Ma i parcheggi sono sempre più blu! – A Favria il Carnevale presto impazza! – Crisaore un gigante dalla spada d’oro. – Cuore di tenebra . – Mi presto ma non mi impresto. – Domenica mattina – Da capo a ceffo… LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Ma i parcheggi sono sempre più blu!
Leggo che in un Comune Canavesano verranno introdotte le strisce blu! Insomma parcheggi a pagamento. Rifletto allora che l’automobile, mezzo ormai indispensabile per muovermi per andare a lavorare, fare esami sanitari o commissioni fuori dal mio Comune di residenza, non è ancora un bene di lusso ma ci si sta avvicinando molto velocemente. E’ questo il destino dell’automobile sempre più alle prese con tasse, accise, tariffe assicurative e strisce blu. Le strisce blu, il pagare il parcheggio del suolo pubblico solo per permettere all’Ente di fare cassa mi sembra simile ai banni feudali, quando il feudatario riceveva dall’imperatore il diritto di imporre una tassa ad esempio per chi passava sul ponte che permetteva di entrare in paese, oppure di pagare una tassa per ogni pagnotta cotta nel forno del feudatario che aveva il monopolio del forno. Le strisce blu mi ricordano anche la famosa canzone di Rino Gaetano che è sempre attuale: “Chi vive in baracca, chi suda il salario, .chi ama i sogni di gloria.. chi mangia una volta (al giorno aggiungo io).., chi tira al bersaglio, chi regna sovrano, chi suda, chi lotta, …chi gli manca la casa, chi prende assai poco… Ma il cielo è sempre più blu.” Poi si potrebbe continuare visto il periodo: “Chi vuole l’aumento, chi gioca a Sanremo, chi copia Baglioni”. Ma a chi giova imporre un simile balzello? Sicuramente non ai commercianti, visto il periodo poco felice con la crisi che erode gli stipendi come un vorace Cormorano”. Forse c’è come dice Rino Gaetano: “Chi ha scarsa memoria!” Ma in Comuni limitrofi chi aveva introdotto tale strisce poi è stato “trombato” alle successive elezioni perché siamo cittadini e non sudditi e sappiamo bene che per”Chi ha torto o ragione… chi gioca col fuoco… che il cielo è sempre più blu!” Na na na na na na na na na na
Favria, 13.02-2018 Giorgio Cortese

Ad Halloween certe persone si travestono da mostri, a Carnevale da quello che gli pare e a San Valentino da innamorati!

A Favria il Carnevale presto impazza!
Non c’è un momento migliore dell’anno in cui consumare cibi saporiti e calorici come nella domenica di Carnevale, un po’ per consolarci del grigiore del clima invernale e poi anche perché certe prelibatezze con la primavera sono più rare. A Favria, DOMENICA 11 Febbraio avverrà la tradizionale distribuzione dei fagioli con cotenna, alle ore 12 in piazza Martiri della Libertà davanti al Salone San Michele da parte dell’infaticabile dei volontari della Pro Loco. E’ il momento dei “ fasoi e quaiette” una tradizione nel ricco programma di Carnevale promosso dall’Associazione Favria Giovane in collaborazione con il Comune. Come si fa per ritirare “ fasoi e quaiette” ancora fumanti? Semplice, ci si munisce di un contenitore e poi dopo la S. Messa delle ore 12,00 inizia la distribuzione fino alle 13,30, ma…credetemi finiscono prima! Ma non finisce qui! Nel pomeriggio alle ore 15,00 sfilata delle carriole allegoriche per le vie cittadine ed al termine avverrà l’estrazione dei biglietti vincenti della sottoscrizione a premi. Siamo a Febbraio mese monellaccio molto allegro e un po’ pagliaccio, siamo a Carnevale con frizzi e lazzi sono giorni allegri, giorni pazzi tra coriandoli e stelline nella piazza tutti indossando mascherine. Nei visi dei bimbi vedo sorrisi di colorati arcobaleni e l’allegria invade il cuore! Allora che aspetti a Favria il Carnevale presto impazza, tutti quanti nella piazza!
Favria, 10.02.10\8 Giorgio Cortese

Nella vita di ogni giorno più in alto si sale, più lontano vede. Chi più lontano vede, più a lungo sogna.

Crisaore un gigante dalla spada d’oro.
Recentemente ho letto in un libro che veniva menzionato Crisaore è un personaggio minore della mitologia greca, un gigante con una spada d’oro. Si tratta di un gigante armato di una lancia d’oro, da cui il nome Crisaore che in greco significa “colui che possiede la lancia d’oro”. Esistono due miti differenti sulla sua origine. Nella prima versione, egli nacque da un’avventura amorosa di Poseidone con la Gorgone Medusa sotto gli occhi della casta Atena, secondo alcune fonti, addirittura nel tempio della dea. La dea Atena, inorridita dallo spettacolo, maledisse la ragazza, rendendola il terribile mostro noto per il potere pietrificatore del suo sguardo e i capelli serpentini. In base alla seconda versione, invece, Crisaore nacque assieme a Pegaso dal sangue di Medusa quando Perseo la uccise mozzandole la testa, e venne fuori brandendo una spada d’oro: da qui il suo nome che significa appunto “spada aurea“. Il mito ci racconta che durante la sua vita Crisaore uccise numerosi uomini che avevano compiuto azioni molto malvagie, seguendo una condotta di vita impeccabile e per questo Poseidone andava fiero di lui, tanto che lo fece portatore anche della sua arma sacra. Crisaore si unì a Calliroe, figlia di Oceano e Teti o di Poseidone. Dalla loro unione nacquero il gigante Gerione e la madre di mostri Echidna.
Favria, 15.02.2018 Giorgio Cortese

Quando uno non vive come pensa, finisce per pensare, purtroppo, come vive.

Cuore di tenebra .
Cuore di tenebra, Heart of Darkness nell’edizione originale, è romanzo breve dello scrittore polacco, poi naturalizzato britannico, Joseph Conrad, 1857-1924, il cui vero nome era Józef Teodor Konrad Korzeniowski. Il testo, universalmente considerato uno dei capolavori della letteratura a cavallo tra Ottocento e Novecento, è pubblicato nel 1899 e racconta la spedizione dell’europeo Charles Marlow nel cuore dell’Africa nera per rintracciare, per conto di una Compagnia coinvolta nel traffico di avorio, il misterioso Kurtz, che non dà più notizie di sé. Cuore di tenebra è stato spesso interpretato sia come un atto di accusa al coloniasmo europeo, sia come un percorso di introspezione psicologica nell’animo umano, alla ricerca delle radici del Male e delle sue motivazioni. Ammesso che un libro possa cambiarmi la vita, e non piuttosto assecondarmela con certe sue traiettorie, il libro che mi ha cambiato la vita è stato appunto Cuore di tenebra, di J. Conrad. L’ho letto la prima volta da ragazzo, alle superiori, e adesso ho rivisto il libro alla Biblioteca Comunale Pistonatto di Favria, To. Merita leggere questo libro che è corto, ben scritto ed affascina. Mi ha sempre colpito il momento rivelatore nella parte finale del romanzo, Parte III, cap. 3, in cui Marlow, sulla via del ritorno, istituisce un evidente parallelo tra il cuore di tenebra dell’Africa, la giungla del Congo, luogo inospitale e pericoloso, come brutale e violento è lo sfruttamento coloniale dell’Africa, eufemisticamente definito processo di civilizzazione ed il cuore di Kurtz. Entrambi sono per Marlow oggetto di grande fascinazione e, a livello dei meccanismi narrativi del romanzo, sono i due motori dell’azione. In conclusione “Cuore di tenebra” è la scoperta di come il Male diffuso sulla terra abbia origine proprio dove crediamo sia la fonte di ogni luce, come in un giallo, la traccia dell’orrore ci porta dalla follia sadica del Congo brutalizzato dal colonialismo alla città più grande dell’Occidente, quella Londra imperiale che si credeva madre e maestra della civiltà. Vi consiglio di prenderlo in prestito per leggerlo alla Bibliotexa G. Pistonatto, Favria, corso Giacomo Matteotti, 8. Molte volte penso che il Paradiso sia leggere continuamente, senza fine e se volte assaporante un poco andate in Biblioteca Pistonatto a Favria dove i volontari con garbo e cortesia Vi consiglieranno al meglio.
Favria, 16.02.2018

E’ proprio vero che nessun uomo è un’isola, ogni libro è un mondo meraviglioso ed io non posso vivere senza libri.

Mi presto ma non mi impresto.
Entrambi i vocaboli hanno la stessa origine, dal latino praestare. Negli usi popolari, la forma di base è stata rafforzata espressivamente con il prefisso in- , in italiano: im- davanti alla p, da qui imprestare. Secondo i vocabolari consultati prestare va bene sempre, ma, in particolare, è considerata l’unica forma, tra le due, adatta a situazioni, scritte e orali. più formali. In situazioni informali, una chiacchierate tra amici, in famiglia, in lettere e mail a persone con cui si ha confidenza è consentito imprestare. Nella vita di ogni giorno mi posso prestare per aiutare i miei simili ma non posso imprestarmi per loro
Favria, 17.02.2018 Giorgio Cortese

Piacerò ad alcune persone e ad altre no. Così è meglio che sia me stesso, e poi almeno saprò che alle persone a cui piaccio, piaccio perché sono io.

Domenica mattina.
Alla domenica mattina, dopo la S. Messa cammino per Favria, perché come un viandante questo è il destino. Quello di camminare ogni giorno nel lavoro e nel riposo ed andare finché giunge del tramonto l’ora. Certe domeniche mattina il viso mi viene sferzato da scroscio di pioggia, o dal vento e pungente, ma io con l’animo lieto e sereno proseguo il cammino. Cammino perché dei viandanti questo è il destino e non c’è nulla sulla terra che sa darmi gioia più grande nel girare tra le vie della mia Comunità o lungo i sentieri di campagna. Qui un boschetto di pioppi s’ inchina, là abbaia lontano un cane, ed ovunque si volga il mio sguardo, da tutte le parti, trovo placide e quiete bellezze.
Favria, 18.02.2018 Giorgio Cortese

Certe persone non sanno distinguere i sentimenti dai risentimenti

Da capo a ceffo
Se penso alla parola ceffo, rifletto subito su un volto umano di aspetto sinistro o di un muso d’animale. Ma pensate che la parola arriva dal francese chef, ed è stata ridotta dal termine chef de cuisine, vocabolo francese derivante dal latino capus usato per indicare il capo o comandante, ma può essere inteso anche come padrone o direttore, fatto che crea spesso qualche confusione. Il titolo di chef compare per la prima volta nella haute cuisine del XX secolo. Oggi è spesso usato per riferirsi a qualsiasi cuoco professionista, indipendentemente dal rango, anche se nelle cucine più tradizionali, si riferisce ad un ruolo ben preciso. Ed infine anche ceffone deriva da ceffo, ossia il colpo dato a mano aperta sulla faccia, ovvero lo schiaffo. È proprio un colpo schioccante sul muso. E anche il verbo meno noto acceffare vien da qui, ed è l’afferrare con la bocca, con muso ferino.
Favria. 19.02.2018 Giorgio Cortese

Chi tira fuori la mano per fermare la ruota della storia si ritroverà le dita schiacciate.
giorgioCorte