Fedeltà! – Fare fiasco! – Lailat al qadr – 2 giugno – Tutto si tinge di rosa! – Evviva la vita! – Id al-fitr, 5 giugno – Giano! – Lardo. – L’elogio all’acqua – La democrazia…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Fedeltà!
Recentemente è mancato un grande uomo, una persona speciale, impegnato nel volontariato prima come Fidas Presidente onorario del Gruppo di Busano, musico eccezionale prima nei Falchi d’Oro, poi con la Bonard Grup, amico dei bambini, sempre disponibile con tutti. Al funerale di Fulvio, alcune persone presenti sono rimaste colpite dall’atteggiamento, meglio dalla prova di fedeltà del suo cane, Arvan, un maschio Golden Retriver, che mugolava e si strofinava intorno alla bara. Il cane per Fulvio era essenziale in quanto cieco. Fulvio della mancanza della vista non ne aveva mai fatto un dramma con il suo carattere solare e disponibile verso il prossimo. Il cinema, la letteratura e persino la mitologia ci hanno presentato innumerevoli storie di cani fedelissimi al proprio padrone. La storia di Argo, il cane ormai vecchio di Ulisse che al ritorno del padrone ad Itaca dopo molti anni è il primo a riconoscerlo e muore dalla troppa gioia, ed è una testimonianza del fatto che gli antichi già conoscessero le doti della specie canina. Poi storie vere, come quella di Hachiko e di molti altri, ci hanno commosso e stupito non meno delle leggende. Ecco la figura del cane Arvan e prima dell’amata Berenice, sempre fedeli e vicini a Fulvio. Arvan ci insegna con il suo gesto di fedeltà verso il compianto Fulvio che la riconoscenza è una malattia del cane ma purtroppo non trasmissibile a noi esseri umani. Già il nome Arvan evoca, per delle popolazioni delle steppe asiatiche la parola vuole dire orzo, che è alla base della loro alimentazione ma in sanscrito vuole dire cavallo. Ecco, permettetemi di immagine l’evocazione di immagine del cavallo che in vita ha sempre guidato Fulvio come un gentiluomo, in maniera sincera, senza mentire, ingannare o tradire, ma con generosità, altruismo e fiducia nel suo padrone. Adesso Fulvio sei in Paradiso nella gloria di Dio già in compagnia di Berenice con la quale fate delle lunghe passeggiate e allieti con la Tua musica il Paradiso e penso che alla fine del suo percorso terreno anche Arvan Ti raggiungerà. Ricordiamoci sempre che la fedeltà di un cane è un dono prezioso che impone obblighi morali non meno impegnativi dell’amicizia con una creatura umana.
Favria 30.05.2019 Giorgio Cortese

Chiunque dica che abbiamo una sola vita per vivere non ha ancora imparato a leggere un libro.

Fare fiasco!
Fare fiasco è un modo diverso di definire un “flop!”. L’origine di questo detto veniva riservato nelle prove mal riuscite dei soffiatori di vetro, che un tempo producevano vasellame di uso comune. Quando il risultato era un oggetto più somigliante ad un fiasco che ad una elegante bottiglia per il vino o ad una fruttiera, si derideva il soffiatore dicendogli che aveva fatto un fiasco e non l’oggetto che intendeva produrre. Ciò che usciva dalla canna all’interno della quale l’artigiano soffiava, era un oggetto rotondeggiante, ma informe, simile ad un fiasco e neppure utilizzabile per contenere dei liquido. La sostanza fare fiasco è sinonimo di insuccesso, dovuto a sfortuna o imperizia. Esiste altra versione quando nel Seicento in un teatro toscano si esibì Domenico Biancolelli, che portò in scena un monologo con un fiasco di vino. La noia scese sull’intera platea e gli spettatori iniziarono a fischiare e oggi nei teatri quando alla fine dello spettacolo si percepisce l’insoddisfazione del pubblico si dice che è un fiasco. Invece flop, di origine inglese con il significato di tonfo viene usato nel linguaggio giornalistico, insuccesso, riferito inizialmente a uno spettacolo, poi esteso a indicare fallimenti anche in altri settori di attività come la politica!
Favria, 31.05.2019 Giorgio Cortese

Certe persone che mi accarezzano più dell’usato, o mi ingannano o mi hanno già gabbato!

Lailat al qadr, laylat al-Qadr.
Il Laylat al Qadr o Notte del destino in arabo: لَيْلَةِ الْقَدْرِ‎ è una delle notti della fine del mese del Ramadan considerato benedetto tra i musulmani. Durante quella notte, il Corano fu rivelato a Maometto dall’angelo Gabriele. Ciò accade tra il 21° giorno e il 29° giorno del Ramadan.
Favria 1.06.2019 Giorgio Cortese

Nella vita di ogni giorno ognuno di noi dice solo una piccolissima parte di quello che pensa!

2 giugno
Scriveva il poeta latino Orazio: “Dulce et decorum est pro patria mori”. Il termine patria deriva dal latino e sarei portato ad affermare che la sua etimologia vada ricercata nel sostantivo maschile “ pater, patris ”; in realtà, la parola latina più vicina al significato italiano è l’aggettivo “ patrius, patria, patrium ” ritenendo sottinteso il sostantivo “ terra, terrae ” oppure “ tellus, telluris ”: dunque, terra patria, terra del padre, degli avi. La patria è, infatti, il luogo in cui sono nato e vissuti i miei antenati e i genitori, acquisendo con la nascita l’appartenenza alla Comunità dove vivo e diventando partecipe del patrimonio culturale che in tale ambito locale si è costituito con il succedersi delle generazioni. Dalla parola “patria” ne sono poi nate molte altre: patrio, aggettivo che definisce ciò che è relativo alla patria; patriottismo, l’amor di patria; patriottico, ciò che esprime l’amor di patria; patriota, chi ama, difende e onora la patria; patriotticamente, in modo patriottico; patriottume, dispregiativo, il patriottismo di bassa lega; patriottardo, il patriota fanatico; compatriota, appartenente alla stessa patria; espatriare, lasciare la propria patria; rimpatriare, tornare in patria. Ma cosa ha significato la “Patria ” nel passato?. Presso gli antichi la Patria era vista come qualcosa di sacro, San Tommaso, nella sua opera “Summa teologica”, afferma che essa ha diritto ad un senso di sacralità, alla Patria si deve la “ Pietas” , in altre parole un sentimento di rispetto, lo stesso che si deve a Dio e ai genitori. La “Pietas” così intesa si manifesta attraverso il “ cultus”, la riverenza, ad esempio nei confronti dell’ambiente, oppure della lingua, o ancora della tradizione. Per “officium, invece, si vuole intendere il dovere, l’ubbidire a ciò che vuole la Patria, alle sue leggi. Significa, in altri termini, svolgere il mio ruolo di cittadino. È interessante notare che il concetto di Patria non è rimasto invariato nel tempo, ma ha assunto diverse connotazioni e sfumature a seconda del periodo storico. Per i popoli primitivi, poiché erano nomadi, non esisteva una patria, essi, però, erano caratterizzati da un attaccamento alla famiglia e alla tribù. Quando hanno iniziato a praticare l’agricoltura e sono diventati stabili, in loro è maturato un nuovo attaccamento, quello tipico del contadino nei confronti della propria terra. Tuttavia, la prima vera patria è la città e si ha, dunque, con la nascita della polis, città-stato, nell’antica Grecia: è in questo momento che inizia il patriottismo autentico. Per gli abitanti delle polis, però, il patriota deve amare a tal punto la propria patria da volerla rendere più potente ed estesa rispetto alle altre. Una fase sicuramente positiva del patriottismo si ha durante il Medioevo. Con la nascita e lo sviluppo dei comuni, infatti, si diffonde un patriottismo cittadino, il cittadino di Firenze, ad esempio, ama Firenze e riconosce in essa la sua patria, le città gareggiano tra loro nella costruzione di piazze, di edifici, di chiese per rendere la propria città più bella delle altre. Ciò porta, dunque, ad un importante sviluppo artistico-culturale. Nei secoli successivi, soprattutto nel ‘500 e ‘600, si ha una bassa fase del patriottismo, fino ad arrivare al ‘700, quando ad esso subentra una nuova ed opposta tendenza, il cosmopolitismo, l’uomo diventa cittadino del mondo. Parallelamente a ciò, torna sulla scena il patriottismo imperialistico con Napoleone cerca di estendere il proprio impero sottomettendo altri popoli. Ma ecco che, tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’‘800, il patriottismo, il vero patriottismo, scalda nuovamente il cuore dei popoli: il Romanticismo, infatti, esalta la cultura legata alla propria Patria. Come spesso accade, però, in queste circostanze, dopo la fase più alta di un qualsiasi fenomeno, si ha l’esagerazione e poi il declino. Verso la fine dell’‘800, infatti, il neonazionalismo incita ancora una volta al desiderio di rendere la propria patria più potente delle altre: in questo modo si arriva alle dittature del ‘900, di cui quella nazista è un esempio, giustificate dall’amor patrio. La decadenza del Patriottismo è quella che stiamo vivendo noi: l’era della globalizzazione è quanto di meno patriottico possa esistere, Ma ricordiamoci che oggi festeggiamo la Repubblica Italiana, la nostra Patria che non è nata per caso ma grazie al sacrificio dei nostri genitori, e nonni. W L’Italia ed evviva la nostra Patria!
Favria 2.06.2019 Giorgio Cortese

L’agricoltura mi sembra tremendamente facile quando il mio aratro è una matita, e sono lontano chilometri dal campo di grano.

Tutto si tinge di rosa!
Il Giro d’Italia è la festa di maggio, una meravigliosa una corsa umana. Il suo traguardo è la felicità .Scrivere le sensazioni oggi sul Giro d’Italia è quasi impossibile perché la penna non arriva a tradurre bene i miei sentimenti nel vedere la gioia che si diffonde tra le persone che aspettano con ansia il passaggio dei ciclisti e della mitica maglia rosa. Andare a vedere il ciclismo è una cosa che se ci pensavo non ci credevo. Stare sul bordo della strada, aspettare, aspettare e poi ad un certo punto vederli arrivare come una ventata colorata, i ciclisti, danno la sensazione che si strisciano negli occhi. Purtroppo quando nelle precedenti edizioni ero in pianura e non sulle strade verso Ceresole ed è stata una faccenda di trenta secondi. Ho avuto il tempo di dire arrivano e già li vedevo di schiena. Vabbè che è gratis ma ammettete che è uno spettacolo paradossale. Eppure strade piene, quando passano, paesi interi con la gente uscita di casa a vedere e plaid sull’erba, thermos, radioline, giacche a vento e la rosea aperta alla pagina giusta per leggere i numeri dei ciclisti e sapere chi erano. Quando passono i ciclisti sono sempre stupefatto di fronte ai risultati che può dare la macchina umana quando è ben diretta, ben allenata e ben preparata. Per me la bici incarna il mito dell’uomo, ed io libero nel vederli sfrecciare per le strade, insomma l’immagine visibile del vento. In questo mondo che vuole alzare sempre più dei muri nello sport della bicicletta non ci sono stranieri, è più di uno sport, è un bene sociale! Vedendo i ciclisti del Giro penso al piacere di andare in bicicletta, uno di quei piaceri di una volta che hanno il diritto di ritornare perchè insostituibili. Dalla sella della bicicletta si vede il mondo in modo un po’ diverso, lo si coglie in un certo senso dall’alto. Muovendomi ad una velocità che mi consente di leggerlo bene, lo gusto nei suoi particolari e posso soffermarmi su dettagli interessanti e suggestivi che da distratto automobilista non potevo cogliere. Insomma la vita è come andare in bicicletta. Per mantenere l’equilibrio devo muovermi in bicicletta e, se voglio arrivare alla meta devo pedalare ovvero conquistarmela e  questo è un messaggio che funziona per tutto. Basta lamentarsi di come va il mondo, la politica ,di tutto, nella vita di ogni giorno pedalare e procedere con coraggio! Ritengo che uno si impegna sempre nella vita un risultato, o prima o poi arriva. Quello che mi affascina di questo sport su due ruote è anche il senso civico e di partecipazione anche dei gregari. Nella gare i ciclisti gregari non gareggiano per loro ma per il corridore principale. Azioni come tirare il leader, e cioè di posizionarsi a turno davanti, “aprendogli” l’aria davanti, migliorando le condizioni aerodinamiche e facendogli risparmiare energie in vista della volata. Oppure di rallentare i suoi principali antagonisti , agendo come forze di interposizione. Il bello del ciclismo è che non perde mai nessuno, tutti vincono nel loro piccolo, c’è chi si migliora, chi ha scoperto di poter scalare una vetta in meno tempo dell’anno precedente, c’è chi piange per essere arrivato in cima , chi non si perde d’animo. E si, i ciclisti sono un po’ come gli alpini: quando si lotta insieme rimane un legame fortissimo per tutta la vita. Con il Giro tutto si tinge di rosa in questa meravigliosa corsa umana con il suotraguardo: la felicità!
W il Giro d’Italia ed evviva la bicicletta!
Favria, 3.06.2019 Giorgio Cortese

Ci sono dei momenti durante la giornata in cui non provo più nulla, mi sembra di diventare incolore e vuoto. Questo è il momento perfetto per ricominciare. Ricominciare fa sempre un po’ paura, ma sa di buono.

Evviva la vita!
Ci sono quelle serate dove quando torno a casa da lavoro, prima o dopo cena che per un attimo mi fermo per guardare fuori dalla finestra. E rimango stupefatto. Sorpreso ogni volta da quei colori magnifici dei quali si riempie il cielo. Così mi fermo un attimo, per fare una foto o semplicemente per guardare scendere quel sole gigante. E rifletto sulla giornata appena trascorsa e au quello che devo fare domani o, semplicemente riflettere sulla mia piccola vita. . Per me questa era una di quelle serate, dove traggono le somme di quello che ho è fatto o su quello che vorrò fare, ma non è cosi facile no? Tutto nella vita cambia e si trasforma alla velocità di un tramonto, senza che me ne accorga ed è già buio e quella luce arancio piena di gioia non c’è più. E se per un attimo rimango così, un poco basito, e vuoto, un attimo dopo devo capire quel buio e trasformalo, perchè tra poche ore dopo il sole tornerà fuori per una nuova giornata
Favria 4.06.2019 Giorgio Cortese

L’agricoltura è l’arte di sapere aspettare.

Id al-fitr, 5 giugno
L’Id al-fitr, in arabo: ʿīd al-fiṭr, festa della rottura, è la festa musulmana che segna la rottura del digiuno del mese del Ramadan. Inizia al tramonto. Si festeggia presto il giorno dopo, cioè il primo giorno del mese di Shawwal. I musulmani si riuniscono per celebrare le preghiere rituali festive. Cibo e bevande, non alcoliche, sono serviti nelle moschee e nelle case. I bambini ricevono dolci. È anche consuetudine scambiare dei regali con familiari e amici. La festa dura tre giorni ed è tradizione, Sunna, digiunare per altri sei giorni supplementari a scelta durante il mese di shawwâl. Questa festa è anche chiamata a volte Eid es-Seghir, la piccola festa al contrario di Id al-adha, la grande festa.
Favria 5.06.2019 Giorgio Cortese

Nella vita siamo veramente felici se siamo amati per quello che siamo o meglio amati a dispetto di quello che siamo

Giano!
Giano. in latino Ianus, è il Dio romano degli Inizi. Fra gli dei più importanti della tradizione romana e latina, Giano viene solitamente raffigurato con due facce, perché egli rappresenta il passato ed il futuro. Non solo, egli è anche il dio delle porte. Per la raffigurazione con due facce viene solitamente chiamato Giano Bifronte. Il suo nome deriverebbe dalla radice indoeuropea y-aa, che significherebbe passaggio. Il dio Giano è di origine romana, e quindi non si può sostenere ragionevolmente che egli fosse un dio greco. E neppure nel mito etrusco si è mai trovata una qualche corrispondenza, nonostante per un errore di interpretazione si avesse inizialmente ritenuto di aver trovato un simile nella mitologia etrusca. Assieme a Giove, è considerato il dio latino più antico in assoluto, il più importante fra gli dei romani. Giano era considerato il protettore degli inizi, sia materiali che immateriali, e di conseguenza anche il dio della soglia. Diversi miti vedono come protagonista Giano; per esempio uno lo vede re dei Latini, oppure fondatore della civiltà degli aborigeni, oppure come veggente per aver ricevuto il dono dell’oracolo direttamente da Saturno. Giano ebbe anche molte mogli, quasi tutte ninfe, e molti figli, secondo il mito.
Favria 6.06.2019 Giorgio Cortese

Se ogni giorno beviamo un bicchiere di vino o spezziamo il pane lo dobbiamo ai milioni di contadini che da sempre hanno adottato la terra e che ci insegnano il metodo della vita. Che poi è la pazienza del tempo. Ma anche lo stupore di un semplice grazie

Lardo.
Il termine lardo deriva dal latino laridum, che significa carne suina salata. Oggi, in modo più specifico, con lardo si indica lo strato adiposo sottocutaneo del maiale e in particolare la parte di tale adipe conservata mediante salatura e affumicatura e usata come condimento. Lardo è entrato anche nei modi di dire, essere una palla di lardo, cioè molto grasso, e nei proverbi, tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino, cioè chi insiste troppo nel commettere azioni illecite finisce con il rimetterci.
Favria, 7.09.2019 Giorgio Cortese

Nella vita di ogni giorno quale saggezza posso trovare che sia più grande della gentilezza?

L’elogio all’acqua
Allegoria liquida della leggerezza e della purezza
Acqua, Ti adoro! Cos’è la vita se non acqua organizzata? Cos’è un albero se non un fiume verticale che sale verso la luce? I progenitori da nomadi si sono arrestati in agricoltori accanto a Te, nel punto sacro in cui la ninfa della sorgente preparava la nascita della civiltà. Anche nel linguaggio comune si cantano le Tue lodi, quando si parla di trasparenza, sete di verità, torrenti di parole. Il tempo stesso ha attinto dal Tuo corso la figura con cui lo immaginiamo. Quante cose conosci acqua! La Tua sostanza si fa memoria. Assimilando ciò che ha sfiorato, bagnato, trascinato, assorbito dalle potenze primordiali delle rocce. Sacra in tutte le religioni antiche, l’immagine dell’acqua ritorna in molti miti di purificazione. Ecco il loutron, il lavacro delle liturgie greche, etrusche e neo-pitagoriche. Il Diluvio, il Mar Rosso, l’immersione nel Giordano, le nozze di Caana, la vicenda della Samaritana, il bicchiere d’acqua dato al prossimo, il pozzo di Giacobbe, l’incedere del Salvatore sulle onde, la lavanda dei piedi, l’abluzione di Pilato, l’acqua che sgorga dal costato nella crocefissione. L’acqua accresce come forza simbolica nell’umano pensiero per la sua capacità di metamorfosi: goccia, vapore, nuvola, ghiaccio, neve, cristallo. Acqua indispensabile alla vita domestica quotidiana, diceva madre Teresa di Calcutta “Non ho mai pensato di cambiare il mondo. Ho solo cercato di essere una goccia di acqua pulita. Se anche tu diventerai una goccia d’acqua pulita, saremo già in due. E se lo sarà anche tua moglie o tuo marito, saremo in tre e poi in quattro, dieci, cento…” Ecco allora che con un’efficace “goccia d’acqua pulita”, movendoci dal piccolo possiamo cambiare. C’è, infatti, una forza segreta nella goccia che si unisce ad altre trasformandosi in un fiume limpido e poi in un lago, in attesa di fecondare il mondo con la fiducia nelle piccole scelte di bene, senza scoraggiamenti e senza retorica. Anche gli antichi latini erano convinti che “gutta cavat lapidem,” cioè che la goccia riesce a perforare anche la pietra.
Favria, 8.09.2019 Giorgio Cortese

Nella vita forse, l’affidabilità è una delle virtù che più cerco nelle persone che incontro ed è anche una delle più difficili da trovare.

La democrazia.
La democrazia, che pure è il migliore dei sistemi di governo sino ad ora sperimentati dal genere umano, è un organismo politico affetto della sua nascita da una malattia autoimmune, affida alle sue funzioni vitali a chi ottiene più consensi, ma coloro che sanno procacciarsi consenso spesso non sono i migliori e i migliori spesso non sanno procacciarsi il consenso. Le doti congeniali per convincere non sono le stesse necessarie per governare la cosa pubblica, raramente abitano nella stessa persona. Un conto è saper intuire le esigenze dei potenziali cittadini elettori per indurli a votare ma un conto è avere le capacità necessarie per condurre l’amministrazione, il governo conoscendo le caratteristiche tecniche, e potenzialità e limiti. Se paragoniamo il governo ad una nave, oggi chi vuole governare mi sembra simile un tour operator che deve convincere e cogliere i bisogni e le speranze dei possibili passeggeri/cittadini e promettere la sistemazione in prima classe, favoleggiare intrattenimenti e conforto di impareggiabile livello, garantire una sicurezza senza confronti, magnificare i luoghi di approdo, conoscere le rotte , assicurare un viaggio più che dignitoso e sicuro, ma forse per tutto questo ci vogliono tutte altre competenze. È sempre stato così ma gli attuali strumenti comunicazione, in particolare il social media sembrano fatti apposta per esaltare quelle capacità e svalutare queste competenze. Sono veicoli angusti di rapidissima e capillare diffusione , particolarmente adatti a trasmettere slogan, invettive, dileggi, mirabolanti promesse, ma del tutto inidonei ospitare un ragionamento. Tali strumenti rendono oggi irresistibili ed efficaci vecchissime strategie retoriche, studiate per ottenere ragione anche quando non lo si ha! Mi viene in mente l’argumentum ad hominem, contro l’uomo, attacco non pertinente malevolo alla persona dell’avversario per distogliere l’attenzione dalle solidi ragione della critica subita, e ora che vadano in pensione, sono da rottamare, si candidi se vuole giudicarmi. Poi c’è l’argunentum ad baculum ,del bastone, nei confronti di chi si ostina a non cambiare idea minacciando gravi conseguenze, come il licenziamento, il blocco in investimenti pubblicitari, di fondi o di finanziamenti, oppure la fine della pacchia. Infine l’argumentum ad populum, L’appello al popolo, affermazioni fondate non sono argomenti ma sul fatto che condiviso del popolo o della sua maggioranza. Affermazioni quasi sempre espresse con linguaggio emotivamente carico per recitare tale condivisione, non retrocedo di 1millimetro, con tale provvedimento aboliamo la povertà, la difesa è sempre legittima, non permetto all’ Europa di mettere le mani nelle tasche degli italiani. Oggi viviamo di un’epoca di un dibattito ridotto a temi liofilizzati in Hastang e di pensieri sincopati. Oggi conta di più la battuta efficace di un discorso documentato, la promessa dell’impossibile più del progetto realistico, le soluzioni manichee più delle disamina dei pro del contro, il fiuto del tour operator molto più delle competenze del comandante. Certo una volta sulla plancia della nave il tour operator non tarda poi ad incontrare gravi difficoltà, ma almeno per un tratto la cui lunghezza dipende dalla sua capacità di attribuire la responsabilità a fattori esterni, dalle onde anomale sollevate dagli altri bastimenti, le carte nautiche poco precise, le inadeguatezze tecniche della nave dovute all’armatore, al comandante precedente, ad alcuni indesiderati passeggeri, al disfattismo di altri, la nave va, pur seguendo rotte spesso rovinose. Quando il divario tra la realtà e la sua narrazione non è più dissimulabile, si torna a scegliere, sempre che la situazione sia ancora reversibile, un altro comandante. Talvolta, purtroppo con gli stessi criteri infatti non si riesce quasi mai a far tesoro dell’esperienza pregressa. Forse anche perché, spiegava Mark Twain, è molto più facile ingannare la gente piuttosto che convincer la che e stata ingannata. Questa è la malattia democratica, dunque non ci sono rimedi risolutivi. Esistono tuttavia precondizioni per seria riduzione del danno. Affinchè il popolo abbia gli strumenti per togliere la maschera alle bugiarde parole dell’imbonitore di turno, ci sarebbe bisogno da un lato di una informazione libera e plurale e dall’altra parte di più istruzione e di più cultura. Per questo la politica del tour operator divento comandante, con astuta lungimiranza osteggia la prima e mortifica la seconda.
Favria, 9.09.2019 Giorgio Cortese

Certe persone cercano di sedurci usando le menzogne e poi pretendono di essere rispettati per quello che sono!
giorgioCorte