L’importanza della posta! – Esempi che trascinano! – Dalla foglia al foliage! – Luva serviera della Favriasca. – Fiabe e metafore! – Cicca. cicca sboom!…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

L’importanza della posta!
I sistemi postali sono in funzione ormai da molti secoli. Già in passato era in uso chele persone si scambiassero lettere. Questi venivano consegnati a piedi o a cavallo da speciali messaggeri. A partire dal 1600, in molti paesi iniziarono a nascere i primi sistemi di affrancatura nazionali. Lentamente i vari paesi hanno accettato di scambiare la posta a livello internazionale. Verso la fine del 1800 esisteva un servizio postale globale, ma era piuttosto lento e complicato. La nascita dell’UPU, Unione Postale Universale nel 1874 ha aperto la strada per l’efficiente servizio postale esistente oggi. Nel 1948, l’UPU divenne un’agenzia delle Nazioni Unite. Nel 1969 l’UPU celebra la Giornata Mondiale della Posta per ricordare che il 9 ottobre 1874 a Berna, venne istituito il trattato di una Unione Generale delle Poste da parte dei rappresentanti di 22 nazioni. L’organismo, che quattro anni dopo assunse la denominazione attuale di Unione Postale Universale (UPU), nel 1948 diventa una agenzia specializzata delle Nazioni Unite con il delicato compito di definire il quadro normativo per regolamentare il settore internazionale della corrispondenza, dei pacchi e dei servizi finanziari postali, sia nelle comunicazioni universali di tipo tradizionale che, oggi, attraverso canali avanzati, comunicazioni digitali, ibride, via telefonia mobile
Favria 9.10.2019 Giorgio Cortese

Chi dona sangue ama la vita. Vieni OGGI a donare sangue a Favria mercoledì 9 ottobre cortile interno del Comune dalle ore 8,00 alle ore 11,20. Ti aspettiamo abbiamo bisogno di Te!

Esempi che trascinano!
Chi non vorrebbe vedere le strade, i parchi del paese puliti? Dove ogni cestino sia utilizzato per il suo scopo, dove i marciapiedi non siano disseminati di mozziconi di sigarette o cartacce di ogni tipo, dove la plastica, in tutte le sue forme, non sia una minaccia per l’ambiente! Ritengo che se la cultura del rispetto dell’ambiente facesse parte di ognuno di noi, non dovremmo sempre parlare di novelli maiali bipedi, chiedo scusa ai maiali veri, che sporcano ed inquinano in modo dissennato anche per la loro e nostra salute. Ho la speranza che forse un giorno avremo questa mentalità, e spero presto perché la casa comune, il mondo brucia ed è sempre più inquinato da tutti noi che ci riteniamo esseri evoluti e non esiste un mondo B! Ecco allora che non posso che pubblicamente applaudire quando delle donne, sempre loro la nostra metà del cielo si mettono una domenica mattina di buona lena a pulire il parco Bonaudo a Favria, non posso che dire brave, anzi no: no BRAVISSIME al Vice Sindaco Lucia e le volontarie dell’Associazione Ape Games: Tiziana, Verdiana, Cristina, Donatella, Sabrina e Insegnanti ed alunni scuola di Favria. Il Vostro gesto è encomiabile e da imitare! Vorrei scrivere ancora ma, tante parole non sempre rendono interessanti i discorsi… a volte una sola parola racchiude un profondo significato: Grazie!
Favria, 10.10.2019 Giorgio Cortese

Diceva Goethe che se vogliamo vivere felici dobbiamo ogni giorno viaggiare con due borse una per dare e l’altra per ricevere.

Dalla foglia al foliage!
Per foilage si intende oggi il mutamento autunnale del colore delle foglie degli alberi dal verde al giallo e alle diverse gradazioni del rosso. Questa parola inglese deriva dal francese feuillage,, con il significato di fogliame, e l’origine della parola, sempre dal francese feuille, foglia. Oggi il foilage è diventato un’attrazione turistica tra le più affascinanti, soprattutto in alcune zone degli Stati Uniti e nel Canada, ma si sta diffondendo molto rapidamente anche in Europa e in Giappone. Foilage indica anche lo stile di viaggio di coloro che ne sono appassionati e vanno a caccia di questo fenomeno in ogni parte del mondo, facendo ciò che in inglese si chiama leaf peeping, ovvero lo sbirciare, con discrezione, le foglie che trascolorano. Che bella la parola foilage per indicare il fenomeno della variazione del colore delle foglie in autunno, che passano dal verde al giallo, l’arancione e il rosso. Un avvenimento che ogni anno, più o meno puntualmente, si ripete dalla notte dei tempi, ed effettivamente un incantevole spettacolo della natura, anche se alcuni ne colgono il lato più macabro, legato alla precarietà della vita, e che però siamo riusciti a rendere solo recentemente, grazie a questa splendida parola. Nella lingua originale, per parlare delle foglie che cambiano livrea, si utilizzano normalmente le espressioni autumn foliage e autumn colors, mentre dagli americani l’autunno è chiamato fall. Il motivo è che in inglese foliage significa in maniera molto più generica fogliame, e c’è quindi bisogno di una ulteriore specificazione, che tuttavia non è del tutto assente anche in italiano, dove alcuni preferiscono ribadire ciò che per noi è già implicito nell’anglicismo, parlando di foliage autunnale. Non sono in pochi a pensare che si tratti di un prestito francese, e di conseguenza a pronunciarlo spontaneamente secondo le regole dell’indioma francese.
Favria , 11.10.2019 Giorgio Cortese

Ogni giorno mi sforzo di dipingere la mia vita con tutti i colori dell’arcobaleno e mi impegno di cercare sempre la felicità anche nelle piccole cose!

Luva serviera della Favriasca.
Narrano alcuni anziani di storie che gli sono state tramandate dai loro nonni, quando tutto il territorio a sud dell’abitato di Favria era un enorme bosco detto Favriasca! Narrano di questa storia quando ancora di doveva costruire la roggia di Favria ed era in parte ancora selvaggio composto da enormi frassini, querce ed ontani. La leggenda parla di una Luva Serviera, Lupa Cerviera, di una lince. Questo animale ha avuto tanti nomi nei secoli: Gatto-Lupo, Gattopardo, Lonza, Lupo Cerviero, perché aggrediva i cervi. La lince è un animale mitico, presente nei bestiari medievali con connotazioni sia positive, legate ad esempio alla vista proverbiale, per questo motivo simbolo dei Lincei, l’Accademia scientifica più prestigiosa d’Italia, che negative, simbolo di meschinità e lussuria. Il nome deriva dal termine greco Lynx e significa luce, brillare, come i suoi occhi che risplendono nelle tenebre, ma la parola deriva dal lemma indoeuropeo lewk, che significa luminoso, chiaro. In passato si credeva che nel fondo della pupilla custodisse una gemma in grado di donare a colui che la sottraesse, il dono di predire il futuro, semplicemente ponendola per un breve istante sotto la lingua. Un animale intorno al quale sono fiorite numerose leggende ma che ha avuto l’infausto destino di essere cacciato dall’uomo fino alla quasi totale estinzione. Il suo manto e l’erronea convinzione che strappasse all’uomo selvaggina preziosa ha determinato una vera e propria mattanza, cui si è aggiunta la distruzione del suo habitat attraverso l’estremo diboscamento degli ultimi due secoli. In origine la lince popolava, salvo alcune eccezioni, tutta l’Europa. All’inizio del ‘900 era estinta in Europa occidentale e meridionale, mentre popolazioni residue sopravvivevano nei Pirenei, Balcani e Scandinavia. Sull’arco alpino piemontese e valdostano l’ultima cattura sarebbe stata effettuata in Val Roja nel 1918. La leggenda che vi narro parla di una Luva Serviera, quando in una mattina d’estate, soldati ribaldi dell’ennesimo esercito che invadeva periodicamente il Piemonte in quei anni erano in cerca di case e persone da razziare. Il protagonista della storia di cui si è perso il nome viveva in un misero ayrale ai bordi della foresta della Favriasca e per sfuggire alla masnada della soldataglia decise di fuggire con la moglie ed i due figli nel folto della foresta della Favriasca, addentrandosi sempre di più, in zone che non aveva mai esplorato e che aveva sempre accuratamente evitato in quando di notte, da quei luoghi oscuri nel folto del bosco provenivano sordi miagoli che segnalavano la presenza della dama del bosco o meglio della Luva Serviera. Il poveretto proseguendo la sua fuga con la famiglia, più si addentrava nel bosco e ogni tanto trovava la terribile testimonianza della sua presenza, come lunghe incisioni lasciate da artigli affilati che solcavano la corteccia di giovani querce. Qua e là, ciuffi di pelo morbido, i variopinti segnali del passaggio del fantasma dei boschi, la Luva Serviera raccontata dagli anziani nei racconti invernali nella veglia delle stalle, era capace con un solo balzo di atterrare un cervo e quando aveva fame non disdegnava di attaccare anche le persone. Ma la paura di essere ucciso dalla soldataglia era troppo forte anche se sentiva con la sua famiglia la sua presenza silenziosa. Dopo aver vagato per ore giunse vicino ad una radura e li videro un lupo che cercava di aggredire una piccola lince. Il contadino per istinto si fece avanti e con un bastone allontanò il lupo che ringhiando si allontanò! Si allontanarono anche loro furtivamente da quella radura per paura della Luva Serviera, come veniva chiamata in dialetto, raccomandando la loro anima alla Vergine Maria. Poco dopo un miagolio sordo li vicino nella buia notte segnalò la presenza della fiera. Ed ecco che un balzo si presento davanti a loro con le sue orecchie che sull’apice si presentano con dei peli ritti e scuri con le basette sulle guance simili a dei favoriti. La coda cortissima, ma con delle zampe grosse e poderose. Li osservò a lungo e poi si mise a parlare cosi: “Dato che avete salvato il mio cucciolo avrete salva la vita e vi indico al limitare del bosco verso nord est una grande quercia, impossibile da non scambiarla con altre, vista sua maestosità, e li alla base se scavate troverete un sacco con delle monete d’oro, un tesoro che dei briganti avevano nascosto, frutto delle loro ruberie!” Questo disse la Luva Serviera con la sua capacità di discernere tra le ombre della notte e dell’intelletto. Mentre gli parlava i suoi occhi brillavano nel buio della notte. Con quei soldi quella famiglia costruì un ayrale che esiste ancora adesso a Favria. Di quella Lince ed il suo cucciolo dopo quella notte non si seppe mai più nulla e non si trovarono più traccia della sua presenza!
Favria, 12.10.2019 Giorgio Cortese

La vita certi giorni è come una cipolla, se ne stacca un pezzo alla volta e ogni tanto si piange per le sue emanazioni.

Fiabe e metafore!
Molto spesso nelle favole, viene usata una particolare forma di comunicazione, che supera il significato delle parole e si pone e si propone, invece, con una modalità basata sulla evocazione di immagini mentali e sull’effetto che producono, mettendole assieme. Le immagini che vengono scelte per il loro valore simbolico, al fine di creare un’originale associazione di idee e magari indurre una riflessione, basata sulle emozioni che sono state suscitate. Se prendo un dizionario la parola metafora, leggo che si intende la sostituzione di un termine con un altro, apparentemente improprio, ma che, invece, ne rafforza le caratteristiche. In altre parole si fa uso della figura retorica, della metafora, all’interno di una strategia narrativa, che mira non tanto a definire esattamente le cose, ma piuttosto a stimolare le emozioni e l’immaginazione e guidarle verso una interpretazione “parallela” e creativa. Dunque la metafora è alla base di tutti quei racconti ed espressioni che utilizzando similitudini, analogie e simboli. Questo parlare per somiglianze vengono usati comunemente nel linguaggio quotidiano: “Quando ti metti in testa un obiettivo diventi una macchina.” “Muto come un pesce”. Vedete è un modo di comunicare attraverso dei simboli od utilizzando lo schema della metafora, e lo troviamo anche sullo schermo del computer con le icone e nelle fiabe e favole. Ecco le fiabe, ed ancor di più le favole, generalmente sono “storie” più lunghe, che hanno una costruzione temporale più ampia e spesso tramandano usi , modi di relazione o contengono indicazioni su come dare un senso a situazioni e relazioni, che sfuggono ad una definizione più strettamente letterale. Sono storie che hanno scopi ludici con obiettivi più profondi, di regole sociali e morali. Nelle favole vengono usati gli animali come personaggi delle storie e questi posso simboleggiare qualità o difetti diversi rispetto all’interpretazione di altre culture, come il drago per gli orientali. E alcuni animali che, in un contesto specifico hanno un ben preciso significato, in altri contesti assumono un significato quasi antitetico. Lo squalo per esempio da noi rappresenta una persona pericolosa e senza scrupoli, in Polinesia è un animale sacro ed in Mongolia non sanno neppure cosa sia! Dire sei “furbo come una faina”, per molti nostri bambini nati in città non ha un significato immediato, Così, mentre essere: una “lumaca” vuol significare, essere lenti,ma fare il “lumacone” non significa essere molto lenti ma, piuttosto, essere bavosi. Ma anche la parola “favola” non si sottrae a questo destino. Cosa vi viene in mente se: “un bambino Vi chiede di raccontare una favola. Oppure se uno dice che quella persona le sa raccontare bene le favole! Oppure che Tizio è la favola del paese! Questa macchina va da “favola”! Non mi sembra neanche che stiamo parlando della stessa cosa? Questo perchè, la stessa parola, usata in contesti diversi produce significati diversi. La metafora con i suoi simboli è soggettiva e può risultare più o meno utile, se usato impropriamente od in modo troppo ambiguo. Ma l’ambiguità ha un suo obiettivo, più il linguaggio è oscuro ed è interpretabile in molti modi diversi, maggiore è l’interesse a discuterne. Come potete vedere le metafore offrono delle suggestioni nel linguaggio quotidiano, nelle favole e fiabe e mi auguro di aver stimolato la vostra curiosità.
Favria, 13.10.2019 Giorgio Cortese

Il fascino delle persone che incontro nella vita è nel loro animo che emanano una lieta poesia per il mio animo. Sono felice quando ne colgo la loro fragranza nel respiro della vita.

Cicca… cicca sboom!
Da bambino vicino ai bar del mio paese natale, mentra calciavo la palla con i miei amici, notavo a volte degli anziani intenti a raccogliere le cicche delle sigarette usate dagli avventori che uscendo buttavano per terra il mozzicone della sigaretta, e loro raccoglievano questi mozziconi per recuperare quel poco di tabacco. Era un piccolo riciclo, una piccola economia nei tempi dell’opulenza del boom economico. Oggi con la crisi che morde le magre pensioni, i poveri non vanno più a raccogliere le cicche ma ne vedo alcuni aggirarsi alla fine del mercato settimanale nel cercare tra l’ortofrutta scartata quella ancora commestibile prima che venga portata via dagli addetti alla pulizia delle strade. Credete che la nostra Terra soffochi solo per la plastica? Beh pare che i rifiuti più numerosi al mondo, e tra i meno smaltibili non è solo la plastica ma quello resta delle sigarette. Pensate sessanta miliardi al giorno di rifiuti e capaci di produrre più di quattromila sostanze chimiche diverse, come l’acetato di cellulosa, quello per fare gli occhiali, uno degli inquinanti peggiori che si siano! Questi rifiuti vagano nel mondo per almeno 10 anni, senza mai disintegrarsi. Insomma per dirla con una canzone di Pino Daniele il mondo è: “ ‘na carta sporca e nisciuno se ne ‘mporta!”. Si magari vi indignate adesso per alcuni secondi poi poi si passate ad altro, alla partita di calcio e ad altri interessi… Dovremmo fare nostra ogni giorno cosa diceva il Mahatma Gandhi , “ ogni persona dovrebbe essere la spazzina di se stesso” e purtroppo per i micro rifiuti non c’è nessuna Greta che porta alla ribalta il problema. Pensate che in Europa siamo terzultimi, bel primato, davanti a noi abbiamo per maleducazione per micro rifiuti abbandonati solo la Grecia e la Romania. Una medaglia di bronzo per noi italiani faccie di bronzo che ci curiamo molto della pulizia personale ma quasi nulla per quella urbana e poi non parliamo della raccolta differenziata che per qualcuno è solo mettere i rifiuti a casa nei vari contenitori e magari poi si porta a spasso il fedel amico cane e non si raccolgono le sue deiezioni. Quando ho visto una cosa del genere una domenica pomeriggio nel parco ho detto alzando la voce: “ Quello schifo lo puliamo noi?” ricevendo per risposta una salva di squallidi insulti, beh spero nelle telecamere! Ricordiamo che la Terra è di tutti e non c’è un pianeta B e se vogliamo salvarci dall’estinzione iniziamo a pulire la porta di casa nostra e magari perché non aggiorniamo la Costituzione aggiungendo al punto 2 che L’Italia è di tutti noi cittadini dobbiamo rispettare l’ambiente, suvvia è questione di civiltà e di moralità!
Favria, 14.10.2019 Giorgio Cortese

Dicono che la pazienza è la virtù dei forti, per me a volte la usiamo per non sembrare troppo deboli.
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