Passaggio di pellegrini a San Francesco Benne. – Certe sere. – La porta chiusa! – Johnson grass! – Dal deserto alla foresta, una giungla. – Settembre, settembrizzare, settembreccia! – Maal Hijra…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Passaggio di pellegrini a San Francesco Benne
Nella giornata di domenica 18 agosto dei pellegrini francesi diretti
verso Torino, dopo aver soggiornato alcuni giorni nella Parrocchia di Rivarolo, si sono persi e alle ore 21,00 sono arrivati a San Francesco Benne di Oglianico nella ridente campagna del Canavese. Questi pellegrini accompagnati da un Parroco fanno parte di una comitiva più grande composta da 4 sacerdoti, una suora ed un frate, provenienti da Parigi diretti a Roma che a Bergamo hanno perso i contatti con gli altri. Che bella esperienza trovarsi in Estate, dei pellegrini che bussano alla porta e che trovano ospitalità dal Gruppo Ricreativo di San Francesco Benne che li hanno rifocillati ed ospitati una notte e poi la collaborazione di Don Gianni che ha permesso la celebrazione della S. Messa in questa bella chiesa di campagna. In questa Estate dove si susseguono gossip e notizie di crisi governativi, il trovare questa bella notizia rallegra l’animo. Questi pellegrini provenienti dalla Francia ci ricordano le nostre origini cristiane di dare ospitalità allo straniero. La parola pellegrino deriva da un’espressione latina, peregrinus, straniero. Chi effettua il pellegrinaggio si reca, infatti in luoghi sconosciuti o comunque che non soliti vivere cercando ospitalità cristiana lungo il percorso. I soci del GRSB, gli hanno gli hanno dato ospitalità per una notte, rifocillati per il loro cammino. Il dovere dell’ospitalità è il muro maestro della civiltà occidentale, e l’ABC dell’umanità buona che molto spesso ci si dimentica. Pensate che già nel mondo greco prima del Cristianesimo il forestiero era portatore di una presenza divina e sono molti dei nei miti degli antichi greci che assumono le sembianze di stranieri di passaggio e anche nella Bibbia. In italiano è bello che la parola ospite si riferisce sia a colui che ospita e colui che è ospitato. I nostri nonni quando ospitavano qualcuno nelle stalle e nei fienili non gli chiedevano né il nome né l’identità, perché era sufficiente trovarsi di fronte a uno straniero in condizione di bisogno affinché scattasse la grammatica dell’ospitalità. Questo episodio è un buon antivirus all’inumanità dilagante perché la reciprocità delle relazioni d’accoglienza è alla base della convivenza pacifica tra le persone ed i popoli. A San Francesco Benne di Oglianico il GRSB ha fatto suo quel detto della Bibbia di non dimenticare mai l’ospitalità perché alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo!
Favria, 27.08.2019 Giorgio Cortese

Nella vita un filo di speranza è una goccia di sangue, venite a donare venerdì 30 agosto a Favria ore 8-11,20 cortile interno del Comune, abbiamo bisogno di Te! Ps grazie se fate passa parola ed invitate più persone. Requisiti minimi per donare godere di buona salute, età tra i 18- 60 anni peso minimo kg. 50. Per info cell. 3331714827 PRELIEVO STAORDINARIO. PASSA PAROLA SIAMO IN RISERVA

Certe sere.
Certe sere davanti ad un libro sono quasi addormentato, ma vigile. Disposto al riposo, ma anche ad alzarmi. Sguardo rivolto al cielo, meglio al soffitto, ma capace quasi simultaneamente di abbracciare la linea terrestre. È in questa capacità di mantenere un elegante equilibrio è la perfetta meditazione.
Favria, 28.08.2019 Giorgio Cortese

La porta chiusa!
Ritengo che a molte persone può essere successo di essere rimasti chiusi fuori casa. Il problema nella maggior parte dei casi viene risolto con l’utilizzo di chiavi di riserva o ricorrendo al lavoro di un fabbro come extrema ratio! Ma se rimani chiuso fuori casa in montagna e il tuo appartamento e’ al terzo piano in luoghi dove un cestello non può operare, non hai la chiave di riserva, non trovi il fabbro e ed e’ pure ferragosto nel tardo pomeriggio non hai forse tant’è soluzioni! La padrona di casa non si è persa d’ animo ed è entrata in casa sua effettuando un breve free climbing da un alloggio vicino che fortunatamente era occupato. Insomma una breve arrampicata sportiva casalinga. Certo che a differenza dell’arrampicata sportiva, come dice la parola stessa, che consiste nell’arrampicarsi su superfici rocciose con pendenze e altezze più o meno difficoltose, qui la persona per entrare in casa si e’ misurata con manufatti umani le sporgenze esterne di una casa. Questo episodio felicemente concluso mi porta a dire che nella vita le avversità possono essere delle formidabili occasioni, perché solo noi possiamo cambiare la nostra vita e nessuno può farlo per noi!
Favria, 29.08.2019 Giorgio Cortese

L’amore è altruismo, generosità, è dare con il cuore senza pretendere nulla in cambio, venite a donare venerdì 30 agosto a Favria ore 8-11,20 cortile interno del Comune, abbiamo bisogno di Te! Ps grazie se fate passa parola ed invitate più persone. Requisiti minimi per donare godere di buona salute, età tra i 18- 60 anni peso minimo kg. 50. Per info cell. 3331714827 PRELIEVO STAORDINARIO. PASSA PAROLA SIAMO IN RISERVA

Johnson grass!
Negli Stati Unita d’America viene chiamato Johnson grass, il sorgo selvatico o sorghetta dal nome ufficiale Sorghum halepense, dove Halepense vuole dire di Aleppo, Siria, lo stesso nome sorghum deriva dal latino suricum granum, grano di Siria. Questa rigogliosa pianta è comune in colture, pascoli e campi abbandonati, margini delle strade, argini fluviali e ai bordi di boschi e siepi. Ama suoli smossi, lavorati, fertili e profondi, comuni nelle culture erbacee. La pianta è originaria del bacino Mediterraneo, della famiglia delle Poacee ed è stata introdotta in tutti i continenti ad eccezione dell’Antartide, si riproduce rapidamente attraverso il rizoma ed il seme. È stata a volte utilizzata come foraggio e per arrestare l’erosione del suolo ma è considerata oggi una specie infestante. Pensate che le foglie danneggiate da freddo o caldo intensi sono fonte di acido cianidrico dannoso per gli animali perché possono causare accumulo di gas nell’apparato digerente degli erbivori a causa di un eccessivo accumulo di nitrato. Come detto è una specie invasiva a rapida crescita che sottrae nutrienti e acqua alle colture. E’una pianta resistente a molti diserbanti comuni. Il nome americano Johnson grass è legato a quello del Colonnello William Johnson, che la piantò in Alabama nel 1840. La pianta si era già affermata in molti degli Stati Uniti già il decennio successivo. Il colonello Johnson era proprietario di una piantagione dell’Alabama, e nel 1840 aveva seminato questa pianta intorno al 1840. L’impianto era già stato istituito in diversi stati degli Stati Uniti un decennio prima, essendo stato introdotto come foraggio accidentalmente contaminante di altri semi. In Piemonte viene chiamata Gramoun d’ Spagna e Canetta.
Favria, 30.08.2019 Giorgio Cortese

L’agapanto è il fiore della luce, del sole, del calore e dell’amore, come dice il suo stesso nome, che deriva dal greco “agape”, cioè amore disinteressato. E allora venite oggi a donare venerdì 30 agosto a Favria ore 8-11,20 cortile interno del Comune, abbiamo bisogno di Te! Ps grazie se fate passa parola ed invitate più persone. Requisiti minimi per donare godere di buona salute, età tra i 18- 60 anni peso minimo kg. 50. Per info cell. 3331714827 PRELIEVO STAORDINARIO. PASSA PAROLA SIAMO IN RISERVA

Dal deserto alla foresta, una giungla.
La parola foresta evoca quella pluviale tropicale, fitta e intricata; luogo ostile regolato dalla violenza e dalla sopraffazione. La parola giungla invece arriva in italiano attraverso l’inglese jungle, dall’hindi gangal, deserto. L’etimologia mii lascia interdetto ma com’è che in origine indica il deserto? Se c’è un ambiente che è l’esatto contrario del deserto, questo ci pare proprio la giungla, che è una foresta pluviale tropicale inestricabilmente ricca di vegetazione, umidissima, popolata promiscuamente da una quantità impressionante di forme di vita. L’origine hindi e sanscrita di questa parola mi parla di deserto anche nel senso particolare di terra non coltivata perché arida e abbandonata, ma questo del non coltivato è un significato attraverso cui il concetto di giungla si fa facilmente più ampio: da questa ampiezza si arriva all’intrico verde, che certo non è terra coltivata. Comunque, se la giungla sia passata a significare la foresta già prima dell’avvento degli inglesi nel subcontinente indiano o no, se questo passaggio sia stato influenzato dall’urdu o no, è dibattuto. Ma senza arrovellarmi troppo, possiamo tenere presente che questo genere di significati è piuttosto elastico: non devo scordare che il nostro stesso deserto etimologicamente sarebbe solo il luogo abbandonato, fratello di disertare, e che quindi, anche la foresta selvaggia potrebbe essere un deserto. Ad ogni modo la giungla si è imposta nell’immaginazione, tutta vegetazione impenetrabile, reticoli di liane, sottoboschi insidiosi, vapori e miasmi, piogge pesanti, calure mortali e bestie minacciose; ma ha anche dei difetti. È diventato per eccellenza il luogo intricato e confuso regolato dalla violenza, in cui l’unica logica è quella della sopraffazione. Quindi pensiamo ai prati che non vengono tagliati dall’erba e che diventano una giungla, ma se voglio essere un po’ rétro posso anche parlare delle giungle d’asfalto, anche se oggi è un’espressione che riguarda uno stato di cementificazione più che di violenza. E in questo tenore non va scordata la famosa legge della giungla, che si può declinare in espressioni amene come ognun per sé, uccidere o essere uccisi, sopravvive il più forte e simili. anche se la legge della giungla di Kipling diceva altro ed era un pochino più articolata.
Favria, 31.08.2019 Giorgio Cortese

La vera generosità è silenziosa; l’egoismo, l’ostentazione, urlano, ma lei no. Lei timidamente fa senza parlare, senza farsi sentire. La sente solo il cuore e l’anima di chi riceve la sua “carezza”.

Settembre, settembrizzare, settembreccia!
Settembre, nono mese dell’anno nel calendario giuliano e gregoriano, deve il suo nome alla collocazione che aveva nell’antico calendario romano dove, per l’appunto, occupava il settimo posto, infatti l’aggettivo latino september, da cui l’italiano settembre, deriva da septem sette. Sebbene il mese di settembre appartenga in massima parte all’estate, tuttavia sembra essere più naturalmente associato alla stagione autunnale. Tale legame ci viene suggerito anche da alcuni sostantivi femminili di uso antico o letterario che da settembre derivano e che venivano usati come sinonimi propri di autunno, in particolare: settembreccia, parola era usata anche nella locuzione “sembrare vile alla settembreccia”, nel significato di apparire, essere più triste della stagione autunnale. Settembresca, settembria Nel linguaggio giornalistico e storiografico il mese di settembre legato, in particolare, alle stragi che dal 2 al 6 settembre 1792 i rivoluzionari eseguirono nelle prigioni parigine sui monarchici e cittadini sospetti, arrestati e in attesa di giudizio. Gli autori di questi massacri furono detti settembrizzatori, parola che deriva dal francese septembriseur, da cui pure deriva l’inglese septembrizer, o settembristi, in questo caso, la parola non deriva dal francese, ma dall’italiano settembre, così come l’inglese septembrist deriva da september, ed usata anche per indicare i sostenitori dell’insurrezione portoghese del settembre 1836 favorevoli alla restaurazione della costituzione del 1822. In modo analogo si può chiamare settembrizzamento una forma di repressione particolarmente violenta, in inglese un significato similare, accanto a quello proprio, ha il sostantivo septembrization e si può usare il verbo settembrizzare sia nel significato proprio sia in quello di compiere massacri simili a quelli dei settembrizzatori, termine originalmente francese e significa “massacrare innocenti, in modo di fare inorridire le tigri”. Sempre a fatti di sangue, ma più recenti, riconducibile l’espressione settembre nero, denominazione di una formazione terroristica palestinese, costituitasi nel settembre 1970 nota per l’uccisione di 11 atleti palestinesi a Monaco e l’omicidio di un poliziotto tedesco al villaggio olimpico. Settembre nero nata nel mese di settemnre in Giordania quando il re hashemita di Giordania si mosse per reprimere un tentivo delle organizzazioni palestinesi di rovesciare la monarchia. Tornando a questo mese, benvenuto Settembre che hai dell’estate nelle o ore più centrali il meglio del tempo, e nelle sere che si allungano c’è il soffio profetico dell’autunno con il meglio dell’allegria.
Favria 1.09.2019 Giorgio Cortese

Certe mattine dentro di me c’è un muro, teso e sereno come un tamburo che nessuno suona. Poi esco di casa e incomincia a tamburellare l’allegra musica della vita

Maal Hijra
Per Capodanno si intende il primo giorno del nuovo anno. Per la religione cristiana cade il 1 Gennaio, mentre per altre religioni la data può cambiare a seconda delle usanze. La maggior parte delle religioni segue il calendario Gregoriano, ponendo il Capodanno nel primo giorno dell’anno. Ci sono casi, però, in cui il Capodanno cade in giorni differenti per via di una struttura del calendario differente. Un caso è quello del Capodanno islamico. Nell’era moderna il Capodanno simboleggia un nuovo inizio, facendo un resoconto dell’anno appena trascorso. I media vedono il Capodanno come una grande festa. Basti pensare alle radio, alle televisioni o ai giornali, che diffondono il Capodanno con qualunque strumento mediatico. Ovviamente alla base del Capodanno c’è qualcosa di più del mero festeggiamento. Ci sono anni di tradizioni culturali e religiose che si sono protratte col tempo. Una tradizione che cambia di città in città nel mondo ma ha un solo ed unico scopo: festeggiare il nuovo anno. Il Capodanno islamico, chiamato Maal Hijra, si festeggia il primo giorno di Muharram, cioè il loro primo giorno del primo mese per il loro calendario. È uno dei quattro mesi sacri dell’anno. Il suo nome è connesso con la parola ḥaram che significa proibito per motivi religiosi. Il capodanno segna il viaggio di Maometto dalla Mecca a Medina avvenuto nel 622d.C. La data del nuovo anno cambia rispetto al nostro, poiché il loro anno dura 11 giorni in meno, quindi in tutto il loro calendario è di 354 giorni. Quest’anno è previsto per il 15 ottobre. Il calendario islamico, noto come Hijrah, è stato introdotto da Omar Ibn Al Khattab e gli anni da contare partono dal 622 d.C. , e attualmente ci troviamo nell’anno 1436. I festeggiamenti del Capodanno durano dieci giorni, cioè fino al decimo giorno del primo mese del nuovo anno. Gli sciiti onorano questo breve periodo con il digiuno e la preghiera, durante il quale sono vietati i matrimoni e la musica. Si tratta più di un evento culturale che di una celebrazione vera e propria del nuovo anno, con il quale la gente accoglie il nuovo anno con la pace e con la preghiera. Per gli sciiti è di rigore il digiuno per i primi dieci giorni di Muharram, e spesso anche i sunniti celebrano la ashura con un digiuno, anche se in questo caso si tratta di un digiuno “volontario” e non obbligatorio come durante il Ramadan. Diversamente in Turchia e in alcuni paesi dell’Africa del Nord, questi dieci giorni che vanno dall’Awal Moharamm, all’Ashura, sono momenti di gioia e di festa, in cui si celebrano la pace e l’abbondanza.
Favria 2.09.2019 Giorgio Cortese

Leggere e come nuotare, mi immergo con cadenze sonore la testa. A bracciate avanzo di pagina in pagina e tutto questo irrobustisce il mio animo
giorgio