Il “Pro e il Contro”: dalla Malpensata a … Chiapetto di Franco Chiapetto

Il 06/11/21019 durante la traversata della Malpensata facevo notare all’Amico Blin i ripidi canali che scendono verso il Mio Borgo omonimo e discutevamo proprio sul fatto che oggi una valanga di tali proporzione sarebbe pressochè impossibile visto l’imboscamento del territorio che pero’ andrebbe ulteriormente curato per evitare disastri durante piogge di tipo alluvionali. Ma il Mio post è solo per documentare un fatto realmente accaduto nel lontano 27 febbraio 1888 in questo Borgo della Valle Soana di cui porto il Cognome. Foto i ripidi pendii che scendono a Chiapetto.
A Chiapetto Borgata che si trova sulla sinistra, entrando in Valprato, la Valanga travolse numerose Case, molte delle quali, a causa dei focolari accesi , s’incendiarono e gli abitanti morirono arsi, tant’è che dei 31 Morti ben 10 non furono identificati perché carbonizzati. Della tragedia di Chiapetto esiste una documentata cronaca scritta da un anonimo superstite; “ A memoria d’uomo il Chiapetto fu sempre illeso da valanghe; ora una valanga di sproporzionata misura parti’ dall’Alpe del Gallo raccogliendo tutta la neve sino alla Malpensata , Deves e Tolair e…,si precipito’ a valle con tanta furia da riversarsene una striscia sopra il Chiapetto in modo da distruggerlo in tutti i caseggiati volti verso il Ritano seppellendo sotto di se 39 persone , di queste 8 vennero estratte vive e 31 rimasero vittime sotto la valanga e le macerie delle case. La disgrazia successe alle 9 di mattina del 27 febbraio 1888 nel mentre che i fuocolari erano accesi, cadendo i solai sui medesimi presero fuoco per cui si tratta che 13 persone siano state arse e tra queste abbiamo disgraziatamente la sorella piu’ piccola cioè la Rosalia. La desolazione a Chiapetto è indescrivibile, sol piu’ da quattro o cinque case rimangono intatte e tra queste la nostra. Gli abitanti sono come instupiditi e gli stessi miei genitori non fanno che disperarsi e piangere, sembrano tanti ebeti ed invecchiati di 20 anni, io stesso nel salvataggio arrischiai per ben due volte la vita e se son salvo è per miracolo, ma intanto mi buscai un raffreddore con gonfiamento di gola. Temo sui genitori e temo di peggiorare io stesso. Non so come fare a consolare i genitori colpiti 3 giorni prima dalla morte di mia sorella Angelica a Piamprato, la di cui salma venne trasportata e sepolta nel nuovo cimitero di San Silverio alla Carzonera con gran pompa e cio’ per volontà espressa dalla famiglia. Avevamo le provviste per alcuni mesi come si usa nella cattiva stagione, ma i superstiti si rifugiarono tutti da noi e in pochi giorni prima che si potesse avere il sussidio dalle altre borgate, tutto ci consumarono. Ricevemmo le visite del Sotto Prefetto d’Ivrea, del Deputato Marchese Compans, del Tenente colonnello degli Alpini e del Capitano dei Reali Carabinieri, a questi esposi l’opera mia prestata. Ricevemmo pure le visite del Pretore di Pont, Laeffeur direttore della Manifattura, notaio Bertoliatti consigliere provinciale e da molti altri personaggi che per brevità si omettono. Dei morti finora se ne estrassero solo 11. Non si conosce il numero preciso degli abbruciati e non si sa quindi il numero ancor dei sepolti. Insomma al Chiapetto vi fu una vera distruzione da far piangere chi lo avendolo visto prima della disgrazia, lo vede ora; Da Ivrea partirono 120 Alpini sotto il comando del Tenente Colonnello Micheletti. A tappe forzate raggiunsero Pont alla mezzanotte. Da Pont partirono durante la notte cogli Alpini 30 cittadini al Comando dell’industriale Laeffeur. Dopo una disagevole marcia notturna raggiunsero le località disastrate. A Chiapetto morirono tutti i componenti di una Famiglia composta dai genitori e 5 figli. Molte delle vittime erano Donne e Bambini, gli Uomini adulti nella stagione invernale erano prevalentemente lontani da Casa a svolgere le varie attività itineranti, calderai, vetrai ecc. Per 10 vittime di Chiapetto non fu possibile il riconoscimento legale in quanto rinvenute carbonizzate a causa dell’incendio sviluppatosi nelle case distrutte. ( tratto da un articolo di Lino Fogliasso dal“Canavèis”.
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