Perché donare il sangue? Abbiamo bisogno di Te! – Lo specchio, una storia.- 1978 Potenziamento della pubblica illuminazione. – L’anfitrione. – La tavolata reale…- Esseri umani o cavie! – La schietta albescente alba..LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Perché donare il sangue? Abbiamo bisogno di Te!
Donare il sangue può salvare una vita, e anche di più, da ogni sacca di sangue intero, infatti, si possono produrre fino a tre sacche mediante la separazione degli emocomponenti. Le trasfusioni di sangue e dei suoi componenti permettono di salvare milioni di vite ogni anno, contribuiscono a garantire una qualità di vita migliore a chi soffre di malattie croniche e sono indispensabili per poter effettuare procedure mediche e chirurgiche complesse, senza dimenticarne il ruolo cruciale in caso di disastri di origine naturale o umana. Ricordo che Il sangue è una risorsa naturale, attualmente impossibile da riprodurre in laboratorio. Solo la donazione volontaria, anonima, gratuita e responsabile dei donatori permette di raccoglierlo. Ti aspettiamo mercoledì 11 Ottobre cortile interno del Comune di Favria dalle ore 8- alle ore 11,20. Se puoi vieni a donare abbiamo bisogno di Te!
Favria, 2.10.2017 Giorgio Cortese

Nella vita quotidiana le cose non devono essere fatte a forza, ma devo sempre cercare la forza dell’animo per avere la forza per farle.

Lo specchio, una storia
Entrando nella casa dove sono nato, fa bella mostra all’ingresso uno specchio a muro che ricordo da sempre di averlo visto appeso in quel luogo della stanza. Narra la mia cara zia, decana della famiglia, che tale specchio fa parte della famiglia da tempo immemorabile, era già nei beni nella precedente abitazione all’inizio del 900 in Cuorgnè, prima di fare mostra di sè nella casa che mi ha dato i natali. A sentire mia zia, pare che sia più vecchio e abbia seguito il trasferimento dei mei avi dalla natia Valperga dove avevano il soprannome, strasinom: “Prato”, appellativo con cui erano conosciuti i miei progenitori, per differenziarli da altri con il cognome simile. Chissà quante persone si sono specchiate entrando dalla porta di ingresso, chissà di quanti avvenimenti lieti e tristi è stato testimone. Mi ricordo che da bambino negli anni del boom era stata offerta una cucina, quelle moderne di quel periodo in cambio dello specchio, proposta che era stata cortesemente declinata da mia nonna. Pensando allo specchio non posso non pensare che ogni cosa nella nostra vita riflette il punto in cui ci troviamo nel nostro breve viaggio su questa terra e allora posso usare tutto ciò che accade esternamente come uno specchio. Perché l’anima è lo specchio della vita con gli occhi che ne riflettono le gioie e le tristezze. Purtroppo lo specchio non capta altro se non altri specchi, e questo infinito riflettere è il vuoto stesso. Ma nella vita di ogni giorno quello che è importante, quello che merita veramente ed è difficile da mettere in pratica è l’amore per il prossimo, visto sempre con gli occhi di un bambino, dove la purezza e la gioia che si legge nei suoi occhi mi fa stare bene, ma soprattutto mi fanno stare in armonia e serenità con me stesso e vicino al mio animo. Ma oggigiorno, purtroppo, mi rendo conto che siamo sempre di più sprovvisti di buoni specchi, perché è durissima per gli altri spiegarmi come mi vedono ed è durissima per me certe volte spiegare agli altri come mi sento. Prima di lasciare la stanza con lo specchio che ha accompagnato per generazioni la mia famiglia non posso non pensare alla mia immagine riflessa che allo specchio mi fa sottile, felice nel mostrare un piacevole aspetto. Lo specchio è una fredda lastra che ha visto passare generazioni, ha riflesso i loro visi e sempre ha taciuto. Ed invece noi bipedi evoluti che facciamo? A volte parliamo a vanvera e mai si tace. Prima di agire riflettere non guasta perché nella vita ho due modi per diffondere la luce, o essere una piccola candela nel buio o lo specchio che la riflette, sta ogni giorno a me scegliere con assennatezza, ma sempre con ottimismo perché la stessa vita di ogni giorno può essere dura, ma molte volte è come uno specchio, mi sorride se la guardo, sorridendo, 3.10.2017 Giorgio Cortese

Un donatore moltiplica la vita, la sua e chi lo riceve donate sangue…..venite mercoledi 11 ottobre, cortile interno del Comune dalle ore 8 – alle ore 11,30 per moltiplicare il bene!

Res Gestae Favriesi. 1978 Potenziamento della pubblica illuminazione.
La Giunta Municipale di Favria in ottobre del 1978 ha approvato il nuovo contratto con L’Enel per la pubblica illuminazione. Si trattava allora di 305 punti luce che costavano allora, annualmente al Comune la somma di lire 4 milioni 975.345 più IVA. Dal conto di allora, nmancano otto nuovi punti luce che la Giunta aveva fatto installare recentemente, e i numerosi punti luce in via S. Rocco, Via Front e via Busano che erano installati a contatore.
Favria 4.10.2017 Giorgio Cortese

Ogni giorno siamo colpevoli per le buoni azioni che non abbiamo voluto fare. mercoledì 11 Ottobre cortile interno del Comune di Favria dalle ore 8- alle ore 11,20. Se puoi vieni a donare abbiamo bisogno di Te!

L’anfitrione.
Oggigiorno con anfitrione si intende il padrone di casa ospitale e generoso, la parola deriva Anphitruo, nome di un eroe della mitologia classica. Pensate che il personaggio di Anfitrione è al centro di un racconto mitologico complesso. Anfitrione era figlio di Alceo, re di Trezene, Argolide, e nipote di Perseo. Nel mito, per mostrarsi degno della mano di Alcmena fu incaricato di fare da reggente del regno di Micene mentre il re Elettrione, padre di lei, era in guerra. Elettrione, re di Micene, era in guerra in quanto aveva subito una grave sconfitta e devastazione ad opera dell’esercito di Pterelao che ne rivendicava il trono di Micene. Durante l’assedio, tutto il bestiame fu rubato e gli otto figli di Elettrione uccisi. Per questo , per recuperare il bestiame e vendicare i figli, Elettrione ricompose un esercito e affidò il governo del regno ad Anfitrione fino al suo ritorno. Come ricompensa gli prometteva la figlia, Alcmena, in sposa. Mentre Elettrione si trovava a combattere, il re dell’ Elide, Pterelao mandava un messaggero a Micene per una trattativa, la fine dei combattimenti, la restituzione del bestiame rubato e il tutto dietro pagamento di una somma di denaro. Anfitrione, credendo di fare cosa opportuna accettò pagando il riscatto, componendo il conflitto per vie diplomatiche ma questa sua mossa non fu apprezzata, e al ritorno di Elettrione la trattativa condotta fu ritenuta di complicità con i presunti ambasciatori. Ne seguì una lite fra il re e il reggente in cui Anfitrione uccise accidentalmente Elettrione. Ne approfittò Stenelo, fratello di Elettrione e zio di Alcmena, intervenne nella vicenda, prese possesso di Micene, e condannò Anfitrione all’esilio. Alcmena lo seguì e i due giunsero a Tebe, dove ebbero asilo presso il re Creonte che lo prosciolse dall’accusa. Ma a Tebe, Alcmena si rifiutò di sposarlo, finché Anfitrione non avesse vendicato i suoi fratelli e riconquistato il regno del padre. Creonte promise di fornirgli l’aiuto necessario a patto, però, che Anfitrione si impegnasse a liberare il paese dalla volpe Teumessa, Teumessa, un animale semidivino dotato di forte velocità, e quindi di difficile cattura, ma anche di grande cupidigia umana, tanto che i Tebani immolavano ogni mese un fanciullo, affinché la volpe non si rivolgesse verso gli altri. Anfitrione accettò ricordandosi di un amico Cefalo, un giovane ateniese che possedeva un cane straordinario, a cui nessun animale sfuggiva, Lelapo. Ma Zeus non ama i paradossi di una volpe irraggiungibile viene inseguita da un cane infallibile e allora li mutò in statue di pietra e pose Lelapo nel firmamento: è la costellazione del Cane Maggiore. Avuto il suo esercito, Anfitrione partì alla volta di Micene, dovendo pure fronteggiare i vecchi nemici di Elettrione, che nel caos politico erano tornati alla ribalta. Dovette combattere contro i Tafi, alleati di Pterelao, che vivevano sulle isole di Tafo e Carno, ed avevano fama d’essere navigatori e pirati. Vengono citati anche nell’Odissea dove viene narrato che il capo dei Tafi fu Mente, di cui Atena prende le vesti per andare da Telemaco e rincuorarlo e far sì che salpi da Itaca per cercare suo padre. Ritornando ad Anfitrione, questi riuscì a sconfiggere Pterelao, grazie all’aiuto della figlia di questi, Cometo. Infatti i Tafi rimasero invincibili finché Cometo, figlia del re Pterelao, innamorata di Anfitrione, non tagliò la chioma dorata del padre che lo rendeva immortale. Dopo la sconfitta del nemico, Anfitrione condannò a morte Cometo ed assegnò il Regno di Tafo a Cefalo. È proprio durante questa campagna militare che si svolge la celebre commedia di Plauto “Anphitruo”, che narra delle vicende di Anfitrione, del suo servo Sosia e delle avventure d’amore di Zeus. Questa narrazione fu ripresa anche da Moliere, che nel suo “Amphitryon” dipinge Anfitrione con quelle qualità di ospite generoso che caratterizzano l’antonomasia odierna. Quindi si parteciperà volentieri alla cena dell’amico che ha fama di essere un anfitrione eccezionale, all’arrivo dei colleghi stranieri si farà di tutto per essere degli anfitrioni all’altezza, e ci si complimenterà col nostro anfitrione per la squisita attenzione con cui ha calcolato il divertimento di tutti. Si tratta di un’antonomasia che specie in Italia dovremmo tenere ben presente, come paradigma di ospitalità. Intanto durante l’assenza di Anfitrione il volubile Zeus, sotto le sembianze del marito, ebbe un lungo rapporto amoroso con Alcmena e la mise incinta. Dopo la guerra anche Anfitrione che, si riteneva di aver mantenuto le promesse, sposò Alcmena. La donna rimase incinta per la seconda volta. Quando partorì inverosimilmente, o per volere di Zeus che voleva nascondere ad Era questo ennesimo tradimento, diede alla luce due gemelli, Ificle generato da Anfitrione, ed Eracle da Zeus. Anfitrione morì in battaglia molti anni più tardi, cadde in battaglia contro i Miniani, contro i quali aveva intrapreso una spedizione, accompagnato dal giovane Eracle, per liberare Tebe da un vergognoso tributo. Secondo Euripide, Eracle furente, egli sopravvisse a questa spedizione ed assistette all’assassinio della nuora e dei nipoti compiuto da Eracle, vittima di follia.
Favria, 5.10.2017 Giorgio Cortese

Nella vita si vive di ciò che si dona. Tra gli altri benefici, donare rende leggero ma più ricco nell’animo il donatore. Ti aspettiamo mercoledì 11 Ottobre cortile interno del Comune di Favria dalle ore 8- alle ore 11,20. Se puoi vieni a donare abbiamo bisogno di Te!

La tavolata reale di Elena ed Ugo
Il matrimonio è il luogo deve si incontrano partenti e conoscenti in una piacevole atmosfera. Recentemente sono stato invitato al matrimonio con i miei famigliari al matrimonio di Ugo ed Elena, una splendida coppia di novelli sposi che hanno trasmesso a tutti i convenuti la loro gioia, felicità e speranza per il futuro. Insomma oltre ad un’ottima cerimonia , un pantagruelico e prelibato pranzo anche una sana iniezione di ottimismo per il futuro, trasmessaci. Come detto prima dai visi raggianti e solari dei due bellissimi e simpatici sposi. Di solito nei pranzi ci si divide nei tavolini, oppure se ospiti di un castello, come in questa occasione ci si siede quasi sempre nei tavolini su posti già preassegnati. Invece in questo matrimonio con il pranzo avvenuto al Castello di Rivara, dotato di un bellissimo parco di oltre 45.000 in una luminosa sala nella villa neobarocca. Il Castello è anche composto dal manufatto medievale e dalle scuderie. Tre edifici indipendenti. Posso dire di aver pranzato un una tavolata reale, dove i reali erano gli sposi e tutti noi invitati, tantissimi seduti nel medesimo tavolo, che ci guardavamo in faccia e riuscivamo quasi a vederci tutti. Il tutto sotto l’attenta regia del catering Ristorante Tre Re, una garanzia di gusto abbinato a una classe nel servire e preparare dei piatti che sarebbe immeritato citarne solo qualcuno, si farebbe torto a tutti gli altri, tutto il cibo e il vino servito meritano sono queste tre lapidarie parole per esprimere la grande bontà: EST EST EST. Concludo nel ringraziare ancora gli sposi ed i loro genitori, Mariella, Mino, Marilinda, Felice splendidi anfitrioni, che hanno reso concreto quello che dovrebbe sempre essere il paradigma dell’ospitalità. Concludo che il castello di Rivara è anche un Museo d’Arte Contemporanea, visitabile diretto da Franz Paludetto e ne vale la pena.
Favria, 6.10.2017 Giorgio Cortese

Molte persone sono simili alle piccole nuvole che si formano, passano e si sciolgono senza alterare minimamente le condizioni meteorologiche

Esseri umani o cavie!.
Il recente e purtroppo non ultimo scandalo della sanità, sulle protesi usate sui pazienti come cavie mi ha fatto ricordare il libro Steinbeck: “ Uomini e topi”. In particolare il verso della poesia di Burns, sempre attuale, come “i migliori progetti predisposti da uomini e topi” sono destinati a sbriciolarsi, come le mie speranze quando sento queste notizie, Allora era l’America sbricciolata dalla crisi adesso qui in Italia, in Canavese dove viene smarrita l’umanità e tutti diveniamo sempre di più gretti e gelosi, presi dalla cupidigia che ottenebra la mente e spinge turpi individui a danneggiare cinicamente i propri simili e tutta la natutra che ci circonda. La malapianta della corruzione, devasta la sanità, e questi scandali mi mettono paura, di non sentirmi tutelato, di essere la prossima carne da macello, cavia da svendere al miglior offerente nel nome del dio denaro e di suo fratello potere. Questi scandali mi fanno provare una indignazione profonda, intima e dolorosa, perché mi sento colpito proprio dove sono più fragile e vulnerabile. Mi sento colpito e affondato nell’animo nel diritto alla salute, e quindi nel diritto alla vita. Rimango sbigottito, di fronte a questa depravazione umana, sconcertato, non so cosa dire, non so come difendermi. E poi sento la litania rassegnata “è sempre stato così e sarà sempre così”, altri che si scomodano per le torture e i lavori forzati, altri ancora auspicano la galera a vita e le chiavi delle celle buttate dalla finestra. Non invoco la giustizia divina, ma sicuramente quella umani si! Ritengo che vada assicurata una profonda e tempestiva opera di reale giustizia. Tutta questa faccenda, ancora in divenire e tutta comunque da dimostrare in sede giudiziaria appare veramente inaccettabile, ma purtroppo non sorprende in una sanità pubblica smantellata volutamente e trasformata in azienda con l’obiettivo primario di ricavare profitti, si aprono varchi enormi e grandi possibilità per personaggi ed imprenditori disonesti di lucrare sulla salute di noi inermi cittadini e sui nostri bisogni assistenziali. Oggi la salute, il nostro bene primario è stato trasformato in privilegio, in business, in profitto, in grandi interessi economici sui quali anche la criminalità organizzata ha allungato i tentacoli. Quello che mi consola è che il rumore di queste mele marce non arresta la silenziosa marcia, che sono la maggiornaza, per fortuna, di cittadini, pazienti e operatori sanitari che ogni giorno lavorano onestamente, con grande impegno e professionalità e che sono la grande maggioranza di coloro che operano in sanità, grazie! Il lavoro quotidiano della maggioranza dei mei concittadini è simile ad un lampo in mezzo al cielo, ad un bagliore nel buio, una speranza che non tocco con mano ma l’intima corda con cui ogni giorno mi aggancio forte alla vita con l’ottimismo di un domani migliore.
Favria, 7.10.2017 Giorgio Cortese

Ogni giorno non siamo solo la vita che viviviamo, ma anche quella che doniamo. Ricordati che una goccia e’ un sorso di vita per chi soffre! Se ancora non sei donatore, pensaci, ma non con la testa, con il cuore. Ti aspettiamo mercoled’ 11 Ottobre cortile interno del Comune di Favria dalle ore 8- alle ore 11,20.

La schietta albescente alba.
La parola schietta, dignifica pura, incontaminata ma anche senplice e deriva dal gotico slaiths con il significato di sempolice, liscio. E’ la prima parola che usao per descrive a quando l’altra mattina ho visto sorgere l’alba con la sua semplività ed eleganza nel vincere la notte. Ecco al mattino penso che le parole che scaturiscono dai significati più semplici sono fra le più fertil come i gesti semplici che compio durante la giornata. Quante volte vorrei sentioe dire i concetti in maniera semplice, pura e sincera. Molte volte la grandezza delle cose si manifesta nella semplicità di forme e contenuti, poiché solo le cose semplici sono in grado di raggiungere tutti i miei sensi. Ed ecco che sorge l’alba abenescente, che tutto biancheggia, che tutto illumina. Mi piace la parola abenescente, dal latino dal latino albescens, participio presente di albescere impallidire, imbiancarsi, ma anche albeggiare, derivato di albus, bianco. Ho usato questa parola perché ritengo descriva meglio l’azione che descrive del lieve e delicatol cambiamento di colore dopo la buia notte.
Favria, 8.10.2017 Giorgio Cortese

Io prendo delle decisioni. Certo, forse non sono perfette, ma è meglio prendere decisioni imperfette che essere alla continua ricerca di decisioni perfette che non si troveranno mai