La lingua italiana nel mondo – Dite.Dite! – La vita – La Pro Loco di Favria si tinge di rosa. – La paura fa 90! L’estinzione della vita con il nucleare! – Quasi! – Sst..Silenzio…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

La lingua italiana nel mondo
Scriveva Jean Jacques Rousseau: “ Se c’è in Europa una lingua adatta alla musica è certamente la lingua italiana; infatti questa lingua è dolce, sonora, armoniosa e accettata più di ogni altra. Pensate che Mozart impara l’italiano da bambino e lo usa nelle sue lettere mescolandolo oltre al tedesco al francese e al latino. Tra le parole italiane più usate in nusica troviamo concerto,, maestro, opera, sinfonia, andante, adagio, allegro. Ma anche molti strumenti musicali hanno nomi italiani. Il pianoforte, chiamato per un po’ fortepiano e poi anche piano, la viola, il violino o il violomcello. Una curiosità in una opera Mozart utilizza una parola buffa italiana nel nome di un protagonista “Don Cacarella”. In giapponese allegro si dice areguro, in filnandese fuga diventa fuuga e in Egitto oggi al posto di partitura dicono bartituura, come si vede alcune parole dall’italiano in altre lingue subiscono delle mutazioni. La parola italiana flautisra diventa in azero fleytacakan, da fleyta flauto e calan, suonare. Pensate che in azero esistono 129 parole che derivano dall’italiano! Ma l’italiano ha esportato nei secoli parole relative al cibo, maccheroni diventando anche uno sgradevole appellativi per gli emigranti italiani: macaronì. Nel cibo abbiamo il ligure, pesto. Il lombardo-piemontese riso; bruschetta romana, il carpaccio crreato nel 1963 dallo chef Giuseppe Cipriani in occasione di una mostra di pittura dedicaya a Vittone Carpaccio ed infine l’internazionale pizza. Ma anche molte parole internazionali della finanza e del commercio possono essere ricondotte all’italiano. Pensiamo al termnine banca e banco, riferite in origine al tavolo del cambiavalute italiano. In francese si dice banque, inglese bank, portoghese banco, rumeno banca, lituano bankas, ceco si dice banka. La stessa parola credito si dice uguale in portoghese, in tedesco kredit, turco kredi, polacco kredyt e di seguito anche le parole, bilancio, capitale, cassa e valuta. Ma anche la parola inglese manager deriva dall’italiano maneggiare, collegato al lemma maneggio maneggio relativo all’allevamnebto dei cavalli, questa parola nasce verso la metà del Cinquecento il verbo inglese to manage e, dai primi del Settecento , il nome manager indica una persona che guida un’azienda. Poi come cavallo di ritorno, così viene chiamato dai linguisti, ritorna nell’uso dell’italiano, come sport che deriva dall’italiano da diporto, baguette da bacchetta e pantaloni da Pantalone, maschera della Commedia dell’Arte. La parola design deriva dall’otaliano disegno, schizzo si trasforma in sketch, oppure cartone che era l’abbozzo di un quadro che si trasforma nel cinematografico cartoon. Se pensiamo alle monete, il fiorino di Firenze e’ divenuto nel tempo sinonimo di moneta anche in altre lingue, in francese florin, in olandese florijn, ungherese florint, questo ancora in corso. Per non parlare di prospettiva, architetto, artista, o termini tecnici come stucco, affresco, bassorilievo, sfumato, chiaroscuro. Con le repubbliche marinare si diffondo nelle altre lingue le parole darsena, panfilo, tramontana e corsaro. Corsaro perché chi aveva la lettera di corsa del suo sovrano poteva effettuare scorrerie nel mare. Per non parlare dell’attività dei capitani di ventura si diffondo nelle altre lingue le parole militari di colonnello, caporale, sentinella e soldato. Come si vede l’italiano, la nostra lingua madre è una lingua viva!
Favria, 20.02 2019 Giorgio Cortese

Se la vita mi sorride, ricambio. Se la vita non mi sorride, sono io allora a sorriderle.

Dite…Dite!
A Sparone sabato 23 febbraio nel salone polivalente, con il Patrocinio del Comune di Sparone, andrà in scena la commedia brillante “DITE..DITE”, del gruppo teatrale “I Viandanti progetto Zodiaco” realizzata con la collaborazione Amici di Belmonte. Direzione artistica di Simona Salvetti, scritto appositamente da Francesca Siragusa. Recitano Simona Salvetti: diavolo; Francesca Siragusa: angelo; Maria Grazia Gazzera: regina; Eugenio Abellonio: trapassato; Laura Tartaglino: sorellastra; Tiziana Conti: Sorellastra; Sonia e Michela Ruggeri: Cantanti: Beatrice Biamonte: Cenerentola; Franco Tomasi Cont: Robin; Claudio Tonello: Peter; Lia Marano: Cappuccetto; Stefano Lomen cieco nato; Luigi Crisciuolo: Angelo. Luci e musiche di Cristiano Giolito. Ballerina Arianna Gai e le allieve del Nuovo Teatro Studio Danza di Cuorgnè.
Questa commedia brillante è un bello spaccato della nostra condizione di esseri umani con pregi e difetti ma che solo con l’Amore ci possiamo elevare alla condizione di esseri umani. Questo il filo conduttore attraverso i vari personaggi delle fiabe che mettono in risalto la nostra vera umanità che ci rende simili e ci avvicina al Sacro Monte di Belmonte ed al suo Miracolo!
Favria, 21.02.2019 Giorgio Cortese

Ritengo che una delle cose più belle nella vita è fare qualcosa per qualcuno senza che se ne accorga.

La vita
La vita miracolosa di un libro è immateriale, ma non per questo “astratta”. Ma c’è qualcosa di straordinario anche nel libro come oggetto. Quello di carta, s’intende, che non è in alcun modo “antiquato” pensare e sentire che ancora oggi, e per un non labile futuro, questa è la migliore “incarnazione” di un libro, e anche la più durevole e affidabile
Favria 22.02.2019 Giorgio Cortese

Le origini del Carnevale sono un po’ ambigue, come di chi porta più di una maschera.

La Pro Loco di Favria si tinge di rosa.
Nel mese di Gennaio c.a. sono avvenute le elezioni per il Direttivo della Pro Loco di Favria, importante associazione per la promozione della cultura locale anche attraverso il buon cibo. Perché attraverso il mangiare assieme si trasmettono le tradizioni e si mantiene viva la cultura, come sotto carnevale con i fagioli grassi o a dicembre la bagna cauda, festa patronale. Da queste elezioni è stata eletta come Presidente Alessia Basile che con giovanile entusiamo e con la delicata perseveranza propria dell’altra metà del cielo porterà la Pro Loco verso nuovi ed importanti traguardi. Fanno parte del neo Direttivo i due vice Presidenti Pietro Frija e Fabrizio Circio. Tesoriere Mauro Leone, segretaria, Stefania Arlotti. I consiglieri, con moltissimi volti nuovi, ma desiderosi e con irresistibile entusiasmo di fare per Favria: Massimo Babando, Lucia Barbarino, Giusy Briscese, Giovanni Carlino, Rosy Carvelli, Maria Di Blasio, Stesj Iannizzi, Laura Mancuso, Marco Mancuso, Tiziana Melfi, Annarita Murro, Laura Rosboch, Marzia Ruffatto, Rita Sartore, Michele Schillaci e Nadia Valero. La neo Presidente ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Ringrazio tutti coloro che mi hanno voluta come presidente della Pro Loco di Favria. Sono onorata di questo incarico e, insieme a tutto il Direttivo, mi impegnerò affinché questo gruppo cresca sempre più per il bene del paese in cui viviamo. Domenica 10 febbraio, in occasione della distribuzione dei fagioli e cotiche, abbiamo già avuto un’ottima risposta dai molti cittadini che hanno partecipato. Per il futuro auspico anche in una buona collaborazione con le altre associazioni presenti sul territorio e con il Comune di Favria.” Con questo spirito la Pro Loco ed il suo neo Direttivo e Presidente lavorano per affrontare con entusiasmo e passione il futuro, perché il Direttivo e tutti i soci sanno bene che la cultura locale e la sua promozione sono una ricchezza che se condivisa anziché diminuire diventa più grande. E se non siete ancora tesserati Vi consiglio di iscriverVi. Più siamo meglio è! Buon Lavoro Alessia e a tutto il Direttivo.
Favria, 23.02.2019 Giorgio Cortese

Buona giornata. Se ogni giorno mi impegno a dare senza esitazione, perdere senza dispiacere, acquisire senza grettezza, allora sono felice con me stesso.

La paura fa 90! L’estinzione della vita con il nucleare!
Sono nato nel 1958 e dall’età della ragione ho convissuto con lo spettro di una terza guerra nucleare mondiale. Una paura latente ma sempre presente ad ogni crisi mondiale sino alla fine della Guerra Fredda e al crollo dell’Urss. Da allora, il rischio che le superpotenze nucleari scatenino l’Apocalisse si è ridotto, per non dire scomparso. Oggi il pericolo è che oltre ad un numero sempre maggiore di staterelli minori, governati da regimi instabili o dittatoriali, che cercano di dotarsi di armi nucleari: diventando una potenza nucleare perseguendo interessi geopolitici a livello regionale o mire espansionistiche anche gli Stati Uniti e la Russia hanno denunciato il trattato nucleare siglato a suo tempo da Regan e Gorbaciov che aveva sanzionato la fine della Guerra fredda! Oggi il mondo ha molto meno dei trenta secondi, all’ora dell’apocalisse nucleare decretato dagli esperti del Bulletin of the atomic scientists! Ma noi in Italia nella nostra miopia provinciale siamo impegnati a seguire i dibattiti da chi è favorevole o contrario ai disperati che sbarcano sul Patrio Stivale, se dobbiamo o non dobbiamo fare processare un leader di un partito politico e sulle Grandi Opere e non ci rendiamo conto che il Doomday è ad appena una manciata di secondi. Non ci rendiamo conto che se avviene un incidente ad una centrale nucleare vicina di qualche centinai di chilometri ai nostri patri confini, anche per noi è la fine! Mi domando ma i nostri governanti ed il mondo si rendono conto della minaccia. Se si, attiviamoci subito, fermiamo la minaccia nucleare!
Favria, 24.02.2019 Giorgio Cortese

Nella vita quello che fa la differenza e grande lotta che poi fa ogni giorno contro l’egoismo

Quasi!
Quasi è una parola che dice tutto e nulla. Posso dire che le parole sono quasi inutili, a volte non hanno alcun scopo se non raggiunge ritmo cadenze suono o una frase, comunque gli ospiti che vediamo a cena all’ultimo minuto solo perché non resti un posto vuoto a tavola. Parleranno il giusto, parleranno giusto, non danno fastidio nessuno e poi svaniranno nel nulla senza far rumore così come sono arrivati, di solito offrendosi gentilmente accompagnare una persona a casa. Eppure nessuna parola inutile disse di perse e non sarebbe lasciarlo morire, semplicemente perché la sua presenza continua a farsi sentire, come nome anzi magari proprio quello un’ombra null’altro perché la parola in questione è quasi. Quasi è una parola versatile, quasi mai, quasi sempre, quasi sicuramente, quasi pronto, Quasi convinto, quasi di impulso, quasi come se, quasi subito, quasi ovunque, quasi gentile, quasi crudele, quasi eccitante, quasi a casa, quasi addormentato, quasi morto, quasi finito,. Il significato Lalla quasi lo conosciamo bene, per quanto paga può essere la proposta tutti dizionario solo con l’affermare che quasi indica un qualcosa a metà strada tra più o meMeno o non proprio. Quasi un avverbio ma anche un connettore, un riempitivo. Quasi è composto due sillabe una pausa a metà discorso un colpetto giunto sul pedale del pianoforte, ho visto mezzi dubbio e misura, di risonanza e approssimazione e laddove, invece, sono superfici piatte e omogenee a costruire la norma..quasi cresciuta gradazioni e su mature, suggestioni tonalità quasi e come un vino non proprio rosso ma nemmeno cremisi,Assi viola o granata. Quasi un quasi Rosso ripensandoci. Quasi può essere una maniera educata e sottile per dissimulare granitiche certezze, nasconde l’ovvio e lo tiene sospeso quanto basta. Quasi mi parla di due incertezza da poco scardinata ma che adesso non è del tutto risolta. Quasi introduce una rivelazione imminente ma non garantita, quasi garantita,. Quasi smussa le certezze e ammorbidisce come fa la carne quando la si lascia macerare Quasi mi piace perché da fluidità al discorso, mi mi affido a questa parola per la possibilità che mi permette di pensare di più, di aprire porte e bruschi cambi di direzione, di continuare a scavare e a scandagliare i più veri e più nascosti e recessi del mio animo. Quasi mi permette anche evitare le risposte. Amo la parola quasi perché mi da la possibilità di cercare lo stupore degli occhi quando di giorno mi sveglio e vedo la vita è poi mi dà mi piace parola quasi perché mi dona un minuto di speranza e di fiducia nel futuro.
Favria, 25.02.2019 Giorgio Cortese

La presunzione e l’ignoranza sono facce della stessa medaglia. Per quanto certe persone cercano di nascondere il suo rovescio, questo si manifesta sempre come se la medaglia fosse trasparente.

Sst..Silenzio
Penso che tutti durante la giornata, sempre più caotica, abbiamo bisogno del silenzio, di un momento di pace che ci protegga dal rumore che ci avvolge. Il silenzio non è soltanto un rifugio, ma anche una necessità. In certi momenti della giornata, trovare dei brevi istanti di silenzio può essere un lusso, ma serve per fare chiarezza meglio delle parole di certi pensieri che corrono liberi nella mente. Ben lo sanno i musicisti, che con questa dimensione senza note devono fare i conti ogni secondo. Lo conoscono i religiosi, i filosofi, i saggi, e i politici veri anche se rari. Per l’antico filosofo Plotino il silenzio è la guida necessaria all’ascesi e poi il grande Shakespeare lo fa dire ad Amleto: “The rest is silence”, “Il resto è silenzio” per arrivare alla stessa conclusione nella bellissima canzone di Simon e Garfunkel “The Sound of Silence”, “Il Suono Del Silenzio. Durante la giornata c’è il silenzio degli oggetti che fanno parte del mio mondo e a esso partecipano senza suoni o sillabe. Un filosofo come Wittgenstein ha scritto un’affermazione che ci deve fare riflettere: “Di ciò di cui non si può parlare si deve tacere”. E’ un invito al silenzio, ma nella vita abbiamo un disperato bisogno di comunicare per dimostrare di essere presenti e di meritare qualcosa. Ma fare silenzio non è facile, penso che occorra forte volontà e quotidiano esercizio. Ma il silenzio non deve mai essere colpevole per coprire nefandezze e sopraffazioni, li bisogna urlare con tutto il fiato in gola altrimenti siamo complici come il detto: “Chi tace acconsente” ed aggiungo non dice niente!. In conclusione nel silenzo si possono riordinare i pensieri della giornata, trovare pace e magari scrivere questi brevi pensieri in silenzio sul silenzio.
Favria 26.02. 2019 Giorgio Cortese

Ho notato che i rami dell’albero nel parco sono simili ad unghie sporche di azzurro a furia di scavare dentro il cielo
GiorgioCortese1