Giochi antichi e sempre attuali – Smettere di farsi domande! – Il vigile urbano – La Grande Guerra. – Ha ragione Aristotele: l’elefante è intelligente! – Speranza membruta o pallido incocervo! – Il mattino silente – La vittoria di Pirro…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Giochi antichi e sempre attuali
Ho raccolto leggendo dei libri un breve spaccato dei giochi antichi. Inizio con le bocce, un passatempo che si perde nella notte dei tempi. Sono stati ritrovati alcuni oggetti sferici in pietra con evidenti segni di rotolamento che risalgono al 7000 a.C. Ma poi che dire dell’altalena, gioco da bambini ancora oggi. Si tratta di un divertimento antichissimo, come testimonia una scultura risalente al periodo minoico, 1450-1300 a.C.. Da bambino alzi la mano che una volta non ha usato la fionda, la sua antenata, la frombola, è citata nella Bibbia come l’arma usata da Davide per uccidere Golia. La versione moderna risale al 1839, con la vulcanizzazione della gomma. Arriviamo al classico gioco della bella stagione, da spiaggia o nel parco, le biglie che vengono citate anche dal poeta latino Ovidio nella sua opera intitolata Nux. L’origine di questo gioco però è più antico perché era già noto nell’antico Egitto. Poi passiamo alla palla già nota nell’antica Roma dove si praticava il follis, un gioco nel quale veniva lanciata con le mani una palla di pelle piena d’aria. Il gioco del calcio, invece, ebbe origine in Italia nel tardo XV sec, ma èp diverso da quello che si pratica oggi e che fa letteralmente impazzire delle persone nel seguire le partite. Torniamo ad un gioco dell’infanzia, moscacieca, citato già dallo scrittore romano Macrobio nel V sec. col nome di “mosca di rame”, come era probabilmente denominato nell’antica Grecia. Semore rimanendo nell’antica Roma, durante l’Impero romano i soldati giocavano con un passatempo simile al tris chiamato terni lapilli, ma in realtà le origini di questo gioco risalgono all’antico Egitto. Nell’antica Roma giocavano già a campana chiamato allora claudu, lo zoppo, come testimonia uno schema inciso nel lastricato del Foro Romano, ancora oggi visibile. Nel II sec. d.C. il retore Giulio Polluce racconta di un gioco molto simile all’odierno nascondino praticato all’aperto nella Magna Grecia e chiamato apodidraskínda, il gioco della fuga. E oer finire Aliossi dove si lanciavano in aria cinque noccioli cercando di riprenderli, come racconta Polluce, che però parla di una variante con gli astragali, cioè le ossa del tarso posteriore delle capre.
Favria 16.10.2018 Giorgio Cortese
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Al mondo c’è un’ambizione più elevata dello stare in pied, è quella di chinarmi e cercare di sollevare chi ha bisogno un po’ più in alto.

Smettere di farsi domande!
Sono stato ad ascoltare nel pomeriggio delle poesie del poeta Pasquale e mi ha colpito molto la frase di una poesia che nella vita per stare sereni è inutile farsi domande e soprattutto pretendere risposte. Se penso agli esseri umani una qualità che ci caratterizza rispetto agli altri animali che abitano il nostro pianeta, solitamente penso all’intelligenza. Eppure, questa da sola non basta a descrivere, in maniera esaustiva e peculiare, l’unicità di noi bipedi che ci pensiamo evoluti. Molti animali sono capaci di comportamenti intelligenti e tuttavia non li consideriamo esseri umani. Personalmente nonostante l’intelligenza sia una delle qualità più visibili ed esplicite dell’essere umano, ve ne un’altra molto più profonda e significativa che ci descrive come esseri umani, come unici nel nostro genere, la capacità di porsi la domanda fondamentale sulla nostra vita. Chi sono? Da dove vengo? Dove vado? Qual è lo scopo della mia vita? Cosa c’è dopo la morte? Sono questi gli interrogativi fondamentali che ognuno di noi, uomo o donna, prima o poi si pone nella sua vita. Queste domande sono espressione di un bisogno innato come esseri umani di trovare un senso, un significato alla nostra esistenza. Infatti, come possiamo pensare di poter dare una direzione alla nostra vita, decidere come vorremmo impiegarla, se non sappiamo cos’è, se non ne capiamo il senso profondo? Ma nella vita quando pensiamoi di avere tutte le risposte, la vita le cambia tutte in domande. E allora per evitare di assilarci dovremmo iniziare a vivere senza farci troppe domande ma continuando a nutrirci di speranza vivendo le domande e forse poi, in qualche giorno lontano nel futuro, inizieremo gradualmente, senza neppure accorgerci di vivere nel modo di avere le risposte. In conclusione ogni notte il cielo stellato ci dà miliardi e miliardi di risposte, ma per alcune di esse non esistono ancora le domande.
Favria 17.10.2018 Giorgio Cortese
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Scriveva Virgilio “Ab uno disce omnis”, da uno capisci come sono tutti, ed è vero purtroppo!

Il vigile urbano
I vigili urbani hanno una storia antica, già nel 6 d.C. Augusto istituì il corpo dei vigiles urbani: 7mila uomini per mantenere l’ordine pubblico e domare gli incendi nell’Urbe. Il 1° novembre 1860 venne costituito a Bologna un corpo di Guardie Municipali, erede dei vigiles e antesignano dell’attuale polizia locale, con il compito di far osservare i regolamenti comunali e accalappiare i cani randagi.
Favria 18.10.2018 Giorgio Cortese

Il modo migliore per iniziare la giornata è, appena mi sveglio, riflettere se nella giornata che mi attende non posso apportare una gioia almeno ad una persona

La Grande Guerra
Lo spettacolo che avverrà a Favria (To) il sabato 27 ottobre alle ore 21,00 salone Polivalente vicino al Palazzo Martinotti, sede del Municipio. Lo spettacolo tratta ovviamente la la Prima Guerra Mondiale. Il termine “Grande Guerra” è apparso a partire dal 1914, quando divenne subito evidente già da allora che l’estensione delle operazioni militari, i milioni di soldati sul campo e la sua durata ne avrebbero fatto un conflitto dalle dimensioni inedite e senza termine di paragone. In questa storia il narratore, Angelo Greco che ne ha anche curato l’adattamento, rappresenta la figura di un soldato in trincea e attraverso le sue vicende e vicissitudini si arriva alla vittoria finale. Questi elementi teatrali sono intervallati da alcuni brani caratteristici del periodo eseguiti magistralmente dalla banda di Favria. Non è un ricordo come tanti altri per il centesimo anniversario della Grande Guerra. La storia, i fatti di quel terribile evento ci sono tutti, ma quello che qui si mostra è il dolore, la sofferenza, il costo umano di un conflitto che per la prima volta cancellò la dignità degli esseri umani gettandoli nell’inferno della fame, del freddo, della solitudine e della morte. Le trincee sono state uno dei simboli della Grande Guerra. Quando i vari governi europei decisero di scendere in campo, tutti erano convinti che si sarebbe trattato di una guerra veloce in cui era essenziale sfruttare il valore temporale. Invece, dopo poche settimane, i diversi fronti europei si stabilizzarono ed iniziarono ad essere scavati centinaia di chilometri di trincee, dal nord della Francia fino all’attuale Polonia. Questi lunghi corridoi, profondi poco meno di due metri, comparvero da subito anche sul fronte italiano, in pianura, sull’altipiano carsico e in alta montagna, in mezzo alla neve. Nasce quindi spontaneo chiedersi come vennero costruite le trincee, quale fosse la vita di un soldato al loro interno, come dormissero, come mangiassero, e quali fossero i problemi di tutti i giorni. In molte testimonianze si possono leggere gli stati d’animo, le emozioni, le paure, la voglia di scappare da quell’inferno. Ma si possono anche cogliere le cronache di vita reale, di come fosse stata organizzata questa convivenza sul fronte, vicino al proprio nemico. Si scoprono così le dure regole imposte dai comandi e le punizioni per coloro che si rifiutavano di combatte. Ma si scopre la grande umanità dei semplici, mandati a morire, delle loro amicizie e del loro coraggio. La più semplice e terribile definizione della vita di un soldato durante la Prima Guerra Mondiale la dà il poeta Ungaretti, anch’egli soldato nella Grande Guerra, attraverso la sua poesia “Soldati”: “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. Nella storia i personaggi sono interpretati dall’organico stesso della banda, che interpretano sul piano musicale dei soldati al fronte. Angelo Greco per rendere la storia in forma molto più teatrale ha inserito personaggi e situazioni non previste dal testo solo narrato. In questo contesto Angelo Greco ha anche arrangiato i brani eseguiti dal chitarrista, dal clarinettista e dal fisarmonicista nelle vesti dei soldati al fronte. Oltre alla banda di Favria faranno parte dello spettacolo come attori nei panni del soldato e del sergente Andrea Martinetto e Livio Dematteis, Pino Greco alla chitarra, Danilo Savant Ros alla fisarmonica e Bruno Costa Laia al clarinetto, Sabrina Pecchenino cantante, Sara Castagna come narratrice e voce retorica. La regia è di Angelo Greco che ne ha curato il testo e la realizzazione coadiuvato dal maestro Alberto Pecchenino e da tutti i musici e con la collaborazione del gruppo alpini di Favria per la fornitura di divise e bandiere ed altro materiale scenico. In conclusione negli anni degli anniversari si cerca sempre, non senza qualche forzatura, di recuperare, di “resuscitare” a volte, storie e e testimonianze del nostro passato. Questa storia di soldati, di uomini che hanno dato la vita, o ai quali la vita è stata tolta in nome di uno Stato che forse non lo meritava, è la storia di ufficiali che credevano in quello che facevano e fino all’ultimo hanno combattuto pensando alla pace da raggiungere, ma è anche e soprattutto la storia di una strage, i cui responsabili sono stati generali e comandanti italiani incapaci che hanno mandato al massacro migliaia di giovani senza pensare che a loro stessi. E’ la storia minore, che solitamente si perde, che ci racconta del logorio di trincea, nella morte per fuoco amico, a volte nella voglia di diserzione ma è anche una storia di amicizie, di affetti e di tutto quanto la guerra, in ogni tempo e luogo cancella e schiaccia senza alcun diritto trasformando la vita in orrore. Uno spettacolo da non perdere per riflettere a cento anni dalla fine della Grande Guerra, perché “nella vita” come scriveva Gianni Rodari “ci sono cose da non fare mai, né di giorno né di notte, né per mare né per terra: per esempio, la guerra”.
Favria, 19.10.2018 Giorgio Cortese

Nella vita di ogni giorno nessuno di noi è giunto dove è unicamente per essersi issato da solo. Siamo qui perché qualcuno si è chinato e ci ha aiutato, e allora accingerci a risollevare qualcuno da terra: è il solo motivo che ci autorizzi a guardare qualcuno dall’alto in basso!

Ha ragione Aristotele: l’elefante è intelligente!
Recentemente ho letto un libro sui comportamenti degli animali e devo dire che aveva ragione ad affermare che l’elefante e’intelligente e supera tutti gli altri per intelligenza e anche oggi molti etologi lo annoverano tra i più intelligenti. Pensate che ha un cervello che pesa più 5 kg e supera come grandezza tutti gli altri animali ma interessante è la corteccia celebrare, parlando intelligenza, che ha tanti neuroni quanti ne abbiamo noi umani. La proboscide è di grande aiuto per staccare un germoglio da un ramo o di rimuovere ostacoli al suo percorso. Ma la proboscide serve anche per aspirare tanta acqua che poi la usa come fontanella per lavarsi. Ma non solo l’elefante è intelligente pensate che uccelli sono in grado di rilevare i cambiamenti del numero di uova presenti nel nido e questo spiega il comportamento del cuculo che quando deposita il suo uovo in un altro nido elimina uno delle uova che già li si trovano. Così il conto torna anche perché l’uccelletto padrone di casa non sembra preoccuparsi delle dimensione dell’uovo estraneo anche se più grande dei suoi. Pensate che le gazze ed i corvidi sono in grado di riconoscersi in una pozza d’acqua è in uno specchio. Le ghiandaie sono in grado di trovare i semi che hanno nascosto in precedenza in luoghi differenti e cercando per primi quelli più facilmente deperibili. Il cane dopo millenni di addomesticamento ha sviluppato la capacità di associare un significato preciso a un grande numero di comandi vocali al linguaggio del corpo. Nei lupi i gregari imparano dai capi branco e per i cani siamo noi i capi branco. Notevole è la somiglianza del nostro cervello con quello dei gatti con un modo di agire flessibile che denota intelligenza. Per i cetacei le tecniche di caccia vengono insegnate ai nuovi individui. I pesci non avendo le zampe usano la bocca per prendere dei ricci o conchiglie. il polpo anche se è un cervello diverso dal nostro è capace di prestazioni intellettuali superiori di molti vertebrati. Secondo studi recenti sicuramente il polpo non può predire risultati del campionato mondiale di calcio ma usa le conchiglie vuote per nascondersi sotto, e ne mari tropicali hanno scoperto che prende pezzi di noci di cocco svuotatr e dagli uomini che poi trasporta in luoghi prescelti anche a me a 20 m distanza per farsi il nascondiglio.
Favria 20.10.2018 Giorgio Cortese

Nella vita di ogni giorno non è la ragione che mi dà una guida morale, è la sensibilità ed il buon senso

Speranza membruta o pallido incocervo!
La speranza è lo stato d’animo di aspettare fiduciosi della della realizzazione di ciò che desideriamo, deriva dal dal tardo latino sperantia, derivato di sperare, che è da spes ed è anche una virtù teologale. La speranza è alla base del nostro vivere quotidiano. L’etimologia della parola non aiuta in maniera decisiva a comprenderla meglio, questa parola che esprime il sentimento di base. Il concetto di speranza ha avuto nei secoli una discontinuità. sia mutato dal paganesimo al cristianesimo, da dea da scongiurare, volentieri figurata in ragazza, a virtù astratta di aspettazione delle promesse della provvidenza e della salvezza anche se temo che nel quotidiano, a dispetto della cascata di secoli, non sia poi mutata molto. La seconda parola incocervo deriva dal greco traghélaphos, poi in latino hircocervus, composto di hircus ‘capro’ e cervus ‘cervo’. Animale leggendario, metà capra metà cervo, sinomimo di assurdità. Animale leggendario oggi sininimo di assurdità incoerente, come una certa poliutica attuale. La terza parola è membruto che significa dotato di membra vigorose e robuste, deriva dalla parola latina membrum, parte del corpo, di origine indoeuropea. Parola poco usata, per indicare persone prestanti fisicamente. Ecco che allora nella vita la speranza deve essere membruta, forte e vigorosa perché sostenuta da azioni che permettano la realizzazione dei nostri desideri, altrimenti il tutto è solo la chimera di un incocervo. Mi congedo pensando al suono iniziale della parola speranza, spe che non è un soffio debole ma un sibilo definito dove si concentra il concreto augurio che la robusta speranza è presente ogni giorno nella nostra vita
Favria 21.10.2018 Giorgio Cortese
Le persone senza morale sono simili a delle bestie selvagge che vagano libere in questo mondo.
Il mattino silente
Il mattino silente conserva ancora la luce delle stelle e l’odore dei sogni appena consumati. Al mattino si perpetua tra i rami accesi dal sole che avvolge con la sua forza per tutto illuminare. Al mattino nel parco il giorno che sta lì per divenire il nuovo appuntamento con la vita sento che l’aria profuma di coraggio e mentre gialle foglie vanno a spasso col vento che misura il suo cammino nel tempo
Favria 22.10.2018 Giorgio Cortese

C’è un detto: “Dimmi ciò che leggi e ti dirò chi sei” vero, ma forse conosco meglio le persone se mi dicono cosa rileggono.

La vittoria di Pirro…
Nell’autunno del 1956 i Paesi satelliti dell’Urss sono in subbuglio. A Budapest il 23 ottobre un raduno di studenti, che solidarizzano con il processo di cambiamento in Polonia, diventa una grande manifestazione di massa, dai toni patriottici molto accesi e la polizia segreta apre il fuoco. Ne scaturisce un’insurrezione generale che provoca l’intervento delle truppe sovietiche presenti in Ungheria. A capo del governo, sulla spinta della rivolta, torna il comunista riformista Imre Nagy, esautorato dall’ala stalinista nel 1955. Si avviano a quel punto difficili trattative tra Budapest e Mosca, mentre la rivoluzione s’indirizza verso il superamento del regime di stampo sovietico. Dopo qualche incertezza, però, il 31 ottobre l’Urss decide la repressione militare e fa affluire forze ingenti verso la frontiera. Il 4 novembre scatta l’invasione che porta al soffocamento della rivolta. Nagy sarà impiccato nel 1958, ma la vittoria dei carri armati è solo un vittoria di Pirro dell’impero sovietico.
Favria, 23.10.2018 Giorgio Cortese

Nella vita alcune volte siamo noi a scegliere. Altre volte, sono gli altri a scegliere per noi. Poi, ci sono le “scelte che scegliamo” perché non riusciremmo a scegliere diversamente. Ecco… queste sono le scelte migliori!
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