I libri – Vieni anche Tu a donare! – Le pive nel sacco – Nella vita con…gioia! – Serata di poesia con Pasquale Siano – Mirabolante anfibologia dell’inizio – Unlearning…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

I libri
I libri perfetti, personalmente non sono quelli che ho disposto negli scaffali a casa mia, piatto ed orizzontale, da cui pescare l’uno o l’altro titolo con indifferenza. I più importanti, quelli che mi hanno lasciato il segno, li ho nella mia memoria. Potrei dirli uno per uno, il primo libto che ho letto, per ripercorrere la mia vita.
Favria, 9.10.2018 Giorgio Cortese

La misura di una vita ben spesa non sta in quanto è durata ma in quanto si è donato. Vieni a donare a Favria mercoledì 10 ottobre ore 8-11,20 cortile interno del Comune, abbiamo bisogno di Te!

Vieni anche Tu a donare!
Oggi si dona a Favria, cortile interno del Comune dalle ore 8- 11,20.
Cambia il mondo, dona sangue oggi. Si dona per la salute degli altri, ma ormai non ci sono dubbi: i benefici valgono anche per quella propria. Donare il sangue, come fanno ogni anno 1,7 milioni di italiani, è una scelta che contribuisce a migliorare la salute anche di chi compie il nobile gesto. Maggiore attenzione alla prevenzione, via libera all’adozione di stili di vita più sani, nuovi rapporti sociali da coltivare con il il nostro Gruppo di Favria aiuta a salvare le vite degli altri e a prendersi un po’ più cura pure della propria. Ti aspettiamo per una botta di vita. Vieni a donare a Favria mercoledì 10 ottobre ore 8-11,20 cortile interno del comune, abbiamo bisogno di Te!
Favria, 10.10.2018 Giorgio Cortese

Siate presenza che soccorre. Venite a donare oggi a Favria mercoledì 10 ottobre ore 8-11,20 cortile interno del comune, abbiamo bisogno di Te!

Le pive nel sacco
La frase “tornare con le pive nel sacco” risale al tempo in cui abitualmente si suonavano “le pive”, che erano antichi strumenti musicali, simili alle più conosciute cornamuse, usate anche in Italia fino a dopo la Seconda guerra mondiale. Perché si cita la seconda guerra mondiale? Perché le pive, insieme alle trombe, venivano utilizzate proprio dai reparti militari durante le avanzate, dunque nella fase di attacco, ma mai quando le truppe erano costrette alla ritirata. In fase di arretramento questi strumenti venivano nascosti nei sacchi e in questo modo si faceva credere che le forze fossero state messe in fuga. Ecco spiegato il significato assunto da questa frase popolare che equivale a dire: tornarsene a casa senza aver concluso un’impresa, né ottenuto nulla di buono
Favria 11.10.2018 Giorgio Cortese

Ci sono persone che corrono una vita intera dietro la ricchezza e il potere. Dimenticano che la vera ricchezza è la serenità.

Nella vita con…gioia!
Una cara signora diversamente giovane, che chiamo per celare la sua vera identità con il nome di Gloriosa, prendendo spunto da una parte del significato del suo vero nome, mi ha raccontato recentemente una vicenda della sua vita che ha una bella morale ed è sempre attuale. Siamo negli anni cinquanta del novecento e le auto sono ancora poche, la maggior parte delle persone usa la corriera oppure la bicicletta per spostarsi da un paese all’altro nel Canavese. La signora Gloriosa tornava a casa da lavorare quanto lungo la strada vede una signorina “Tota” quasi sua coetanea del suo paese, che conosceva appena di vista, che camminava accaldata, lungo la strada provinciale. L’episodio narrato avviene nel mese di luglio. Riconosciuto la sua concittadina la signora Gloriosa, senza esitazione si ferma e chiede se aveva bisogno di qualcosa, visto che era molto distante, circa 6 km da dal paese dove entrambe erano dirette. La signorina che chiameremo Eufrosina, la gioia, gli dice che ha perso la corriera e che adesso doveva andare a casa a piedi. La nostra protagonista dall’animo buono gli dice che se voleva la portava Lei a casa in bicicletta. Eufrosina, sorridente e grata acconsente e sale sul tubo della bicicletta. La signora Gloriosa, si ferma un attimo, e sospira dicendomi che da giovane andando in bicicletta gli sembrava di conciliare la la vita con il tempo e lo spazio, vivendo dentro misure ancora umane, cosa impossibile oggi con le auto. Da giovane pedalando sentiva il fruscio della maglietta e dei tubolari di seta, simile al fruscio di una vela sul mare, che ricorda della immagine visibile del vento. La signora Gloriosa riprende il racconto. Arrivate nel paese dove abitavano entrambe, la signora narrante era molto accaldata ed esclama ad alta voce con ingenuità: “Cosa darei adesso per un bel bicchiere di acqua fresca!”. la “Tota” beneficiata del passaggio in bici gli dice cara Gloriosa, adesso ti offro tutta l’acqua che vuoi ma, dato che prima di te sono passate altre persone che conoscevo con l’auto, hanno rallentato e poi sono andati via, Ti chiedo una cosa: “Sei mai stata a Venezia?” La signora Gloriosa rimane meravigliata della richiesta ed al suo diniego, Eufrosina gli dice, : “Passa domani a casa mia e ti darò i soldi necessari per il viaggio e soggiorno per una settimana a Venezia perché nella vita si agisce con compenso o senza compenso ma se Ti accade di aiutare qualcuno fallo sempre con gioia!”
Favria 12.10.2018 Giorgio Cortese

Il cittadino cha aiuta gli altri a mantenere in ordine la Comunità è la consolazione della Patria ed prgoglio per tutti noi.

Serata di poesia con Pasquale Siano
Buon pomeriggio a tutti!
Oggi siamo a presentare l’oglianicese Pasquale Siano, nato a Oglianico (To) il 21 dicembre 1942. Si è laureato in Lettere nel’64 all’Università Cattolica di Milano. Ha pubblicato diversi libri di poesie:
Terra di canto, Milano 1960;
Tè e fette di torta, Firenze 1987;
Tavole unite, Firenze 1993;
Tempo di zucche, Firenze 1994;
Tornare un giorno a Oglianico per sempre, Oglianico 2001; Tarì delle Due Sicilie, Enna 2006.
Nel 1992 ha vinto il Premio Casentino con un racconto inedito.
Pasquale dal 1966 vive a Firenze, dove ha insegnato Lettere nei Licei ed è poeta del più profondo sentire dell’anima. Presente un poeta con questo importante curriculum non è semplice. La sua poesia è tutta un’espressione d’amore che fiorisce spontanea in un vasto mare di pensieri, spunti, riflessioni. Molti potrebbero chiedersi che cosa è la poesia? La poesia, dal punto di vista tecnico, è un genere letterario in versi ma dal punto di vista emotivo nessuno riesce a dare una risposta concreta, universale e valida per tutti. La poesia, infatti, è poesia perché suscita diverse emozioni che variano da persona a persona. Come essere umani non abbiamo mai cercato di inventare una poesia, poichè essa nasce dal personale animo. Tutti noi avvertiamo la necessità di esprimere i nostri sentimenti e alcuni per farlo decidono di prendere un foglio e una penna in mano e di cominciare a scrivere parole che a primo impatto sembrano non aver senso. Queste parole in realtà servono a far riflettere, a far pensare e immaginare. La poesia di Pasquale è una grazia, una possibilità di staccaci per un po’ dalla terra e sognare, volare, usare le parole come speranze, come occhi nuovi per reinventare quello che vediamo. La poesia di Pasquale ci aiuta a scavare a fondo nel nostro animo e prova a lasciare un segno, un segno che servirà per il resto della nostra vita. La poesia di Pasquale nasce nel quotidiano da un semplice gesto, da un semplice evento e può trattare argomenti infiniti. La poesia di Pasquale può riguardare l’amore, gli edifici l’amicizia, la morte, la fiducia, la guerra, la famiglia e tanto altro. Insomma nelle poesie di Pasquale con la sua musa ispiratrice Pansy, sono racchiusi nobili ideali, musicalità e ricerca di armonia. Le sue poesie sono un fremito che percuote l’animo, un canto che inneggia la vita. Ogni fatto, ogni situazione, ogni sentimento, nella mente dell’autore si sublimano in una più alta e corale attesa, raccogliendo le immagini in una perfetta sintesi di pensieri, visioni, ricordi, essenza di incondizionato amore. Un sentire sicuramente di alta umanità ed una espressione armonica del verso nobilitano l’autore. Nelle sue composizioni si rileva come gli avvenimenti quotidiani subiscano una maturazione interiore. Vi auguro un buon ascolto perché oggi molti preferiscono passare le giornate rimanendo “attaccati” al cellulare, al televisore o al computer noi con questa serata possiamo con la poesia di Pasquale rigenerare l’animo e far suonare le corde più intime.
Favria, 13.10.2018 Giorgio Cortese

Nella vita bisogna imparare a perdonare in fretta, bacia lentamente, amare davvero, ridere sempre di gusto e non pentimi mai di qualsiasi cosa mi abbia fatto sorridere, oppure piangere

Mirabolante anfibologia dell’inizio
Per cercare di descrivere il comportamento di certe persone ho preso le tre parole messe nel titolo di questa mail. La prima parola è mirabolante, si commenta da sola, significa straordinario, stupefacente, meraviglioso deriva dal francese mirabolant, derivato di myrobolan, mirabolano, per accostamento scherzoso al latino mirari, stupirsi, sorprendersi. Per mirabolante s’intende allora lo straordinario, lo stupefacente, il meraviglioso, con una possente carica di esagerazione e già il suono della parola pirotecnica, quasi fantasmagorica porta certe persone ad esagerare con sproloqui mirabolanti. Pensate che esiste una pianta che si chiama mirabolano, detta anche brombolo, amolo o rusticano, che è una sorta di prugno, e prende il suo nome dal greco myrobàlanon, letteralmente, ghianda profumata, da myros, profumo. Certo non c’entra niente con mirabolante ma anche il profumo delle parole di certi fanfaroni lasciano la loro traccia nella vita di ogni giorno. La seconda è anfibologia deriva dal greco amphibolì, ambiguità, e loghìa, derivato di lògos, discorso. Insomma discorso reso ambiguo dall’uso di termini o costrutti interpretabili in più modi. Si sa che nell’antichità i responsi degli oracoli erano tutt’altro che comprensibili per via della loro ambiguità, parlavano per anfibologie come la mitica Sibilla cumana. E qui arrivo alla fine del mio sproloquio con la parola “inizio”, termine comune che accende il discorso. Inizio significa l’atto, il luogo, il momento in cui qualcosa comincia, deriva dal latino initium, derivato di inire entrare, cominciare. Parola semplice e così ricorrente da passare tranquilla nei discorsi, ma attenzione di non lasciarla usare a ai fanfaroni presuntusoi di promettono mirabolanti imprese con discorsi ambigui che si possono interpretare come si vuole, anfibologia, altrimenti poi sarete delusi, dal latino delusio, dal verbo deludere prendersi gioco. Avrete nell’animo solo delusione, sentimento di tristezza, sfumato di rabbia, perché vedrete disattese le Vostre aspettative. E purtroppo, a volte, la realtà non corrisponde a ciò che credevamo, o speravamo, pazienza!
Favria 14.10.2018 Giorgio Cortese

La Comunità in cui vivo la penso come una grande tela e noi che ci viviamo siamo la tavolozza dei colori

Unlearning.
Nel palazzo della Sapienza Della città di Pisa si legge questo motto: “a tempo al tempo, chi sa sa, e chi non sa sa su’ danno”. Questo per rimarcare l’importanza del sapere per tutti noi essere umani. Ma questa regola vale ancora? Se cerco su Internet la frase “sapere è potere”, tutte le prime le prime risposte riguardano un omonimo video gioco. Forse questa vuole dire che il sapere sia un retaggio del passato, eppure “sapere è potere“ è valso per millenni, tutte le storie degli esseri umani sono state orientate verso la conoscenza, prima opportunità di progresso. Chi sapeva ha sempre avuto maggiori chances, autorevolezza e riconoscimento sociale. Che il sapere fosse legato al potere è dimostrato dal fatto che la conoscenza è stato utilizzata per assoggettare, per mantenere altri in stato di subordinazione. Le grandi ideologie libertarie, non a caso, hanno sempre promosso l’acquisizione della conoscenza come primo passo per liberazione dall’oppressione. Una delle conquiste più importanti sul piano dei diritti civili e stata istruzione obbligatoria. Un sapere distribuito è garanzia di un potere distribuito, cioè di democrazia. Mio mio papà e mia mamma mi hanno ripetuto la raccomandazione da bambino di studiare e di prendere quel benedetto pezzo di carta che sarebbe servito a migliorare la mia posizione sociale, e così ho fatto per i miei figli. Poi più nulla, il vuoto, come se del sapere si potesse fare a meno, tanto il potere ha preso altre strade e non passare più dal sapere. L’accumulo di conoscenze si era fatto un bagaglio ingombrante da portarsi dietro e tutto quel peso poteva essere costituito dalla competenza, una sorta di chiave di interpretazione che poteva essere usata per aprire molte serrature. Oggi pare che utto il sapere del mondo, digitalizzato è disponibile con clic su internet, da scaricare tra un video è un brano musicale. Insomma una faccenda di consumo come un’altra. Invece qualcosa è cambiato, con la rapidità propria di questi tempi di crisi, ciò che appariva come una perdita riparabile, l’obsolescenza Del sapere scontato, si sta invece dimostrando una qualità. Sì, una necessità imprescindibile se si vuole progredire. Ora è necessario disimparare. Gli americani che sono avanti a noi di decenni la chiamano unlearning, cancellare in fretta quello che sappiamo e che sappiamo fare, ma che non ci serve più per lasciare posto a nuove conoscenze. Questo può sembrare una contraddizione, invece non è che l’amplificazione di un meccanismo del cervello: l’oblio, la selezione e le cancellazioni delle informazioni inutili e persino nocive. A questo processo naturalmente necessario affiancare un metodo specifico un sistema di disimparare programmato. Questa è la sfida del nostro futuro prossimo, la competenza professionale e personale più importante per far fronte a un innovazione accelerata. Ora le virtù del non sapere vengono decantate dalla società che ha bisogno di cancellare le conoscenze pregresse per imparare nozioni nuove, senza essere condizionata dalle presistenti. Ma la rivoluzionaria funzione di resettare il cervello si può acquisire solo attraverso un adeguamento funzionale della mente, non è solo un bacino vuoto da riempire, ma metaforicamente simile ad computer da resettare periodicamente per istallare nuovi aggiornamenti. Forse domani già necessari aggiornare anche questa targa pisana e farsi che il danno, per chi non sa, si trasformi in merito.
Favria, 15.10.2018 Giorgio Cortese

Nella vita di ogni giorno la verità e la giustizia sono le virtù più importanti di ogni attività umana. E non ammettono compromessi!
giorgioCorte