Mantil canapia! – L’Eridano e Fetonte. – Ricordiamoci sempre – La Pro Loco ecosostenibile – Attaccarsi al tram – Solo l’uomo colto è libero. Epitteto! – Trambasciare l’asset, un subbuglio!…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Mantil canapia!
In piemontese la parola mantil vuole dire tovaglia, poi troviamo mantila che può essere una piccola tovaglia ma anche la tovaglia bianca che si appendeva una volta ai lati della porta del negozio del macellaio per segnalare il tipo di attività. La mantilà è un tessuto lavorato come una tovaglia e la mantilaìa è la biancheria da tavolo. Il fabbricante di questi prodotti, nel settecento a Favria ne ho trovato numero citazioni, tutti lavoravano ante rivoluzione industriale in casa il mestiere del mantillaro in piemontese il mantilè. E il mantilot è il tovagliolo. La aprola mantil e le sue definizioni in piemontese derivano dal lemma latino mantilem , tovagliolo e mantellum, asciugamano e non hanno nessun nesso con il lemma francese manteau, dal latino mantellum che origina la parola piemontese mantò, veste femminile lunga a guisa di manto. Ma mi direte cosa centra mantil con canapia che in piemontese vuole dire grosso naso. Nàpola in piemontese vuole dire naso ma anche ammasso di terra con cui si colmano i fossi, oppure guado, scarpata sui fiumi e rogge con poca acqua ed infine il canale di scolo delle acque in campagna. La parola deriva dal tardo latino mappam, tovagliolo, drappo poi passata al francese in nappe, tovaglia. Secondo altri deriva dal longobardo hnapp, ciotolo, scodella e poi da lì in senso metaforico al grande naso.
Favria 6.10.2020 Giorgio Cortese

Se ogni giorno mi sforzo di essere sempre me stesso, così nessuno potrà dire che lo faccio male

La vita è energia presa in prestito che prima o poi dobbiamo restituire anche con una donazione di sangue, per salvare altre vite. Ti aspettiamo a donare il sangue a Favria MERCOLEDI’ 7 OTTOBRE cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell. 3331714827- grazie se fai passa parole e divulghi il messaggio

L’Eridano e Fetonte.
Il mito in cui si parla di Fetonte e l’Eridano ce lo racconta dettagliatamente Ovidio nelle sue Metamorfosi. Fetonte era il figlio di Apollo e di Climene, regina etiope. In quel tempo lontano, gli Etiopi erano tutti di carnagione candida ed Apollo, passando di lì, si invaghì della bella regina, da cui ebbe Fetonte e le sue sorelle le Eliadi, Lampezia, Fetusa ed Egle. Fetonte crebbe e si fece degli amici, tra cui Epafo, re dell’Egitto figlio di Zeus e Io, che lo prendeva in giro per il suo raccontare le origini divine della sua nascita. Fetonte protestò con la madre, che giurò di averlo avuto dal dio del Sole e lo invitò a raggiungerlo, nella sua casa all’estremo oriente, per chiederglielo di persona. Fetonte non si lasciò intimidire e partì, camminando fino a che, superata l’India, si trovò di fronte alla residenza dorata del padre. Entrò e gli parlo, e Apollo confermò la storia, ansioso di soddisfare in tutto il proprio figlio. Fino a quando Fetonte non gli chiese di guidare il carro del Sole ad Apollo, identificato come dio del Sole, Elio, quale portatore di luce e auriga del cocchio solare. Apollo spiegò al figlio che l’impresa era impossibile, che i cavalli erano assolutamente incontrollabili, che neanche il supremo Zeus poteva guidare quel carro, ma Fetonte fu irremovibile. A malincuore, Apollo gli concesse il carro, visto che la notte stava per terminare e l’aurora stava già risplendendo, si raccomandò affinché seguisse alcuni consigli nella guidare i cavalli. Ma niente, Fetonte non fece a tempo neanche a pensare a cosa fare che i cavalli, sentita la mano tutt’altro che forte ed il peso leggero sul carro, capirono immediatamente che a guidarli non era Apollo ma uno sprovveduto. E si lanciarono al galoppo e allora per la prima volta i raggi scaldarono la gelida Orsa, la quale cercò, invano, d’immergersi nel mare ad essa vietato ed il Serpente, che si trova vicino al polo glaciale e che prima era intorpidito dal freddo e non faceva paura a nessuno, si riscaldò e a quel bollore fu preso da una furia mai vista. Raccontano che anche Boote, una parola greca che significa bovaro, fuggi benché fosse lento e impacciato dal carro. Boote, nella mitologia greca era il guardiano dell’orsa dato che si trova alle spalle della costellazione della Grande Orsa. Quando poi l’infelice Fetonte si volse a guardare dall’alto del cielo la terra che si stendeva in basso, lontana, lontanissima, impallidì, e un improvviso sgomento gli fece tremare le ginocchia, e in mezzo a tutta quella luce un velo di tenebra gli calò sugli occhi. I punti più alti del pianeta cominciano a prendere fuoco, il suolo perde gli umori, si secca e si fende, i pascoli si sbiancano, alle piante si bruciano le fronde, e la messe inaridita fa da esca al flagello che la divora. Ma questo è niente. Ecco che grandi città van distrutte con le loro mura e gli incendi riducono in cenere intere regioni con le loro popolazioni. Dicono che fu allora che il popolo degli Etiopi, per l’affluire del sangue a fior di pelle, divenne di colore nero; fu allora che la Libia, evaporati tutti gli umori, divenne un deserto. Il Nilo fugge atterrito ai margini del mondo e nasconde il capo, che non si è più riusciti a trovare e le sue sette foci restano asciutte, polverose: sette letti senz’acqua. Allora la madre terra Gea iniziò a pregare Zeus di porre fine a quella tragedia, e il padre degli dei, chiamati a raccolta tutti, spiegò che se non fosse intervenuto l’intera terra sarebbe morta. Preparò la sua folgore e colpì in pieno Fetonte, che precipitò in fiamme come una stella cadente dal carro, finendo senza vita nelle acque dell’Eridano. In esso lo ritrovarono molto dopo gli Argonauti, ancora fumante. Emanava un olezzo nauseabondo tale che anche gli uccelli che sventuratamente vi passavano sopra morivano all’istante, pare che l’espressione, odore fetente, derivi da questo mito. Le Eliadi, sorelle di Fetonte, si radunarono sulle rive dell’Eridano piangendo il fratello fino a che non si trasformarono lentamente in pioppi e le loro lacrime divennero ambra. Anche un altro amico di Fetonte, Cicno, lo piangeva sulle sponde, fino a quando gli dei si impietosirono del suo dolore e lo trasformarono in un candido uccello, il cigno. Termina così la triste storia di Fetonte, ragazzo imprudente che non volle ascoltare i consigli di un dio e pagò la sua inesperienza ed i suoi danni con la propria vita. Questo mito insegna che per possedere un oggetto di grande valore bisogna esserne degni. Fetonte si rivela indegno di guidare l’astro del giorno, e perciò fallisce nella sua impresa. Noi qui vediamo solo le conseguenze di un desiderio incontrollato, Fetonte è più colpevole di Icaro, che non resiste al volo e sale fino ad avvicinarsi al sole che scioglierà la cera delle ali incollate. No, Fetonte vuole guidare il carro del Sole per dimostrare che è figlio del Sole, che è divino. Non è amore del cielo e del volo che lo anima e guida. È sempre attuale la lezione con l’umana superbia e la cedevolezza di chi rinuncia per senso di colpa al ruolo di guida per orientare nel viaggio della vita che portano alla rovina la terra. Poi sarà la terra che è una donna, a recuperare, a salvare il pianeta, a riportare la vita. Ma questa è un’altra storia del magico libro di Ovidio.
Favria, 7.10.2020 Giorgio Cortese

Ogni giorno dobbiamo sempre lottare per migliorare la qualità della vita e non accontentarci.

Abbiamo una sola ricchezza, la nostra vita. Usiamola bene anche con una donazione di sangue peer salvare delle vite. Ti aspettiamo a donare il sangue a Favria MERCOLEDI’ 7 OTTOBRE cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Oggi abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell. 3331714827- grazie se fai passa parole e divulghi il messaggio

Ogni giorno cerchiamo di essere sempre ciò che siamo e che sentiamo nell’animo, perché molte volte quelli a cui importa non conta e a quelli che contano non importa.

Ricordiamoci sempre
Ricordiamoci sempre che quando i nostri personali piani falliscono, che la sconfitta temporanea non è un fallimento permanente. Significa soltanto che i nostri piani non erano validi. Creiamo altri progetti. Ricominciamo tutto da capo. Diamo benzina con l’entusiasmo che è un infaticabile sognatore, un inventore di progetti, un creatore di strategie, che contagia gli animi delle persone questi sogni, perché nella vita nulla è impossibile. Certo la benzina dell’entusiasmo non è cieca, non è incosciente, sa che ci sono difficoltà, ostacoli talvolta insolubili. Sa che su dieci iniziative nove falliscono. Ma non si abbatte. Ricomincia da capo, si rinnova. Nella vita il fallimento è solo l’opportunità più intelligente per ricominciare Per vivere con onore bisogna struggersi, turbarsi, battersi, sbagliare, ricominciare da capo e buttar via tutto, e di nuovo ricominciare a lottare e perdere eternamente. La calma molte volte è una vigliaccheria dell’anima.
Favria, 8.10.2020 Giorgio Cortese

Ogni giorno nulla posso contro il tempo, se lo spingo va avanti adagio, se lo trattengo, mi sfugge!

La Pro Loco ecosostenibile
La Proloco di Favria ha fatto di nuovo centro con una bella biciclettata nella amena campagna Favriese che ha coinvolto più di cento partecipanti, complice una soleggiata anche se fresca domenica di fine settembre. La bicicletta in questo periodo di pandemia è diventata giorno per giorno il mezzo attraverso cui entrare in contatto con le persone, l’oggetto di lunghi e interessanti discorsi sull’impegno civico e sociale, sulle possibilità di condurre un’esistenza rispettosa del territorio e dei valori individuali ma sempre rivolta al miglioramento di sé. Gli iscritti alla biciclettata della Pro loco salendo sulla bicicletta per girare per le strade di campagna di Favria hanno riprovato come la prima volta da bambini il ricordo della brezza leggera che gli sfiorava il viso, tutti in equilibrio su due ruote in fila indiana. Che bella la bicicletta, un telaio e, due ruote che stanno in piedi con l’ausilio di una persona, una magia che la Pro Loco ha riservato nella biciclettata. Grazie al Direttivo della Pro Loco ed al Presidente Alessia Basile per aver donato ai partecipanti queste belle sensazioni e per utilizzare un mezzo così ecologico.
Favria, 9.10.2020 Giorgio Cortese

La cosa più preziosa che posso fare certi giorni è quello di commettere degli errori, non si impara mai nulla se siamo perfetti.

Attaccarsi al tram
Questa è un’espressione di uso molto comune, se non che tram a volte viene sostituito da altre parole. Nonostante l’ironia dell’espressione, questa deriva dal fatto che in passato, veramente, in alcune città c’era la possibilità di attaccarsi al tram: i tram erano molto più lenti di quelli di oggi, e non avevano una velocità molto superiore a quella del passo dell’uomo, per cui attaccarsi ad un apposito maniglione posto sul retro significava farsi trainare. Ma chi lo faceva era l’ultimo arrivato che non aveva trovato posto a sedere, costretto così ad “attaccarsi al tram”.
Favria, 10.10.2020, Giorgio Cortese

La falsità di alcune persone si sente anche quando stanno zitte.

Solo l’uomo colto è libero. Epitteto!
L’UNITRE di Cuorgnè riparte, apertura corsi mercoledì 14 ottobre, inaugurazione alle ore 15,30 con un ricco programma di corsi nonostante la latente pandemia da Coronavirus. In questi tempi duri pieni di incognite la formazione e l’educazione attuata da questa associazione di volontariato nella promozione sociale e culturale diventa un faro per non cadere nello sconforto ma una sfida per mantenere vivi i rapporti tra i soci e anche per scambiare, con le dovute distanze, esperienze e conoscenza. Nei prossimi mesi dal Coronavirus ci salverà un vaccino, ma tocca non solo alla scuola ma anche alle Associazioni culturali di salvare la Cultura. Ricordiamoci che se nei laboratori riescono a preparare velocemente un vaccino capace di sconfiggere il Coronavirus, lo dobbiamo alla cultura, dalla quale si genera l’arte e la scienza frutto del lavoro tramandato da innumerevoli generazioni. Ricordiamoci sempre che la cultura è un bene comune primario come l’acqua ed i teatri le biblioteche i cinema sono come tanti acquedotti. la forza della cultura è che diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande. Un elogio va al Direttivo che ha raccolto la sfida del Coronavirus e con sagacia e fiducia nel futuro ha portato alla riapertura dei corsi.
Favria, 11.10.2020 Giorgio Cortese

La voglia di fare del bene è in tutti noi, ma troppo spesso manca solo coraggio di usarla

Trambasciare l’asset, un subbuglio!
La parola trambasciare si riferisce a quando si soffre un’oppressione, insomma quando ci si trova in uno stato di angoscia. La parola ambascia, deriva dall’antico gotico andbath, con il significato di servo, ed in origine l’ambasciatore era un servo, mandato intorno, dalla stessa parole deriva il lemma ambage. La parola ambascia con l’aggiunta del prefisso tra è divenuta trambascia, una parola oggi poco usata. Il trambasciare è un soffrire particolare, il soffrire un’oppressione, un’angoscia che arriva anche fisicamente a pesare sul respiro, un opprimente nodo alla gola. Il riferimento qui è noto: l’ambascia. Se dico di essere in ambasce per gli impegni che si sono accavallati all’improvviso, se racconto della squadra famosa che si è trovata in grandi ambasce contro quella minore, descrivo un tipo di affanno sofferto anche se controllato. Insomma l’ambasca è un vivo soffrire dall’attuale asset economico in cui versiamo, che si rifletta nei rapporti interpersonali, nella società. Asset, un lemma di origine inglese, oggi comunemente usato che significa in imglese patrimonio ma che viene comunemente usata come qualunque voce attiva di un bilancio di un’azienda, che possa essere usata per il pagamento di debiti in caso di insolvenza. Ma pensate che la parola inglese asset deriva dal latino ad satis, a sufficienza, abbastanza. Il riferimento è quindi a qualcosa che ci soddisfa, che rappresenta una quantità adeguata ai nostri bisogni. Ma scavando nella parola inglese si arriva ad un lemma inaspettato, anzi un avverbio, assai, che oggi usiamo per dire molto, ma che all’origine il suo primo significato era proprio quello di sufficientemente, quanto basta, proprio in ragione di quel ad satis latino da cui deriva e che potremmo tradurre letteralmente con a sazietà. Il termine tecnico asset al purale assets significa qualcosa di utile, vantaggioso, che ha un grande valore per determinati fini economici. Ma qui uno incomincia ad andare un subbuglio, in agitazione. Subbuglio deriva dal tardo latino subbullire, derivato da bollire, un lemma che sta in mezzo tra la calma olimpica, quella piombata per intenderci e l’agitazione svolazzante nel ragionare che il trambasciare del mio animo nasce dal non capire gli asset guida di chi abbiamo democraticamente eletto che mi procura un disordine nell’animo accalorato.
Favria, 12.10.2020 Giorgio Cortese

Ogni giorno andiamo avanti, non fermiamoci, non indugiamo nel nostro quotidiano viaggio della vita, ma cerchiamo sempre l’obiettivo che abbiamo davanti.
giorgio_bici