Donazioni sangue settembre – Nel parco – Aglio, medaglioni e musica sacra…- La rivolta contro cappelli di paglia – Italiani…. – Fioriera & marciapiede – Il divino Eumeo – Onnivoro di cultura-Andavo ai 100 all’ora!- Lavoro ombra – Frugalità – Importante!- Le finestre…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Donazioni sangue settembre in Canavese FIDAS ZONA 2:
Pont sabato 1 settembre
Via Roscio 2- davanti Unicredit-Scuola Materna
Bosconero domenica 2 settembre
Via Pagliassotti 16. P.interrato- scuole elementari
Feletto domenica 2 settembre
Via Bretto 12- scuole elementari p.terra
Valperga domenica 2 settembre
c.o RSA Barucco via Busano 6
Pont lunedì 3 settembre
Via Roscio 2- davanti Unicredit-Scuola Materna
Rivarolo, martedì 4 settembre
Vicolo Castello 1- Centro Sociale al 1 piano
Locana giovedì 6 settembre
Presso edificio scolastico Via Torino
Rivarolo, lunedì 10 settembre
Vicolo Castello 1- Centro Sociale al 1 piano
Varisella mercoledi’ 19 settembre
Via Don Cabodi 4-Municipio piano terra
Rivarolo giovedì 20 settembre
Vicolo Castello 1- Centro Sociale al 1 piano
Ozegna, lunedì 24 settembre
Via Boarelli 4- Asilo Infantile

Nel parco.
In queste serate di fine agosto, passo prima di cena dal parco per arrivare a casa. Davanti ho un signore con un bambino. Vedo che estrae dalla tasca un pacchetto di sigarette e se accende una, tutto nelle norma, anche se vicino aveva un bimbo piccolo che respirava i veleni del padre, presumo. Poi con nonchalance prende il pacchetto, con la mano lo accartoccia e lo butta per terra. Rimango sbigottito e sto per richiamare la persona ad un maggiore senso civico, quando alle mie spalle arriva un Consigliere Comunale, che mi saluta e poi raccoglie il pacchetto e lo mette in un cestino. Questa persona supera l’uomo con bambino e gli rammenta salutandolo giovialmente che le cicche delle sigarette inquinano e le indica un luogo dove esiste il portamozziconi. Questo episodio mi fa riflettere che è vera la frase latina che dice “ Ab assuetis non fit passio”, dalle cose abituali, alle quali siamo assuefatti, non nasce la passione. Ed è vero che i parchi sono luoghi dove si deve coltivare il Bene Comune, il concetto di cittadinanza che ci dice che siamo tutti parte delle stessa Comunità e a volte interagire con gli altri senza puntare da subito il dito aiuta a fare capire i concetti basilari di convivenza civile. Nei parchi c’è la possibilità di condividere i valori e personalmente non ho provato stupore dalla quotidiana maleducazione ma dall’imprevisto intervento di questa persona che con modi gentili è arrivata a fare capire alla persona che non ci si doveva comportare così.
Favria 1.09.2018 Giorgio Cortese

C’è un’estate per le persone e un’estate per gli animi. Settembre!

Aglio, medaglioni e musica sacra, che bello S.Grato a Favria.
Dal 31 agosto al 9 settembre a Favria c’è la tradizionale festa dell’omonina borgata. Questa festa chiude le piacevoli feste delle varie borgate Favriesi e mi ricorda da favriese adottato che l’estate sta finendo. Settembre mese ricco di contrasti, simbolo dell’estate che sta per concludersi e dell’autunno che fa capolino nei giorni sempre più lievemente corti, periodo in cui le vacanze finiscono ma al tempo stesso l’inizio di una nuova stagione. Ed ecco a Favria la bella festa di San Grato, che ha come simbolo la millenaria chiesa del cimitero. Cappella campestre sorta nei secoli X – XI, dal passato di parrocchia della diocesi di Ivrea, citata nel 1329 come chiesa di San Pietro del “Peza”, nome che aveva la località in cui essa era sorta. Capella aperta in occasione della festa e della precedente novena che merita una vista per il suo grande patrimonio storico, culturale ed architettonico. Da venerdì 31 agosto sino a sabato 8 settembre, tutte le sere la novena religiosa alle ore 20,30. Il clou della festa inizierà venerdì 7 settembre, dopo la novena l’esibizione del coro a voci bianche “Artemusica” di Valperga di Debora Bria e Carlo Beltramo, concerto su musica sacra che merita venire a vedere, meglio sentire con occhi socchiusi per gustare come dall’unione di più voci nasce l’armonia dello spirito e che dall’armonia dello spirito si genera la civile convivenza. Segue la distribuzione dei biscotti di San Grato, una leccornia da non perdere, dopo aver riempito lo spirito di buona musica anche la gola vuole la sua parte. Sabato sera dopo la novena il tradizionale mini falò che mette in risalto il rosso dei mattoni della facciata che sembra divenire ancora di più fiammeggiante, una magia che si perpetua ogni anno. E poi l’incanto delle trecce d’aglio con l’incomparabile affabulatore Antonio. L’aglio con San Grato, chiesa del cimitero hanno un legame inconsapevole con antichi miti. In Egitto gli adoratori di Sokar, il dio protettore dei morti, poi associata a Osiride, si adornavano con ghirlande d’aglio e cipolle. Gli adoratori della dea Bastet, dalla testa felina, cui erano consacrati i gatti, masticavano l’aglio in suo onore e gli antichi Greci la offrivano alla dea Ecate signora delle ombre. Proseguendo nella festa arriviamo a domenica 9 con la bellissima mostra di medaglie religiose e papali d’epoca della collezione privata di Roberto Cibrario Rossi, che spiega anche la storia dei vari cimeli collezionati a cui si abbina la possibilità di vista guidata, dai membri del Comitato, alla cappella, questo dalle ore 9,00 -12,30. E nel pomeriggio alle ore 15,00 la S. Messa e processione per le vie della borgata e a seguire giochi per bambini, lotteria e rinfresco. Insomma un calendiario ricco di storia, cultura, musica, medaglie e con il valore aggiunto della simpatia del Comitato, volontari che meriterebbero di essere citati tutti, guidati dal presidente Adriano, che Vi accolgono con il sorriso.
Favria Giorgio Cortese

La competizione porta alla sconfitta. Se nelle Comunità le persone tirano la corda in direzioni opposte si stancano e non arrivano da nessuna parte.

La rivolta contro cappelli di paglia.
New York, Stati Uniti, 1922: agli inizi del Novecento, in America, una regola non scritta vietava di indossare i cappelli di paglia oltre il 15 settembre. Dopo quella data era infatti opportuno sostituirli con copricapo più pesanti, in feltro. La curiosa regola era così stringente che se qualcuno non la rispettava rischiava di vedersi sfilare il cappello dalla testa! Nel 1922 a New York la situazione degenerò con lo scoppio di una rissa tra un gruppo di adolescenti e alcuni scaricatori di porto: i giovani iniziarono a togliere i cappelli ai lavoratori sulla banchina, e questi a reagire a suon di pugni. La rissa venne sedata, ma una folla di giovani proseguì nella “missione” anti-cappello, facendo anche irruzione nei negozi dei cappellai, fino a quando la polizia non riuscì a rimettere ordine in città.
Favria, 2.09.2018 Giorgio Cortese

La tenacia è la vera forza, la chiave per realizzare i propri sogni per la crescita interiore e lo sviluppo dell’anima.

Italiani….
“Italiani, popolo di eroi, di santi, di poeti, di artisti, di navigatori, di colonizzatori, di trasmigratori…” È la parte rimasta più famosa di un discorso che Benito Mussolini pronunciò nel 1935. Prendo spunto da queste parole per attualizzare il discorso . Oggi gli appellativi giusti sarebbero che siamo un popolo di tuttologi ed ignoranti. Di fronte alla disgrazia nazionale, leggo uno squallido sciacallaggio mediatico, tutti si improvvisano ingegneri ed esperti di ponti o principi del foro di diritto per revocare concessioni . Ma per favore oggi basterebbe essere un popolo con buon senso e concordia per ricostruire ponti materiali ed umani nell’animo invece di inveire come novelli capitan fracassa, fanfaroni e faciloni invece il ponte spezzato e’ la metafora dell’attuale Italia , smarrita, divisa che tristezza povera Patria.
Favria, 3.09.2018 Giorgio Cortese

Le persone che lavorano insieme vinceranno. Sia che si stia giocanso in uno sport o contro i problemi della società moderna

Fioriera & marciapiede.
Oggi voglio parlare di due manufatti pubblici, che appartengono a tutti noi, una semplice fioriera ed un breve tratto di marciapiede, sui quali cade la nostra attenzione quando vengono lasciati sporchi e pieni di erbacce per l’incuria. Cito questi due manufatti una di abellimento e l’altro che utilizzziamo tutti noi per parlare in concreto del Bene Comune. Si il Bene Comune, sempre evocato e che molte volte ci riempie la bocca di vuote affermazione per andare nel concreto della sua realizzazione. La signora Raggiante, così chiamata perché accoglie sempre le persone che entrano nel suo negozio con un luminoso sorriso, accudisce con amorevole cura da decenni la fioriera messa li dal Comune in paese Canavesano, mettendovi dei fiori e curandola amorevolmente e pulendo e mantenendo decorosamente pulito anche quel tratto di marciapiede. Ecco che questa signora con la sua cura quotidiana nell’innaffaire i fiori, nel mantere pulito il marciapiede davanti al negozio mi ricorda che questa è la concretezza del Bene Comune, mantenere pulito e dignitoso quel pezzettino di bene collettivo, strada, marciapiede, fioriera che c’è di fronte al nostro uscio, perché il bene pubblico è anche nostro. Se tutti prendiamo esempio dalla signora Raggiante avremo strade linde e pulite, fioriere gremite di fiori e magari più voglia di collaborare invece che polemizzare inultimente e di aspettare che il lavoro venga fatto dagli altri
Favria, 3.09.2018 Giorgio Cortese

“ Un barlume di speranza e’ nelle braccio a, non nella guerra” Iliade, XV,741. Come scriveva Omero nella vita di ogni giorno non e’ con l’indolenza che possiamo augurarci di ottenere qualcosa, ma solo rimboccandoci le maniche.

Il divino Eumeo.
Recentemente ho riletto l’Odissea. Una figura che mi ha colpito è il vecchio guardiano dei porci, la prima persona che Ulisse incontra quando torna ad Itaca. L’unica persone che ha mantenuto il suo onore e la sua fedeltà ad Odisseo. Mi piaciuto perché Omero poteva chiamarlo virtuoso invece lo chiama divino! E’ l’unico su cui Ulisse può contare, una persona semplice, aenza ambizioni e secondi fini, ma fedele. Eumeo porta rispetto allo straniero al mendicante senza riconoscere che sotto le mentite spoglie si cela Ulisse. Il primo uomo vero che Odisseo incontra dopo mostri e maghe, e per di più, è anche buono. Forse questo è il significato di essere di essere divino, essere sempre se stessi calandoci nel quotidiano senza splendore, ma concreti. Quanti sono come Eumeo che dopo venti anni sono tali e quali riicordansosi di come sono partiti, ma sempre onesti ed integri nell’animo!
Favria, 4.09.2018 Giorgio Cortese

Leggere un libro non è distaccarsi dal mondo, ma entrare nel mondo attraverso un altro ingresso.

Onnivoro di cultura.
Nelle calde e afose giornate di agosto sono stato a trovare Giovanni ed Elena, amanti della lettura ed onnivori di cultura. Ho guardato con la meraviglia del bambino, la tenacia del bibliomane, e con curiosità la sterminata collezione di libri che ha l’amico Giovanni in casa, da quelli di storia locale, sino ad arrivare ai libri relativi ai fossili. Si perché oltre a acquistare libri, Giovanni ha anche la passione per i fossili e ha dei libri relativi ai fossili acquistati. Questa biblioteca personale ed annessa collezione non è solo il luogo della memoria, dove conserva quello che ha letto, ma il luogo della memoria universale, dove si può trovare quello che altri hanno letto prima di noi. Certo non tutti amano i libri. Non è facile capire perché alcuni li vedano con disagio. Il motivo, credo, è che si sentono costretti. A scuola, ma anche nel resto della vita. Capita di “dover” leggere qualcosa che non ci interessa. Per lavoro, per studio, per burocrazia, per ogni sorta di “obblighi”. Ma non è quello il valore più importante. Usciamo dal mondo dei doveri e vediamo perché leggere può essere un intenso piacere. Come Giovanni sono afflitto da inguaribile bibliofilia, e non ho la minima intenzione di ridurre la mia “dipendenza”. Non so immaginare una vita senza libri. Anche quando non ne sto leggendo uno, sono una compagnia indispensabile. Penso che ci sia qualcosa di straordinario nell’avventura di un libro. Il libro ha un numero infinito di vite perché rinasce in modo nuovo ogni volta che qualcuno lo legge. Ciò che più conta non è che cosa ha scritto l’autore, è ciò che come lettore ci metto del mio. Penso che la libreria è il mondo chiuso in uno specchio, perché come lo specchio ha la profondità infinita, la varietà, l’imprevedibilità. Chi accumula libri come Giovanni accumula desideri, e chi ha molti desideri è molto giovane, anche a ottant’anni!
Giorgio Cortese, 5.09.2018 Giorgio Cortese

Un libro è un giardino che posso custodire anche in tasca.

Andavo ai 100 all’ora!
Durante l’estate escono alla radio i revaival di canzoni passate. Una di queste mattine mentre andavo a lavorare ho ascoltato la famosa canzone di Gianni Morandi “andavo ai cento all’ora”, il paradosso che poco dopo lo speaker nel breve radiogiornale locale ha parlato che i treni treni di Gtt sulla ferrovia Canavesana saranno costretti a rallentare, da lunedì prossimo, da 70 a 50 chilometri orari sulla tratta Settimo-Rivarolo Canavese. Così dal 27 agosto, con l’entrata in vigore dell’orario regolare, verrà soppressa la stazione di Feletto. Questo perché l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria ha considerato insufficienti le proposte in tema di sicurezza di Gtt, visto che la Canavesana, nonostante gli annunci sui lavori) è ancora priva del sistema SCMT, sistema di Controllo Marcia Treno, obbligatorio e fondamentale sulle ferrovie con un solo binario. Tra le disposizioni indicate dall’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria c’è la riduzione della velocità a 50 chilometri l’ora. Per motivi di orari la a fermata di Feletto verrà soppressa. Questa stazione se non si ferma il treno rischia di diventare fantasma, una perdita per quella Comunità ma una perdita pere tutti noi. Insdomma oggoigiorno invece di andare avbanti torniamo indietro e il Canavese viene sempre di più marginalizzato negli sopstamenti su rotaia per non parlare quello su gomma, permettetimi di citare una canzone cantata dal Battisti scritta dal grande Mogol: “ Sì, viaggiare evitando le buche più dure…” . L’Italico paradosso è che mentre si discute sui progetti faraonici, le grandi opere e si spendono soldi nostri per tilanciare gli scali delle metropoli con ristoranti, librerie e servizi, fuori dalle città le piccole e medie stazioni sono praticamente abbandonate e poco per volta abbandonate. Adesso tocca a Feletto e chi sarà la prossima? Politici locali se ci siete battete un colpo?
Favria, 5.09.2018 Giorgio Cortese

La vera serenità arriva quando: non credi a tutto ciò che senti, non spettegoli su tutto ciò che sai, non critichi tutto ciò che non piace, quando misuri le parole che pronunci. Per tutto il resto, c’è il sorriso.

Lavoro ombra
Vi descrivo la giornata di Giorgio, nome a caso o causale, fate voi. Bene Giorgio inizia ipoteticamente la giornata molto presto, si sveglia alle 5,30 e legge un libro e dopo scrive sui social quanto ha scritto la sera prima o i giorni precedenti. Giorgio il protagonista di questo racconto lavora in Banca e alle otto prende servizio e passa la giornata a pagare F24, telefonare ai clienti, incontrarli e a sottoscrivere dei contratti bancari ed assicurativi, sempre usando internet. Poi alla sera passa nei negozi a fare la spesa, compra la verdura se la pesa e la mette nel cestello e poi passa alla cassa e paga il conto con la carta bancomat. Giorgio prima di andare a casa passa dal benzinaio, inserisce i soldi od il bancomat e usando il self service effettua il pieno del serbatoio. Arriva a casa e dopo cena, prima di andare a leggere un buon libro accende il computer e guarda la posta elettronica, le varie mail. Giorgio è tutti noi, usa internet per lavoro, in banca, usa internet per passione alla sera ed al mattino presto e per necessità nel fare la spesa ed il pieno di benzina. Ma la mia domanda le mansioni fuori dal lavoro fino a che punto sono un vantaggio od un lavoro ombra? Nel novecento l’economista J. Maynard Keynes prevedeva che con lo sviluppo dell’automazione nel 2028 avremmo lavorato solo tre ore al giorno, ed il resto tempo libero! Forse non aveva previsto internet e gli smatphone che suonano con le varie musiche o che vibrano ad ogni ora del giorno e se non li spegni anche di notte e così il confine tra lavoro e passatempo diventa sempre più labile. Dicono che la tecnologia allevia il lavoro, ma dove? Spesso ne creano di nuovo. Prendiamo ad esempio i servizi di internet delle banche e la vendita su internet, rende più facile sapere la posizione del conto corrente o fare acquisti in ogni ora del giorno o di notte, ma ha tolto lavoro, quello che hanno bisogno i nostri figli e caricato di incombenze che li utilizza, tutto lavoro ombra. Un sistema così conviene alle aziende di certo non a noi, ma attenzione se togliamo internet e gli smarphone i costi per certi servizi diventano antieconomici e torniamo pre rivoluzione Francese, insomma la tecnologia se da una parte ci aiuta dall’altra ci tiene in ostaggio togliendo il valore umano rispetto alle impersonali chat o sms. Con la tecnologia i lavori umili sono ridotti a stage sottopagati e non sempre permettono ai giovani di accedere a lavori dignitosi. In più tutto quello che scriviamo sui social ed i nostri ingenui “like”, mi piace, viene catalogato per venderci prodotti. Ne ho avuto prova dopo il mio compleanno, nei giorni successivi ero subissato dalla pubblicità di magliette con il mio anno di nascita, di mete di viaggi da fare ed altro. Con internet siamo tutti tuttologi consultando le varie enciclopedie virtuali ed il sapere, pur con i dovuti limiti, a volte dei dati scritti non sono corretti, diventa meno elitario e si può sapere quasi di tutto. Ma alla fine questo lavoro ombra ci piace, perché abbiamo nel dna la sacralità del lavoro ma attenzione il tempo libero non è sancito da nessuna legge e neanche nella Costituzione. Gli unici che possiamo tutelare il tempo libero siamo noi che possiamo difenderlo con la nostra autodeterminazione. Beh adesso mi ritaglio del tempo libero e vado a leggere o fare una passeggiata, buona vita a tutti.
Favria, 6.09.2018 Giorgio Cortese

Vivere la propria vita con serenità vuol dire vivere bene con se stessi e con gli altri.

Frugalità
I savi di tempi hanno sostenuto la virtù della vita semplice e sobria, del sapersi accontentare di poco, dello sprecare. Secondo le persone sagge la ricchezza è volgare, un vizio che incatena ai desideri materiali. La ricchezza costringe alla difesa ad oltranza della propria “roba”. La maggior parte di umanità ignora bellamente simili richiami, e preferisce la ricchezza, l’opulenza e il consumo, perché essere ricchi è meglio di essere poveri in una vita di stenti. Non appena ne abbiamo la possibilità la maggior parte di noi si concede tutti i piaceri materiali che si può permettere, spesso anche quelli che non si potrebbe permettere. Pochi politici hanno conquistato il potere con programma orientato alla sobrietà. Quelli che l’hanno fatto, ad esempio Girolamo Savonarola, hanno fatto presto una brutta fine. La frugalità è tanto detta a parole, quanto poco praticata, a meno che non si è costretti dall’indigenza. Nella storia i richiami alla frugalità sono state sempre discorsi d’elite rivolti all’élite. Per il resto dell’umanità erano superflui. Oggi giorno con il benessere il consumo di pochi è diventato consumo di massa prima dell’uso industriale c’erano più persone che cose. Oggi il rapporto si è capovolto nonostante che la terra ospiti 7 miliardi di esseri umani. Oggi giorno abitiamo in case sempre più grandi, possediamo sempre più cose che non sappiamo dove mettere, vediamo auto sempre più grandi. La nostra dispensa trabocca di cibo. Molti fanno la coda presto per assicurarsi per primi del nuovo modello di iPhone. Ma ci piace credere che saremmo capaci a farne a meno, solo volendolo. Ma perché dovremmo? Oggi viviamo in un mondo largamente in larga parte affrancato dalla necessità materiali. Nel mondo occidentale non ci sono più per le carestie o epidemia di influenza. Certo c’è la crisi ma siamo più liberi dei nostri nonni di di scegliere nostro destino, l’occupazione, il luogo in cui vivere. C’è ancora molta povertà nel mondo ma milioni di persone ogni anno escono dal sottosviluppo entrano in una specie di classe media. Tutto questo non ci sarebbe stato senza la società dei consumi. Molte cose che oggi consideriamo necessarie, dall’acqua corrente al frigorifero, dall’automobile all’elettricità e lo stesso smartphone, una volta erano beni di lusso per pochi, e pochi se li potevo permettere. Se prima non ci sono sono stati i tanto deprecati status symbol per pochi, oggi non sarebbero i beni di massa accessibili a tutti. Forse questo modello non potrà mai essere esteso a tutto l’umanità ma non per questo vogliamo essere più frugali. Non è consumando meno che permetteremo ai poveri una vita migliore. Il cibo sprecato non viene sottratto a chi muore di fame semmai è vero il contrario proprio grazie al tanto cibo che sprechiamo è possibile costruire dei sistemi solidali che lo intercettano prima che diventi rifiuto per destinarlo ai poveri, e se domani diventassimo tutti frugali avremo meno consumi e ancora meno lavoro. La sobrietà è simile ad una dieta, non ci si mette in dieta per consumare meno cibo ma per essere in forma e vivere in salute a maggior ragione, oggi, quando le tentazioni per la gola sono sempre in agguato. E così la frugalità che la presunta virtù dei ricchi baluardo contro il potere che ricchezza concede e che può ritorcersi contro gli altri e noi stessi dalla brama di avere cose e sempre più cose
Favria 7.09.2018 Giorgio Cortese

La serenità sta nel giusto delle cose. Si è sereni quando di nulla priviamo e di nulla veniamo privati.

Importante!
Oggigiorno tendiamo a usare sempre le stesse parole. Spesso le stesse che sentiamo usate da altri, e paiono delle parole alla moda. Così queste parole perdono di specificità e diventano buone per ogni occasione. In questo modo il nostro vocabolario verbale tende a ridurre i vocaboli che utilizziamo e ci impedisce di cogliere le sfumature di significato tra una parola e l’altra. Una di queste parole che trovo molto spesso leggendo i libri è “importante”. Sia chiaro non voglio demonizzare la parola importante, un aggettivo molto amato ad esempio da Pontiggia. Bisogna dire che questo aggettivo era stato usato in pieno Rinascimento da Lorenzo de Medici proprio per riferirsi alla nostra lingua e di Dante, quel fiorentino che è poi diventato l’attuale italiano, infatti: “forse saranno ancora scritte in questa lingua cose sottili e importanti e degne d’essere lette”. Come si vede il problema non è la parola in sé ma l’uso e l’abuso che si fa. Già in pieno Risorgimento nel lontano 1861, l’anno dell’Unità d’Italia, il giornale umoristico Pasquino segnalava questa la parola “importante” tra quelle più usate dai giornalisti dell’epoca in compagnia di “buona fonte, sicura informazione e giornale onesto”. Quello che è certo “importante” è un aggettivo che si appiccica ad un numero infinito i sostantivi e già allora i giornali di governo se ne servivano per lodare il Governo a proposito di progetti di riforme. Negli ultimi anni in aiuto a questo aggettivo è arrivata la lingua inglese con Vip, very important person. Certo importanti sono tante persone ma oggi viene usato in maniera inflazionata di persone importanti si parlava già dal 500, ma allora erano selezionate oggi sono tutti importanti dal Grande Fratello Vip agli ospiti che girano nelle varie trasmissioni e forse di importante forse hanno solo l’ingaggio. Come si sente nel linguaggio verbale questo aggettivo oggi viene usato a dismisura, fateci caso, insieme a: “bello, buono, bravo, giusto, grosso, vero”. Oggigiorno si vede nella società che l’importante è esagerare, si vede in televisione, nei giornali quando parlanno degli eventi catastrofici. Citano sempre come importanti parlando di azioni politiche che sono sempre importanti per non parlare dello sport dove tutti gli atleti effettuano azioni che sono importantissime come la stessa aria che si respira. A tale proposito ho sentito una domenica in televisione cosa diceva un commentatore televisivo : “Oggi allo stadio ….si respira un’aria importante”. L’importante, in fondo, e solo uno e tante sono declinazioni di quel tono che da tempo caratterizza il parlato televisivo, lemma erede di “fantastico, pazzesco, incredibile” perché come diceva Jannacci l’importante è esagerare, ma forse le parole sono importanti e allora usiamolo con comparsimonia.
Favria, 8.09.2018 Giorgio Cortese

Ricordiamoci che non viviamo una diversa vita che quella che viviamo in questo momento, né perdiamo una diversa vita che quella che perdiamo adesso.

Le finestre…
Passeggio per le strade e nell’oscurita le finestre illuminate diffondono il calore di una struggente emozione. Mi affascinano le finestre di notte, quando la luce è accesa e lavorano al contrario, intrappolando l’interno ed escludendo l’esterno. Cammino nella fredda notte e rifletto che le persone sono come quelle finestre di vetro a specchio, di giorno brillano e luccicano quando il sole è alto, ma quando arriva l’oscurità, la loro vera bellezza si rivela solo se vi è una luce di passione e di morale all’interno se no sono delle fosche figure. Purtroppo viviamo in un’epoca in cui tutto viene messo in vista sulla finestra per occultare il vuoto della stanza e delle persone che vi abitano. Ma si deve capire che non si può camminare attraverso specchi o nuotare attarverso finestre. Solo con l’utilizzo dell’intelligenza e del buonsenso si spalancano le finestre. Penso a quando fuori c’è l’oscurità ed io guardo fuori dalla finestra nel cuore della nottata, vedo lo sfolgorio delle stelle, la luna sorniona o nulla se il cielo è coperto e il buio è ancora più opprimente. La vita continua a scorrere davanti alle finestre, attimo dopo attimo e ogni istante è eternità, perché l’eternità la posso sperimentale mentre cammino nel silenzio della notte in quel breve minuto e penso allora che ogni giorno e minuto e ora, è simile ad una delle finestre che osservo ed attraverso di esse posso scorgere l’eternità. All’alba mi allontano sulla strada deserta per andare al lavoro e sembra che le finestre illuminate della sera prima, mentre passo in auto mi guardino alle spalle. Sembra che soltanto esse sanno che ritornerò la sera per rivederle illuminate nella notte buia come il vero amore in una quiete accesa
Favria 9.09.2018 Giorgio Cortese

Mi annoio ed apro Twitter. Continuo ad annoiarmi ed apro Facebook, Cribbio la noia non passa ed apro il frigo, ecco apro un libro e leggo e non mi annoio più.
giorgioCortese