Puck! – La debolezza, la mia forza! – Sapienza e intelligenza. – Parlapà tabaleuri! – La Pro Loco riparte con la biciclettata! – Mercurio o idrargirio! – Le Rane amaramente sempre attuali…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Puck!
Visto che l’estate sta per finire, prima di iniziare a prepararci per l’inverno voglio sognare di essere ancora a “mezza estate”! Oggi parlo di Puck, uno dei personaggi più irriverenti, mattacchioni e affascinanti che possiamo trovare nell’opera di William Shakespeare. Perché Puck? Perché questo personaggio è il vero protagonista di tutta la vicenda. È colui che con i suoi comportamenti e la sua indole scherzosa di fatto muove, a volte anche senza volerlo, le fila della trama e a incasinare la vita degli altri personaggi. Puck è vitalità e caos, è gioco e divertimento. Puck è il bambino irruente e scherzoso che è dentro ognuno di noi. Puck non è un essere umano, ma un folletto, lo spiritello che smuove le fila della storia, rendendo intricate ancor di più le vicende degli altri personaggi. Non lo fa per cattiveria. Agisce così per sbaglio, ma è anche vero che è divertito dalle schermaglie amorose dei quattro giovani amanti e si burla dei loro affanni. Il suo padrone però non è dello stesso avviso, ed è infatti solo per suo ordine che Puck diventa quindi risolutore del caso che egli stesso ha creato. Puck si trasforma quindi in una sorta di Deus ex machina che attraverso il sonno e il sogno, leit motiv di tutta la commedia, riesce a riportare tutto alla normalità e a risolvere anche la spinosa questione di Ermia e Lisandro. Attraverso questa commedia Shakespeare ci fa intuire quanto noi esseri umani siamo insignificanti di fronte a cose che non possiamo in alcun modo controllare. Ci fa capire come il caos possa essere artefice del nostro destino, e che nulla possiamo fare per contrastarlo. Per capire chi sia Puck, è bene accennare qualcosa circa la trama di Sogno di una notte di mezza estate che è particolarmente intricata. Durante i cinque atti, si intrecciano tra loro tre vicende differenti, ambientate in due mondi diversi, sebbene coesistenti nello stesso luogo: la realtà, razionale, degli uomini e la realtà, passionale, degli spiritelli. La storia inizia con Teseo, Duca d’Atene, e Ippolita, Regina delle Amazzoni, che annunciano pubblicamente il loro matrimonio. C’è però una questione che il Duca è chiamato a risolvere. Egeo, il padre di una giovane aristocratica di nome Ermia, chiede consiglio a Teseo circa la difficile questione che vede protagonista sua figlia. Ermia è promessa sposa a Demetrio, un giovane di buona famiglia, ma lei ama ed è riamata da un altro giovane aristocratico, Lisandro. Egeo è deciso a contrastare l’amore della figlia con ogni mezzo, ed è disposto anche ad ucciderla se non consentirà a sposare Demetrio, come egli desidera. Il duca dapprima cerca di convincere la giovane a sposare l’uomo che il padre ha designato per lei. Poi, in un secondo momento, le chiede di riflettere e di prendere una decisione per il giorno delle sue nozze e che, se non accetterà di sposare Demetrio, dovrà per forza prendere i voti, o in alternativa il padre avrà diritto ad ucciderla. Ad Ermia e Lisandro, rimasti soli in scena, non rimane altro che decidere di fuggire da Atene, per scampare a questo triste destino e convolare a nozze. Informano del loro piano Elena, l’amica di Ermia. Elena è, al contrario di Ermia, follemente innamorata di Demetrio, che però non la desidera e invece ama Ermia. Per un non ben precisato motivo, Elena decide di spifferare a Demetrio il piano di fuga dei due amanti. Demetrio quindi insegue Ermia e Lisandro nel bosco e Elena a sua volta insegue Demetrio. Nel bosco si avventura anche un gruppo di attoruncoli che quà vogliono provare lo spettacolo che porteranno in scena in occasione del matrimonio del Duca con Ippolita. Bottom, l’attore più egocentrico della compagnia, per capriccio di Oberon subirà una lenta metamorfosi in asino, spaventando tutti i compagni che fuggiranno via, lasciandolo solo. Il bosco è la dimora degli spiritelli, fate e folletti, che con le loro schermaglie e i loro comportamenti incidono sulla vita dei mortali. Il re dei folletti, Oberon, e la regina delle fate, Titania, sono immersi in una brutta lite a causa di un paggetto che Oberon vorrebbe per sè, ma che Titania non gli cede. E i loro litigi, come ci informa Titania, rendono incostanti le stagioni, incidendo negativamente sulla vita degli uomini. Anche Oberon è dello stesso parere ma non ha nessuna intenzione di accontentare la consorte, che è ancora più ostinata di lui. Ad Oberon non rimane quindi che ricorrere ad un inganno, servendosi del suo fidato Puck. Ed è proprio da questo momento che il folletto entra in gioco. Oberon chiede al proprio servitore di recuperare un miracoloso succo da un fiore che, se versato sugli occhi di un essere addormentato, porterà quest’ultimo a innamorarsi follemente del primo essere vivente che il suo sguardo incontra. Il suo piano è semplice: Puck deve far innamorare perdutamente Titania di un qualsaisi essere vivente, in modo che possa sottrarle il paggetto che, da quel momento non sarà più al centro dei suoi pensieri. Il servitore di Oberon quindi farà perdutamente innamorare Titania di Bottom, già sotto effetto della metamorfosi in asino. Senza volerlo, poi, Oberon assiste, senza essere visto, ad un violento litigio tra Demetrio ed Elena, dove il primo maltratta la povera ragazza. Ed è così che decide di aiutare la giovane, chiedendo a Puck di versare quel liquido miracoloso sugli occhi di Demetrio, una volta addormentato, in modo che risvegliandosi e posando lo sguardo su Elena, si innamori finalmente di quest’ultima. Purtroppo Puck non esegue in maniera esatta gli ordini e fa innamorare Lisandro di Elena. Puck è ovviamente divertito da tutto questo caos, Oberon un po’ meno e ordina al suo servitore di rimediare all’errore,. Puck fa quindi calare sul bosco una fitta nebbia, in modo che i quattro amanti si disperdano e si affatichino così tanto da cadere preda di un sonno profondo. Al loro risveglio, il sortilegio sarà svanito e Demetrio potrà amare Elena, mentre Lisandro e Ermia continueranno ad essere innamorati l’un con l’altro. Come si è potuto capire Puck è il caos. E il caos non è malvagio, ma è solo uno spiritello che ha voglia di giocare e che fa tutto questo senza, troppa, cattiveria. E che forse faremmo bene ad accettarla nella vita quotidiana, senza tentare ogni volta di contrastarlo, inutilmente. dove E poi bellissimo il mologo finale di Puck dove, forse consapevole che a volte chiedere di cedere al caos possa turbare, raccomanda agli spettatori di interpretare quello che hanno appena visto come se fosse solo un sogno, un miraggio e nulla più. Perché, si sa, i sogni che male possono mai fare? Il tutto viene concluso da Puck che invita il pubblico a far finta di nulla, di aver dormito se non ha apprezzato lo spettacolo poiché lui rimedierà ad ogni danno. “Se vana e sciocca sembrò la storia; Ne andrà dissolta ogni memoria; Se ci accordate vostra clemenza, Gentile pubblico, faremo ammenda…..”
Favria, 22.09.2020 Giorgio Cortese

Nella vita quotidiana sono i nostri pensieri che generano delle parole che contribuiscono a mettere in circolazione delle idee che possono creare dei ponti tra di noi o dei meschini muri.

La debolezza, la mia forza!
Nella vita quotidiana come posso trasformare la mia debolezza in forza. Oggi la ferocia umana è aumentata e siamo sempre più fragili. Per una virgola si litiga su social network con degli sconosciuti che neanche conosciamo, siamo subissati dalle e-mail alle quali siamo in affanno nel rispondere, una sofferenza umana che ci porta alla nuova consapevolezza, se non si sta tanto bene, anche il mondo è malato. Certo non leggendo le polemiche sui social alla fine non si capisce chi ha cominciato prima. La solitudine digitale, la lotta impossibile contro l’incedere del tempo, di piacere a tutti in modo compulsivo creano malessere. Personalmente io ho fame oggi di concreto di contatti veri, i social sui media ci danno delle luci ogni giorno per creare connessioni, ma la cosa in cui ci connettiamo principalmente è la tecnologia stessa. Pare che ci siamo evoluti non per apprezzare le conversazioni faccia a faccia, la stretta di mano, il contatto con le persone, ma le poche parole scambiate attraverso lo schermo. Dobbiamo fare un piccolo sforzo in più per incontrare persone la vita del reale. Dobbiamo uscire all’aria aperta dove esiste un mondo vero. Impariamo a googolare di meno sui social ed incontrare molte più persone vere magari facendo una salutare passeggiate all’aria aperta e rinunciare a qualche inutile like in più!
Favria, 23.09.2020 Giorgio Cortese

Nella vita il miglior momento per piantare un albero era vent’anni fa; il secondo miglior momento è adesso

Sapienza e intelligenza.
L’amico Automedonte, mi ha telefonato chiedendomi come stavo e, poi a bruciapelo mi ha chiesto cosa era per la differenza tra sapienza ed intelligenza. Una bella domanda, sicuramente esiste una grossa differenza fra queste qualità, una è innata l’intelligenza, l’altra la si acquisisce con la conoscenza/sapienza o se preferisci con la cultura. Ci sono persone colte ed anche intelligenti, ma non sempre è così, cultura ed intelligenza non sono la stessa cosa. L’intelligenza è in gran parte innata e in una certa misura si sviluppa se stimolata, soprattutto nel primo periodo di vita, secondo me è la capacità di reagire a situazioni nuove, di adattarsi ai cambiamenti, di trovare soluzioni ai problemi. E’ una dote che risiede nella corteccia cerebrale e che di solito si misura con il successo scolastico, ma questo non è del tutto giusto. Esistono persone che non sono mai andate a scuola, che vivono in zone sperdute e non raggiunte dal progresso, eppure, pur essendo ignoranti, sono molto intuitive, logiche ed “intelligenti”. La cultura si acquisisce con lo studio, con la lettura, con la curiosità di indagare, di guardarsi intorno e di approfondire le cose, ci possono però anche essere persone che hanno una cultura superficiale, nozionistica e non accompagnata da una vera riflessione e padronanza dei concetti, quelle persone possono anche non essere intelligenti. Concludo che la Bibbia afferma anche che la sapienza va esercitata: “Il timore di Dio è una disciplina verso la sapienza, e prima della gloria c’è l’umiltà.” Proverbi 15:33
Favria,24.09.2020 Giorgio Cortese

Se vogliamo avere una vita che valga la pena di essere vissuta, una vita che esprima i nostri sentimenti più profondi e le nostre emozioni, anche le preoccupazioni e i nostri sogni, dobbiamo lottare ogni giorno per essa.

Parlapà tabaleuri!
Parla-pà, che letteralmente significa “non parlare”, ed è simile all’espressione “non mi dire”! ed è quello che esclamiamo in Piemonte quando ci viene detto qualcosa che ci stupisce davvero. A me le etimologie delle parole hanno sempre fatto questo effetto e quando mi hanno raccontato l’origine della parola tabaleuri, sono uscito con questa espressione. Mi è stato raccontato che la parola tabaleuri, che significa una persona sciocca, deriva pare, dall’arabo tabal, che significa tamburo. Il tabaleuri, quindi era in origine il tamburellista, quel personaggio furbo e affascinante che, fino a mezzo secolo fa, girava l’Italia per suonare, e quando poteva scroccava o rubacchiava vino, cibo e qualche moneta. Veniva ospitato nella stalla, perchè la sapeva lunga, e diventava immediatamente la “star” della veglia serale. Dopo, gli si regalavano minestra e polenta, e paglia su cui dormire, perchè l’ospitalità, allora, sapeva ancora vincere la diffidenza.
Favria, 25.09.2020 Giorgio Cortese

Ogni giorno non devo andare da nessuna parte a cercare la felicità, ce l’ho qui e ora.

La Pro Loco riparte con la biciclettata!
Il periodo di quarantena e del conseguente blocco delle attività ludico culturali ha solo temporaneamente arrestato la sempre generosa Pro Loco Favriese, che riparte con entusiasmo organizzando come da tradizione una spumeggiante biciclettata nella bellissima campagna favriese, che nel mese di settembre assume un fascino particolare, ammaliandoci con l’agreste bellezza. Complimenti a questa vulcanica associazione che cerca di mantenere viva la Comunità con molte iniziative, Covid permettendo. Come Direttivo, ha affermato la Presidente Basile Alessia, la Pro Loco organizzerà quest’anno ad ottobre la consueta Castagnata che è ormai un evento consolidato e poi a novembre una rassegna teatrale, a seguire poi tantissime altre proposte. I volontari del Direttivo guidati dalla Presidente Alessia sono da ammirare per il tempo e l’impegno che profondono per Favria, per fare vivere a tutti noi qualche ora di lieta spensieratezza, frutto di un grande lavoro dietro le quinte, con nuova sede, e accresciuto entusiasmo, anzi è aumentata ancora di più la passione e la voglia di fare per Favria. La Presidente mi ha detto che non è solita parlare di problemi personali, ma in questo periodo davvero difficile della sua vita privata, vuole pubblicamente ringraziare la Pro Loco di Favria, nella persona dei volontari del Direttivo e anche di semplici soci che gli sono stati vicini, aiutandola, sorretta e confortata. A tutti loro va il suo sincero ringraziamento. Poi afferma “Grazie Direttivo di Cuore, un grazie sincero ad ogni singolo componente di questo meraviglioso gruppo, che come Presidente non posso che esserne orgogliosissima!!!” Ecco una bella testimonianza di come l’essere coesi ed entusiasti, con aiuto fraterno permette di superare le quotidiane difficoltà, insomma l’unione fa la forza. Auguri Pro Loco di buon lavoro e ancora grazie perché ci trasmettete l’entusiasmo e l’allegria, oggigiorno ingredienti indispensabili per superare questa pandemia che cerca di incupire i cuori di tutti noi.
Favria, 26.09.2020 Giorgio Cortese

Dobbiamo sempre avere il massimo rispetto per la vita degli altri, di loro non sappiamo quali tempeste sconvolgono l’animo e quali gioie custodiscono, non dobbiamo permetterci di supporre ma solo di rispettare la loro scelta di vita. Se della vita degli altri riusciamo a capire almeno un barlume, beh questo è già molto importante.

Mercurio o idrargirio!
Mercurio non è un elemento semplice da utilizzare, ha una densità molto elevata, tanto che il piombo galleggia. Questo metallo è conosciuto da migliaia di anni è sempre stato celebre per il fatto di presentarsi liquido ma di essere un metallo, che ha reso il mercurio un materiale da utilizzare per riti sacri o magici. Si dice che in Cina sia stato sepolto un imperatore al centro di un modello in scala del palazzo imperiale della capitale. In quel palazzo su canali scavati intorno sono stati calati secchi colmi di mercurio per simboleggiare i 100 grandi fiumi della Cina. Paradossalmente, le gocce di mercurio ingerite da questo imperatore nella speranza di ottenere mortalità lo condussero precocemente a riposo eterno. La zona di sepoltura è la stessa in cui stato è rinvenuto il celebre esercito di terracotta, che pare appartenga a un enorme complesso funerario il cui centro, con la tomba dell’imperatore non è stato ancora portato la luce per timore di danneggiarlo irreparabilmente. Anche gli antichi greci romani usavano il mercurio negli unguenti e come nei cosmetico. Nell’antichità l’immagine del tempo che scorre in maniera ciclica era rappresentato simbolicamente come un serpente che si morde la coda e si autofecondava. Per gli alchimisti la parola nella tradizione indù era Rasavatham, il nome del mercurio, uno degli elementi primordiali che si riteneva poteva variare dal tipo del tenore di zolfo e trasformarsi in qualsiasi altro materiale, anche in oro! Anticamente veniva indicato con il nome di argento vivo o idrargirio, parola composta dei termini acqua e argento, in quanto liquido di aspetto argenteo. Questo elemento prese il nome del dio che si muoveva veloce tra gli dei, Mercurio, per via della sua scorrevolezza e mobilità. Nell’uso comune era utilizzato in termometri ma anche utilizzato in altri strumenti di misura come barometri, manometri, sensimetri. Tra il Settecento e l’Ottocento la produzione i cappelli di feltro passava attraverso un processo chiamato carotatura, e consisteva nell’immergere le pelli degli animali in una soluzione coloro arancione di nitrato mercurio per separare il pelo dalla pelle. La tossicità della soluzione e dei suoi vapori causale però moltissimi casi di avvelenamento dei fabbricanti di cappelli che si manifestava con sintomi quali tremori, instabilità emotiva, insonnia, demenza. A tali casi si ispirò Lewis Carroll per il personaggio del cappellaio matto in Alice nel paese delle meraviglie. Il mercurio è dannoso per l’ecosistema, estremamente tossico. E nel 2013 con la convenzione internazionale di Minimata firmata da più di 100 paesi per arrivare 2020 al suo bando totale dell’utilizzo di questo minerale.
Favria, 27.09.2020 Giorgio Cortese

Avere le idee chiare al mattino è il punto di partenza di ogni successo.

Le Rane amaramente sempre attuali
le Rane di Aristofane, viste in una replica in televisione sono una critica amara ma reale alla democrazia e alla facilità con la quale il popolo si lascia abbindolare dalle lusinghe di politici senza scrupoli. L’avvertimento delle Rane è che i cittadini facciano governare da uomini di valore morale e corretti nei pensieri ed azioni e che abbiano sinceramente a cuore le sorti della Comunità più che le proprie e personali ambizioni di carriera politica. Come si vede un testo amaramente sempre attuale nonostante i suoi oltre duemilaquattrocento anni, colorato dalla comicità disinvolta di Ficarra e Picone, che hanno impersonato Dioniso e il suo servo, con magistrale capacità di giocare sui ruoli, sull’inversione delle situazioni, mettendo in mostra i vizi e le debolezze ma anche le aspirazioni del genere umano. Il coro ha accompagnato il succedere delle battute, innestando nella funzione sua propria, quella cioè lirica, tipica del testo classico, anche una nota di piacevole intrattenimento. La trama, legata alle condizioni politiche di Atene di allora al tempo di Aristofane, riesce a superare gli stretti confini temporali, facendo di personaggi politici come Cleofonte modelli attualissimi di una classe dirigente mediocre ed incolta, incapace di fare il bene collettivo e buona solo a prendersi gloria e onori, pur senza meritarli, e peccato che allora non c’erano i social con i selfie, ma erano e sono abilissimi ad accrescere il proprio consenso, facendo leva sui bisogni, sui dolori e sulle paure di un popolo sempre più frastornato. Alla fine Plutone consente a Dioniso, sceso nell’inferno per riprendersi Euripide, di riportarsi, invece, Eschilo, la cui opera, intrisa di valori alti, viene considerata indispensabile dal dio del teatro per restituire al popolo ateniese il valore perduto e, quindi, rimettere gli uomini saggi al governo della città. Con questo testo Aristofane rivendica, il ruolo fondamentale delle arti, lirica, poesia, oggi diremmo della cultura, nella politica, perché le scelte politiche di una grande democrazia si basano sulla capacità del popolo di riflettere prima di esprimersi e di scegliere sempre con razionalità e buon senso, non ragionando solo di pancia. Ma razionalità e buon senso presuppongono uno sforzo collettivo, che nasce dall’assorbimento degli insegnamenti propri della cultura e la loro rielaborazione nella vita pratica e quotidiana. Certo al popolo affidarsi ai politici è molto più facile che partecipare direttamente! Aristofane ci insegna che la politica ha bisogno di intellettuali con onesti e preparati, senza una tale guida, la mediocrità può facilmente assurgere al vertice delle istituzioni democratiche, al punto da affidare il governo della città ad un uomo che, dice Aristofane, confonde l’elmo con un pitale! Oggi non siamo ancora così ma, manchiamo di una classe dirigente che invece di seguire la pura logica dei numeri mette in secondo piano il vero interesse della Comunità. Oggi certi politici ostentano il loro ruolo con una maggioranza cortigiana e un’opposizione apparentemente incapace di articolare un pensiero e un’azione politica al di fuori degli angusti confini delle sedi istituzionali. Manchiamo di intellettuali, manchiamo di uomini di cultura, ai quali affidare il compito di rendere ancora degni di apprezzamento i valori della correttezza, della lealtà, dell’onestà, della generosità, della condivisione. O meglio, gli intellettuali ci sono, ma sono stati relegati al ruolo di comparsa da una parte o isolati ed emarginati, quando non disponibili alla sottomissione politica. Un monito agli intellettuali contemporanei, quindi, viene dal passato, perché facciano della cultura la culla dei migliori principi, a tutto beneficio della nostra martoriata, ma pur sempre ancora necessaria, vitale, amatissima e pericolosamente leggera Democrazia!
Favria, 28.09.2020 Giorgio Cortese

L’energia e la persistenza quotidiana conquistano ogni cosa.
giorgio