La regola di Adriano Olivetti. – Il potere della parola – Ciò che unisce è molto più di ciò che divide – Tiglioso!-Scrivere l’impronta alle idee preconcette…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

La regola di Adriano Olivetti.
Sono basito quando questa mattina ascoltando il giornale radio in auto ho sentito la notizia che la Regione Piemonte aumentava gli stipendi dei manager della Sanità per evitare che emigrassero in altre Regioni. La notizia mi ha lasciato sgomento sull’aumento degli stipendi ai direttori generali. Dopo essermi ripreso da questa notizia ho provato imbarazzo per chi ci governa in Regione, perché mi pare che se da un lato aumentano gli stipendi ai manager dall’altra parte una parte della base delle piramide, i dottori gli infermieri, insomma tutto il personale sanitario che ci garantisce la salute ha gli stipendi bloccati e anche l’altra parte della base della piramide, noi cittadini utenti e che pantaloni paghiamo, abbiamo solo avuto sempre dei tagli sia per gli esami, con code per alcuni che per evitare complicazioni conviene farli a pagamento in strutture convenzionate, e mi domando perché non si possano fare negli ospedali potenziandoli ed anche perché le medicine vengono date dai dottori, obtorto collo, con parsimonia per non sforare la spesa. Certo mi verrà detto che i manager sono quelli che fanno girare la Sanità nel territorio ma trovo immorale che una persona guadagni così tanto. Ma quanto lavorano 30 ore al giorno? Ma forse è finita l’epoca della libertà dell’uguaglianza e della fraternità. Che sia finito un mito inseguito dall’intera umanità in ogni paese e il dio il denaro ha divorato gli ideali della Rivoluzione Francese? Per risalire la china morale da questa palude basterebbe applicare la rtegola dell’imprenditore Adriano Olivetti:” Nessun dirigente, neanche il più alto in grado deve guadagnare più di dieci volte l’ammontare del salario minino”. Certo un nobile pensiero che i nostri attuali governanti dovrebbero mettere in legge. Se ci fosse tale legge pensate alle eventuali conseguenze dell’applicazione di una simile regola morale. Si eliminerebbero la maggior parte delle storture socio economiche che segnano in negativo la nostra società e il nostro vivere quotidiano. Se veramente questa regola trovasse applicazione vivremmo in un mondo in cui la maggior parte delle ingiustizie sociali vivrebbe soltanto nei libri di storia a testimonianza di una società ingiusta e iniqua che sarebbe stata spazzata via da una umanità finalmente pacificata. Sono deluso e sinceramente non so se ricominciare a crederci, o crederci mi dà la forza di ricominciare
Favria, 25.10.2016 Giorgio Cortese

Ogni giorno devo sempre essere il regista della mia vita e mai lo spettatore

Il potere della parola.
Prendo in prestito il titolo del bel film “ The Great Debaters – Il potere della parola”, film biografico del 2007 diretto e interpretato da Denzel Washington per ritornare sulla la rovente polemica relativa all’obiezione di coscienza del Sindaco di Favria che pare avrà delle code legali, e anche la sua messa alla berlina in una trasmissione televisiva nazionale. Per questo mi è venuta in mente l’idea di proporre un pubblico dibattito tra il Sindaco e la signora Littizzetto dove come concittadini potremo desumere dalla viva voce dei due contendenti le relative argomentazioni. Ritengo che poter desumere dalla loro viva voce sarebbe importante perchè ricaveremmo le informazioni dalle due fonti. Desumere oggi giorno è una parola quanto mai importante, nell’era dell’informazione. Infatti desumere significa prendere un’informazione da una fonte, e quindi arguire, trarre una conclusione. Da quanto leggo sui giornali, posso desumere le ragione di uno o dell’altro ma forse o solo dedotto tra le righe di quello che ho letto o ascoltato. Se deduco qualcosa, i passaggi del mio ragionamento possono diventare pretenziosi in base alla prima impressione, insomma arbitrari ma se vengono desunti, come dice la parola di origine latina, “scegliere per sé”, la verità viene a galla. Badate bene la mia non è una proposta eristica, come dice questa parola di origine greca, solo per la pura arte della contesa con una polemica, sterile e ingannevole ma per fare emergere due ragionamenti che se non argomentati dai due contendenti in un dibattito costruttivo non dipanano tutto questo gran polverone di polemiche. Infine come Comunità perché avremmo un evento alla ribalta nazionale che porterà sicuramente un ritorno di immagine anche per il territorio. Non so se Luciana Littizzetto, oberata di impegni, potrà accettare l’invito; sono certo invece che il Sindaco accetterà senza esitazioni, convinto com’è di poter difendere la propria posizione di fronte a tutto e tutti, anzi non perderà l’occasione di poterla divulgare il più possibile
Favria, 26.10.2016 Giorgio Cortese

Nella vita purtroppo si cade tante volte, ma la vera forza sta nel rialzarsi più forti di prima e con il sorriso.

Ciò che unisce è molto più di ciò che divide
Ogni giorno vorrei imparare ad ascoltare di più, perché oggi mi sembra sempre più difficile ascoltare gli altri! Ritengo che solo accettando il rischio di ascoltarlo, sono in grado di apprendere dall’altro qualcosa che non conosco e che potrebbe arricchirmi. Non è casuale che la giustizia giusta imponga l’audizione dell’indagato oltre che dell’accusa, mentre la giustizia ingiusta, quella delle dittature e degli assolutismi di ogni risma, tende a negare l’ascolto, dato che nega l’altro. E molti detti della sapienza di ogni tempo suggeriscono di non condannare nessuno se non ci si sia trovati nella stessa condizione, senza aver mangiato con lui un chilogrammo di sale, per gli arabi, o senza aver camminato alcune lune coi suoi mocassini, per i nativi americani. Perciò dovrebbe risultare quanto mai arduo giudicare chiunque, sempre! Se ogni giorno mi abituo ad ascoltare sempre di più l’altro, il nuovo, il diverso, per comprendere che sono esseri umani che vanno compresi nella loro originalità prima di essere giudicati e magari rifiutati proprio in quanto non idonei ad incastrarsi nei miei abituali schemi mentali. Certo è dura ascoltare, lo è sempre stato ma oggi in particolare bombardati come siamo da milioni di informazioni. Importante nell’ascolto è quello di cogliere l’altro per quello che è veramente e non per quello che io credo che sia. Insomma ascoltare l’altro è dire sì alla sua esistenza per permettere alle mie e sue differenze di contaminarsi e perdano la loro assolutezza. Insomma per concludere, ascoltare non è solo acquisire informazioni su chi ascolto, ma capire chi mi parla per capire meglio chi è
Favria 27.10.2016 Giorgio Cortese

Ogni giorno non devo pensare a quello che ho fatto ma quello che potrò fare meglio domani

Tiglioso!
Tiglio non è solo il nome di un albero, ma l’estrema fibrosità del suo legno ha suggerito un’antonomasia, per cui “tiglio” diventa in genere la fibra. A esempio, si parla della lunghezza di tiglio intendendo la lunghezza che le fibre tessili devono avere per poter essere filate. Come è facile intuire, il tiglioso diventa quindi il fibroso, senza più alcun legame con l’albero. E questa parola è usata in particolar modo in relazione alla consistenza di un cibo, alla sensazione di stopposità percepita sotto i denti e alla successiva difficoltà di masticazione. Può essere tigliosa un’albicocca striminzita dalla siccità, può essere tigliosa la carne di animale morto di vecchiaia, e la gradevole freschezza di un’insalata può volgere in disgusto per un’inaspettata tigliosità. Ma tiglioso ha anche invitato dei significati figurati, sempre sulla scorta dell’immagine di una dura fibrosità e può essere tiglioso un carattere indocile, possono essere tigliose delle rigidità morali, può essere tigliosa una prosa che scorre con difficoltà. Una parola che è il lontano retaggio di un tempo in cui la lingua viva conosceva i caratteri delle piante e oggi serve a significare un cibo fibroso che si mastica male
Favria 28.10.2016 Giorgio Cortese

Devo sempre cercare di non vivere con la paura e la codardia accanto, altrimenti morirò da perdente.

Scrivere l’impronta alle idee preconcette.
La tipografia una parola composta dal latino rinascimentale typographus formata dalle due parole greche, impronta e scrivere, è la tecnologia che serve per produrre dei testi stampati con un sistema di stampa diretta, che si esegue mediante una matrice a rilievo, composta manualmente con caratteri mobili, oppure realizzato mediante un procedimento di composizione meccanica, linotype, monotype. La forma può essere completata da fregi e filetti, oltre che dalle immagini, un tempo xilografiche, oggi riprodotte con clichés, al tratto o a retino, montati nella pagina tipografica insieme al testo. La stampa a caratteri mobili, fino a tutto il Settecento, è costituita dall’impronta lasciata sul supporto, in genere il foglio di carta, posto su un piano fisso a contatto con la forma tipografica, sulla quale viene fatto scendere il piano mobile che esercita la pressione. A partire dalla metà dell’Ottocento il torchio è sostituito dalla macchina da stampa: a platina, in cui la pressione viene ottenuta avvicinando due piani, uno per lo più fisso verticale e l’altro mobile che porta il foglio da stampare; piano-cilindrica, nella quale il piano di pressione è sostituito da un cilindro che trasporta il foglio direttamente sulla forma, in continuo movimento; rotativa tipografica, alimentata da un nastro di carta in bobina, che scorre tra due cilindri, uno dei quali sostiene la matrice (forma ricurva), mentre l’altro esercita la pressione. Oggigiorno è per estenzione anche l’officina inn cui avviene tale attività. Tutto è nato con Gutenberg e da allora di strada se ne fatta di strada.dalla tipografia deriva il lemma stereotipo, oggi con il significato di idea preconcetta. La parola deriva dal francese stéréotype, neologismo del tipografo Firmin Didot, indicante il metodo di stampa da lui brevettato nel 1795; composto dal greco stereos duro, rigido e da typos impressione. Monsieur Didot ideò un metodo per duplicare le lastre tipografiche: la pagina di stampa, composta con righe e caratteri mobili, veniva impressa su un materiale capace di accoglierne, successivamente, un calco in piombo. In questo modo si otteneva una composizione tipografica fissa, che stampava sempre e solo la medesima pagina. Un bel balzo avanti, per il mondo dell’editoria: stampare un libro stava diventando sempre più semplice. È facile intuire come dall’immagine di un oggetto che produce pagine sempre uguali si siano estesi ampi significati figurati. In psicologia diventa stereotipo l’idea preconcetta, un’opinione semplicistica e precostituita che non si fonda su osservazioni concrete; è stereotipo il modello convenzionale che rispecchia l’immaginario comune; e in linguistica si parla di stereotipo davanti a una locuzione cristallizzata, una frase fatta. Certamente lo stereotipo ha la sua utilità evolutiva, sia a livello individuale, sia a livello sociale; ma in quanto pregiudizio implica una rigidità. E certo, rimanendo in metafora, lo stereotipo non può competere con la fluida versatilità della stampa digitale
Favria 29.10.2016 Giorgio Cortese

Ogni giorno quando attraverso il fiume della vita non devo mai farmi travolgere dall’onda delle avversità. Quando attraverso il fiume delle avversità non farmi travolgere dall’onda dell’amarezza. Perché la vita è come un corso d’acqua, fatto di onde mai ferme ed uguali che, per loro natura, mutano di continuo il loro flusso.