Domenica di sangue. – Liberi e forti adesso! – La nostra umanità! – Evviva gli agricoltori! – Admeto e Alcesti la forza dell’amore – Meditate che questo è stato. 27 gennaio 1945 – Melomane… LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Domenica di sangue.
Nel gennaio del 1905 la guerra della Russia zarista contro il Giappone volge al peggio e le condizioni degli operai di San Pietroburgo, capitale della Russia zarista si aggravano. I lavoratori hanno trovato un leader nel pope ortodosso Georgij Gapon, che opera per alleviare la loro condizione di miseria, ma al tempo stesso è in contatto con le autorità imperiali. Il licenziamento di quattro dipendenti delle officine Pulitov provoca uno sciopero che si estende a tutte le fabbriche della capitale. E Gapon asseconda le rivendicazioni operaie. Domenica 22 gennaio, 9 gennaio per il calendario russo di allora, il pope guida un corteo di lavoratori che si dirigono verso il palazzo dello zar, per chiedere diritti sindacali e politici. In risposta l’eservito spara alla folla uccidendo centinaia di persone. E’ la Domenica di sangue da cui prende l’avvio la prima rivoluzione russa, destinata a fallire nel 1906 e a fare da preludio al successivo moto del 1917
Favria, 22.01.2019 Giorgio Cortese
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La presunzione è reato di favoreggiamento verso noi stessi.

Liberi e forti adesso!
Siamo di fronte a un cambiamento vero, più profondo di quanto immaginiamo, con le ultime elezioni gli italiani democraticamente, il popolo sovrano, hanno compiuto scelte che portano alla ribalta posizioni e atteggiamenti in contrasto aperto con la coscienza di una nazione civile. Cosa è accaduto? Una parte consistente dell’elettorato, anche e soprattutto di sinistra, ha virato in direzione di una proposta populista e pauperista, dove al posto visione della società umanitaria si sprofonda in una sorta di “perbenismo social”, molto facile da maneggiare e troppo difficile da rimuovere. A tutto ciò, aggiungiamo l’angoscia per la crisi e le difficoltà quotidiane, che si traducono nella ricerca del capro espiatorio per dare un volto al colpevole del degrado e delle sofferenze dello attuale società. La figura del capro espiatorio, come si intuisce, attira su di sé la punizione, non importa se giusta o sbagliata, poiché deve rappresentare un simbolo di purificazione per la rabbia e lo sconcerto che nel vissuto del popolo sembrano anzitutto determinati dai vistosi insuccessi della stagione politica più recente. Personalmente ritengo che se non abbiamo memoria del passato non possiamo affrontare serenamente e seriamente il futuro e la memoria accompagna la coscienza nella lettura della cronaca, nel racconto della vita e nel pensiero delle persone e dei popoli. La memoria ha la forza di aiutare a compiere quell’essenziale esercizio quotidiano di buonsenso che ci mette al riparo da giudizi affrettati nel prendere la parola su fatti, problemi e parole. E allora mi è venuto in mente. l’“Appello ai liberi e forti” del 18 gennaio 1919, un appello che richiama in particolare il nome di don Luigi Sturzo, segretario del Partito Popolare Italiano. Sono trascorsi cento anni e in un pur mutato scenario sociale e politico quel testo è rivestito di un’attualità che inquieta la mia coscienza, che esige una risposta severa verso chi vorrebbe affievolire il respiro della nostra umanità che garantisce la nostra dignità a come italiani. Un respiro oggi irrinunciabile in questo tempo di incertezze e di paura e sgomento per il presente e per il futuro. Oggi i sovranisti che sono poi la nuova destra nazionalista, alla Le Pen o alla Orban, scuotono un’Europa infragilita a una cieca burocrazioa. Ma questi sovranisti dei ribaldi forti con i deboli, i primi ad essere trasformati nell’immaginario della demagogia e della propaganda in capri espiatori per l’ordine infranto, e quindi per il declino della nostra Patria penosamente ridotta a subire l’urto dell’immigrazione clandestina a causa dell’insensibile cinismo degli euroburocrati di Bruxelles. Questo sovranisti cercano di emarginare chi non si allinea, piazzare nei posti di comando i fedelissimi, anche se inadeguati, pressare gli indecisi e hanno attualmente vita facile con l’alto tasso di litigiosità della politica tradizionale, prigioniera di particolarismi e di faide di potere ed incapace di alzare lo sguardo all’orizzonte più ampio ed esigente del Bene Comune. Ecco allora che diviene attuale dopo cento anni l’appello di Sturzo nell’esordio: “A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnino nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà” . Il messaggio che viene dall’appello di Sturzo sta allora soprattutto nella convinzione che alla vita politica occorrono donne e uomini capaci di pensare in grande, di osare per uno scopo giusto, di pagare il prezzo anche a livello personale per il conseguimento di un fine che valga la pena per il Bene Comune. Oggi siamo affamati di veri protagonisti che promuovano con il massimo impegno la dignità della vita di tutti, perché abbiamo bisogno di uomini e donne disposti a soffrire per la verità, pronti a non cedere al compromesso, decisi nel rifiutare la menzogna e il vantaggio egoistico, insomma disposti a misurarsi costantemente col giudizio morale sulla storia e sulle singole vicende umane. Oggi più che mai dobbiamo tornare veramente ad essere “liberi e forti” nel tempo che viviamo!
Favria, 23.01.2019 Giorgio Cortese

Quando la tenebra diventa più buia, allora ogni luce brilla più vivida

La nostra umanità!
A Valperga domenica 20 Gennaio c.a. è andato in scena al teatro Comunale E. Fernandi, via Verdi 7 alle ore 17,00 lo spettacolo teatrale “DITE…DITE.” della compagnia Zodiaco di Caluso con la direzione artistica di Simona Salvetti, scritto appositamente da Francesca Siragusa. In collaborazione con il Comune di Valperga e l’Associazione AMICI di Belmonte ONLUS. Recitano Simona Salvetti: diavolo; Francesca Siragura: angelo;Maria Grazia Gazzera: regina;Eugenio Abellonio: trapassato; Laura Tartaglino: sorellastra; Tiziana Conti: Sorellastra; Sonia e Michela Ruggeri: Cantanti: Beatrice Biamonte: cenerentola; Franco Tomasi Cont: robin; Claudio Tonello: peter; Lia Marano: cappuccetto; Stefano Lomen cieco nato; Luigi Crisciuolo: Angelo. Luci e musiche di Cristiano Giolito. Ballerina Arianna Gai e le allieve del Nuovo Teatro Studio Danza di Cuorgnè. Cantante: Marisa Gomba, apre lo spettacolo lo spettacolo l’illusionista Alberto Rossetto. Ingresso gratuito. La commedia è uno spaccato della nostra umanità con i suoi difetti e pregi. Insomma un apologo morale con i vari personaggio delle fiabe. Lo spettacolo è simile ad un cabaret per mettere in scena la nostra umanità dove alla fine senza l’amore non potremmo definirci essere umani e riconoscere la nostra vera umanità che ci accomuna e che ci avvicina a Belmonte e al suo Miracolo!
Favria, 24.01.2019 Giorgio Cortese

Ognuno di noi ha non solo la libertà e il diritto ma anche l’obbligo di dire ciò che pensa per aiutare a fare crescere il bene comune.

Evviva gli agricoltori!
Domenica 27 gennaio si tiene come ogni anno a Favria la Giornata del Ringraziamento e la Festa di Sant’Antonio Abate nel solco della più radicata tradizione favriese. Manifestazione annuale organizzata dalla locale Coldiretti Favria con il presidente Flavio Abbà cell. 335.8066090 in collaborazione con il Comune con i Priori Manuela Castellino cell. 349.7433291 E Andrea Vanin cell 340.9081260. Il programma della manifestazione prevede alle ore 11,00 la Santa Messa durante la quale i Priori a nome di tutti i coltivatori ringraziano il Signore per i doni offerti della terra deponendo all’altare i cesti con dei doni con prodotti agricoli tipici e benedizione nuova bandiera dei giovani agricoltori in quest’anno ricorre il cinquantenario della bandiera dei giovani agricoltori. La sezione della Coldiretti Favria ha pensato allora di far preparare una nuova bandiera al nutrito gruppo di giovani agricoltori per dare segno concreto di continuità e ricambio generazionale. A Favria ci sono attualmente 30 aziende agricole iscritte alla Coldiretti a cui si deve aggiungere un nutrito gruppo di pensionati che mantegono viva la tradizione e vocazione agricola della Comunità. Alle ore 12,00 Benedizione di animali e trattori ed poi verso le ore 13,00 pranzo conviviale presso il salone polivalente del Comune di Favria. Gli organizzatori precisano che per motivi organizzativi è gradita la prenotazione per il pranzo entro il giorno 24 gennaio 2019 telefonando al Presidente o ai due Priori. Questo lieto evento ci ricorda come la Coldiretti insieme ai suoi associati affronta quotidianamente molte difficoltà per testimoniare i valori e le tradizioni del mondo agricolo. Il mondo agricolo non deve essere solo ricordato in maniera folcloristica in questa occasione ma il mondo agricolo deve essere valorizzato per evitare il consumo di territorio e per invertire la logica del prezzo minimo cui le materie prime sono assoggettate. Non c’è al mondo un’attività più antica dell’agricoltura e nello stesso tempo indispensabile perché ci fornisce da mangiare e da vestire, e mi stupisco che oggigiorno gli uomini l’apprezzino tanto poco. Ricordiamoci con che fatica viene fatto il lavoro gli agricoltori che si dedicano quotidianamente con passione alla crescita del nostro Paese producendo prodotti di qualità da offrire al consumatore con il giusto prezzo. Il mondo agricolo oltre ad essere una caratteristica fondante dell’Italia è la nostra garanzia per avere sempre prodotti alimentari sani e controllati. In conclusione un doveroso grazie a tutti gli agricoltori per il loro quotidiano impegno. Grazie
Favria, 25.01.2019 Giorgio Cortese

La misura di una vita ben spesa non sta in quanto è durata ma in quanto si è donato.

Admeto e Alcesti la forza dell’amore
Admeto è un personaggio della mitologia greca, re di Fere in Tessaglia, fu anche sposo di Alcesti. Figlio di re Fere, da cui la città prende nome, fu uno degli Argonauti e prese parte alla caccia al Cinghiale Calidonio. Era celebre per la sua ospitalità e per il suo senso di giustizia. Il più famoso dei figli di Admeto fu Eumelo, suo successore, che guidò un contingente da Fere per combattere nella guerra di Troia. Gli si attribuisce un altro figlio, che porta il nome del nonno, il quale accompagnò il fratello nella guerra di Troia. Quando Apollo venne condannato dagli dèi per aver ucciso i Ciclopi, imponendogli di essere servitore di un umano per nove anni, essi scelsero la casa di Admeto, ed Apollo divenne il suo pastore, curandone anche i cavalli. Apollo rimase così stupito del trattamento benevolo di Admeto che il dio gli fece dono di fare partorire a tutte le sue mucche dei gemelli. Apollo aiutò Admeto ad ottenere la mano della principessa Alcesti, figlia di Pelia re di Iolco. Alcesti aveva così tanti pretendenti che Pelia stabilì per loro un compito apparentemente impossibile: per ottenere la mano di Alcesti avrebbero dovuto legare al giogo di una biga un cinghiale ed un leone. Apollo imbrigliò gli animali, e Admeto guidò la biga fino a Pelia, riuscendo così a sposare Alcesti. Admeto, comunque, si dimenticò di fare sacrificio ad Artemide. La dea, offesa, riempì la camera nuziale di serpenti, e nuovamente Apollo giunse in aiuto di Admeto e gli consigliò di effettuare un sacrificio ad Artemide e, una volta fatto, la dea tolse i serpenti. L’aiuto più grande che Apollo diede ad Admeto fu di persuadere le Moire a rimandare il giorno della sua morte. Apollo fece ubriacare le Moire, e queste accettarono il rinvio se Admeto fosse stato in grado di trovare qualcuno che morisse al suo posto. Admeto credette inizialmente che uno dei suoi anziani genitori sarebbe stato lieto di prendere il posto del figlio, ma così non fu. Quando questi non si mostrarono disponibili, fu sua moglie Alcesti a scegliere di morire al suo posto. La scena della morte viene descritta nell’Alcesti di Euripide, dove Tanato, il dio della morte, conduce Alcesti negli Inferi. Mentre Alcesti vi discende, Admeto scopre di non voler più vivere. La situazione venne salvata da Eracle, che si riposava a Fere mentre era in cammino alla ricerca delle cavalle di Diomede, mangiatrici di uomini. Venuto a conoscenza della situazione di Admeto, Eracle discese negli Inferi per salvare Alcesti. Lottò quindi con Thanatos fin quando il dio accettò di liberare la donna, che fu ricondotta nel mondo dei mortali. Una spiritosa ripresa moderna del mito è contenuta in Per chi filano le tre vecchiette?, contenuta nelle Novelle fatte a macchina di Gianni Rodari. Nel Simposio di Platone, Alcesti assurge a emblema dell’amore disinteressato, dell’Eros più autentico, per cui solo chi ama è disposto a morire per la persona cui ha consacrato il proprio cuore. In questo senso, Alcesti è l’opposto di Orfeo, che, invece di sacrificare la propria vita ricongiungendosi così a Euridice, chiede gli venga restituita. Alcesti, al contrario del cantore tracio, supera nell’amore gli stessi genitori di Admeto, e il “gesto da lei compiuto parve così bello non solo agli uomini, ma anche agli dèi, al punto che questi, pur avendo concesso solamente a pochissimi uomini fra i molti che compirono molte buone azioni il dono di lasciar tornare l’anima dall’Ade, tuttavia lasciarono tornare la sua anima, meravigliati dalla sua azione”. Nella vita di ogni giorno a volte vaghiamo senza sapere dove andiamo ed invece ci sono posti dove vorremmo fermarci per sempre. E il più delle volte quel posto è una persona, quella che amiamo.
Favria 26.01.2018 Giorgio Cortese

Meditate che questo è stato… 27 gennaio 1945
Oggi ricorre il Giorno della memoria che celebra quel lontano 27 gennaio 1945, quando i soldati sovietici dell’Armata Rossa irruppero nel campo di concentramento di Auschwitz, liberando i prigionieri. Oggi nella nostra società il virus dell’antisemitismo e dell’odio razziale non si è estinto, anzi si vedono continui rigurgiti, e allora è bene che il Giorno della memoria non passi inosservato o, peggio, anestetizzato con le consuete riflessioni di rito. la memoria storica della Shoah non riguarda soltanto il popolo ebraico, ma l’intera umanità, perché da questi avvenimenti si possono trarre insegnamenti. Ma allora cosa fare affinché questi terribili atti non si ripetano più? Bisogna ricordare. È l’invito che Primo Levi , ex deportato fa nel libro “ Se questo è un uomo”: “Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici” Ci esorta a chiederci se si possono considerare uomini coloro che lavorano nel fango per un misero pezzo di pane e che muoiono per un sì o per un no, oppure donne quelle che sono rimaste senza capelli e senza nome e che non hanno nemmeno più la forza di ricordare. Ecco, a loro, e quindi a noi tutti, il poeta ordina: “Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore, stando in casa, andando per via, coricandovi alzandovi; ripetetele ai vostri figli”. Meditiamo….
Favria, 27.01.2018 Giorgio Cortese

Non mi servono emozioni particolari per scuotermi, mi basta ogni giorno respirare la vita, questa è l’emozione più grande!

Melomane
i melomani sono persone con una grande passione per la musica, specie per l’opera. La parola trae origine dal lemma greco antico melos, canto, musica e manes, pazzo. Una parola dal significato semplice e brillante, per quanto suoni ricercata, e i due elementi che la compongono sono tanto consueti, oltre che interessanti. La prima parola melo la si trova anche in melodia o melodramma, sempre con il significato di canto, musica. La seconda viene anche lei dal greco antico maìnomai, essere pazzo, parola sorella di mania dove si indica una persona con una tendenza esasperata. La parola mane ha un significato decisamente intenso, denota un vero genere di follia. E infatti la si trova volentieri impiegata nella costuzione di nomi di chi è affetto da patologie psichiche, il piromane ha un’attrazione patologica verso l’incendio, il cleptomane soffre di una coazione al furto, il tossicomane ha un’abusiva dipendenza da stupefacenti. Ma in senso più moderato, e strizzando l’occhio alla follia in maniera iperbolica, passa a significare anche la passione smodata, viscerale. l melomane allora è una persona che nutre un amore schietto e forte, fino all’esagerazione, per la musica. In particolare per la musica operistica, ma non solo. La galleria del teatro è affollata di melomani che non si perdono uno spettacolo, personalmente conosco una persona melomane che vanta una discoteca sterminata ed una grandissima conoscenza della musica. La musica piace a tutti, e non è raro incontrare persone che trovano in quest’arte una passione travolgente. Ed è proprio per questo è bello avere una parola che sollevi tale passione da una banalità scontata, dandole la peculiare dignità di un fine eccesso.
Favria, 28.01.2019 Giorgio Cortese

Nella vita solo chi non osa non sbaglia
giorgioCortese_alpino