Ortensia, la forza dell’unione! – Speruma! – Corpus Domini Favria-Oglianico! – Da Brivos ad Abbbrivio! – Tiglio, profumo di festa Patronale! – SS Pietro e Paolo, festa patronale!… LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE.

Ortensia, la forza dell’unione!
Una leggenda narra che il re Luigi XIV di Francia amava molto i fiori e, nell’impulso di rinnovare l’atmosfera del palazzo, ordinò la spedizione di una spedizione alla ricerca di nuove specie di fiori. nell’equipaggio della spedizione c’era un giovane fragile. Questo giovane e i suoi compagni sono catturati dagli indigeni sulle coste brasiliane. Il giovane riuscì a scappare e liberare i suoi compagni. L’equipaggio francese fuggì con le loro vite, grazie al giovane, che era in effetti una donna di nome Hydrangea, che si era camuffata, per entrare nella nave e viaggiare per la spedizione. Ortensia e l’equipaggio tornarono sani e salvi in Francia, portando la specie di fiori richiesta dal re. Dopo aver appreso dell’atto di coraggio di Ortensia, il re la onorò mettendo il suo nome su una delle nuove specie di fiori che avevano trovato e portato attraverso la spedizione. Beh pare che non sia proprio andata così la storia fascinante storia del loro nome che comincia la storia delle ortensie: fu il francese “cacciatore di piante” Philibert de Commerson che nel 1771 così battezzò alcuni esemplari provenienti dalle Indie Orientali in onore di Hortense de Nassau, figlia del principe di Nassau, appassionato botanico, che lo aveva accompagnato in una spedizione. Ed è sempre il loro nome, anche se stavolta quello botanico, Hydrangea, che da una gentile principessa ci conduce ad una terrificante figura mitologia: è Hydra, con capelli a forma di serpente simili alle asperità presenti sopra la capsula contenente i semi di questa pianta. L’opinione più ampiamente condivisa è tuttavia quella circa la derivazione del nome Hydrangea dalle due parole greche hydros, acqua, e angeion, vaso, per la particolare forma delle capsule contenenti i semi, che assomigliano a delle piccoli otri d’acqua. Una versione meno accredita ci rimanda alla figura mitologica dell’Hydra, un mostro nato da Tifone ed Echidna con capelli a forma di serpente, immagine rievocata dalle asperità presenti sulla capsula che contiene i semi dell’ortensia.Pianta antichissima, di cui si sono trovate tracce fossili collocabili in era terziaria ed in periodi successivi , venne introdotta nei paesi europei quasi contemporaneamente, intorno alla metà del 1700. In Inghilterra si parlò di ortensia nel 1736, si trattava di una arborescens proveniente dalla Pennsylvania. Nei giardini giapponesi invece, la presenza e la popolarità delle ortensie era già notevole durante il diciassettesimo secolo, ma dato chele sue frontiere furono chiuse dal 1639 al 1856, l’accesso alle sue varietà era praticamente impossibile. Grazie comunque alle incursioni di alcuni “cacciatori di piante” europei, tra cui vanno ricordati il botanico svedese Cari Peter Thanberg, allievo di Linneo e il dottor Phihpl Franz von Siebold, alcuni esemplari vennero trafugati ed ebbero preso una descrizione botanica, anche se furono inizialmente classificati all’interno del genereViburnum. Da un punto di vista geografico troviamo le Hydrangea, ortensie, distribuite dal nord-est al sud-ovest americano e nel sud-est asiatico. L’ortensia è un simbolo di devozione, coraggio, determinazione, dignità, purezza di sentimento e elevazione spirituale. Da un lato, l’ortensia è associata all’esuberanza, grazie alla sua eleganza e abbondanza di petali e, d’altra parte, è legata allo stato di gratitudine e prosperità. A causa dei vari colori che può assumere in base alle variazioni che si verificano nel luogo in cui viene coltivato, questo fiore è legato all’innovazione, all’adattabilità, alla versatilità, all’incostanza e alla trasformazione. Di questo fiore quello che mi attira maggiormente è l’abbondanza risultante dalla comunione di foglie e fiori. Il fiore stesso dell’ortensia è l’unione di piccoli fiori, che insieme diventano grandiosi ed esuberanti, in questo modo l’ortensia mi ricorda che dove c’è unione e armonia, c’è abbondanza!
Favria, 25.06.2019 Giorgio Cortese.

Fate la cosa giusta venite a donare mercoledì 10 luglio a Favria ore 8-11,20 cortile interno del Comune, abbiamo bisogno di Te! Ps grazie se fai passa parola ed inviti più persone. Requisiti minimi per donare godere di buona salute, età tra i 18- 60 anni peso minimo kg. 50. Per info cell. 3331714827

Speruma!
In questi giorni ho incontrato l’amico Fervido, grande ottimista che mi ha detto di aver fatto un bellissimo sogno: asfaltavano le strade! Mi ha detto che si è svegliato così entusiasta che con la speranza che si avveri! Parlando di speranza mi ha raccontato di come Pandora, un giorno scoperchiò il vaso, liberando così tutti i mali del mondo: gelosia, invidia, malattia e sul fondo del vaso rimase soltanto la speranza, che non fece in tempo ad uscire prima che il vaso venisse chiuso di nuovo. Dopo l’apertura del vaso il mondo divenne un luogo desolato ed inospitale simile ad un deserto, finché Pandora lo aprì nuovamente per far uscire anche la speranza, ed il mondo riprese a vivere. Ecco nella vita le paure possono farci prigionieri dei nostri pregiudizi, la speranza darci ottimismo e renderci liberi. Perché nella vita senza la speranza è impossibile trovare l’insperato. Beh mi ha contagiato e ci spero anche io perché nella vita sperare mi aiuta a vedere l’invisibile e toccare l’intangibile per raggiungere l’impossibile! Speruma!
Favria, 26.06.2019 Giorgio Cortese

Il modo migliore per misurare quanto sono cresciuto non sono i centimetri del giro vita ma ciò che ho fatto con il mio tempo, come ho scelto di trascorrere le mie giornate e di chi mi sto prendendo cura. Questa, per me, è la misura più grande del successo. Venite a donare mercoledì 10 luglio a Favria ore 8-11,20 cortile interno del Comune, abbiamo bisogno di Te! Ps grazie se fai passa parola ed inviti più persone. Requisiti minimi per donare godere di buona salute, età tra i 18- 60 anni peso minimo kg50. Per info cell. 3331714827

Corpus Domini Favria-Oglianico!
Giovedì 20 giugno, ho partecipato con i commilitoni del Gruppo alpini di Favria alla processione del Corpus Domini, in questa occasione abbiamo avuto l’onore di portare il baldacchino durante la processione dalla chiesa di Favria a quella di Oglianico con le autorità civili, il baldacchino preceduto dai bambini che gettavano petali di rosa lungo il percorso e seguito dal coro e da tutta la numerosa popolazione delle due Comunità. Mentre camminavo in processione verso Oglianico, dove questo onore veniva assunto dagli amici alpini del Gruppo del paese limitrofo di Oglianico pensavo che il mondo ha un grande bisogno oggi di guardare l’Eucaristia per non perdere di vista il volto degli uomini, il valore della vita e degli umani bisogni. Durante il percorso riflettevo che se torniamo a guardare all’Eucaristia ed al suo significato forse diventerà più chiara, facile e bella la via per creare una società meno arrogante, rassegnata e triste. Ritengo che la Santissima Eucaristia non è solo un grande esempio da imitare, ma è il principio, la sorgente che ci rende capaci di vivere come Lui. Grandi gli Alpini semprepresenti nelle cerimonie civili e religiose che ci ricordano sempre nonostante tutto se un certo progresso tende ad implodere con delle degenerazioni pensando di cancellare tradizioni culturali ci sono gli alpini che conservano i valori-vaccino, necessari nei momenti di epidemia di sbando culturale della società.
Favria-Oglianico 27.06.2019 Giorgio Cortese

Nella vita l’arte e la cultura riuniscono e ci danno forza

Da Brivos ad Abbbrivio!
Abbrivo vuole dire spinta iniziale che una nave o un veicolo riceve dai suoi mezzi di propulsione, deriva dal dal provenzale, abbrivar mettersi in movimento, forse da un termine gallico brivos forza.ma non solo una una nave quando inizia a muoversi, ed i suoi propulsori devono vincere un’immensa inerzia, ma anche il cambio di un giocatore durante la partita può dare abbrivio alla squadra che nel primo aveva stentato a ingranare. Personalmente certe mattine dopo un buon caffè prendo l’abbrivio per lavorare e se sono a casa anche per scrivere questo breve pensiero
Favria, 28.06.2019 Giorgio Cortese

Ci sono individui composti unicamente di facciata, come case non finite per mancanza di quattrini. Hanno l’ingresso degno d’un gran palazzo, ma le stanze interne paragonabili a squallide capanne. E per loro si può dire e si finsero felici e contenti.

Tiglio, profumo di festa Patronale!
I Tigli in fiore sono gli alfieri odorosi dell’imminente festa patronale di San Pietro a fine Giugno in Favria. Il tiglio è un albero presente in dicersi miti e mitologie. Secondo un mito c’era molto e molto tempo fa, prima che Zeus diventasse il Signore dell’Olimpo, una bellissima ninfa di nome Filira, figlia dell’Oceano sorella di della ninfa Stige, il fiume che bagna gl’inferi e che anche gli Dei temono, sul quale prestano i loro giuramenti. E questa donna antichissima fu amante di Crono, il primo dei Titani, coloro che a quei tempi dominavano il mondo. Ma Crono aveva una sposa, Rea, la quale un giorno sorprese il marito a letto con Filira, ed egli, vedendosi scoperto, ecco che subito balzò dal giaciglio con forma di stallone e fuggì via. Anche Filira si allontanà da quel luogo per sempre, e prese dimora sul monte Pelio, in Tessaglia, terra di streghe e magia quanto nessun’altra nell’Ellade. Qui, in una grotta che prese il suo nome, diede alla luce il figlio del suo amore, Chirone. Ma Chirone non era un bimbo come gli altri, era infatti un Centauro, il primo ed il più saggio, metà uomo e metà cavallo, a causa delle metamorfosi del padre. Secondo il mito la madre, presa dalla vergogna per un figlio tanto orripilante invocò gli Dei, e chiese di venir tramutata in qualcos’altro. Così fu che divenne il primo albero di Tiglio, ma attenzione la parola Filiria, alcuni studiosi fanno risalirea philyra al greco philos, amico, e yron, sciame, col significato di pianta amata dagli sciami di api.Ma attenzione non è una storia triste, Chirone divenne un grande conoscitore delle erbe con le quali curava gli uomini, e ciò non stupisce vista la madre, essendo il Tiglio da sempre ritenuto un albero dalle grandi proprietà medicinali, il cui nome nelle lingue germaniche ha dato origine al verbo lindern, alleviare, calmare, mitigare, fu un grande maestro di eroi, fra i quali Giasone ed Achille. Bellissimo è il mito sul Tiglio narrato da Ovidio nelle Metamorfosi che narra di quando vivevano un tempo in Frigia in una piccola capanna, due anziani sposi , Filemone e Bauci. Un giorno gli Dei si presentarono alla loro umile abitazione chiedendo ospitalità, dopo essere stati rifiutati da tutti i vicini molto più ricchi ed agiati dei due vecchi. Questi accolsero i misteriosi stranieri con gentilezza e con ogni riguardo. Allora, volendo gli Dei punire coloro che avevano rifiutato loro ospitalità allagarono la piana, ma salvarono Filemone e Bauci dicendo loro che avrebbero potuto chiedere ciò che volevano in cambio della loro affabilità; essi chiesero solo di poter divenire loro sacerdoti e di morire insieme, poiché s’amavano molto e non volevano sopravvivere l’uno all’altro. Così la loro dimora divenne un tempio, e quando giunse il tempo della morte, i due si mutarono in alberi, Filemone in Quercia e Bauci in Tiglio che ha come caratteristiche la gentilezza, premurosità e accoglienza. Nei paesi del nord Europa la sacralità degli alberi si è conservata per molto tempo, tanto che ancora in epoca medievale e spesso anche più tarda, venivano emessi divieti e decreti affinché si cessasse di adorare i boschi sacri e particolari alberi, i quali in molti casi furono abbattuti. Il nome della madre di Odino, Bestla, sembra significhi, fibra della parte interna della corteccia, soprattutto del Tiglio, ed ecco nuovamente questo albero come Antica Madre che precede l’ascesa degli Dei indeuropei, dei quali in questo caso è madre e non sposa. Nella Saga di Sigfrido il Tiglio ha un ruolo centrale, l’eroe principale, dopo aver ucciso un drago guardiano di tesori, si bagna con il suo sangue che lo rende invulnerabile, ma nel mentre, una foglia gli cade fra le scapole, e quello sarà il suo unico punto debole, che scoperto dai suoi nemici, verrà trafitto e porterà l’eroe alla morte. Dalle trascrizioni Medievali di questa storia, la foglia che cade sulla schina di Sigurd, è proprio di Tiglio. In Scandinavia è anche uno degli alberi vardtrad, parola svedese composta da varda, curare e trad albero, comunemente tradotta come albero che cura. Questi particolari alberi sono i custodi delle case o dei villaggi, se vengono tagliati l’abbondanza e la fortuna abbandonano il luogo. Per questo le famiglie lasciavano offerte alle sue radici, sotto le quali si diceva vivessero gli spiriti aiutanti della comunità. Questa tradizione sembra essersi conservata in ambienti di lingua tedesca dove fino alla fine del XIX secolo si potevano ancora trovare il Dorflinde, il Tiglio del villaggio ed il Gerichtslinde, il Tiglio del giudizio” intorno al quale si tenevano i processi, poiché era opinione diffusa che sotto ai suoi rami non si potesse mentire, e che la sua dolcezza avrebbe mitigato le sentenze troppo severe. Ma si ha notizia anche di Tanzlinde, il Tiglio del ballo, sotto le cui fronte si tenevano danze di buon augurio durante le pricinpali feste dell’anno. Molti di questi Tigli, essendo stati curati per generazioni dagli abitanti dei villaggi divennero molto vecchi ed imponenti, e molteplici vennero dedicati alla Madonna in tempi più tardi. Di nuovo, il Tiglio come Madre amorevole, femminile protettrice.
Favria, 29.06.2019 Giorgio Cortese

La speranza per me è simile ad una strada nei campi dove non c’è mai stata una strada, ma quando molte persone vi camminano, la strada prende forma. Aiutateci a dare speranza di vita, venite a donare mercoledì 10 luglio a Favria ore 8-11,20 cortile interno del Comune, abbiamo bisogno di Te! Ps grazie se fai passa parola ed inviti più persone. Requisiti minimi per donare godere di buona salute, età tra i 18- 60 anni peso minimo kg50. Per info cell. 3331714827

SS Pietro e Paolo, festa patronale!
Carissimi concittadini, oggi è la nostra festa patronale e si rinnova ancora una volta in noi favriesi di nascita e di adozione l’emozione di festeggiare i nostri SS Protettori. Un appuntamento che ogni anno fa vivere nella nostra Comunità bellissimi festeggiamenti che ne fanno un nostro vanto. Questa festa fa subito venire alla mente sentimenti, ricordi e tradizioni che ci accompagnano nella nostra storia, che ci spingono a far conoscere meglio le nostre origini e ci stimolano a costruire e vivere meglio il nostro domani. Non è dunque una semplice tradizione da rispettare, accudire e tramandare, la nostra storia, ma una necessità a cui aderire con consapevolezza e passione. Il mio personale invito a tutti gli amici concittadini, credenti e non, a riscoprire ed a conservare la religiosità della festa che non toglie nulla al sobrio divertimento fatto anche di suoni, divertimento del bellissimo luna park, con lo stand gastronomico della pro loco, e del banco di beneficienza della Parrocchia che invito a frequentare. Oggi siamo tutti in festa con l’auspicio che possiamo vivere le nostre giornate con la forza ed il coraggio di vivere in pace ed armonia. Buona festa a tutti ricordando che il futuro di una Comunità passa inevitabilmente dalla preservazione della sua memoria storica.
Favria, 30.06.2019 Giorgio Cortese

Le feste li faccio con gli amici perché con gli avversari non vengono bene!
giorgio191