Evitiamo di seminare il panico. -Lo spirito di sacrificio alpino. – Irretire nella rete con l’avatar. – Fare del bene. – Da banda a bandoliera la sicurezza nei carabinieri. – Shoah, mai abbassare la guardia! -Nella vita. – Il bindolo e ghindare…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Evitiamo di seminare il panico
Ormai quasi non faccio più caso che il mondo dell’informazione su internet , tutti i giorni, mi propina notizie catastrofiche sul tempo e sugli effetti di esso. Come bene sapete la sopravvivenza dei siti internet è collegata alle visite, agli accessi, insomma ai tanto attesi click ! Credo sia venuto il momento di dire basta a questi falsi allarmismi. Si sa che in Inverno le nevicate ed il freddo rigido non sono una novità, ma ogni volta che il tempo subisce un normale cambiamento, come una nevicata, ecco arrivare le notizie più nefaste e preoccupanti su cosa succederà in ambito meteorologico. Perchè vi dico questo? Per il semplice fatto che siamo in Gennaio e meteorologicamente parlando siamo in Inverno ed è normalissimo che nel corso di questa stagione ci sia freddo rigido e copiose nevicate. Ma oggi la climatologia è ormai materia popolare, le previsioni del tempo hanno surclassato l’oroscopo. Il problema è che i media ed i social spacciano per eccezionale eventi che si sono già verificati decenni addietro. Sono contraddizioni che tengono legata la gente alla climatologia, un po’ di allarmismo al momento giusto con successiva rassicurazione. Ma più che sapere se domani pioverà, nevica, o ci sarà sole, è bene comprendere che lo studio del clima diventerà sempre più importante. Prevedere quello che accadrà è difficile, ma è materia affascinante che col tempo riuscirà ad anticipare l’intensità dei fenomeni con precisione temporale e geografica portando grandi benefici economici e salvando vite umane. Certo non è una novità che l’ordine antico delle stagioni pare che vada cambiando, insomma per usare un luogo comune: non ci sono più le stesse stagioni. In Inverno ha sempre nevicato ed una volta con meno tecnologia ma con migliore manualità si andava avanti anche di fronte a nevicate che se avvenissero oggi avrebbero i titoli cubitali sui giornali. Ritengo che per ogni stagione bisogna attrezzarsi e se l’ingresso di casa ed il marciapiede sono sporchi di neve, invece di perdere tempo a lamentarci che abbiamo l’ingresso di casa con la neve, o la strada privata è innevata, invece di lamentarci con gli Enti pubblici, con una pala o una scopa si toglie e si sparge un po di sale, insomma non siamo al Polo Nord!. Se nevica stiamo sereni, seguiamo l’evoluzione del tempo e delle previsioni senza fasciarci la testa, al massimo copriamola con un bel cappello di lana.
Favria, 22.01.2017 Giorgio Cortese

Molte volte le cose più semplici della vita sono le più preziose, e se imparo ad apprezzarle riesco ad assaporarle meglio nel mio animo. Una semplice carezza, un abbraccio, un sorriso sono piccole cose eppure mi donano nell’animo tantissime emozioni positive e mi riempiono il cuore e mi fanno stare bene.

Lo spirito di sacrificio alpino
Domenica 15 gennaio 2017 sono stato a Mondovì con la gita organizzata dall’instancabile e sempre entusiasta Gruppo Alpini di Favria per partecipare alla commemorazione de 74° anniversario della battaglia di Nowo Postojalowka, in memoria del sacrificio degli alpini della Divisione Cuneense, dove l’ineguagliabile spirito di corpo, la generosità, la formidabile volontà, la calda umanità, la capacità di affrontare i pericoli della vita, lo spirito di sacrificio diedero la forza a questi uomini di uscire a testa alta da quella tremenda odissea. A quei valorosi soldati che con grande dignità e senso di responsabilità affrontarono durissimi sacrifici e sofferenze, tali che la nostra mente oggi non riesce a concepire, a tutti i caduti che sulle gelide nevi della steppa russa e nei letali lager sovietici immolarono la loro vita vada la nostra riconoscenza e un imperituro ricordo. Oggi abbiamo il dovere morale di ricordare il prezioso patrimonio che essi hanno lasciato alle nuove generazioni, l’amor di patria, il senso del dovere, lo spirito di sacrificio e di umana solidarietà, il senso di responsabilità, il desiderio di vivere in pace e libertà, insomma i valoro alpini che portiamo sempre dentro i nostri cuori. Dopo la sfilata e la cerimonia siamo andati a mangiare a Roccaforte di Mondovì, in borgata Norea, valle Ellero, all’Albergo Ristorante Commercio, tel. 017465549. Luogo che consiglio vivamente di fermarvi per la cortesia, eleganza, ottima qualità del cibo. Sono questi i principali elementi che contraddistinguono questo ristorante. Ogni piatto ben presentato, perfettamente curato, un piacere per occhi e palato, dall’antipasto al dolce, con un ampia possibilità di scelta dei vini. Servizio perfetto, pranzo sublime. Insomma gli Alpini di Favria non sbagliano mai un colpo e scelgono sempre ottimi ristorante. Perché nei valori alpini esiste un ingrediente che moltiplica la gradevolezza di una gita, la grande umanità di chi Vi partecipa
Favria, 23.01.2017 Giorgio Cortese

Certe persone pensano di guidare gli altri e non si rendono conto che nessuno li segue e stanno facendo una passeggiata, perché il ben governare è azione, non conservare la posizione.

Irretire nella rete con l’avatar
La parola rete deriva dal latino e ha assunto nel tempo duplici significati quale l’arnese di filo, spago o fune intrecciati a maglia per prendere uccelli, pesci, animali selvatici. Oppure L’Insieme di calcolatori collegati tra loro per condividere periferiche e risorse di memoria e calcolo. Ed infine in senso figurato l’ inganno, insidia, agguato. La parola come si vede ha assunto diversi significati dal suo impiego originario nell’antichità di strumento per pescare .largo impiego della stessa, anche nell’antichità. Da li ad irretire, xhe deriva dalla parola latina composta da “in” e “rete”, nella rete il passo è breve. Irretire infatti significa sedurre, circuire, ingannare. Irretire le persone significa sedurli, convincerli a fare qualcosa con un inganno, infatti la rete viene sapientemente tesa e l’irretito non ha scampo. L’irretire è una azione tipica delle sette e dei ciarlatani, e di certi politici farlocchi, ma la connotazione della parola riesce raffinata, imperniata sulla trama: perciò risulta più ricca quando è riferibile a progetti, orditi complessi, piani, stratagemmi, e non a truffe casuali e puntuali. E nella rete di internet è facile cadere dentro con le varie bufale ed inesattezze che vengono pubblicate. Purtroppo certe persone nascoste dietro le iconcine che incarnano la propria persona, dette avatar, sono immagine farlocche. La parola avatar deriva dall’Induismo, dove significa una dellee dieci incarnazioni di Visnu e oggi come detti prima nella realtà virtuale, immagine o personaggio scelto per rappresentare l’utente. Il lemma deriva dal sanscrito: avatara disceso, passato attraverso l’inglese e il francese: avatar la ritengo una parola austera e nobile pur derivando da una religione che non è la miae per favore non italianizziamola con avataro, se no diventa indecente.
Favria 24.01.2017 Giorgio Cortese

Se mi chiedono qual è la differenza tra un buon governante ed uno imbelle, il bravo governante guida, l’inetto si limita a dirigere perché i bravi governanti sono dei visionari con un senso poco sviluppato della paura e nessun concetto di probabilità a loro sfavore, insomma hanno in se l’arte di vedere ciò che è invisibile.

Fare del bene..
Un caro amico mi ha raccontato di come con una idea geniale sia riuscito a rintracciare i compagni di scuola del collegio dopo più di mezzo secolo. La scuola che aveva frequentato ha gli annuari degli studenti ed esce ogni anno con una piccola pubblicazione. Lui ne ha acquistate un discreto numero e ha inviato a tutti i suoi ex compagni di scuola la pubblicazione accompagnata da una sua lettera di accompagnamento. Nel riallacciare i contatti ne è venuto fuori che nonostante le strade delle vita li abbiano divisi per alcuni alunni il loro solco era inconsapevolmente lo stesso. Anzi nel ritrovarli anche via mail o per telefono si è cementata ancora di più la voglia di fare del bene per sana emulazione. Ma allora mi sorge un dubbio, nella vita nasciamo egoisti o lo diventiamo? Penso che quando nasciamo abbiamo tutti il gene dell’altruismo, poi la società fa depotenziare di importanza a questo gene che è connaturato con in noi in quanto esseri umani. Fare del volontariato, promuovere delle attività benefeniche come fa spesso questo mio amico non è buonismo, ne è buonismo chi ogni giorno nel mondo compie atti di puro volontariato, infatti non si fa del bene per ottenere qualcosa, ma si compiono queste azioni con spontaneità senza chiedere nulla in cambio. Secondo Sofocle l’opera umana più bella è di essere utile al prossimo, ed è vero perché dopo il verbo “amare” il verbo “aiutare” è il più bello del mondo, perché chi nel cammino della vita ha acceso anche soltanto una fiaccola nell’ora buia di qualcuno non è vissuto invano. Ciò che abbiamo fatto solo per noi stessi muore con noi, ma cio che abbiamo fatto per gli altri e per il mondo resta ed è immortale. Personalmente negli anni ho imparato che le persone possono dimenticare ciò che ho detto, le persone possono dimenticare ciò che ho fatto, ma le persone non dimenticheranno mai come le ho fatte sentire. Per fare del bene dobbiamo comportarci come i fiocchi di neve, una delle creazioni più fragili di Dio, ma guardate che cosa possono fare i fiocchi quando si attaccano insieme!
Favria, 25.01.2017 Giorgio Cortese

Il lavoro è il quotidiano sforzo cosciente e volontario dell’essere umano teso al raggiungimento di uno scopo utile

Da banda a bandoliera la sicurezza nei carabinieri
La parola banda deriva dal provenzale, banda, dal latino medievale “ bandum” che designava anche insegna e a sua volta milizia, partito, fazione, l’etimo della parola è gotica bandwo, segno. Anticamente era l’insegna dei corpi militari, costituita da un drappo che nel medioevo era portato dai soldati ad armacollo e li distingueva dai soldati d’altri stati o d’altri corpi, qui in Canavese sotto i Savoia era di colore azzurro. Famosa è quella di Giovanni de’ Medici, detto appunto “dalle Bande Nere” per le strisce di stoffa nera portate sull’armatura da lui e dai suoi soldati in segno di lutto per la morte di papa Leone X, da ricordare che con banda si designava la più piccola suddivisione militare-amministrativa del tema dell’impero bizantino, governata da conti. Oggi banda viene usata sia per indicare reparti militari di guerriglia o anche malavitosi, affaristi e mascalzoni. Ma anche una compagnia di suonatori di strumenti musicali a fiato o a percussione, diretti da un capo un capobanda. Ma da banda deriva il lemma bandoliera che anticamente era una striscia di tessuto o cuoio portata a tracolla, da una spalla al fianco opposto, eventualmente dotata di tasche, a cui appendere munizioni, oggetti , la spada o l’asta di una bandiera, o una piccola sacca, detta giberna, da tardo latino zaberna, bisaccia. La bandoliera è in uso principalmente presso i militari a partire dal XVI secolo fino al XIX secolo, fu introdotta per permettere a quei fanti che adoperavano archibugi e moschetti di trasportarvi le palle, i proiettili, e le cariche di polvere da sparo (quantità pre-dosate di polvere), consentendo una ricarica più rapida. La bandoliera si è modificata nel XX secolo in conseguenza dell’introduzione delle moderne cartucce e delle bombe a mano. Il vantaggio era quello di togliere l’ingombro delle munizioni dai fianchi e dalla cintura, come accade utilizzando un cinturone, consentendo movimenti più agevoli e maggiore semplicità per ricaricare le armi. Attualmente sono utilizzate più raramente a causa delle eccessive dimensioni dei caricatori per munizioni moderni. Oggigiorno la bandoliera è tuttora un accessorio indossato dai militari appartenenti all’Arma dei Carabinieri sino al grado di Brigadiere ed è un elemento tradizionale dell’uniforme. Bisogna ricordare che le Forze Armate sono fatte anche di tradizioni legate ad elementi esteriori, tangibili, e questo trova inequivocabile conferma nell’uso ancora attualissimo della bandoliera, per contraddistinguere i Carabinieri in quello che nel linguaggio ufficiale è definito “esercizio delle proprie funzioni, e è composta da una cinghia di pelle color bianco con fibbie in ottone. Sul lato posteriore, è attaccata una giberna in pelle nera con inserti e lavorazioni in ottone. Completamento dell’uniforme fin dall’Ottocento, a quel tempo utilizzata per trasportare la polvere da sparo per la carica delle carabine, oggi è notevolmente ridimensionata data l’inutilità e rimasta solo come elemento distintivo che caratterizza l’Arma, attenta alla salvaguardia delle tradizioni. Oggi il carabiniere con la bandoliera appare infatti la personificazione di quello che come cittadino mi ispira sicurezza, l’autorità della legge e la disponibilità umana, ciò che costituisce il gratificante motivo di conforto sia per chi deve chiedere solo un’informazione, o chi deve denunciare un reato.
Favria, 26.01.2017 Giorgio Cortese

Esiste soltanto il dovere estremo di vincere a tutti i costi la battaglia più sacra del nostro tempo: quella della pace

Shoah, mai abbassare la guardia!.
Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria. Un giorno nato per ricordare le vittime dell’Olocausto e, soprattutto, per interrogarsi sul perché della Shoah e della discriminazione dell’uomo contro altri uomini. E’ stato scelto il 27 gennaio di ogni anno perché in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnata nella offensiva Vistola Oder in direzione di Berlino, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. In questa importante ricorrenza vengono ricordati 15 milioni di vittime dell’Olocausto , rinchiusi e uccisi ne i campi di concentramento prima e durante la Seconda Guerra mondiale . Sei milioni di morti, durante l’Olocausto, appartenevano al popolo ebreo ed il loro genocidio viene chiamato Shoah. Vengono chiamati genocidio gli atti commessi dall’uomo con l’intenzione di distruggere un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. L’Olocausto e la Shoah sono stati genocidio con metodi scientifici, messo in atto da parte della Germania nazista . quando i russi liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, questo campo è diventato il luogo simbolo della discriminazione e delle sofferenze di chi è stato internato solo perché ebreo o zingaro o omosessuale o anche, semplicemente, perché si trattava di una persona con idee politiche diverse da quelle di chi era al potere . Ricordare le vittime di quegli anni lontani può sembrare qualcosa che non ci tocca direttamente, ma la Giornata della Memoria non serve solo a commemorare quei milioni di persone uccise crudelmente e senza nessuna pietà ormai quasi 80 anni fa. Serve a ricordare che ogni giorno esistono tante piccole discriminazioni verso chi ci sembra diverso da noi. Spesso noi stessi ne siamo gli autori, senza rendercene conto. La Giornata della Memoria ci ricorda che verso queste discriminazioni non alziamo abbastanza la voce e che spesso, per comodità e opportunismo, ci nascondiamo in quella che gli storici chiamano la zona grigia . Si tratta di una zona della mente e del nostro comportamento, a metà tra il bianco e il nero , tra l’innocenza e la colpevolezza. In questa zona a d avere la meglio, alla fine, è l’indifferenza per chi viene isolato e non accettato. Per evitare che una tragedia come quella dell’Olocausto si ripeta occorre ricordare e soprattutto mai abbassare la guardia perché questa atroce sciagura non si ripeta mai più
Favria 27.01.2017 Giorgio Cortese

Per affrontare le difficoltà che ogni giorno incontro nel mio quotidiano cammino e cercare di riuscire a superarle porto sempre nel mio animo tre semplici parole: consapevolezza, positività, speranza.

Nella vita….
Nella vita ho appreso che crescere non significa solo festeggiare ogni anno il compleanno, ma non sprecare il tempo. Nella vita ho appreso che in certi momenti il silenzio è la miglior risposta quando si sente una stupidaggine. Nella vita ho appreso che lavorare non significa solo guadagnare soldi. Che gli amici si conquistano mostrando chi realmente siamo. Nella vita di ogni giorno questo ho appreso
Favria, 28.01.2017 Giorgio Cortese

Provvedere alla propria salute è il primo dovere della vita, il secondo è essere resiliente alle avversità della vita stessa

Il bindolo e ghindare
La parola Bindolo deriva dall’antico tedesco winde, da cui . winta, binda, bindolo e guindolo. Arcolaio usato per trattare il filo di seta. Ghindare deriva dal tedesco antico guinder, da li deriva lo spagnolo guindar.. Sollevare, mediante apposito cavo, un oggetto mobile di una nave per collocarlo sopra un sostegno fisso, come ghindare gli alberi di gabbia, le vele, la bandiera.
Favria, 29.01.2017 Giorgio Cortese

Che vita triste vivono certe persone che per essere felici si accontentano di illusioni