L’esile ma tenace filo della vita. – Per mai dimenticare – 28 gennaio la resa di Parigi! – Corrotti e corrosi anche sui cari estinti! – Se Internet diventa lo scrigno dei ricordi.- 31 gennaio 1854 Silvio Pellico un grande di Giorgio Cortese

L’esile ma tenace filo della vita.
La vita è simile ad un gomitolo che si srotola giorno dopo giorno e non si misura dal numero di respiri che faccio, ma dai momenti che il respiro mi toglie. Certi giorni la vita mi sembra solo qualcosa su cui provare la forza dell’animo, infatti non è una corsa ma un tiro al bersaglio dove non è il risparmio del tempo che conta, bensì la capacità di trovare un centro. Certi giorni più che ad un filo di un gomitolo che si dipana la vita mi sembra molto simile al gioco degli scacchi, dove io traccio una linea di condotta, ma questa rimane condizionata da ciò che piacerà di fare a chi incontro come nel gioco degli scacchi è l’avversario nella vita i miei simili. A volte la vita mi ricorda la mia prima partita di scacchi, quando inizio a capire come funziona, forse ho già perso. Il quadro della vita è fatto di piccole felicità insignificanti, simili a minuscoli fiori. Non è fatta solo di grandi cose, come lo studio, l’amore, i matrimoni, i funerali. Ogni giorno succedono piccole cose, tante da non riuscire a tenerle a mente né a contarle, e tra di esse si nascondono granelli di una felicità appena percepibile, che l’anima respira e grazie alla quale vive. Se penso che nell’universo ci sono molti fenomeni affascinanti come i mostruosi buchi neri del peso di un miliardo di Soli che mangiano le stelle e vomitano getti di gas, oppure delle stelle di neutroni che ruotano su se stesse mille volte al secondo, la cui materia è compressa a un miliardo di tonnellate per centimetro cubo, ma per quanto stupefacente possa sembrare tutto ciò, il fenomeno della vita è più straordinario di tutti gli altri messi insieme. Mi viene da immaginare l’inizio della mia vita come ad un labirinto dove, prima ancora di aver imparato a camminare, prendo la svolta sbagliata. La vita può essere tristezza che devo cercare di superare, oppure può presentarsi con aria di sfida e allora si che devo avere il coraggio di affrontarla. La vita è avventura, bellezza, promessa, mistero e va scoperta passo dopo passo, respiro dopo respiro, strada dopo strada in quel filo che si dipana dal gomitolo giorno per giorno. Molti dicono che la vita è come un maestro che apparentemente improvvisa le sue lezioni, che può bocciare i bravi e promuovere gli incapaci, ma in realtà, tutto predispone, e i suoi giudizi non sono mai avventati. Se tali sembrano è perché essa risponde a un provveditore di cui nessuno conosce i suoi disegni. perché lo scopo della vita è la vita stessa. Eh si la vita è come un bottone che sta attaccata a un filo, un filo di seta sospeso in un gioco di rasoi e molte volte traggo delle conclusioni sufficienti da premesse insufficienti.
Favria 26.01.2015 Giorgio Cortese

Ogni giorno posso, se voglio, trasformare la vita in una specie d’avventura da libro illustrato! Non c’è nessun limite a quello che posso inventare, se mi rendo conto che la vita è simile ad una bicicletta con dieci velocità, peccato che molte marce, per ignavia non le uso mai! Ma se trovo il coraggio faccio della mia vita simile ad un’opera d’arte. Perché la lunghezza effettiva della vita, non è data dagli anni ma dal numero di giorni diversi che come essere umano riesco a vivere, quelli uguali non contano!

Scripta manent Per mai dimenticare
Il 27 gennaio 1945, nel corso della seconda guerra mondiale, le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, che erano in marcia per portare l’offensiva contro Berlino (la capitale tedesca), entrarono nel campo di sterminio di Auschwitz, scoprendo così gli orrori della Shoah e liberando i pochi prigionieri superstiti. In ricordo di tale data, il 27 gennaio di ogni anno in tutto il mondo si celebra la Giornata della Memoria… per non dimenticare!
Favria, 27.01.2015 Giorgio Cortese

Dicono che per i maschietti le idee migliori vengono al mattino mentre si fanno la barba. Da ciò deduco che avendo la barba non possono avere buone idee!

Scripta manent 28 gennaio la resa di Parigi!
Dal 19 luglio 1870 la Francia e la Prussia si stavano affrontando nella guerra franco-prussiana. Il 28 gennaio 1871 Parigi, stremata dalla fame e dai bombardamenti, si arrese all’assedio, che durava dal 19 settembre 1870, cui era sottoposta da parte dell’esercito prussiano. Lo stesso giorno di tale resa entrò in vigore l’armistizio, che poneva fine, di fatto, alla guerra franco-prussiana; questa sarebbe terminata poi ufficialmente il 10 maggio 1871, con la firma del Trattato di Francoforte.
Favria, 28.01.2015 Giorgio Cortese

Mi rendo sempre più conto di non dare mai nulla per scontato, nemmeno quando tutto sembra perso.

Corrotti e corrosi anche sui cari estinti!
Scriveva il poeta latino Giovenale, vissuto tra il I e il II sec. Nelle sue Satire: “Un intero gregge in campagna perisce per la rogna di un solo animale e l’uva marcisce alla sola vista dell’uva marcia.” I recenti avvenimenti di malaffare con la corruzione che dilaga anche sul caro estinto mi fanno pensare alla contagiosità del male. Si ha un bel dire che la corruzione è una questione personale: certo, lo è nella responsabilità, ma non nei suoi effetti che traboccano nell’ambiente in cui esso si consuma. Le conseguenze sono di vario tipo e ne voglio solo segnalare una, quella del contagio della stupidità che può diventare una vera e propria moda che si diffonde rendendo un po’ tutti banali, superficiali, volgari. C’è, poi, anche l’influsso perverso che da una serie di atti ingiusti genera un andazzo a cui ci si accoda come allo scarso senso dello Stato, al disprezzo del bene comune, alla stessa evasione fiscale. Alcuni, pochi, danno il “la” a una deriva che trascina con sé una legione di imitatori e come dichiarava un antico proverbio italiano: “Una pecora infetta ne ammorba una setta”. Ma che cosa vuole dire corrotto? Questo lemma deriva dall’antico spagnolo corroto, che nasce dal latino corrumpere, con il significato di guastare, alterare, a ciò giova la frase di Plauto: “corrumpere oculus fletu, guastare o infrangere gli occhi con il pianto”. Ritengo dopo l’ultimo fatto, che è emerso qui in Canavese e sempre più spesso emerge in altre remote zone d’Italia è che sono ormai “intollerabili” le “dimensioni” assunte dal fenomeno della corruzione nel nostro Paese. Mi sembra che l’intreccio tra corrotti, corruttori stai corrodendo il tessuto sociale e umano della nostra società e non si ferma di fronte a niente. Purtroppo la cultura corrente nel Patrio Stivale sembra che sia fondata ancora sugli squallidi pilastri della furbizia e del privilegio. Ritengo che fino a quando è questa è la cultura diffusa, non c’è alcuna speranza che le cose cambino nella politica che è lo specchio del paese. E purtroppo non c’è neanche un bandolo da cui cominciare a districare la matassa, perché per comunicare diversi principi morali occorrerebbe qualcuno che avesse questi principi morali. Una volta erano i genitori che trasmettevano questi principi morali. Una volta se dicevi una bugia alla maestra i genitori ti riaccompagnavano a scuola per scusarti di avere detto una bugia. Oggi i genitori probabilmente plauderebbero ai loro figli furbetti additandoli come esempi! Siamo ormai al livello di questa storiella: “ In una fabbrica di cioccolato, dove ogni giorno passavano nelle mani delle ragazze che vi avevano trovato lavoro, centinaia di prodotti profumati di cacao, nessuno era tentato di assaggiarne. Un giorno un visitatore chiese il perché? La risposta fu che nei primi giorni i padroni gli permettevano di assaggiare di tutto finché persino l’odore del cioccolato gli dà fastidio e a questo punto niente gli interessa più”. Forse il paragone sembrerà inopportuno, ma anche noi che ci troviamo ogni giorno di fronte a notizie di corruzioni, di tangenti, di ogni tipo di disonestà non ci curiamo più di parlarne o di affrontare queste situazioni con ragionamenti e giudizi. Anche noi ne siamo nauseati e abbiamo perduto anche il senso dello scandalo, che potrebbe essere un argine al diffondersi di una materia alla portata di ogni situazione sociale. Questo tipo di delinquenza può contare sul silenzio e sulla sopportazione di chi di fronte al dilagare della corruzione si ritira nel suo privato e tace. Non c’è un grido di ribellione perché si sta scivolando verso una incredulità anche sulle buone intenzioni di fermare questo deteriorarsi della vita pubblica da parte dello Stato. E questo è il risultato peggiore, tirare le redini è già una iniziativa positiva, ma non basta perché non è la condanna in denaro o la detenzione che fanno paura o che fermeranno chi è già deciso a rischiare e ad affrontare lo scandalo. Le notizie di certe turpi corruzioni, come suo lutti di persone care sono così lontane dalla mia immaginazione che mi fa venire la tentazione come unica difesa di abbassare le tapparelle alla sera e chiudere la porta per non sapere, per non vedere. Ma anche qui c’è la televisione che per onorare la libertà di stampa non mi fa mancare niente istruendo immaginari processi solo sulle parole degli opinionisti, che non sono né avvocati, né tanto meno magistrati. L’onore di tanta gente viene calpestato prima del giudizio della legge e anche il ripetuto ascolto di queste trasmissioni non mi commuovo più perché diventa uno spettacolo come tanti altri. Purtroppo non bastano nuove leggi punitive, anche se necessarie. Bisognerebbe riuscire a mettere in moto l’assenso a una nuova morale incominciando dalla scuola, migliorando le letture, lasciando a questi ragazzi l’esempio di fatti di giustizia e di educazione civica, troppo spesso dimenticata. Dovremmo come primo esempio pratico, sempre ricordare a loro che il nostro comportamento non finisce attorno a noi stessi, dove non c’è una frontiera che limiti i danni, ma che invece ogni nostro atto trascina con sé altre persone. Si sente parlare tanto di giustizia e molto meno del senso dell’onore e dell’onestà, mentre sono alle basi di una vita civile. Cerchiamo di salvare la vita dei nostri giovani facendo loro conoscere i tanti esempi di altruismo, di impegno personale, di sacrificio volontario per il bene degli altri di cui ci sono infiniti esempi che non vengono quasi mai ricordati se non fanno parte delle grandi calamità. Diamo visione anche a queste immagini silenziose. È per loro che si salva il mondo con la forza contagiosa del fare del bene e del buon esempio, una luminosa scelta di vita.
Favria, 29.1.2015 Giorgio Cortese

I saggi dicono che la pazienza può far germogliare delle pietre, a condizione di saper aspettare.

Se Internet diventa lo scrigno dei ricordi.
Da ignorante e sprovveduto di Internet, non privo come sono, peraltro, di una buona dose di incongrua saccenteria, giudicavo YouTube solamente per averne letto a proposito di quei microfilmetti girati da certi giovani idioti col telefonino, e dunque lo pensavo uno strumento essenzialmente negativo. Del resto sappiamo che i mezzi che abbiamo a disposizione, tecnologici o meno, possono mutare di segno a seconda di chi li usa. Ed è innegabile che Internet possa diventare spesso una specie di cloaca, dove, tra le altre cose, trovano spazio e sfogo tanti poveri frustrati , tanti meschini incivili protetti dall’anonimato. Per caso, poi, mi è capitato di dovermene servire, e devo dire che mi sono piacevolmente intrattenuto per una mezz’ora che non avrei previsto, e che forse ripeterò con altri obiettivi di ricerca. Tra l’altro, di fronte al pervasivo circolare del volto assurdamente capelluto di Giovanni Allievi, mi stavo chiedendo se non fosse il caso di comprare un suo disco per capire il fenomeno. Ho avuto invece la felice idea di cercare il suo nome su YouTube e di ascoltare tre o quattro dei suoi mirabili pezzi da ascensore, corredati ovviamente dalla vista del suo muoversi vanamente ispirato sulla tastiera, per risparmiarmi l’acquisto di un cd che avrei sicuramente scaraventato dalla finestra. Tornando invece a quella mezz’ora di piacevole relax, devo dire che l’ho dedicata a una sorta di revival della mia infanzia, o meglio di figure e canti che tra infanzia e adolescenza mi avevano accompagnato piacevolmente. È straordinario poter rivedere! Pensate come sarebbe bello poterlo fare, così, in casa e davanti a un piccolo arnese elettronico, compiendo un passo ancora più indietro, e gustarsi, che so, i volti e le parole dal vivo di Leopardi e Rossini, di Pascoli e Puccini, tanto per dire i primi che mi vengono in mente. Io, invece, mi sono dedicato alla musica leggera, e ho chiuso verso gli anni Settanta e Ottanta rivedendo le gesta dei miei miti musicali, certo internet è anche lo scrigno dei ricordi di un dolce passato remoto.
Favria, 30.1.2015 Giorgio Cortese

Per superare gli ostacoli della vita quotidiana le migliori vitamine sono il coraggio, l’ostinazione e la pazienza. Il coraggio fortifica, l’ostinazione mi diverte e la pazienza dà pace all’animo.

Scripta manent 31 gennaio 1854 Silvio Pellico un grande
Il 31 gennaio 1854 moriva il patriota Silvio Pellico, che era stato redattore capo del Conciliatore, giornale milanese che diffondeva idee liberali, che non erano gradite all’Austria, in quanto all’epoca occupava il Nord-Italia. Nel 1820 la polizia austriaca aveva scoperto a Milano una cellula carbonara e aveva arrestato Silvio Pellico e il musicista Pietro Maroncelli. Entrambi vennero condannati a morte, con commutazione della pena nel carcere duro da scontarsi nella fortezza dello Spielberg, in Moravia. Graziato dopo dieci anni e tornato libero, Pellico scrisse il famoso libro Le mie prigioni, una testimonianza delle penosissime condizioni in cui vivevano i detenuti.
Favria, 31.01.2015 Giorgio Cortese