il lemma patàu, implume o il patachin il damerino di gracile corporatura. Patafia per boccaccia o per dire madama patafia una donna pettegola che ostenta delicatezza. Il patafio è invece una persona grassa e grossa lenta nei movimenti che ostenta delicatezza. Questo ultimo lemma deriva dal latino epitaphium, iscrizione o discorso funebre, passato in piemontese per aferesi e usato anche nelle forme pataffia e pataffion. Scusare se dico delle pataflande, delle sciocchezze per arrivare al pataflan, una enormità o stravaganza. Scusate la mia patalica, lingua lunga con loquacità smodata ma non sono certo un patalich sempre con il prefisso pata ed il germanico lekkon, leccare, accostabile alla lingua, per dire linguacciuto. Arriviamo poi a patè per stracccivendolo e al femminile patera, la straccivendola e il pation chi ha una veste logora. Ed infine siamo arrivati alla parola pataria, con il modo di dire “an aria pataria”, sottosopra, a gambe levate all’aria. Pare dal nome del quartiere di Milano, Pataria, che in meneghino significa ciarpame e stracciume, nel quale vivevano i patarini in maggioranza rigattieri, in milanese patèe, associati al movimento religioso eretico pauperistico che si riunivano nei luoghi di raccolta degli stracci, poco controllabili dalle autorità ed eretico. Ed infine il lemma patalouch, che deriva da para e oloch, l’allocco, persona goffa e stupida, simili a tarlucco. Termine diffuso nella provincia di Genova, che indica una persona stupida e vuota, una specie di idiota, deriva dal latino “ullucus”, allocco. Beh lascio in conclusione il lemma pataflù, persona obesa, ed indovinate il perché?
Favria, 18.06.2019 Giorgio Cortese

Nessuno di noi è giunto dove è unicamente per essersi issato da solo. Siamo qui perché qualcuno… si è chinato e ci ha aiutato!

Tautogramma.
Tautogramma? Ho trovato questa parola che non conoscevo in un libro di Umberto Eco ne: “ Il secondo diario intimo: “Povero Pinocchio! / Povero papà (Peppe), palesemente provato /penuria, prende prestito polveroso pezzo/ pino poi, perfettamente preparatolo,/pressatolo, pialla pialla, progetta/ prefabbricarne pagliaccetto” Il lemma tautogramma significa una frase o componimento composto di parole comincianti tutte con la stessa lettera, dal greco tautó, lo stesso’, e grámma. lettera, lettera identica. Se parliamo con qualcuno, difficilmente ci risponderà con un tautogramma, mi immagino già: “Va’, veloce, verso via Ventimiglia, queso modo di parlare è tipico nelle fiabe e con il tautogramma ci si vuole divertire, insomma un gioco. Questo divertimento letterario era molto diffuso nel Medioevo come la Pugna Porcorum, Battaglia dei maiali, composto di parole inizianti tutte, ma proprio tutte, con la lettera P, dal monaco domenicano Johannes Leo Placentius, vero nome del tautogrammatico P. Porcius, il testo del 1530 inizia così: “ Plaudite, porcelli, porcorum pigra propago, gioite, porcelli: tramando dei porci le gesta indolenti”, sono 250 versi molto godibili e credetemi ne vale la pensa. Ma forse già Giulio Cesare con la famosa frase: “veni, vidi vici” oppure il verso di Ennio, poeta latino “O Tite, tute, Tate, tibi tanta, tyranne, tulisti, O re Tito Tazio, quanti travagli hai tu dovuto sopportare”. Certo, mi direte, ma questo gioco oggi è poco utile nelle chiacchiere con gli amici o ci si incontra per strada, ma ognuno di noi pur non essendo una mente eccelsa, chiacchierando può comunque giocare con le parole e costruire dei semplici tautogrammi costruiti con componenti che cominciano, categoricamente, con caratteri coincidenti. Finisco con un tautogramma narratomi da mio suocero che è incastonato in una storiella di fine ottocento: “…. paga povero pitto pittore, perché possa pittare (a) Padova… Oppure questo mio: “Sono solo semplice soggetto solitario sempre senza soldi solo speranza splende”. Vi saluto con questi due tautogrammi uno agricolo e l’altro di commiato: ”Raspando rincalzo radici, radicchio, ravanelli, rape; raccolgo ranuncoli; riprendo ramoscelli rampicanti; rievoco rustiche ricette; rallegrandomi riscaldo ravioli; ricompongo ribollita ristorandomi” “Buontempone beneaugurante beve brindando buongiorno, buonasera, buonanotte”
Favria, 19.06.2019 Giorgio Cortese

La gentilezza ha due facce. La prima è la buona educazione formale e l’osservanza delle regole sociali. Significa avere buone maniere, seguire il galateo, l’etichetta. La seconda, più importante: significa essere brave persone. Ovvero accoglienti, generosi, altruisti

Anatolia, l’inizio!
La parola Anatolia, in turco Anadolu, derivante dal greco anatolé, punto dove sorge il sole, Oriente. Il significato del nome è quindi, orientale, che viene da oriente. Usato nell’antica Roma per indicare schiavi o artigiani di origine orientale, il nome ebbe una forte ripresa in epoca imperiale in ambiente cristiano, dove fu caricato di valore simbolico, il sorgere del sole come nascita di una nuova spiritualità. Se la Primavera è la prima stagione dell’anno, se il lunedì è il primo giorno della settimana, se l’infanzia-adolescenza-giovinezza è la prima parte della vita, qual è il momento iniziale e sognante che, rinnovandosi sempre, ci apre ogni giorno al mondo ed alla vita ?Beh avrete certamente capito che parlo dell’Alba, quel momento affascinante in cui le ombre della notte lentamente si diradano ed avanza un chiarore che illumina pian piano, e sempre di più, ogni cosa, ma anche dell’Aurora e del Mattino
Favria, 20.06.2019 Giorgio Cortese

Alba!
Una mattina presto mentre inizio a leggere mi ha distratto la melodia di un merlo che si era posato sul vicino balcone, nel concerto si uniscono altri pennuti ed una gazza primeggiava col suo stonato gracidare. Mentre un secondo merlo contava le beccate sul balcone e …riprendo a leggere.
Favria, 21.06.2019 Giorgio Cortese

Nella vita è bello avere degli amici, ma devo riconoscere che anche gli avversari hanno la loro utilità. Gli avversari sono spietati, non mi risparmiano nulla, e questa la loro utilità perché mi obbligano a migliorarmi ogni giorno.

Da stella ad asterisco.
Molto spesso sui social la parolaccia che non si dovrebbe vedere inizia e poi ci sono degli asterischi. In inglese si chiama bowdlerizzazione dal nome di Thomas Bowdler, letterato inglese che si occupò filantropicamente della condizione dei detenuti nelle carceri d’Inghilterra. La sua maggiore fatica letteraria è la pubblicazione di The Family Shakespeare nel 1818, in dieci volumi, nei quali le opere del drammaturgo sono purgate di tutto ciò che sarebbe stato sconveniente leggere ad alta voce tra le mura domestiche. La stessa sorte toccò a History of the Decline and Fall of the Roman Empire di E. Gibbon In Italia è successa quasi la stessa cosa nel Cinquecento, quando con delle mini censure si voleva rendere meno boccacesco il Decameron di Boccaccio. Nei fumetti per vanificare le parolacce dei protagonisti che vengono letti da un pubblico anche di bambini ed adolescenti è nato “obscenicon”, prima con teschi, spiragli e grandi punti esclamativi. Successivamente delle sequenze con i caratteri della parte alta della tastiera: “!$%&” o attinti dai laconici “*#”. Oggi le sequenze degli asterischi, un poco ipocritamente, sono tornate di moda. Vengono chiamati asterismi come le costellazione, perchè gli asterischi derivano dalla parola latina aster, stella, e adesso fanno da foglia di fico alle parolacce. Insomma dalle stelle alle stalle!
Favria, 22.06.2019 Giorgio Cortese

Nella vita certe persone usano gli specchi per guardarsi il viso. Io con la buona lettura mi guardò nel profondo dell’ animo

La forza dei cinque euro!
La banconota da cinque euro e la più piccola banconota cartacea in circolazione ma ha una forza dirompente . Vi racconto cosa successo un sabato mattina a far la spesa. Per una strana combinazione di eventi avevo nel portafoglio 10 banconote da cinque euro. Entro in macelleria ed avevo davanti tre persone. Purtroppo il primo di questi tre aveva una banconota da €50 e il negoziante non aveva da cambiare. Chiede allora a chi è in coda se c’era qualcuno con delle banconote più piccole per cambiare ed io rispondo, che avevo diverse banconote da cinque euro. Per farla breve, mi hanno fatto passare, ho fatto la spesa e sono uscito. Vado dopo dal panettiere e anche qui il cliente prima di me aveva solo banconote da 20 €. Mi chiede appena entrato se avevo un taglio di banconota più piccolo ed io rispondo affermativamente: 5 euro. Ho fatto la spesa anche qui passando davanti all’altro cliente. Che forza la banconota da cinque euro la più piccola ma indispensabile per la spesa rapidamente grazie ad una serie di eventi fortuiti!
Favria, 23.06.2019 Giorgio Cortese

La farfalla mi sembra un biglietto amoroso piegato in due che cerca l’indirizzo di un fiore.

Farandola!
La farandola, in francese farandole, in occitano farandola è una danza provenzale, in tempo 6/8, con ritmo fortemente accentato. La parola dovrebbe derivare dallo spagnolo Farandula e altra fonte la ricollega al greco, catena, perché coloro che danzano la farandola sono uniti in lunga catena. Partecipa alla danza una numerosa schiera di uomini e donne i quali si tengono l’un l’altro per la mano e per mezzo di nastri e fazzoletti. Ne è capo un giovane preceduto da due o più suonatori di gaboulet, fischietto campestre usato in Linguadoca o in Provenza, e di tambourin. C. Gounod e G. Bizet la introdussero la Farandola rispettivamente in Mireille e in Arlésienne.
Favria, 24.06.2019 Giorgio Cortese

Ogni giorno noi siamo padroni del nostro destino, siamo i comandanti della nostra anima!
giorgioCorte