Influencer senza social sempre attuale! – Lettera aperta a Babbo Natale. – Ciao Babbo Natale!…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Influencer senza social sempre attuale!
Era nato 2018 anni fa, in una stalla, suo padre era un modesto falegname e la madre una brava casalinga. Una famiglia normale che non poteva dargli una educazione di livello elevato. Ma già da bambino dibatteva su vari argomenti con uomini adulti, dotti ed istruiti. Non aveva un mestiere e girava per i paesi del territorio con una squadra di persone che militava tra i dilettanti detta: “I Discepoli”. Il dodicesimo uomo lo deluse, tradendolo con le autorità del tempo. Fu arrestarto e condannato mediante crocifissione come un malfattore. Sembrava che la squadra si sciogliesse con il vicecapitano che dichiarò a caldo, subito dopo l’arresto in un parco, per almeno tre volte che non aveva mai fatto parte della squadra, per poi pentirsi al mattino. Lui dopo tre giorni risorse! Quando morì a 33 anni, nella stampa locale di allora non uscì nessun necrologio che descrivesse dei suoi miracoli e successi con la popolazione che lo seguiva nel suo pellegrinare. Ma Lui non aveva mai creato dei gruppi di tendenza sui social, non aveva follower, non aveva spese milioni di euro, ops talenti, per promuovere la sua immaginie. Ma dopo la sua ascesa al Padre, la sua fama crebbe anno dopo anno a dismisura. La sua “Buona Novella”, era ed è ancora un messaggio rivoluzionario, che fa fremere l’intimo dell’animo ancora dopo 2018 anni! Gesù Cristo il Salvatore dopo più 2000 anni era ed è ancora la celebrità più importante della Terra, perché Lui è il Figlio di Dio il Salvatore!

Lettera aperta a Babbo Natale.
Il S. Natale si avvicina e ho deciso di scrivere a Babbo Natale.
Caro Babbo Natale si avvicina il Natale, la festa più bella, l’occasione per riunire le famiglie, scartare i regali lasciati vicino al presepio. Momenti gioiosi per i bambini ma spesso anche per chi bambino non lo è più da tempo, e non esiste nulla di così triste che lo svegliarsi la mattina di Natale e ricordarsi di non essere più un bambino.
Caro Babbo Natale vorrei come regalo che ci sia meno arroganza e supponenza da e che tutti siamo toccati da quella qualità importante quasi sempre trascurata: l’umiltà!
Caro Babbo Natale come regalo Ti chiedo la forza di perdonare le persone che mi disprezzano e di amarle ancora di più.
Caro Babbo Natale vorrei come regalo che le persone cerchino di capire chi hanno di fronte è buono o cattivo indipendentemente dal colore della pelle.
Caro Babbo Natale illumina gli animi di chi ci governa perché investa di più nella cultura, ne abbiamo tanto bisogno.
Caro Babbo Natale ho una richiesta finale da fare, questa non è per me. Sono una persona fortunata con un lavoro, ma per le tante, troppe famiglie che vivono nell’indigenza, spero che Tu le possa aiutare. Porta a loro da mangiare e ai loro figli regali per giocare. A chi non ha più un lavoro, e non sa come fare, che lo possa ritrovare. A chi ha perso un caro e non si da pace, dona ai loro cuori serenità e meno dolore. Dimenticavo la richiesta più importante, metti nel tuo sacco, tanto amore e che sia un anno migliore.
Grazie e auguri di buon Natale!
Ps Sono consapevole Babbo Natale che non puoi fare miracoli, ma per quelli ho già scritto a Gesù Bambino!
Favria, 25.12.2018 Giorgio Cortese

Regalami il tuo sorriso e per il mio cuore sarà sempre Natale.

Il Natale è la speranza di ritrovarsi insieme ancora a credere che tutto può cambiare se lo si desidera veramente, altrimenti è solo l’ipocrisia di una festa che si consuma tra il buonismo e i bagordi. Buon Natale!

Ciao Babbo Natale!
Oggi tutti i bambini sanno che Babbo Natale viene dal Polo Nord, è barbuto e grassottello e nella notte tra il 24 e il 25 dicembre porta i regali ai piccoli di tutto il mondo viaggiando su una slitta trainata da renne. Ma la storia di questo personaggio folkloristico e amato da tutti è lunga e affascinante quasi come la sua leggenda. Babbo Natale nasce sulle rive del Mediterraneo, si evolve nell’Europa del Nord e assume la sua forma definitiva, Santa Claus, negli USA, da dove poi si ridiffonde quasi in ogni parte del globo. All’inizio era San Nicola, un greco nato intorno al 280 d.C. che divenne vescovo di Mira, cittadina romana del sud dell’Asia Minore, l’attuale Turchia. Nicola si guadagnò la reputazione di fiero difensore della fede cristiana in anni di persecuzioni e trascorse molti anni in prigione finché, nel 313, Costantino emanò l’Editto di Milano che autorizzava il culto. L’iconografia ha tramandato diverse sue immagini, ma nessuna somiglia troppo all’omone allegro, sovrappeso e dalla barba bianca che oggi attribuiamo a Babbo Natale. Degli studiosi antropologi hanno cercato di ricostruirne il vero aspetto basandosi sui resti umani conservati nella cripta della Basilica di san Nicola di Bari, dove le presunte reliquie del santo furono portate nel 1087 da un gruppo di marinai e sacerdoti baresi che era andato fino a Mira per impadronirsene. L’idea dei marinai baresi del trafugare le sue spoglie venne nel contesto di un programma di rilancio della città, dopo che Bari a causa della conquista normanna, aveva perduto il ruolo di residenza del governatore detto capetano e quindi di capitale dell’Italia bizantina. In quei tempi la presenza in città delle reliquie di un santo importante era non  solo dal punto di vista spirituale ma anche mèta di pellegrinaggi e quindi fonte di benessere economico per l’indotto economico generato. Quando, negli anni Cinquanta del secolo scorso, la cripta fu restaurata, il cranio e le ossa del santo furono accuratamente misurate, fotografate e radiografate e con l’aiuto della tecnologia hanno ricostruito la sua faccia e aggiungendo dettagli dedotti dalle fattezze delle popolazioni mediterranee dell’epoca. Il risultato è il volto di un uomo anziano, dalla pelle olivastra, il naso rotto forse nel corso delle persecuzioni, e barba e capelli grigi. Dopo la morte, avvenuta il 6 di dicembre di un anno imprecisato alla metà del IV secolo, la figura del santo divenne popolarissima in tutta la cristianità, grazie anche ai tanti miracoli che gli furono attribuiti. Molte professioni, ad esempio i marinai, città e intere nazioni lo adottarono e ancora lo venerano come loro patrono. Ma perché diventò anche protettore dei bambini e mitico dispensatore di doni? La ragione, sta soprattutto in due leggende che si diffusero in Europa intorno al 1200. La prima, e più nota, racconta del giovane vescovo Nicola che salva tre ragazze dalla prostituzione facendo recapitare in segreto tre sacchi d’oro al padre, che così può salvarsi dai debiti e fornire una dote alle figlie, patrono delle fanciulle.. Nella seconda, Nicola entra in una locanda il cui proprietario ha ucciso tre ragazzi, li ha fatti a pezzi e li ha messi sotto sale, servendone la carne agli ignari avventori. Nicola non si limita a scoprire il delitto, ma resuscita anche le vittime ed ecco uno dei motivi che lo resero patrono dei bambini. Ma perché poi questo Santo mediterraneo si è spostato al Polo Nord e poi è stato associato al Natale? In realtà per molti secoli il culto di san Nicola, e la tradizione di fare regali ai bambini, si continuò a celebrare il 6 dicembre, come avviene tuttora in diverse zone dell’Italia del Nord e dell’arco alpino, fino in Germania. Col tempo al Santo vennero attribuite alcune caratteristiche tipiche di divinità pagane preesistenti, come il romano Saturno o il nordico Odino, anch’essi spesso rappresentati come vecchi dalla barba bianca in grado di volare. San Nicola era anche incaricato di sorvegliare i bambini perché facessero i buoni e dicessero le preghiere. Ma la Riforma protestante, a partire dal Cinquecento, abolì il culto dei santi in gran parte dell’Europa del Nord ed era un bel problema, a chi far portare adesso i doni ai bambini? In molti casi, risponde lo studioso, il compito fu attribuito a Gesù Bambino, e la data spostata dal 6 dicembre a Natale. Ma il piccolo Gesù non sembra in grado di portare troppi regali, e soprattutto non può minacciare i bambini cattivi. Così gli fu spesso affiancato un aiutante più forzuto, in grado anche di mettere paura. Nacquero così nel mondo germanico alcune figure a metà tra il folletto e il demone. Alcune, come i Krampus, servono da aiutanti dello stesso san Nicola, in altre il ricordo del santo sopravvive nel nome, come Ru-klaus, Nicola il Rozzo, Aschenklas, Nicola di cenere, o Pelznickel, Nicola il Peloso. Erano loro a garantire che i bambini facessero i buoni, minacciando punizioni come frustate o rapimenti. Per quanto possa sembrare strano, anche da questi personaggi nasce la figura dell’allegro vecchietto in slitta. Gli immigrati nordeuropei portarono con sé queste leggende quando fondarono le prime colonie nel Nuovo Mondo. Quelli olandesi, rimasti affezionati a san Nicola, diffusero il suo nome, “Sinterklaas”. Ma nell’America delle origini il Natale era molto diverso da come lo consideriamo oggi. Nel puritano New England era del tutto snobbato, mentre altrove era diventato una specie di festa pagana dedicata soprattutto al massiccio consumo di alcol e non c’era nessun magico dispensatore di doni. Poi, nei primi decenni dell’Ottocento, diversi poeti e scrittori cominciarono a impegnarsi per trasformare il Natale in una festa di famiglia, recuperando anche la leggenda di san Nicola. Già in un libro del 1809, Washington Irving immaginò un Nicola che passava sui tetti con il suo carro volante portando regali ai bambini buoni. Poi fu la volta di un libretto anonimo in versi, The Children’s Friend, con la prima vera apparizione di Santa Claus, associato al Natale “ma privato di qualsiasi caratteristica religiosa, e vestito nelle pellicce tipiche dei buffi portatori di doni germanici. Questo Santa porta doni ma infligge anche punizioni ai bambini cattivi, e il suo carro è trainato da una sola renna. Le renne diventano otto e il carro diventa una slitta nella poesia A Visit from St. Nicholas, scritta nel 1822 da Clement Clark Moore per i suoi figli ma diventata subito come diremmo molto virale. Per molti decenni Santa Claus viene rappresentato con varie fattezze e con vestiti di varie forme e colori. Solo verso la fine del secolo, grazie soprattutto alle illustrazioni di Thomas Nast, grande disegnatore e vignettista politico, si impone la versione odierna, un adulto corpulento, vestito di rosso con i bordi di pelliccia bianca, che parte dal Polo Nord con la sua slitta trainata da renne e sta attento a come si comportano i bambini. Una volta standardizzata (grazie anche alle pubblicità della Coca-Cola, la figura di Santa Claus torna in Europa in una sorta di migrazione inversa, adottando nomi come Père Noel, Father Christmas o Babbo Natale e sostituendo un po’ ovunque i vecchi portatori di doni. A diffonderla sono anche i soldati americani sbarcati durante la Seconda mondiale, e l’allegro grassone finisce per simboleggiare la generosità degli USA nella ricostruzione dell’Europa occidentale. Naturalmente, c’è anche chi nel Babbo Natale di origine yankee vede nient’altro che il simbolo della deriva consumista del Natale. Altri lo rifiutano o lo snobbano semplicemente in nome della tradizione, come i non pochi italiani ancora affezionati a santa Lucia, alla Befana o al vecchio, originale san Nicola.
Favria, 27.12.2018 Giorgio Cortese

Nella vita di ogni giorno le esperienze diventano indimenticabili quando mi insegnano e mi segnano.
giorgioCorteseNatale