Grazie con immensa gratitudine – Gennaio nei proverbi di una volta – Amici donatori! – The new year’s training! – Lo scopo della vita – 20 + C + M + B + 17! – Epifania! – Il carbone della Befana…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Grazie con immensa gratitudine
Ritengo dal mio modesto parere che la mattina è il momento giusto per dire grazie! Come esseri umani non possiamo iniziare un nuovo giorno senza prima ringraziare Dio, perché grazie a Lui siamo ancora a questo mondo. Dico Grazie al mattino quando i pensieri sono ancora parole non dette, grazie a questi pensieri che prendono forma e diventano parole. Quando mi alzo in piedi per ringraziare la vita, ringrazio anche per il fatto che se non ho ancora imparato molto, almeno ho imparato un po’ di più di ieri e se la lezione del giorno prima non mi è servita, dico grazie perché sono vivo e non sono ammalato. Perciò sono sempre grato e, credetemi c’è sempre qualcosa che vale la pena di ringraziare. Se ci penso “Grazie” è una parola semplice ma che non esce spesso dalla bocca, forse perché è un po’ graffiante, non smielata come i convenevoli che a volte ci si scambia per educazione. Eppure grazie è così bello, proprio perché a differenza di altre parole è sincero e sentito con il cuore. Grazie, che bella parola al posto di perdere tempo a giustificare o a rinfacciare le mancanze dico sempre grazie alle presenze. Ogni giorno la vita e la salute vanno ringraziate, perché me ne accorgo spesso solo nei momenti di vera necessità. Secondo gli studiosi, dicendo “grazie” non solo rispetto i miei simili e le buone maniere del vivere civile tra essere umani, ma faccio anche del bene a me stesso. Essere grati ogni giorni mi fa sentire meglio, aiuta il mio benessere ed alimenta il carburante l’ottimismo di cui nutro la vita con passione. Grazie alla vita per esserci ancora, grazie a chi mi vive accanto, grazie agli avversari che con le loro critiche mi fanno crescere, grazie a chi mi ama sempre. Grazie a tutti gli amici reali e virtuali che sono presenti ogni giorno. Grazie un abbraccio di cuore vi voglio bene! Buon anno a tutti amici concittadini favriesi e non!.
Favria 1.1.2020 Giorgio Cortese

Gennaio nei proverbi di una volta
Gene e fërvé ampinisso o veuido ’l grané, Gennaio e febbraio riempiono o vuotano il granaio, da ’n gené ùmid e càud che De an varda, Dio ci guardi da un gennaio umido e caldo, gennaio deve essere mese freddo, persino rigido, ma asciutto; tanto che si dice pure che Gené pòver d’eva a fà ’l paisan ësgnor, Gennaio povero d’acqua fa ricco il contadino, e il freddo non deve subire interruzioni, Vardte da la prima a gené, guardati dalla primavera a gennaio, quando cioè fa bello e caldo fuori stagione, ma è anche vero che il freddo intenso di questo mese non è adatto a tutti, perché è meglio che i più deboli o gli anziani, si guardino dal freddo eccessivo: Gené fòrt, a riva la mòrt, Gennaio rigido, arriva la morte.
Favria, 1.1.2020 Giorgio Cortese

Dopo Natale la solidarietà è l’unico regalo da non scartare, allora vieni donare a Favria mercoledì 8 gennaio, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno di Te e grazie se fai passa parola.

Amici donatori!
Questa mail è per i donatori che hanno raggiunto il limite d’età. Per il donatore si chiude una fase della vita, e “l’ultima volta” rappresenta un momento simbolico nel quale probabilmente pensa: non sono più quello di un tempo! A te, donatore che per tanti anni hai arrotolato la manica con generosità e costanza, nonostante premi e benemerenze non sono mai riuscito fino in fondo ad esprimere la riconoscenza che meriti. Non devi però sentirti “escluso”: non farti donare significa prima di tutto proteggere la tua salute, il bene più prezioso. Ma Ti devo ricordare che un donatore non smette mai di esserlo. Puoi ancora donare tanto alla nostra Associazione, il Tuo Tempo, la Tua esperienza, il Tuo Amore per le donazioni di sangue e plasma. Parlane, racconta, coinvolgi, fai innamorare di questo gesto le nuove generazioni. Chi meglio di te può farlo, con una vita intera di donazioni alle spalle? Caro amico donatore, per ogni donatore che va uno nuovo ne arriva: è così che è fatta la vita e Tu puoi fare la differenza anche in questo. Abbiamo bisogno di te sempre, oggi come ieri. Per favore fate passa parole per invitare più che potete……Grazie!
Ps se volete contattatemi abbiamo bisogno anche di Voi.
Favria, 2.1.2020 Giorgio Cortese

Tutto ciò che non viene donato va perduto. Vieni donare a Favria mercoledì 8 gennaio, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno di Te e grazie se fai passa parola.

The new year’s training!
Il circo ha da sempre avuto un suo fascino, uno spettacolo dal vivo articolato in varie esibizioni di abilità fisica, detti numeri, svolto generalmente in una pista circolare, ma anche diffusamente, nel corso dei secoli come nel panorama attuale, su una scena frontale. La parola circo deriva dal latino circus che, in relazione alla forma dei circhi antichi, vuol significare cerchio, termine che descrive anche fisicamente lo spazio scenico che contraddistingue il circo classico, una pista rotonda di circa 13 metri, creata per permettere l’esibizione armonica dei cavalli che ne costituiscono il fondamento. Vi ho parlato del circo e del suo fascino che stupisce da sempre ogni generazione umana per segnalare che a Favria si terra il 5 gennaio “ The new year’s training”, discipline aere del Circo, parlo di giocoleria, bolas, chiavi e nodi su tessuti, intensivo cerchio e trapezio e passo a due, evento proposto dall’Associazione Favria Giovane a seguito del successo riscosso recentemente con la “Danza aerea” ecco allora come sua naturale prosecuzione lo stage dedicato all’arte circense e alle sue discipline aere che sono del circo forse gli spettacolo più belli e sta avendo un grande successo. I corsi sono rivolti ai bambini con 3 anni compiuti fino agli adulti, per info e prenotazione cell. 3462137035. Questo corso si propone l’insegnamento delle discipline circensi aeree con un taglio fortemente pedagogico dove primario è il benessere del bambino o dell’adulto con l’attenzione alle dinamiche di crescita individuali e di gruppo. In questo stage si utilizzano le tecniche del circo come strategie educative alternative, in grado di potenziare le capacità espressive ed artistiche dei ragazzi. All’interno di questo spazio di svago e formazione, si trasmettono regole, punti di riferimento e valori di notevole importanza sociale come la solidarietà, il rispetto e la fiducia che favoriscono una migliore integrazione sociale e facilitano il lavoro di gruppo. Questa metodologia di lavoro, in altre parole, facilita la creazione di un processo di auto valorizzazione ed autostima. Con questo stage la base è l’ascolto della persona, delle sue esigenze, bisogni e desideri ed inoltre, attraverso la libera espressione di sé, ognuno ha modo di esprimere e sviluppare le proprie potenzialità. L’attività si svolge in gruppo, dunque grande attenzione è data alle dinamiche che si sviluppano al suo interno; parallelamente medesima importanza è data al singolo e alla sua valorizzazione. Nel corso di questo stage tutti sperimentano tutto, perché sotto il tendone del Circo organizzato da Favria Giovane c’è posto per tutti.
Favria, 3.01.2020 Giorgio Cortese

Io dono, Tu doni, Loro donano e tutti insieme salviamo una vita! Vieni donare a Favria mercoledì 8 gennaio a Favria, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno di Te e grazie se fai passa parola

Lo scopo della vita.
Lo scopo della vita non è vincere. Lo scopo della vita è crescere e condividere. Quando ti accadrà di guardare indietro a ciò che hai fatto nella vita, troverai più soddisfazione dai piaceri che hai portato nella vita degli altri che dai momenti in cui li hai emarginati e sconfitti. Vieni donare a Favria mercoledì 8 gennaio a Favria, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno di Te e grazie se fai passa parola.
Favria 4.01.2020 Giorgio Cortese.

Dio ci ha dato due mani, una per ricevere e l’altra per dare. Non siamo cisterne che accumulano; siamo canali che condividiamo. Vieni donare a Favria mercoledì 8 gennaio, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno di Te e grazie se fai passa parola.

20 + C + M + B + 17!
Sui re Magi sono nate molte leggende e curiosità, ad esempio Baldassarre, uno dei tre re Magi a volte rappresentato con la pelle scura. Il titolo di re (onde essi sono chiamati anche i tre Re) fu dato loro da Tertulliano. Il nome di Magi indica che si trattava probabilmente di sacerdoti della religione zoroastriana, cultori di astrologia, che videro realizzarsi in Gesù le profezie della loro fede sulla nascita del Saoshyant, il Salvatore. Tutta via Marco Polo nel 1324, cita nel Milione di avere visto di persona le tombe in Persia qualche decennio prima e come lui e altri viaggiatori dell’epoca. Come spesso succedeva nel Medioevo la diffusione di un culto aumentava dismisura, le reliquie, leggende e arrogazioni del Santo. In realtà solo il Vangelo di Matteo cita questo episodio dei magoi, in greco. Venuti dall’Oriente seguendo una stella ho mai già a mangiare omaggiare Gesù bambino. Nessuna notizia del numero, ne i nomi e quanti erano solo che hanno domato al Savatore: oro, incenso e mirra nel mondo antico. Nel mondo antico il termine mago, aveva un significato ambiguo, indicando chi svolge ruolo di mediazione col divino con accenti negative pericolosi, ma anche positivi per le persone. La menzione della stella fa pensare che Matteo li intendesse mel secondo significato, avvinandoli agli astrologi categoria altrettanto ambigua. Pensate che a Milano nella chiesa di Sant’Eustorgio sulla cima della chiesa non c’è la croce come di consueto ma una stella ad otto punte. Si tratta della stella cometa come scritto dal Vangelo secondo Matteo, la stella che guida i re Magi nella campagna di Betlemme dove adorare Gesù bambino. La chiesa conservava i corpi dei re magi sarebbero state portate a Milano da Costantinopoli nel sesto secolo dal vescovo Eustorgio. Secondo la tradizione fu Sant’ Elena, madre di Costantino, la stessa che ritrovò la croce di Gesù, ne avrebbe identificato le tombe sulle pendici del monte Vaus, antico nome del Savalan, in Azerbajan, nei pressi della città di Ardabil. Che cosa fossero andati a fare da quelle parti resta a tutt’oggi questione insoluta. L’imperatrice avrebbe portato i resti a Costantinopoli, la città che aveva preso il nome da suo figlio, da dove il vescovo milanese Eustorgio, poi Sant’Eustorgio. li trasportò nella sua città nel 343. Li avrebbe avuti in dono dall’imperatore medesimo, da cui si era recato per ottenere la conferma episcopale. Quando, nel 1162, Federico Barbarossa entrò in Milano, non sappiamo grazie a quale visione decise di concedere le reliquie all’arcivescovo di Colonia affinché le portasse in terra tedesca. Le reliquie dei Magi vennero solennemente collocate nel Duomo di Colonia nel 1164 e posti qualche decennio dopo in una grande arca. La tomba -reliquiario attirò da subito un notevole numero di pellegrini e Colonia crebbe rapidamente in fama e onore. Tre corone, simbolo dei tre Re, furono inserite nello stemma cittadino, esercitando sempre una speciale suggestione sulla popolazione. I simboli delle reliquie dei tre re che i pellegrini si applicavano sui vestiti o il cappello, come segno della salvezza acquisita, sono stati ritrovati in tutta Europa. Per custodire adeguatamente le reliquie venne decisa la costruzione di una nuova grandiosa cattedrale. La prima pietra venne posata nel 1248, nel 1322 venne consacrato il coro della chiesa, ma poi i lavori andarono avanti molto lentamente fino a fermarsi, intorno al 1530, per mancanza di fondi. La parte completata fu comunque usata per le funzioni religiose e per le reliquie dei tre Re Magi. Il duomo venne ultimato nel 1880, 632 anni dopo l’inizio dei lavori, alla cerimonia presenziò l’imperatore Guglielmo I, la Cattedrale era l’edificio più alto del mondo, superato in questa classifica solo 4 anni più tardi dal Washington Monument. L’aspetto esteriore della chiesa è fedele al progetto medievale, ancora oggi è una delle maggiori attrattive turistiche della Germania. L’Arca dei Re Magi in tedesco Dreikonigenschrein, è la più celebre opera d’arte della Cattedrale, è situata dietro l’altare principale e risale al XIII secolo, è interamente coperta da argento dorato e da centinaia di pietre preziose.nel Nord Europa è diffusa la benedizione dei Tre Re a Capodanno, all’Epifania, o in uno qualsiasi dei dodici giorni di Natale, si porta sulla propria casa la benedizione di Gesù scrivendo col gesso, sulla porta d’ingresso, quella che appare come una specie di equazione: 20 + C + M + B + 17. Sono le lettere iniziali dei Tre Re, Caspar, Melchior, e Balthazar, che coincidono con le iniziali della benedizione in latino: “ Cristo Mansionem Benedicat, Cristo benedica questa casa” inserite tra i numeri che compongono l’anno nuovo. La benedizione pare sia nata a Colonia dove un enorme numero di pellegrini giungeva ogni anno a venerare le reliquie dei Tre Re.
Favria, 5.01.2020 Giorgio Cortese

Donare il proprio sangue agli altri è il più bell’atto di amore che si possa fare per il genere umano. Vieni donare a Favria mercoledì 8 gennaio a Favria, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno di Te e grazie se fai passa parola.

Epifania!
Festa risalente all’epoca cristiana, l’Epifania è il giorno in cui per la Chiesa cattolica i Re Magi si diressero verso la capanna di Betlemme, sotto la guida di una stella. Il termine Magi deriva dal greco di magos, il titolo attribuito ai sacerdoti dello Zoroastrismo, religione tipica dell’Impero persiano. Magio non era però sinonimo di mago, quanto piuttosto di dotto in astrologia e astronomia, a proposito pensiamo che è proprio una stella a condurre i Magi da Gesù. Il fatto che i Re Magi fossero tre così come il fatto che si chiamassero Melchiorre, Baldassare e Gaspare fu introdotto dalla Chiesa solamente nel Medioevo. I Vangeli e la Bibbia non danno indicazioni precise sul numero e l’identità dei Magi, sembra che furono scelti nomi diffusi all’epoca tra i sovrani indoeuropei e la Persia. Il 6 gennaio, mi fa ricordare quando da bambino appendevo la calza per raccogliere i doni della Befana. La tradizione vuole che nella calza della Befana ci siano dolciumi per i bambini buoni e carbone per quelli che non si sono comportati bene. Il carbone, antico simbolo rituale dei falò, inizialmente veniva inserito insieme ai dolci, in ricordo del rinnovamento stagionale, ma anche dei fantocci bruciati. La morale cattolica nei secoli successivi ha trasformato il significato del carbone in una punizione per i soli bambini che si erano comportati male durante l’anno precedente. Ma dove è nato il mito della Befana? Il mito nasce da tradizioni pagane romane in base a cui, nei giorni successivi al solstizio invernale, si celebravano morte e rinascita di Madre Natura. Da questi antichi riti pagani propiziatori legati ai cicli della natura che si rifanno al raccolto dell’anno passato pronto per rinascere e al culto del dio persiano Mitra e altri culti come quello celtico, che sono legati all’inverno boreale nasce il mito della Befana. Gli antichi Romani associavano queste celebrazioni nel periodo tra la fine dell’anno solare e la ricorrenza del Sol Invictus, un appellativo religioso usato per diverse divinità nel tardo Impero romano. La dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura attraverso Madre Natura. I Romani credevano che in queste dodici notti, che rappresentano i dodici mesi del calendario romano, figure femminili volassero sui campi coltivati, per propiziare la fertilità dei futuri raccolti. Questa figura femminile, secondo alcune fonti storiche, fu identificata in Diana, la dea lunare non solo legata alla cacciagione, ma anche alla vegetazione, mentre secondo altri fu associata a una divinità minore chiamata Sàtia, dea della sazietà, oppure Abùndia, dea dell’abbondanza. Un’altra corrente di pensiero collega la Befana ad una antica festa romana invernale in onore di Giano e Strenia, da cui deriva anche il termine “strenna”, durante la quale ci si scambiavano doni. La Befana potrebbe derivare anche da alcune figure importate della mitologia germanica, come ad esempio Holda e Berchta, sempre come una personificazione al femminile della stessa natura invernale. Il nome Befana, che descrive una figura folcloristica legata alle festività natalizie, tipica di alcune regioni italiane e poi diffusa poi in tutta Italia, deriva dalla corruzione lessicale di Epifania dal greco, epifáneia, che si è evoluta attraverso bifanìa e befanìa.e allora: “La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte con le toppe alla sottana: Viva, viva la Befana!” Di questa filastrocca ne esistono almeno dodici versioni con l’ultima strofa differente. In Francia, l’ Epifania è detta Le Jour des Rois (il giorno dei re) o la Fête des Rois. Dolce tipico di questo giorno è La galette des Rois (torta dei re) rotonda, piatta, ripiena di marzapane e di una fève (fava): chi riesce a trovarla diventa re o regina per l’intera festa. In Spagna , i bambini riempiono le scarpe di paglia o di grano per far mangiare gli stanchi cammelli dei Re Magi e le appendono sui balconi o davanti la porta di casa. Il giorno dopo trovano biscotti, caramelle oppure regali al posto della paglia e del grano. I tre Re Magi, secondo la tradizione spagnola, portano ciascuno doni differenti: Gaspare i giocattoli, Melchiorre i gingilli e Baldassarre il carbone. In altri paesi latino-americani il Dia de los Reyes Magos è il giorno in cui i Re Magi e non Babbo Natale portano i regali per i bambini . Per cui la lettera a Babbo Natale diventa quella ai Re Magi. In Germania, specie in Baviera, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, i ragazzi girano segnando le case con la scritta “KMB”, acronimo dei nomi dei tre magi e il numero dell’anno in corso, per dare il benvenuto ai magi e ricevere prosperità per tutto l’anno. Buona festa a tutti e: “L’Epifania tutte le feste le porta via” recita questa breve filastrocca popolare ed effettivamente con il 6 di gennaio si chiudono tutte le celebrazioni natalizie e quelle di Capodanno iniziate già dal giorno dell’Immacolata l’8 dicembre quando nelle case si preparano alberi e presepi. Concludo con il proverbio che recita, a la Pifanìa ij di as ëslongo a pass ëd furmìa, all’Epifania i giorni si allungano a passo di formica, a circa quindici giorni dal solstizio d’inverno i giorni si fanno già un po’ più lunghi, ma non così tanto da rendere evidente la maggior presenza della luce nelle giornate
Favria 6.01.2020 Giorgio Cortese

Quando qualcuno condivide, tutti vincono. E allora vieni donare a Favria mercoledì 8 gennaio a Favria, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno di Te e grazie se fai passa parola.

Il carbone della Befana.
Da bambino mi dicevano che se non stavo bravo la Befana invece dei regali, nella calza mi portava il carbone. Quando avevo 8 anni, al mattino in fondo al letto ho trovato il carbone nella calza. Ma pensando che fosse quello dolce ho aperto con fretta ed agitazione la confezione, senza verificare se era già stata aperta per fare l’amara scoperta che era vero carbone, sostituito con quello vero da mia sorella maggiore, presentandomi a colazione con tracce evidenti in viso di nerofumo da carbone. Ma non vi siete mai domandati che senso ha far trovare pezzi di combustibile fossile ai bambini che non si sono comportati bene durante l’anno? Il carbone a Natale ha fatto il suo ingresso nelle case molto prima dell’avvento di Babbo Natale ed è legato alla figura di San Nicola, , Sinterklaas, il suo corrispettivo olandese e, in Italia, la Befana. Questi personaggi cari a culture e tradizioni diverse hanno però qualcosa in comune: il camino. Babbo Natale e la Befana scendono dal camino, per lasciare talvolta i doni nelle calze appese alla sua cornice. San Nicola, che un tempo entrava dalla finestra, iniziò a calarsi dal camino quando questo si diffuse nelle case europee, e a lasciare i suoi doni nelle scarpe messe a scaldarsi vicino al fuoco. Anche Zwarte Piet, Pietro il Moro, il controverso aiutante di Sinterklaas nelle leggende di Belgio e Paesi Bassi, è legato alla figura degli spazzacamini. Proprio al camino sarebbe perciò legata l’usanza di lasciare il carbone: arrivati nelle case dei bambini monelli, questi personaggi non avevano doni da lasciare e riempivano calze e scarpe con quello che trovavano nel camino. Tra il 19esimo e il 20esimo secolo, quando nacque e si diffuse la leggenda di Babbo Natale, i camini a carbone erano ancora molto diffusi. Fatta eccezione per Santa Claus, che aveva già troppi sacchi da trasportare, le altre figure lasciavano anche aglio, cipolle, ramoscelli e buste di sale ai bambini più discoli. Non disdegnavano cioè di riempirsi le borse anche dei regali meno graditi. Oggi il concetto del regalo del carbone. È un concetto decisamente diverso dal passato. Oggi è ancora utilizzato, ma solo come minaccia, in particolare da nonni, bisnonni e zii di una certa età. Anche se nessuno si sognerebbe di farlo trovare al proprio figlio al posto del desiderato regalo scritto nella letterina. Come ci si può immaginare, oggi un regalo del genere potrebbe portare a delle denunce social e all’indignazione, una volta e forse non era per niente sbagliato era un modo per fare capre ai bambino un poco discoli che durante l’anno non si erano comportanti nel migliore modo possibile. Al centro di questa punizione, figlia di un’epoca nella quale i benestanti erano molto meno di oggi e i regali, quelli veri, erano decisamente più semplici, c’era il camino. Babbo Natale, la Befana al 6 gennaio, Pietro il Moro aiutante dell’olandese Sinterklaas: tutti si calano dal camino per lasciare i doni all’interno dell’abitazione. E se per il bambino non si avevano pacchetti per lui, a causa della sua indisciplina, i personaggi sopra citati sostituivano il regalo con qualcosa che trovavano nel camino, pezzi di legno carbonizzati. San Nicola, per adattarsi a questa situazione, smise di passare dalla finestra scegliendo anche lui il più angusto caminetto delle case; e anche lui cominciò a cercare nella brace se il bambino era stato indisciplinato. Se non c’era il carbone regalavano aglio, cipolle, rami o piccoli ceppi, buste di sale o palle di carta. Alla mattina di Natale e dell’Epifania, davanti al camino o nella calza potevano comparire queste amare sorprese. L’importante è che il dono avesse il valore minore possibile. Questa tradizione è quasi del tutto scomparsa siamo passati dall’epoca nella quale i professori bacchettavano gli alunni all’era dei genitori e dei figli che bullizzano i professori, è evidente che il carbone non è più usato come deterrente. In conclusione per dirla come il celebre Cicerone “o tempora, o mores!”
Favria, 7.01.2020 Giorgio Cortese

Per dare un senso di felicità alla propria vita è necessario che questa felicità sia condivisa. E allora vieni donare a Favria mercoledì 8 gennaio a Favria, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno di Te e grazie se fai passa parola.
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