Primavera. – Salute e semplicità: il Nordic Walking! – La vita è… – Mi abbatto ma sono felice! – L’impertinente sombrero- La rivolta dei pezzenti di mare . – Il lieto fine….LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Primavera.
La primavera è arrivata e mi ricorda che nella strada della mia vita ogni giorno, c’è sempre una primavera dell’animo ad attendermi. E quando arriva la primavere, il suo ineffabile profumo rimane tra le pieghe dell’animo e galleggia tra l’andirivieni delle onde dei pensieri, e si espande nello sciabordio dei movimenti dell’animo. E’ si la primavera è la stagione dello spirito, oltre che della natura, uno stile di vita per ripartire con la barca del mio essere issando la vela dell’ottimismo sull’albero di maestra che mi governa. Conservare queste sensazioni fino alla prossima primavera mi aiuta e rende possibile vivere la vita di ogni giorno senza mai farmi travolgere dalle tempeste della vita. Con questo pensiero nell’animo mi è possibile superare ogni tempesta e continuare la navigazione sotto la bandiera del sorriso, perché la primavera con carezze di nuova vita intenerisce i miei terreni giorni.
Favria 27.03.2017 Giorgio Cortese

Buona giornata. Bisogna avere molta pazienza, non lasciarsi mai illudere dalle apparenze, fare, come si dice, un passo per volta, e di fronte ai bivi della vita, quando sono costretto a rischiare ma sempre pronto, a tornare indietro, usando sempre ogni giorno il buonsenso, la pazienza e la tolleranza

Salute e semplicità: il Nordic Walking!
Parlavo con l’amico alpino Sergio, istruttore di camminata nordica, Nordic Walking e sono entrato in un mondo nuovo e affascinante da sedentario che sono. Pensate che è uno sport giovane, si chiama Nordic Walking, in italiano camminata nordica, un nuovo modo di muoversi che si sta affermando anche nel nostro Paese e risulta efficace per la riabilitazione di chi ha patologie cardiache, i portatori di pacemeker e per il trattamento dell’obesità. La dimostrazione dei benefici di tale pratica arriva da due nuovi studi. Il primo è dell’European society of cardiology che, sull’European journal of preventive cardiology, definisce promettente la specialità per chi soffre di insufficienza cardiaca e per i portatori di pacemaker. Questa disciplina sportiva era conosciuta già a partire dagli anni ’30 dagli atleti che praticavano lo sci di fondo, che per potersi allenare durante i mesi estivi ricreando il gesto atletico praticato durante lo sci, praticavano una corsa con i bastoncini. Questa tecnica di allenamento, a causa della lunghezza dei bastoncini e dei materiali con cui erano costruiti, risultava però essere particolarmente difficile e faticosa. Fu partendo da questo tipo di corsa che attraverso ricerche e studi applicati alla fisiologia si arrivò ad ottenere dei bastoncini che bene si adattavano al gesto della camminata. Ma è solo nel 1997 in Finlandia, paese dei mille laghi e delle mille foreste, che nasce ufficialmente il concetto originale del Nordic Walking inteso come movimento di fitness fine a se stesso e sviluppato a livello mondiale con grande successo. Se Dio ci ha dato i piedi è per camminare, non per restare fermi, in cammino, corpo, cuore e mente si parlano e si ascoltano e lungo il cammino luccica nell’animo un piacere su questa attività che è anche la più antica della razza umana. Durante la camminata nordica si impara l’alfabeto del caso che tesse la vita quotidiana e nelle camminate di spiegava Sergio, si osserva la linea dell’orizzonte rivelare intrecci sempre nuovi e si aprono le finestre dell’animo per ascoltare il mondo. Mi ha spiegato che camminando si apprende la vita, camminando si conoscono le persone che ha assieme e camminando molte volte ha constato come si sanano le ferite dell’animo del giorno prima. Nella camminata nordica si cammina seguendo le orme di altri passi e al riguardo rammento una frase di Goethe che avevo letto in un libro:” Nel cammino i monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi”. Ed è vero perché durante queste camminate, che poi sono il gesto più comune, e quindi il più umano si trovano più insegnamenti nei boschi, tra le rocce ed il fiume che su tanti libri. Forse la percezione del mondo che ci circonda non dipende dai luoghi, ma dall’andatura e andando in auto ne perdiamo il contatto diretto. nella vita di fronte ai quotidiani problemi pensiamo sempre che nessuno nasce per restare fermo e se siamo in salute pensiamo ai nostri piedi e poi le e mani e gli occhi. Ognuno di noi ritengo che ogni giorno può cambiare la sua meta e in fondo, se lo sente davvero, è giusto che lo faccia. Restare fermi in una situazione che non ci appartiene è deleterio per la nostra vita e per quella di chi ci circonda. Ma attenzione: muoversi non significa fuggire dalle proprie responsabilità, bensì affrontarle e superare le barriere che ci impediscono di vivere appieno la nostra vita, dono più grande che abbiamo e che dobbiamo tutelare ed elevare per quanto possibile, magari prendendo come sana abitudine di effettuare delle passeggiate in Nordic Walking. Come esseri umani siamo stati creati per qualcosa di grande, non per la mediocrità. Se la quotidianità il lavoro, la situazione familiare, la posizione sociale sembra che opprimi e sia stretta, beh allora partiamo dal base e guardiamo i nostri piedi, seguiamo il cuore e camminiamo con la semplice e salutare grazia del Nordic Walking che può essere a ragione considerato una delle attività sportive più complete in assoluto fra quelle alla portata di tutti. Una semplice camminata che deve essere fatta coordinandosi con i bastoncini, che sono funzionali al movimento e non semplice punto di appoggio, e movimenti appositamente studiati. Un’attività sportiva e socializzante che si fa in compagnia e si condividono così delle bellissime passeggiate ottenendo una serie di benefici a livello fisico e psichico. Insomma mens sana in corpore sano, come scriveva Giovenale, mantenere il corpo in forma aiuta anche la salute del cervello e ci aiuta ad affrontare i quotidiani ostacoli. In conclusione, buona camminata ricordandoci sempre che ogni giorno non c’è un sentiero tracciato, ma il sentiero si apre camminando giorno per giorno anche con la salutare e semplice camminata quotidiana di Nordic Walking! Ricordo che il Campus è aperto il pomeriggio di martedì presso la foresteria del castello Malgrà di Rivarolo (TO) dalle ore 15,30 alle ore 17,30 dove sono presenti gli istruttori per informazioni sulla disciplina sportiva
Favria 28.03.2017 Giorgio Cortese

Il compito che abbiamo nella vita non è di trionfare ma quando cadiamo di rialzarci serenamente

La vita è…
La vita è una battaglia fatta di sconfitte e vittorie. Ognuno di noi ha la propria armatura, il proprio scudo e la spada. C’è chi ha queste tre, più forti e meno forti; paragono la vita ad una “quasi guerra”. Se uno mi colpisce e cado a terra, riprendo lo scudo e la spada, mi rialzo subito e riprendo il mio percorso. Ogni giorno la vita è un tesoro, sta a me cercare la quotidiana chiave.
Favria 29.03.2017 Giorgio Cortese

Viaggiare, spesso, è come nascere una seconda volta; ai miei occhi si apre un mondo nuovo e inestimabile, fatto di sensazioni esperienze, umori, come quando, appena nato, apro gli occhi al mondo per la prima volta.

Mi abbatto ma sono felice!
Sempre più spesso sento parlare di stress, di disagio, crisi, scarsa produttività, povertà, inquinamento, surriscaldamento globale. Ma come, nell’era del benessere ci sono tutti questi problemi? Sembra che la felicità di noi esseri umani sia direttamente proporzionale a quanto produce e quanto consuma. Il ragionamento è se producendo si ottiene denaro e più denaro si possiede, più si consuma e ci si sente felici. Siamo certi di questa affermazione? Molti di noi avrebbero la risposta pronta, ma a parole siamo bravi tutti. Sono i fatti quelli che contano. Pensiamo per un attimo alla tensione che scorre all’ora di punta nei centri delle città, quando basta un clacson per far scoppiare una rissa. Pensiamo all’invidia nei confronti di chi, sul posto di lavoro, ottiene un passaggio di livello, un riconoscimento e i continui piagnistei di colleghi ed amici su presunte ingiustizie sul lavoro o alla malattia del gioco la ludopatia. Pensate che la parola ludopatia è formata da due parti latino e greco, ludo, dal latino ludum, gioco e da patia dal greco patheia, malattia, stato di sofferenza, e’ una paarola recente e ha fatto la sua prima apparizione nel 1997, col significato di ‘malattia di chi è dipendente dal gioco, in particolare dal gioco d’azzardo .tornando alla riflessione iniziale dopo questa doverosa precisazione ,i viene da domandarmi , ma siamo un popolo felice? La risposta pare piuttosto scontata. Le lotte di potere sono all’ordine del giorno e a qualsiasi livello. Dall’altra parte gli stessi capi dei governi parlano dei problemi di inquinamento, rifiuti tossici, surriscaldamento globale. Anche qui siamo al paradosso, ci spingono a produrre e a consumare di più e poi ci si lamenta di come il pianeta stia andando a rotoli? Siamo la specie più invasiva della Terra, acciecata da un materialismo dilagante. L’ipocrisia è all’ordine del giorno. In tutto questo, l’unica ancora di salvezza è l’ Amore. L’unica variabile impazzita, l’unica variabile a sfuggire alle leggi della fisica e della chimica. L’amore per se stessi, per le altre creature e per il pianeta che ci ospita potrà salvarci da un declino altrimenti inarrestabile. L’amore non costa, non crea Pil, non inquina, è scomodo perché fa ammalare di meno, perché sfugge alle statistiche, perché non è tassabile, almeno per ora. “Mi abbatto e sono felice” non utilizza energia elettrica in maniera tradizionale. Si autoalimenta grazie allo sforzo quotidiano che facciamo perché siamo tutti noi la dinamo della vita quotidiana.
Favria 30.03.2017 Giorgio Cortese

Nella vita di ogni giorno l’atteggiamento è una piccola cosa che fa una grande differenza

L’impertinente sombrero
Un caro amico mi ha raccontato un episodio quando una trentina di anni fa viaggiava spesso per lavoro. L’imprevisto nel viaggio è sempre dietro l’angolo perché nulla a è più propizio di un viaggio per sondare tutti i meravigliosi aspetti dell’imprevisto. In Italia all’inizio degli anni novanta gli scioperi dei trasporti pubblici avvenivano senza nessun preavviso, non come adesso che vengono annunciati per tempo. Il mio amico doveva andare in aereo per lavoro in una citta d’Italia ma doveva fare uno scalo intermedio per giungere a destinazione. Arrivato nell’aeroporto intermedio, scopre con rammarico e stizza che il volo successivo era stato annullato perché era iniziato uno sciopero. Allora con sabauda tenace pazienza aspettava non potendo ne andare alla sua destinazione dove aveva l’appuntamento, ne ritornare indietro. Ma uno dei passeggeri li fermi in sala d’attesa che aveva un vistoso sombrero, proveniva dal Messico ed era un italiano emigrato da tempo la, come appreso dopo dal mio amico, incominciò a dare in escandescenza provocando l’intervento della sorveglianza dell’aeroporto. Questo signore aveva un rotolo di dollari che distribuiva a tutti per chiedere l’aiuto di andare alla destinazione successiva, che era anche quella del mio amico. Nel suo italiano fortemente dialettale spiegava a tutti che doveva andare lì per un matrimonio ed era il suo primo rientro in Italia dopo più di venti anni. Sarà per il matrimonio, sarà per la forza dei biglietti dello zio Sam, allora avevamo nel Patrio Stivale la liretta o la sua insistenza che alla fine venne messa a disposizione dei passeggeri un mezzo, autobus, per trasportarli sino al successivo scalo al posto dell’aereo. Ma come si sa l’imprevisto è sempre in agguato, a causa lavori in corso il traffico sull’autostrada era lentissimo e la coda di diversi chilometri. Sempre l’uomo dal sombrero, lemma spagnolo sombra che deriva dal latino umbra, inizia a mettere nel taschino, sul cappello nelle tasche dell’autista dei dollari, presi sempre da quel rotolo che sembrava senza fine. L’autista così allettato inizia a correre sulla corsia di emergenza, ma dopo pochi chilometri viene fermato dalle forse dell’ordine che gli contestano l’irregolarità tenuta nella guida. Ma il tenace impertinente con il sombrero, con insistenza riempie i due tutori delle forze dell’ordine di dollari, sul cappello, tra i bottoni della divisa, e loro di rimando li toglievano restituendoli, ma lui con più braccia della dea kali imperterrito continuava velocemente ad imbucare dollari in ogni posto possibile sugli abiti dei due tutori dell’ordine, in maniera insolente, irrispettosa e sfacciata, ma anche molto divertente, quasi da film comico. Faceva tutto questo perché doveva andare ad un matrimonio ed era dal giorno prima che in aereo viaggiava dal lontano Messico per giungere a destinazione. Alla fine vinti dalla tenacia dello sfacciato sombrero o dal colore dei dollari, il pulman prosegue il suo viaggio fino all’aeroporto scortati dall’auto delle forze dell’ordine. Nella vita aver le decisioni pronte aiuta. Ma le decisioni pronte nascono da una felice prontezza d’animo. Per essa non vi sono né casi imprevisti né ristrettezze di tempo, e si raggiunge quanto prefissato grazie alla vivacità e alla disinvoltura. In conclusione ogni viaggio è memoria e va conservato, nello stesso perdiamo una parte di noi e ne ritroviamo un’altra che non avevamo mai conosciuto.
Favria 31.03.2017 Giorgio Cortese

Ogni giorno mi sforzo di agire e vivere come se tutto dipendesse da me, ben sapendo con animo gioioso che non è per niente vero.

La rivolta dei pezzenti di mare .
La rivolta dei pezzenti fu un movimento insurrezionale popolare che ebbe luogo nei Paesi Bassi spagnoli a partire dal 1 aprile 1.4.1566. La rivolta fu definita anche iconoclasta in quanto i protestanti che la guidarono si accanirono contro le rappresentazioni figurative religiose. Condotto da una parte della nobiltà, il termine “pezzenti” fu rivendicato dagli insorti a seguito di un’osservazione di un consigliere del Governatore generale dei Paesi Bassi, a Margherita d’Austria che volendo rassicurarla dichiarò: “non sono che pezzenti”. Da allora si chiamarono Geuzen dal francese “ Les Gueux, pezzenti” ed iniziarono una guerra corsara sul mare chiamati per questo Watergeuzen, pezzenti di mare. Da quel momento il nome diventò un titolo partitico. Il partito dei patrioti adottò gli emblemi della mendicità, la bisaccia e la ciotola, come ornamenti da mettere sul cappello e sui vestiti, e fu coniata una medaglia che recava su un lato la testa di Filippo II, sull’altro due mani che si stringono con il motto “Fidèle au roy, jusqu’à porter la besace, Fedeli al re fino a portare la bisaccia”. Purtroppo la lega originaria dei pezzenti ebbe vita breve, schiacciata dal duca d’Alba, ma i suoi principî sopravvissero e alla fine trionfarono. I pezzenti di mare rimasti depredavano le navi spagnole e poi trovavano rifugio nei porti inglesi, ma questa situazione continuò fino al 1572, quando all’improvviso la regina Elisabetta I d’Inghilterra rifiutò di farli entrare nei suoi porti. Non avendo più un rifugio, il 1º aprile 1572 i Pezzenti del mare, disperati, attaccarono Brielle che colsero di sorpresa in assenza della guarnigione spagnola. Incoraggiati dal loro insperato successo, veleggiarono verso Flessing, anch’essa presa con un colpo di mano. La presa di queste due città diede il segnale di una rivolta generale dei Paesi Bassi ed è considerata il vero inizio dell’indipendenza olandese. Alcuni degli antenati dei grandi eroi navali olandesi cominciarono la loro carriera navale come Pezzenti del mare, ad esempio Evert Heindricxzen, il nonno di Cornelis Evertsen il Vecchio. Come per loro allora anche oggi ritengo che sia importante nella vita crederci sempre anche quando tutto va male bisogna crederci sempre. Basta una piccola svolta è tutto può cambiare.
Favria 1.04.2017 Giorgio Cortese
Dona sangue c’è bisogno di Te, Ti aspettiamo mercoledì 12 aprile ore 8 -11,30 cortile interno del Comune di favria, grazie se viene a donare e se diffondi il messaggio
Il lieto fine
Nella seconda metà del diciottesimo secolo la Russia di Caterina II viene messa a soqquadro da una serie di movimenti rivoluzionari che tendono a sovvertire l’ordine stabilito e che vedono come grande protagonista il sanguinario cosacco Pugacev. In questo contesto storico brutale ed irrequieto, Puskin dipinge una delicata ed incantevole storia d’amore capace di resistere ad ogni ingiustizia, sopruso, peripezia gli si pari davanti e di trionfare sul male imposto dagli uomini e perfino su un destino sempre pronto a mettere il bastone fra le ruote. Tra le mura della fortezza di Belogorsk nasce e si alimenta di giorno in giorno un tenero sentimento tra Maria Ivanovna, figlia del comandante del suddetto reggimento, e il giovane alfiere di nobili origini Petr Andreevic. Il loro legame, tanto forte ed intenso, deve sin da subito fronteggiare le più disparate difficoltà, dalla timidezza di entrambi all’opposizione dei genitori di lui, fino alle insidie del subdolo Svabrin, commilitone di Petr Andreevic, anch’egli innamorato della bella Mascia. Ma il colpo più forte ai rosei progetti dei due innamorati lo sferra lo spietato Pugacev, assaltando e conquistando la fortezza e dividendo le strade dei nostri protagonisti. Petr Andreevic tuttavia non si arrende e, forte di una sorta di benevolo occhio di riguardo di Pugacev nei suoi confronti, fa di tutto per riuscire a stringere definitivamente la bella Maria Ivanovna tra le sue braccia. Probabilmente, dal punto di vista della trama, la storia raccontata da Puskin può apparire un po’ banale e buonista, la classica favoletta a lieto fine in cui, dopo le immancabili difficoltà, vissero tutti felici e contenti. Un romanzo semplice ma a tratti complesso, non è un romanzo storico nel senso comune di questo termine, ma l’intreccio di più generi letterari che si mescolano in atmosfere cangianti, tra sogno e realtà. La figlia del capitano, pubblicato nel 1836 è un breve classico di Puškin che merita di esser riletto.
Favria, 2.04.2017 Giorgio Cortese

Certi giorni, nonostante le quotidiane afflizioni indosso la maschera della felicità non per proteggere me stesso, ma per proteggere la serenità di chi mi vuole bene