Il mondo è un… grilet! – Una famiglia particolare. – I giorni della merla. – Il calendario Gregoriano – La Candelora – Donare il sangue…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Il mondo è un… grilet!
Il grilet in piemontese è l’insalatiera, deriva dall’occitano greilet che deriva a sua volta dal latino cratalem, di graticcio, che deriva a sua volta da cratem, graticcio di vimini. Tale parola non è da confondere con cabaret, che è un vassoio dalla forma piatta, che deriva dal piccardo, bretone inizialmente indicava l’osteria, taverna e oggi vassoio piatto. La parola grilet è così ancor oggi frequentemente utilizzata, nella lingua italiana viene pronunciata nel mezzo del discorso: “C’è ancora un po’ di pasta nel gȓilet”; “Ho dimenticato di lavare il gȓilet”; “Ho talmente fame che mangerei un grilet di gnocchi”. C’è chi lo preferisce in acciaio, chi in ceramica o in porcellana; c’è qualcuno che opta per quello in plastica. È anche vero che la resa del cibo, a detta dei più esperti gourmet, cambia vorticosamente a netto favore per la ceramica. Ma ci si aggiusta con quel che si può. Beninteso, la parola di oggi ha nulla a che vedere con il vezzeggiativo dei simpatici insetti detti grilli, al contrario, il grilletto del fucile o delle armi da fuoco si dice in piemontese grilet, come il contenitore. È proprio vero che il mondo è un… grilet!
Favria 29.01.2019 Giorgio Cortese

Ogni giorno cerco di praticare la gentilezza a casaccio unita ad atti di cortesia e di bellezza verso tutti quelli che incontro.

Una famiglia particolare.
Venerdi 9 febbraio a Favria, nel Centro Giovani di Favria, palazzo Comunale, via N.Barberis 10 a Favria alle ore 21,00 andrà in scena una bella e godibile commedia teatrale dal titolo che è tutto un programma di eisate ed allegria: “ Una famiglia particolare”. La commedia parla di Ezio uno sceneggiatore in difficoltà. Il suo ultimo progetto consiste nello scrivere la storia di due famiglie sull’orlo di una crisi di nervi, i cui figli adolescenti, Filippo e Marta, sono in procinto di sposarsi. I genitori di entrambi i ragazzi pianificano una cena assieme e le conseguenze del primo incontro sono esilaranti ed imprevedibili. Con tutte le poco piacevoli notizie che apprendiamo sui media, ridere assistendo a questa commedia è il giusto antidoto. Ridere è una capacità tipicamente umana, innata in ognuno di noi anche se, sempre più spesso, ci dimentichiamo l’importanza e l’effetto benefico che una sana risata può avere sul nostro cervello e sul nostro organismo.
Gli attori sono: Alessandro Corona, Christian Benotto, Isabella Biglione,Luisella Borio,Matteo Glis Colombo, Giuliana Roma, Agnese Scarpelli,Mattia Tarchini,Thomas Tarchini,Alessia Villafranca.
Scenografie di Matteo Glis Colombo, Matteo Pedalino, Niccolò Gallo.
Regia di Francesco D’Alessio, Elisabetta Fischer,
ingresso ingresso euro 10,00 ed i biglietti si spossono acquistare presso il Centro Giovani il mercoledì dalle ore 15,00 sino alle ore 19,00 fino esaurimento posti oppure telefonare al cell. 3392230882 Simona Manca
Favria, 30.01.2019 Giorgio Cortese

Non devo avere paura che la vita possa finire. Ma la mia paura è che possa non incominciare mai davvero

I giorni della merla.
Secondo quello che ci è stato tramandato, sappiamo solo che così vengono chiamati gli ultimi tre giorni di gennaio, il 29, 30 e 31,”i giorni della merla” con questo termine ci si riferisce ai tre giorni più freddi dell’anno, ma come mai si parla di una merla? Il merlo è un uccello che tende a non migrare e a rimanere in Italia tutto l’anno anche per trascorrere l’inverno. Una leggenda narra che i merli erano bianchi e non neri e la storia parla della famiglia della merla Beccogiallo che era stufa del mese di il mese di Gennaio, freddo e ombroso, si divertiva ad aspettare che lei uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettare sulla terra freddo e gelo. Stanca delle continue persecuzioni, la merla un anno decise di fare provviste sufficienti per un mese (allora gennaio durava 28 giorni), e si rinchiuse nel suo nido su una possente quercia, al riparo, per tutto il mese. L’ultimo giorno del mese, la merla Beccogiallo, pensando di aver ingannato il cattivo gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a cantare per sbeffeggiarlo. Gennaio se ne risentì così tanto che chiese in prestito tre giorni a febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo, pioggia. La merla si rifugiò alla chetichella in un camino e lì restò al riparo per tre giorni, per proteggere i merlottini intirizziti dal freddo e sofferenti per la fame, decise di spostare il nido su un tetto vicino, dove fumava il comignolo di un camino da cui proveniva un po’ di tepore. Il primo giorno di febbraio fece capolino un pallido sole e uscirono tutti dal nido invernale; anche il capofamiglia Beccogiallo si era scurito tutto perché aveva dormito tutta la notte abbracciando teneramente i suoi piccoli e la sua amata Merla. Quando la merla uscì, era sì salva, ma il suo bel piumaggio si era ingrigito a causa della fuliggine del camino, e così essa rimase per sempre con le piume grigie. Da allora, i merli nacquero tutti neri, fu così che gli ultimi tre giorni di gennaio, che di solito sono i più freddi, furono detti i “tre giorni della merla”, per ricordare l’avventura di questa famigliola di merli! Sempre secondo la leggenda, se i giorni della merla sono freddi, la primavera sarà bella; se sono caldi, la primavera arriverà in ritardo. Oggi della fiaba del Merlo o della Merla non rimane che il ricordo e un proverbio che perde di significato a meno che non decidiamo di guardar fuori dalle nostre finestre e scoprire se la Merla canta, se la giornata è scura o se fuori Gennaio si sta scatenando con bufere di neve, vento, gelo, pioggia.
Favria 31.01.2019 Giorgio Cortese

Nella vita non cerco l’assenza ma dei miei simili una più acuta presenza

Il calendario Gregoriano.
Il 1 febbraio 1918 l’unione Sovietica adotta il calendario gregoriano, ma nel 1923, la formula per decidere quali anni centenari fossero bisestili fu ufficialmente modificata, ottenendo il Calendario rivoluzionario sovietico. In esso, tra gli anni divisibili per 100 sono bisestili solo quelli che divisi per 9 danno come resto 2 o 6. Il primo anno di discordanza con il calendario gregoriano sarebbe stato il 2800. Ma già dal 1940 il Calendario rivoluzionario sovietico fu abbandonato e si ritornò al calendario gregoriano. Simile la proposta di alcune Chiese ortodosse per accettare la riforma gregoriana del calendario, sopprimendo finalmente i 13 giorni che attualmente separano le date delle feste ortodosse da quelle del resto del mondo cristiano: considerare bisestili tra gli anni secolari solo quelli che divisi per 9 danno come resto 2 o 7. Diverso l’approccio dell’Impero svedese che decise nel 1699 di passare dal calendario giuliano al calendario gregoriano Tra i due calendari vi era all’epoca una differenza di 10 giorni, il calendario gregoriano era in anticipo su quello giuliano. Per recuperare questi 10 giorni, si decise inizialmente di eliminare tutti gli anni bisestili dal 1700 al 1740, in questo modo si sarebbe recuperato un giorno ogni 4 anni così dal 1º marzo 1740 il calendario svedese sarebbe coinciso con quello gregoriano. Venne quindi eliminato il 29 febbraio 1700, ma, negli anni successivi, si dimenticò di applicare il piano, anche perché il re Carlo XII, che l’aveva voluto, era impegnato nella guerra con la Russia. Riconosciuto l’errore, si prese quindi la decisione di tralasciare questo piano che causava soltanto molta confusione e di tornare al calendario giuliano. Per recuperare il giorno saltato nel 1700 si stabilì quindi che nel 1712 venisse aggiunto a febbraio un secondo giorno, oltre a quello dovuto perché quell’anno era bisestile. Così, nel calendario svedese del 1712, febbraio ebbe 30 giorni. La Svezia passò infine definitivamente al calendario gregoriano nel 1753, saltando i giorni dal 18 al 28 febbraio. Ma perché questo cambio di calendario? La questione della progressiva regressione dell’equinozio di primavera dovuta all’imprecisione del calendario giuliano era nota e dibattuta fin dal Concilio di Nicea del 325 a.C.. Nell’anno 1582, il 21 marzo, giorno convenzionale per l’equinozio, stabilito dal Concilio di Nicea quale base per il calcolo della Pasqua, arrivava quando il reale equinozio astronomico era ormai già passato da dieci giorni. Papa Gregorio XIII, si rese conto che la Pasqua, di quel passo, avrebbe finito per essere celebrata in estate. Decise quindi che era giunto il momento di affrontare la questione. Per riformare il calendario giuliano papa Gregorio XIII nominò una commissione presieduta da Cristoforo Clavio, gesuita professore del Collegio Romano. Per sistemare il calendario giuliano furono usate le misurazioni dell’astronomo Niccolò Copernico, pubblicate nel 1453, anno della sua morte. Il calendario gregoriano entrò subito in vigore il 15 ottobre 1582, 5 ottobre secondo il calendario giuliano, nei paese cattoloci, Italia, Franci, Spagna, Portogallo, Polonia-Lituania, Belgio Paesi Bassi e Lussemburgo, in Austria nel 1583, poi Boemia, Moravia, cantoni cattoloci della Svizzera nel 1584. U riformati si adeguarono nel nel XVIII. Molte chiese Ortodosse ancora oggi conservano il calendario Giuliano, e da ciò nasce l’attuale differenza di 13 giorni tra le festività religiose “fisse” ortodosse e quelle delle altre confessioni cristiane. Per quanto riguarda i paesi non cristiani, in Giappone fu adottato nel 1873; in Egitto nel 1875; in Cina nel 1912; in Turchia nel 1924.
Favria 1.02.2019 Giorgio Cortese

Dai una mano alla vita vieni a donare il sangue! Venerdì 8 febbraio ore 8-11,20 cortile interno del Comune a Favria. Abbiamo bisogno di Te per salvare una vita. Grazie!

La Candelora
“A la Candelora de l’inverna sem fora”, recita l’antico proverbio. Ma che cos’è la festa della Candelora, e perché la si celebra il 2 febbraio? La parola Candelora deriva dal latino festum candelarum, festa delle candele. La Chiesa Cattolica celebra in questa data la Purificazione di Maria Vergine e la Presentazione di Gesù al Tempio, avvenuta 40 giorni dopo la sua nascita, come prescritto dalla legge di Mosè e narrato nel Vangelo di Luca (Lc 2, 22-39). Contando 40 giorni a partire dal 25 dicembre, si arriva appunto al 2 febbraio. In n questo giorno si benedicono le candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti” così come venne chiamato dal vecchio profeta Simeone al momento della presentazione al tempio di Gesù. Simeone disse: “I miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele. Gesù è piccolo, ha appena 40 giorni e quello verso il tempio di Gerusalemme è il suo primo viaggio ma sappiamo che tornerà in quella città al termine della sua vita, non più offerto al tempio, non più posto tra le braccia di Simeone, ma condotto fuori le mura cittdine, inchiodato sulle braccia della crocia. Le braccia di Simeone lo prenderanno e stringendolo con affetto, ma nelle parole del saggio vecchio si delinea già il futuro di Gesù: “ Sarà la rovina e la resurrezione per molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti uomini” e, guardando Maria, quasi prefigurando la scena della croce, aggiunge: “Anche a te una spada trafiggerà l’anima”. Come fatto in precedenza da Maria e Giuseppe, Simeone prende il Bambino con sé ed è riempito di una consolazione incredibile, tanto che dal suo cuore salirà una delle preghiere più belle della Bibbia: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace… perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”. In Simeone è rappresentato Israele ma tutta l’umanità che attende la Redenzione. Simeone è un esempio eccezionale di dell’anzianità e sembra quasi dirci: ”E’ bello essere anziani”, ritrovando in Gesù Bambino nuova energia, un senso in più per la sua vecchiaia. Insomma, l’età anziana può essere un motivo per una nuova chiamata.
Favria 2.02.2019 Giorgio Cortese

La mia ricchezza non si misura da tutte le cose che posso avere, ma da tutte le cose che posso donare. ?” Vieni a donare venerdì 8 febbraio ore 8-11,20 cortile interno del Comune a Favria. Abbiamo bisogno di Te per salvare una vita

Donare il sangue.
Donare il sangue fa bene anche al donatore. L’azione del donare comporta una presa di coscienza dell’individuo, che è stimolato a mantenere uno stile di vita sano.. Donare sangue, quindi, vale il doppio, perché salva la vita a chi riceve il sangue e mantiene sano il donatore. Infatti, il sangue raccolto, prima di arrivare al letto del paziente, è controllato sia per scoprire la presenza di virus infettivi, sia per scoprire valori nel sangue che possono rivelare malattie del donatore. Ma i controlli sul sangue prelevato non bastano. Una caratteristica, tutta italiana, è il coinvolgimento del donatore, il quale non deve essere occasionale, ma far parte di una organizzazione come la Fidas e nello specifico il Gruppo Fidas di Favria che lo segue nel suo percorso di donatore. La contropartita, per il donatore, è avere la certezza di essere sano. E questo gli viene confermato dai costanti controlli che vengono eseguiti sul suo sangue, attraverso una visita e un colloquio e poi attraverso l’esecuzione di test specifici. ?” Vieni a donare venerdì 8 febbraio ore 8-11,20 cortile interno del Comune a Favria. Abbiamo bisogno di Te per salvare una vita
Favria, 3.02.2019 Giorgio Cortese

Ogni giorno non mi chiedo mai i “Chi sono gli altri per essere aiutati?” Mi chiedo sempre:” “Chi sono io per non aiutarli?” Questa una risposta, vieni a donare venerdì 8 febbraio ore 8-11,20 cortile interno del Comune a Favria. Abbiamo bisogno di Te per salvare una vita
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