Fratelli.. – Nella calma. – La Comunità sorniona torna a vivere. – Mattino! – Valorizziamo le nostre Comunità! – Il Testone d’argento. – Grazie del Tuo aiuto. – La storia incredibile di Moresnet…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Fratelli….
Il 2 giugno, non è un giorno di festa qualsiasi, ma è la Festa della nostra amata e bistrattata Repubblica. Se penso al due giugno non posso non ricordare subito le prime parole del nostro inno, carico di tanti significati: “Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta…” A livello nazionale i divieti di assembramento e le norme sul distanziamento rendono impossibile le tradizionali manifestazioni. Ma anche se non saremo nelle piazze o a sfilare il due Giugno deve rappresentare la Rinascita della nostra Patria provata dalla pandemia. Ecco la parola da fare nostra, Rinascita che è ciò a cui dovremmo ambire tutti in questo momento di difficoltà. Quando ci troviamo di fronte alle difficoltà della vita qualcuno si sofferma su un presente e senza tempo, immaginando che il qui e ora sia per sempre. E per forza che si insinua il germe della disperazione. Se invece si distende lo sguardo nel tempo e capisce che qualunque difficoltà prima o poi ha fine e dell’eterno cambiamento siamo beneficiari e vittime tutti, sia nelle cose belle che in quelle brutte. Per vedere positivo, basta aprire gli occhi e osservare la natura. Tetra e grigia nei mesi invernali ma adesso è ora di voltare la pagina e lasciar arrivare dopo la Primavera in clausura la promessa d’Estate. Al 2 giugno invito tutti ad alzare gli occhi all’orizzonte del futuro che si srotola davanti a noi. Coraggio concittadini dal buio della notte più fonda non bisogna disperare ma ricordare la luce che c’era e che ritornerà. E allora proiettiamoci gioia sull’alba che verrà. Perché tutto è un’eterna rinascita. E allora “stringiamoci a coorte”…torniamo a raccoglierci in “un’unica Bandiera, una speme: di fonderci insieme”. Ricordiamoci al due Giugno che i momenti più belli della vita sono quelli quando siamo uniti insieme, solo allora formiamo un percorso dove non sono i numeri ma l’unità per noi italiani la nostra grande forza. Buona festa della Repubblica, solo uniti nelle nostre diversità noi resistiamo e progrediamo, divisi noi cadiamo! W l’Italia!
Favria. 2 giugno Giorgio Cortese

La vita è un riflesso di quello che sono, quello che sono diventato, è uno specchio del mio vissuto e che mi serve per riflettere.

Nella calma.
Questa sera dopo il lavoro sono passato a casa di amici per un thè. Che calma sotto il severo balcone in legno, l’attiguo giardino chiuso da vecchi muri, l’estate nell’aria: ecco la vera pace! Quale tranquillità nel chiacchierare tranquillamente dopo la caotica giornata con il sole che illumina con giochi di luce dei fiori che sembrano un quadro impressionista sul muro. Le api nell’attiguo giardino ronzano come melodia di sottofondo. In questo tardo pomeriggio di estate, stagione dei densi climi e degli stupendi mattini, mi ritrovo in questo fresco giardino sotto la balconata a prendere il the con biscotti ai confini del giorno. Mi sembra quasi che il tempo si distenda e si allunghi ed io indugio in questo relax goduto dalla benevolenza dei padroni di casa. Tornando a casa torno al balcone della mia infanzia nelle notti d’estate e mi pare ancora sentire la voce di mio padre che mi indica i pianeti. Se chiudo gli occhi forte entrando in casa riesco a sentire le sue mani sulle mie spalle. E ricordarmi che le mani umane possono proteggere o possono ferire.
Favria, 3.06.2020 Giorgio Cortese

Il migliore insegnamento della vita è di saper cogliere l’attimo per ogni cosa che mi sfiora.

La Comunità sorniona torna a vivere.
In questo tempo che sembrava di infinita quarantena, Favria ed immagino tutte le Comunità erano deserte, svuotate Il grande buio da paura ed incertezza generato da Coronavirus lasciava quasi tutti annichiliti in casa, ad aspettare che passasse la nottata. Uscendo al mattino per andare a lavorare pensavo che la la nostra libertà era ed è un valore enorme. Tutti noi prima la facevamo facile, avevamo tutto, ci lamentavamo per sciocchezze, correvamo forsennatamente. Adesso che incomincia la ripresa penso ora ai tanti che debbono ripartire e che forse non ce la faranno, come tanti piccoli bar, negozi vari e attività industriali che conosco, con 14 o 15 operai, che stanno già pensando al peggio oppure artigiani massacrati. Lasciatemelo dire che, con il mio lavoro conosco la fatica quotidiana di tantissimi clienti di tirare su la serranda o di aprire il portone della piccola boita, permettetemi l’uso di questo lemma piemontese che deriva dal francese boite, perché le bóite, botteghe artigiane, erano e sono spesso situate a piano terra nei cortili, dove ora a volte sono state trasformate in box auto, piccole botteghe che hanno contribuito a sollevare la nostra Patria dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale! Riprendo il concetto di oscurità, pensiero che incute paura e il concetto di luce che nel nostro quotidiano linguaggio familiare ci fa associare la luce con la gioia e l’oscurità che tutto avvolge nell’ignoto, adesso, timidamente, ma con gioia nel cuore abbiamo tanto desiderato il ritorno a una vita normale. Adesso dobbiamo fare grande scopra nell’animo di speranza. Adesso che riprendiamo ad uscire, parafrasando Saramago, quando in “Cecità” descrive una pandemia immaginaria quanto realistica, le nostre Comunità sono ancora li e noi forse purificati da questa clausura usciamo senza mai abbandonare la speranza e mantenendo salde le radici dei nostri cuori. Forse questa pandemia ci può servire per tornare all’amore, al rispetto, all’umanità. Con i lunghi mesi d’isolamento abbiamo capito meglio l’essenza dei legami, il valore del tempo, la bellezza di una passeggiata. Forse tutto questo servirà per tornare ai tempi dilatati, ad Amare col cuore e a vivere con più spontaneità. Forse si ritornerà all’umano, io ci spero!
Favria, 4.06.2020 Giorgio Cortese

Ogni giorno al mattino penso che dai miei concittadini non mi aspetto nessun onore ma solo di essere per quello che posso un loro umile servitore

Mattino!
Mi sveglio e odo un gallo che canta e sul balcone un merlo già chiede il suo cibo quotidiano, distendo le membra e sorrido pensando che probabilmente domani accadrà la stessa cosa con il merlo. Ci fisseremo, mi volterò, e quando tornerò a vederlo sarà già volato via, lasciandomi sempre a pensare ai suoi occhietti scuri.
Favria, 5.06.2020 Giorgio Cortese

Nella vita quotidiana nessuna vendetta è completa come il perdono.

Valorizziamo le nostre Comunità!
Il Canavese è formato da una miriade di piccoli e medi Comuni, custodi di bellezza, storia e identità, dove esistono anche spazi di possibilità e di grandi opportunità! L’economia locale è il nostro destino. Può sembrare una frase ad effetto, ma se ci pensiamo bene, questa frase, anche senza volerlo, ci accompagna per la vita intera, talvolta offrendoci delle opportunità che, per ragioni spesso inspiegabili, non sempre riusciamo o facciamo fatica a cogliere. Una di queste opportunità consiste nel costruire o almeno contribuire a valorizzare il proprio territorio, alla continua ricerca del bello e dell’estetica migliorandone il contesto attraverso la cura di ogni dettaglio. Deve essere questa una missione per ognuno di noi, lo dobbiamo fare guardando al futuro, per noi stessi e per le future generazioni. Oggi è il momento di sostenere i nostri commercianti, i nostri bar, i nostri ristoranti, artigiani, di fare shopping nelle nostre vie e nelle nostre piazze per aiutare in ogni modo il tessuto economico locale a rialzarsi dopo questa durissima prova generata dall’ epidemia da Coronavirus. Ricordiamoci che dietro le vetrine c’è la storia antica del lavoro, c’è passione, c’è competenza, ci sono le nostre famiglie, in ogni nostro paese Canavesano. Invito tutti a fare Comunità, diamo una mano a quanti hanno ripreso con fatica, AiutiAMOci e facciAMOcomunità! Acquistare nelle nostre Comunità, nei nostri negozi, vuole dire usufruire dei servizi del nostro territorio scegliendo qualità ed efficienza, e reimmettere liquidità nel moto dell’ingranaggio socio-economico locale, sulle cui professioni e passioni si basano la vita, le aspettative e la felicità di numerose famiglie e che mantengono vive le nostre Comunità. Certo non basta ci vorrebbe che venisse bloccata l’IMU al locatore dell’immobile commerciale per quei mesi che l’attività è rimasta ferma, dando la possibilità di congelare il relativo affitto al conduttore, e non fare pagare la tassa rifiuti per lo stesso periodo perché non se ne sono prodotti. Dare dignità a chi riceve sussidi di reddito in questa crisi coinvolgendolo in lavori utili per la propria Comunità, che le renderebbero più pulite e curate. Certo non è facile fare quadrare i conti, ma se vogliamo ripartire dobbiamo farlo noi tutti dalle nostre Comunità e dobbiamo sempre essere al fianco delle attività produttive del nostro territorio. Sono convinto che la capacità dei commercianti, coniugata dalla forte voglia di riscatto, può vincere anche questa battaglia solo se sul fronte ci siamo anche noi consumatori! Vi invito tutti ad invertire la tendenza, spendiamo i nostri soldi nelle attività locali e siamo uniti ai commercianti ed artigiani! Uniti riusciremo a superare questo particolare momento, coraggio! L’unione fa la forza… sosteniamo insieme l’economia locale! Personalmente io compro a Favria!
Favria, 6.06.2020 Giorgio Cortese

Ogni giorno mi sforzo di scomporre le mie convinzioni con l’analisi e poi di ricomporle con la sintesi del buonsenso

Il Testone d’argento.
Il Testone d’argento del racconto veniva anche detto Azzalino, ed era una moneta d’argento dei Paleologo marchesi di Monferrato, coniata nella zecca di Casale, così detta perché lo stemma al rovescio recava quattro B che sembravano un acciarino. Il sopranome Testone era nato perché portava la testa del principe che, rispetto a quella di altre monete, appariva molto più grande, da cui il nome. Questa bella moneta uscita un giorno bella lucida dal conio dalla zecca, saltava e tintinnava felice. All’inizio frequentava nobili e mercanti finchè non giunse in Canavese, dove i Monferrato avevano dei possedimenti e si fermò nella borsa di un ricco feudatario insieme ad altre belle monete simili a lei. Poi un giorno il nobile venne aggredito in una imboscata dentro un grande bosco e venne derubato. Il Testone finì nelle mani di alcuni mercenari che se la passarono di mano in mano. La povera moneta si trovo ad essere contesa in infime bettole tra giocatori di dadi. Venne utilizzata per affari poco puliti a volte come premio per omicidi su commissione e, poco per volta sentiva parlare lingue diverse da quelle che l’avevano coniata e anche le monete diventavano diverse. Erano monete prima francesi e poi tedesche e molte volte visto che era straniera veniva accusata di essere falsa e utilizzata come pagamento di notte, come fosse stata una ladra. Poi un giorno fini nelle mani di un mercante che proveniva dal Piemonte che la riconobbe e sentiva che affermava che era d’argento e gli attribuiva dopo tanto tempo il valore del suo conio. Fu cosi che la moneta ritornò nel feudo da dove era partita e venne riposta in un prezioso baule. Nel sicuro del forziere si persuase di una grande verità, che nella vita bisogna resistere perché il tempo rende giustizia a tutti. La morale è che talvolta nella vita capita di non essere riconosciuti del proprio valore, della propria onestà e buona volontà se non dalle persone che ci hanno visto crescere e che ci conoscono da sempre, insomma a volte si può essere profeti in Patria.
Favria, 7.06.2020 Giorgio Cortese

Ogni giorno prendo la vita come viene, tanto tutto può cambiare in un attimo.

Grazie del Tuo aiuto.
Sentiamo parlare spesso del 5 per mille, ma non tutti gli italiani ne comprendono appieno il significato tanto meno dell’importanza che ha per il sostegno alle No-profit come alla Fidas ADSP Odv, Associazione Donatori Sangue Piemonte – Via M.Ponza, 2 10121 Torino (TO). Che cos’è il 5 per mille? Il 5 per mille è una misura fiscale che consente ai contribuenti di destinare una quota dell’IRPEF, pari, appunto, al 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, a enti che si occupano di attività di interesse sociale, come la Fidas ADSP Odv, Associazione Donatori Sangue Piemonte, che svolge una attività di volontariato socialmente utile. Non è una donazione, non si può detrarre dalle tasse, ma non comporta neppure oneri aggiuntivi, in pratica non costa nulla, in quanto il contribuente è comunque tenuto a pagare l’IRPEF. Quindi il contribuente la paga comunque e il poter decidere a chi destinare è molto utile. Istituito nel 2006 in forma sperimentale, il 5 per mille è diventato un mezzo di sostentamento indispensabile per aiutarci a fare del bene, bene. Il contribuente in sede di dichiarazione dei redditi è invitato a esprimere anche la propria preferenza sul cosiddetto 8 per mille dell’IRPEF, ossia sulla possibilità che lo Stato devolva l’8 per mille dell’intero gettito fiscale a una confessione religiosa di sua scelta. La scelta può essere operata tra Stato, Chiesa Cattolica, Chiesa Avventista del settimo giorno, Assemblee di Dio in Italia, Chiese Metodiste e Valdesi, Chiesa Luterana in Italia, Comunità Ebraiche Italiane, Unione Buddhista, Unione Induista, Chiesa Apostolica, Diocesi Ortodossa Italiana, Unione Cristiana Evangelica Battista. Sulla base delle scelte operate dai contribuenti sono poi effettuati gli opportuni calcoli per attribuire a ciascun soggetto la relativa quota di gettito sulla base delle percentuali ottenute. È molto importante non confondere il 5 per mille con l’8 per mille: si tratta di due misure diverse e non alternative l’una all’altra. Come devolvere il 5 per mille Il cittadino può aderire al 5 per mille inserendo il codice fiscale dell’ente. In caso di mancata indicazione della destinazione del proprio 5 per mille, questo resterà allo Stato. Per devolvere il 5 per mille puoi farlo firmando in uno dei cinque appositi riquadri che figurano sui modelli di dichiarazione (Modello Unico PF, Modello 730, ovvero apposita scheda allegata al CUD per tutti coloro che sono dispensati dall’obbligo di presentare la dichiarazione nel riquadro indicato come “Sostegno del volontariato…”; – indica il codice fiscale di Fidas ADSP Odv Associazione Donatori Sangue Piemonte C.F: 80090270010. Grazie del Tuo aiuto!
Favria, 8.06.2020 Giorgio Cortese

Anche se in questa vita sono solo di passaggio, è comunque e sempre un bel viaggio.

La storia incredibile di Moresnet
Dietro alle vicissitudini di Moresnet, questo il nome del piccolo paese, si nasconde per molti versi la grande storia europea. Il costruttore di una vasca da bagno in zinco Jean-Jacques Daniel di Liegi dona a Napoleone un’avveniristica vasca da bagno in zinco ed in cambio ottiene dall’Imperatore dei francesi la prima concessione per scavare lo zinco, il prezioso minerale nella zona, già segnalata da Plinio il Vecchio. Poi Napoleone viene sconfitto e nel 1815, il Congresso di Vienna fu chiamato a stabilire le nuove frontiere del continente su una fascia di 500 chilometri, dalle isole di Frisia al Granducato del Lussemburgo. Le potenze dell’epoca non riuscirono a trovare un accordo su quel punto d’Europa nel quale si incontravano il Regno di Prussia e il Regno Unito dei Paesi-Bassi. A complicare le discussioni fu la presenza di una miniera di zinco, una materia prima che ai tempi aveva un crescente successo industriale ed economico. Con un trattato del 1816 fu quindi deciso che la piccola fetta di terra tra Aquisgrana e Verviers sarebbe rimasta neutrale. Il nuovo paese, se così è possibile chiamarlo, si estendeva su appena 3,4 chilometri quadrati, aveva circa 250 abitanti, per la maggior parte raggruppati nel borgo di Kelmis, La Calamine in francese. Nel 1830, con la nascita del Regno del Belgio, Moresnet ottenne ai suoi confini un nuovo vicino. I primi cippi di frontiera furono piantati nel 1816 ed erano in legno, sostituiti da sessanta esemplari in pietra nel 1868, ancora per la maggiore parte visibili. Il paese era neutrale, ma l’amministrazione era in mano a due commissari, l’uno prussiano, l’altro belga. Napoleone era stato sconfitto, ma la legge a Moresnet dipendeva dal Codice Civile del 1804 e dal Codice Penale del 1810. Per risolvere le controversie giuridiche gli abitanti dovevano rivolgersi a giudici prussiani o belgi. Alcuni reati scomparsi nel resto d’Europa erano ancora perseguiti a Kelmis, come quello di vagabondaggio: sei mesi di reclusione. La posta era distribuita da due postini, il primo belga, il secondo prussiano. Territorio off-shore prima del tempo, l’imposizione fiscale era bassa, praticamente inesistente. D’altro canto, il paese era ricco, complice la miniera di zinco che riforniva l’industria di mezza Europa. Il Codice Napoleone non puniva l’ubriachezza in luogo pubblico, tanto che nel 1894 il paese contava sessanta caffè e nel 1904 quattro distillerie, fioccarono traffici di contrabbando, ed in quel periodo fu avanzata la proposta di fare del Moresnet il primo stato con l’esperanto come lingua ufficiale, con il nome di Amikejo, luogo d’amicizia. La Comunità di Moresnet passò gradualmente da un manipolo di 257 abitanti a qualche migliaio di cittadini con un chiaro senso di appartenenza. Questa è la riprova che i confini possono costruire l’identità di un popolo. Quegli stessi confini, però, fu poi il vento della Grande guerra a spazzarli definitivamente via e Moresnet perse improvvisamente la sua indipendenza e cancellato. Con lo scoppio della Grande Guerra, il territorio fu invaso dai tedeschi. Dopo la sconfitta del Reich, il Trattato di Versailles ne trasferì la sovranità al Belgio. Nel 1940 Moresnet fu nuovamente occupato dalla Germania. Alla fine dell’ultimo conflitto, il piccolo fazzoletto di terra tornò ad essere belga e oggi fa parte della regione germanofona del paese. Trovate questa bella storia nel libro di Philip Droge: “Terra di nessuno. L’incredibile storia di Moresnet”, un luogo che non sarebbe dovuto esistere Traduzione di Andrea Costa KELLER Pagine 288, e 17,50 uscito recentemente a maggio.
Favria, 9.06.2020 Giorgio Cortese

Certi giorni mi sembra di essere una delle tante attrazioni di un circo che chiamo vita, dove i pagliacci pur non rischiando nulla, hanno lo stesso merito dei funamboli.
giorgio191