Festa del ringraziamento, le nostre comuni radici! – Liceo, Accademia senza dimenticare il Ginnasio. – Da argo ad Aru! – Patrimonio di esperienza e saggezza – Dì ‘d marca, San Paolo! – Nella vita.. LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Festa del ringraziamento, le nostre comuni radici!
Domenica 26 gennaio a Favria si terrà come da tradizione la consueta Festa del Ringraziamento. L’evento in collaborazione con il Comune viene gestito dalla Coldiretti di Favria e i sempre attivi Giovani Coltivatori che con esuberanza ed sano entusiasmo si impegno per la riuscita della manifestazione. La Coldiretti di Favria, associazione fondata nel lontano 1955 a Favria, con il suo Presidente Abbà Flavio, è una organizzazione fortemente radicata per via della numerosa imprenditoria agricola presente sul paese. Collabora con l’Amministrazione Comunale e con la Federazione Provinciale Coltivatori Diretti di Torino per garantire alle Imprese Agricole opportunità di sviluppo in un quadro di piena integrazione dell’agricoltura. La Sezione di Favria organizza tutti gli anni la su citata Festa del Ringraziamento e la Fiera Agricola di San Isidoro e la mostra dinamica delle “Reines”. Domenica 26 gennaio si svolgerà in chiesa la S. Messa alle ore 11,00 dove durante l’offertorio si potrà assistere alla suggestiva presentazione all’altare dei frutti della terra da parte degli agricoltori, per la benedizione. Poi, al termine della celebrazione, avverrà la benedizione di tutti i mezzi agricoli, potenti trattori, esuberanti mezzi agricoli, cavalli e anche dei fedeli amici dell’uomo, dei cani. Tutto questo in Piazza della Repubblica e poi alle ore 12,00 il pranzo conviviale presso il salone Polivalente del Comune di Favria. Per motivi organizzativi è gradita la prenotazione entro il giorno 23 gennaio al presidente coldiretti Favria Abbà Flavio cell. 335 8066090 o ai Priori del 2020 Elisa Golzio cell 347 978849, Walter Tomasi Cont cell 380 3830027. Con la giornata del 26 gennaio la Coldiretti di Favria e gli agricoltori della Comunità vogliono esprimere al Signore la gratitudine per i doni della terra e del lavoro dell’uomo, fondamentali testimonianze di quella centralità che il mondo agricolo riveste nel contribuire al superamento della difficile crisi attuale e globale. Questa festa riveste un significato simbolico, rituale e formativo molto forte giacché sta a significare l’amore e la gratitudine dell’agricoltore verso la terra e i suoi frutti, anche se non sempre abbondanti, rinnovando costantemente sacrifici e speranze nell’impegno di far crescere fecondo il seme che Dio gli ha donato. Oggi la sfida in quest’era di globalizzazione di crisi mondiale è probabilmente trovare un’articolazione del locale nel mondiale, fare in modo che si possa ritrovare un luogo di identità dove la persona riacquisti i propri diritti, ritrovi unità familiare e solidarietà sia in campo economico, sociale che rurale aprendosi alla nuove interdipendenze regionali, nazionali e mondiali. Guardare ad una nuova cultura d’impresa puntando sulla multifunzionalità e sviluppare le potenzialità culturali e sociali delle aree rurali, ispirandosi ai principi del bene comune e della sussidiarietà. Penso che il cibo, l’energia, il rispetto del pianeta sono le parole chiave di quel viaggio che parte dalla tradizione per arrivare ai confini del futuro. Dicono che i primi essere umani che si civilizzarono furono agricoltori e allora ogni nobiltà storica poggia sulle comuni radici dell’agricoltura. Perché chi con impegno e sacrificio riesce a fare crescere due spighe di grano o due fili d’erba dove ne cresceva uno solo, rende un servizio a tutta la Comunità, alla Patria e a tutta l’umanità. Grazie di cuore agricoltori sentinelle dell’ambiente e del della Natura che ci circonda, grazie!
Favria, 21.01.2020 Giorgio Cortese

Che bella l’agricoltura che è l’arte di sapere aspettare!

Liceo, Accademia senza dimenticare il Ginnasio.
La parola Liceo, deriva dalla mitologia greca, era l’appellativo di Zeus, che aveva un tempio sul monte Liceo, ma anche così era chiamato il dio Pan. Ma l’origine della parola Liceo, quello che diamo oggi nell’ordinamento scolastico deriva dall’attributo ad Apollo, nella sua origine mitologica ricollegandolo al fatto che Apollo era ritenuto sterminatore dei lupi, o al fatto che Apollo, subito dopo la nascita, sarebbe stato trasportato dalla madre in Licia, o infine, supponendosi che Apollo fosse una divinità solare, collegandolo alla radice della parola, candore, luce. Nell’antica Grecia vicino ad Atene c’era un santuario di Apollo Liceo e dove Aristotele aveva una scuola nella quale svolgeva il proprio insegnamento filosofico, più tardi il termine designò in genere luoghi pubblici in cui si tenevano esercitazioni letterarie e filosofiche, e divenne infine, per estensione titolo di scuole superiori, anche universitarie. Oggi nell’ordinamento scolastico moderno, ordine e corso superiore di studî secondarî, che ha precipuamente carattere formativo e culturale, in un ambito più ampio. Il Ginnasio nella Grecia antica era il luogo dove i giovani si allenavano per le gare atletiche e si esercitavano nudi nei giochi ginnici. Il lemma deriva dal latino gymnasium, che deriva a sua volta da due parole greche che significano, fare esercizî ginnici nudo. Divenne, con il passare del tempo, anche un luogo per il ritrovo e l’educazione. In esso si potevano tenere conferenze, lezioni, banchetti e anche rappresentazioni teatrali. Nell’età ellenistica il ginnasio costituisce il centro dell’educazione dei ragazzi dai dodici ai diciotto anni. Le testimonianze principali sono fornite dalle epigrafi, secondo le quali i ragazzi erano distribuiti in due cicli di studi, secondo l’età: i paides, ragazzi, dai dodici ai quindici anni; i neaniskoi o neaniai, giovani, dai sedici ai diciotto. Dopo i diciotto anni i ragazzi acquistavano i pieni diritti di cittadinanza e intraprendevano l’istruzione militare come efebi. A Pergamo, questa distinzione è confermata dalla presenza di tre ginnasi, uno per i paides, uno per i neoi e uno per gli efebi. Nella maggior parte dei casi all’istruzione dei paides sovrintende un pedotribo, a quella dei neoi un ginnasiarca, mentre a un magistrato superiore, il pedonomo, compete il controllo di tutto il sistema educativo. Oltre alla lettura, scrittura, matematica e filosofia, insegnavano musica, tiro con l’arco, giavellotto. Il maestro esperto in grammatica veniva chiamato grammatodidaskaloi. Al ginnasiarca spettava la guida del ginnasio, che spesso era regolamentato da una legge emanata dall’assemblea popolare della polis, detta legge ginnasiarchica, finalizzata a regolamentare le procedure di assunzione dei maestri, l’organizzazione e la tipologia degli studi, l’amministrazione del luogo. Talvolta il ginnasio tendeva a rivendicare la propria autonomia, anche a scapito della volontà di controllo della polis, insistendo a scegliersi da solo il ginnasiarco od opponendosi all’emanazione della legge ginnasiarchica. In alcuni casi il ginnasio, quale luogo di aggregazione della gioventù, si è trasformato in nucleo di rivolta sociale, come avvenne a Creta, nella città di Lyttos, devastata per diversi giorni, verso la fine de III secolo a.C., dalla ribellione dei giovani contro i vecchi, nata proprio negli spazi del ginnasio. In età moderna, il Ginnasio è un corso di studî classici diversamente regolato nei singoli stati. Nell’attuale ordinamento scolastico italiano, corso di studî superiore, costituito da un biennio, quarta e quinta ginnasio, cui si può accedere dopo aver conseguito la licenza di scuola media, e al termine del quale si accede al liceo classico. Fino al 1940 esistevano due corsi di ginnasio, uno inferiore, di tre anni, corrispondente alla successiva scuola media, e uno superiore, rimasto nell’ordinamento attuale, in cui si intraprende lo studio del greco. Accademia, prende il nome da Accademo, oppure Ecademo o Echedemo, un eroe greco che, secondo la leggenda, rivelò ai fratelli Dioscuri, Castore e Polluce, il luogo dove era tenuta nascosta la loro sorella Elena, rapita da Teseo quando era ancora bambina. Quando morì la sua tomba, situata alla periferia di Atene e circondata da un bosco sacro, finì per dare il nome ad un quartiere della stessa città. Nelle sue vicinanze, secondo la tradizione, nel 387 a.C. Platone vi fondò la celebre scuola filosofica, che prese appunto il nome di Accademia. Qui Platone scrisse i suoi dialoghi a Aristotele seguì le lezioni del maestro fino alla sua morte.
Favria, 22.01.2020 Giorgio Cortese

Bel temp a San Vincens promèt gran e forment, bel tempo a San Vincenzo promette grano e frumento, con forment però si intende il grano saraceno.

Da argo ad Aru!
Una domenica mattina a passeggio incontro un ragazzo con Aru, un bellissimo cane di razza Akita, una razza giapponese, ed il nome Akita significa cane in nipponico. Gli antenati degli odierni Akita erano originari della regione più settentrionale dell’isola di Honshu. Addestrati alla caccia, le loro prede erano il cinghiale, il cervo sika e l’orso tibetano e nell’antichità accompagnavano i samurai in battaglia. Questo, docile ed ubbidiente cane con il suo padrone mi ricorda quanto la fedeltà dei nostri amici a quattro zampe sia ammirevole, il loro amore incondizionato verso di noi è davvero unico. A volte mi commuovo pensando all’affetto che ci dimostrano ogni giorno e alla loro volontà di compiacere il padrone in ogni circostanza. Chi non ricorda Argo nell’Odissea, dove ci viene raccontato di Argo, il cane di Ulisse. La povera bestia, quando era un cucciolo era stata nutrita dall’eroe, il quale però non l’aveva potuta crescere, perché era dovuto per Troia a combattere. Finita la guerra gli ci sono voluti altri dieci anni per tornare a casa e quando è tornato, mentre senza farsi riconoscere parlava con Eumeo, il custode dei maiali, ha potuto vedere per l’ultima volta Argo, che gli era rimasto fedele e che un attimo dopo averlo rivisto e riconosciuto è morto. Ad Ulisse tutto ciò ha strappato una lacrima e lui, dopo averla asciugata, ha cominciato a parlare del suo fedelissimo cane. Questo episodio mi è sempre piaciuto per i sentimenti espressi, il linguaggio usato nel testo e il luogo in cui si svolge. I sentimenti espressi sono la fedeltà del cane e del custode dei maiali verso Ulisse, la sensibilità dimostrata da Ulisse che si commuove per il cane e la grande amicizia che si è creata tra lui ed Argo. Magari se certi esseri umani fossero vicini alla fedeltà del nostro inseparabile amico a quattro zampe.
Favria, 23.01.2020 Giorgio Cortese

Nella vita quotidiana l’essenza del bello è l’unità nella varietà.

Patrimonio di esperienza e saggezza.
Dopo le recenti elezioni del Direttivo Centro Incontri Pensionati di Favria ecco il nuovo Direttivo sempre capitano da Murano Santo come Presidente e cassiere, Vice Presidente confermata Filippone Francesca, revisori dei conti la Consigliera Bianchi Zamper Silvana e Orlando Giuseppe, Consiglieri Benincasa Carmela, Spoto Antonietta, Di Carlo Laura, Gentile Tommasina, Artioli Carlo, Pepe Antonio, Carbone Donato Michele, Graziano Paolino. Il neo Direttivo rimarrà in carica fino al 31 gennaio 2023 e si è tinto di rosa. Le elezioni, che si sono svolte domenica pomeriggio 12 gennaio c.m hanno visto la partecipazione di ben 135 soci su 219 tesserati con una percentuale del 61,6%, che denotano la forza del gruppo e la partecipazione dei soci alle cariche elettive del sodalizio. Questa Associazione è una bella realtà della Comunità di Favria che vivacizza il tessuto sociale con tante belle iniziative volte a socializzare per offrire alla “terza età” un luogo per stare insieme e mantenere viva la curiosità. Insomma una realtà sempre attiva che cerca di comunicare la saggezza ai giovani,. Questo non può che fare bene a noi tutti nel raccogliere questo patrimonio di esperienza e di saggezza, e portarlo avanti. Grazie
Favria, 24.01.2020 Giorgio Cortese

Non permettiamo mai agli altri di inquinare le nostre idee con la loro spazzatura.

Dì ‘d marca, San Paolo!
Il giorno della Conversione di San Paolo era una volta un altro dei giorni definiti come di ’d marca, cioè giorni di indicazione, in quanto da esso si ricavano indicazioni preziose sulle previsioni del tempo, senza bisogno di computer o di altra strumentazione. San Pàul seren pòrta bon gran e bon fen. Se a farà vent, vniran guère e stent. Se pieuv o fiòca, famin-a nen pòca, San Paolo sereno porta buon grano e buon fieno. Se farà vento, verranno guerre e stenti. Se pioggia o neve, non poca carestia, testimonianza evidente non solo della saggezza dei nostri progenitori ma anche di tempi molto più duri, almeno per certi aspetti quotidiani, dei nostri, in cui guerre, tribolazioni e carestie erano pressoché all’ordine del giorno.
Favria, 25.1.2020 Giorgio Cortese

Mi lascia sempre l’animo perplesso quando sfogliando il dizionario in cerca di un lemma, trovo la parola gentilezza tra genocidio e gentucola. Non è il massimo!

Nella vita.
Nella vita non dobbiamo vivere immaginando problemi che non ci sono ne ci saranno. Godiamo il presente, e assaporiamo ogni istante la vita cercando tra le pieghe della giornata nelle piccole cose sempre la felicità invece dell’angoscia. E poi quando si presenta un problema reale allora cerchiamo di risolverlo sempre con buon senso. Mi domando perché perdere istanti di vita per qualcosa che non esiste?
Favria, 26.01.2020 Giorgio Cortese

Questo mondo attuale non mi piace, sta diventando sempre di più un mare di indifferenza e razzismo, nulla per cui essere orgoglioso.
giorgio