I Costumi

Il costume della Valle Soana
Le costume de la Vallée Soana
a cura di Raimonda Bianco Levrin
traduction en Français : Laura Fornero
Il costume della Valle Soana viene ancora indossato tutti i giorni dalle signore più anziane e, all’occorrenza, anche dalle giovani, nelle varie manifestazioni in Valle e fuori Valle, in modo particolare, nelle feste patronali.
Secondo la circostanza, si distingue in cohtum de tuiti li djer (di tutti i giorni), cohtum dla fehta (della festa), cohtum dla hpeuiza (della sposa).
I capi sono sempre gli stessi, ma cambiano i ricami, i colori ed il pregio della stoffa.

La tchumizi, con le mandje recamaie e lo pifèt atòr dlo col, (la camicia con le maniche ricamate ed il pizzo attorno al collo) può essere di taglia lunga o corta.
E’ molto scollata ed ha una lunga apertura sul davanti. Può avere la manica lunga fino al polso o solo fino al gomito.
E’ sempre bianca, come anche il suo pizzo, ed è confezionata con “tela di casa”, cioè con tela filata in casa con fili di canapa.
Un tempo, in tutta la Valle si coltivava la canapa. Oggi non più.

Il gonel arriva fino al polpaccio ed è formato da una gonna con tante pieghe di dietro, arricchite con guarniture di velluto e con perline, e da un corpetto corto che si allaccia sul davanti.
Ha una profonda tasca che sostituisce la borsetta.
Il gonel può essere:
– de mèda lana, cioè di lana e canapa; è il più pesante e s’indossa in inverno;
– de bambas e lana: è in cotone e lana. E’ più leggero.
– de pan: di panno; si mette nei giorni di festa.

Per sottoveste, d’estate, s’indossa la sotvehta di tela di canapa e, d’inverno, lo sotanin, cioè una sottoveste di lana.
Lo sotanin, nei tempi antichi, era anche in “drap”, una tela di lana e canapa che si adoperava per fare le coperte, oppure tutto in lana con decori all’uncinetto, diversamente colorati.
Questo capo d’abbigliamento ha la sua importanza, perchè, lavorando nei campi, le donne arrotolano il gonel alla cintura, per non sporcarlo, e lasciano vedere lo sotanin.

La corei, di lana nera e rossa, o nera e verde, o nera e blu, è la cintura che si lega attorno alla vita, anche in due giri, dove s’infilano i due capi dello scialle.
Le coscritte portano la corei verde, bianca e rossa, come i colori della bandiera italiana.

Lo topal è un piccolo cuscino in velluto o in lana, che solo chi è mamma ha il diritto di portare.
Lo tiene sul seno per farselo scaldare. Nel momento dell’allattamento, lo toglie e vi appoggia la testa del bimbo.

La quata è il corpetto che indossa la sposa. Si chiama anche tchumihtà. E’ di panno nero con sul davanti dei fiori rossi ricamati. Nel giro vita sono inseriti dei bottoni d’oro o d’argento. Le maniche sono lunghe con decori di velluto e terminano ai polsini con un bel pizzo.

La mai (la maglia) è nera, corta, lavorata ai ferri con molti tipi di punti che la impreziosiscono.
E’ abbottonata da una lunga fila di bottoncini ed in vita è chiusa da un cordoncino di lana che si lega sul davanti

Lo panet del col, (lo scialle) di solito nero e ricamato, ha le frange corte e non è molto largo. E’ lavorato all’uncinetto.
Lo panet dle fère è molto più ampio, di seta e con ricami stupendi. S’indossa nei giorni di festa.
Quello della sposa è chiaro, azzurro, rosa o bianco, con frange molto lunghe, dello stesso colore del grembiule.
Lo panet d’en tehta è nero con frange corte, e si mette tutti i giorni. E’ tutto a fiori quello che si usa nei giorni di festa.

Lo faoudai (il grembiule) della festa è di seta ed è fatto con la stessa stoffa e con gli stessi motivi dello scialle delle frange. Quello di tutti i giorni è di cotone e, di solito, non è nero.
Se è di cotone azzurro, a quadretti, è chiamato “grembiule di Parigi”, perchè i nostri emigranti a Parigi lo portavano in dono alle proprie mogli e figlie al loro rientro in patria, in occasione di un periodo di riposo.

I ahcapinet (le calze) vengono lavorati con due fili di lana molto robusti, uno marrone e l’altro bianco, attorcigliati insieme.
Per attaccarli agli ahcapin dla tomairi, devono essere molto forti, perchè, con una sola tomaia, si possano consumare due suole.

I ahcapin sono delle pantofole di panno a strati sovrapposti, trapuntati a mano con fili di canapa, lo tchevenò, dalle ahcapinere.
La tomaia è di velluto ricamato per gli ahcapin della festa, attaccata alla suola dalla parte interna o dalla parte esterna.
Esistono vari tipi di ahcapin, secondo la forma e l’attaccatura della tomaia alla suola.

I mutandoni bianchi, che si stringono sotto al ginocchio con un elastico ed un bel pizzo, completano l’abbigliamento.

Il costume, già così elegante e pittoresco, viene ancora più impreziosito da diversi ornamenti:
diversi giri di perle al collo, non solo bianche, ma anche rosse, marroni o nere; un grosso Crocefisso d’argento, infilato in una fettuccia di velluto nero a girocollo, una lunga catena d’oro, con inserita una Monachella, fermata a mo’ di spilla sullo scialle.

Le tchatre (Valsoanine) indossano con orgoglio il costume, perchè è autentico, perchè è quello tradizionale da sempre, perchè è appartenuto alle loro ave ed è stato tramandato da madre a figlia, come un bene prezioso di famiglia. (vedi le immagini di tutti gli elementi del costume)
Esiste tuttora una sola piccola azienda a conduzione familiare in grado di fornire su prenotazione tutti i capi del costume valsoanese.
Per informazioni contattare Lucia Valsoaney presso Montelavecchia , frazione di Ronco Canavese.

 

Il costume nelle feste patronali

Andorina Arcando Beirano Campiglia Convento Iornea Sacro Cuore  Assunta
Pezzetto S.Libera Scandosio Ronco Piamprato
Valprato

Il costume nelle manifestazioni folckloristiche

feste francoprovenzali
gara podistica  Piamprato
Mercatino  Sant’Orso