Darmassin! – Da szablya al beau sciabolatore, il Sabrage. – Stigmatizzare il sarcasmo. – Il senso della vita.- Allunaggio!La luna! – La speranza. -Il cannocchiale. – Siate curiosi…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Darmassin!
Il darmassin è il tipico piccolo susino che matura in questa stagione ed un campo coltivato a questo tipo di susine si dice in piemontese darmassinè! La voce è di origine gallo romanza e deriva dal latino damascenum più prunum o sericum. Si trova in Piemonte la variante tamassin. La denominazione di questa saporita susina pare che derivi dal fatto che la buccia è come il panno chiamato di Damasco, città della Siria dove veniva fabbricato tale manufatto e rimanda alla seta per la sua delicatezza. Le susine sono sugose, ghiotte, dolci e generose insomma sono ottime!
Favria, 17.07.2017 Giorgio Cortese

Nella vita quotidiana i sogni e le speranze esistono per accogliere le emozioni una dopo l’altra.

Da szablya al beau sciabolatore, il Sabrage.
Dalla parola ungherese szablya deriva la parola italiana sciabola che è un’arma bianca simile alla spada, destinata ai reparti di vavalleria, curva, affilata sul lato convesso, di lunghezza variabile a seconda del paese di provenienza, e guardia molto pronunciata, per coprire tutta la mano. Nella quasi totalità dei paesi Europei la parola sciabola, sabre in inglese e francese, sabel in tedesco, sable in spagnolo derivano dalla parola ungherese. Una volta era normalmente portata in un fodero a due punti di sospensione appeso a un’apposita fascia ma alcuni esemplari venivano portati fissi sulla sella, come la szabla in uso agli Ussari alati polacchi. In italiano con sciabola si indicano anche altre forme di arma bianca del tipo spada, come la squadrona dei corrazzieri, cavalleria pesante, ma usato anche dalla fanteria o il cotellaccio d’abbordaggio della marina militare europea del XVIII secolo. Dal XIX la sciaboladivenne attributo precipuo per gli ufficiali e tale è ancora il suo utilizzo in ambito militare contemporaneo. Il termine beau francese, bello, sciabolatore, spadaccino, anticamente si indicava il guerriero galante, avventuriero bello o affascinante arrivo al lemma sabrage È una tradizione francese ereditata dalla Cour de Russie e dalla Cavalerie Napoléonienne. Gli ufficiali, per celebrare le loro vittorie, aprivano le bottiglie con questo gesto spettacolare. Il Sabrage è una tecnica per aprire le bottiglie di champagne con una sciabola, sabre in francese, usata solitamente come cerimoniale. La sciabola viene fatta scivolare lungo il corpo della bottiglia verso il collo. La forza della lama che colpisce il labbro del collo è sufficiente per rompere il vetro e separare di netto il collo dal collare che, insieme con il tappo, viene sparato via. La tradizione di aprire una bottiglia di Champagne o di Spumante con un colpo di sciabola è molto antica, risale a quando gli ufficiali della Guardia Reale francese festeggiavano le vittorie o la loro promozione aprendo le bottiglie di champagne con un colpo netto. Questo tipo di apertura è spettacolare e molto gradevole da vedere e può essere eseguita solo con bottiglie contenente spumanti, perchè é grazie alla pressione che questi vini esercitano all’interno della bottiglia che il vetro del collo si allontana facilmente dal tappo. Pare che lo stesso Mapoleone I abbia incoraggiato questi festeggiamenti con la frase: “Champagne! Nella vittoria è un merito; nella sconfitta una necessità.”. La sciabola è l’arma di attacco per eccellenza, molto veloce e istintiva. La sciabola storicamente discende dalle armi usate dagli ufficiali di cavalleria, che, stando a cavallo, colpivano i fanti a piedi, ed i cavalieri soprattutto nella parte superiore del corpo con movimenti ampi, usando di rado la punta, caratteristiche conservate nella determinazione del bersaglio valido anche nella moderna sciabola sportiva. Lo sciabolatore deve avere un’ottima resistenza fisica e grande mobilità nelle gambe e deve avere inoltre il pregio di riuscire a riflettere in tempi rapidissimi sulle proprie azioni e naturalmente su quelle dell’avversario. Il bersaglio della sciabola è costituito dal busto, braccia e testa; si può colpire di punta, di taglio e di controtaglio. La sciabola è preferita dai giovani, forse perché più muscolare delle altre due armi, ma da diversi anni è praticata da molte ragazze.
Favria 18.07.2017 Giorgio Cortese

Ogni giorno accolgo con stupore e gioia tutto ciò che la vita mi offre. Apprezza le piccole cose. Sono felice per ogni nuovo giorno. Non do mai nulla per scontato. La vita è il dono più grande che mi è stato concesso e va vissuto fino in fondo, sempre!

Stigmatizzare il sarcasmo.
La parola stigmatizzare deriva da una parola greca, poi passata al latino prima di giungere a noi in italiano con il significato di pungere , marcare. Oggigiono viene usata come sinonimo di marchio, segno distintivo, in riferimento alla disapprovazione sociale di alcune caratteristiche personali. Come detto prima sono i greci che per primi utilizzano questa parola per denominare una serie di segni fisici che possono essere associati ad aspetti riprovevoli, considerati legati alla condizione morale dei soggetti che ne sono afflitti, come criminali, schiavi o traditori, per identificarli come persone difettose che quindi dovevano essere evitate, in particolare nei luoghi pubblici. Successivamente la parola è stata applicata ad altri attributi personali considerati vergognosi. Traducendo in una parola meno carica di storia e più immediatamente comprensibile, il significato di “stigma” corrisponde a quello di pregiudizio, cioè un giudizio già emesso prima di un’osservazione attenta e prima ancora di una più complessa riflessione. La stigmatizzazione è divenuto un fenomeno sociale che attribuisce una connotazione negativa in modo da declassarlo a livello inferiore, vuoi per il colore della pelle, se donna o di natura omofobica. Contro questa segregazione sociale ritengo che l’arma migliore sia il sarcasmo. Il sarcasmo è una figura retorica e consiste in una forma pungente ed amara di ironia, volta allo schernire o umiliare qualcuno o qualcosa. La parola deriva dal tardo latino sarcasmus, che a sua volta deriva anche lei dal greco antico sarkasmos, da sarkazein, mordersi le labbra per la rabbia. A sua volta il termine è una derivazione di sarx, carne. Sarcasmo letteralmente può essere reso con “tagliare un pezzo di carne da qualcuno”. È proverbialmente nota come la più bassa forma di sagacia. Il sarcasmo Il termine è spesso usato a sproposito come sinonimo di ironia o cinismo. . Ma l’ironia si riferisce però allo stravolgimento del significato letterale delle parole, mentre nel sarcasmo c’è l’intento volontariamente beffardo dell’affermazione. Insomma è possibile essere ironici senza essere sarcastici, non viceversa: dipende da quale valore si attribuisce alle parole usate. Il cinismo è una visioner negativa della vita delle persone, il sarcasmo ha valori positivi. Nella comunicazione orale il sarcasmo può essere sottolineato anche attraverso particolari intonazioni della voce, enfatizzando così parole o parti dell’affermazione. Nella comunicazione scritta è più sottile la comprensione ma l’importante fare credere all’interlocutore di essere stato convinti dalla sua esposizione, ponendo domande assurde o arrivando a conclusioni chiaramente assurde, con l’intento di dimostrare l’infondatezza del concetto originario. Alla persone che mi ha fatto pensare a questa parola dico che ha ragione ad affermare che gli asini volano, ne ho visto uno stamattina che solcava i cielo!
Favria, 19.07.2017 Giorgio Cortese

Nella vita sopravvivo di ciò che ricevo ma vivo per quello che dona.

Il senso della vita.
Tutti nella vita di poniamo degli obiettivi e delle quotidiani missioni, insomma abbiamo tutti un progetto esistenziale. Io credo che tutti abbiamo una missione comune ed è quella di realizzare il nostro potenziale, di diventare ciò che siamo, perché nella vita crescendo ci perdiamo in noi stessi e penso che il progetto esistenziale comune sarebbe reincontrarsi e crescere, crescere e fruttificare, perché la maggioranza delle persone vive una vita allo stato larvale, non arriva alla vera maturità dell’essere per una serie di svariate circostanze. . La vita di ognuno è di noi è simile ad un albero che dà un particolare frutto. Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ciò nono stante viviamo in un’epoca dove l’individualismo ci ricopre. Siamo animali sociali o animali politici come diceva Aristotele, e siamo persone nelle quali la voglia del bene comune è parte tipica, è naturale, ma questo è stato rimosso, rimosso dalla cultura, rimosso dall’autorità, perché l’autorità politica dice: “lascia noi governare, tu non preoccuparti, non pensare tanto a queste cose”, sarebbe troppo complicato per le autorità politiche se tutti gli uomini diventassero animali politici, diventerebbe una Babele. Dunque siamo scoraggiati, si dà una stimolazione negativa a tutto ciò che riguarda l’interesse sociale, ci fanno credere che salvare il mondo è una pazzia, ma io credo che non sia così! Ho la speranza che possiamo farcela se tutti insieme collaboriamo
Favria, 20.07.2017 Giorgio Cortese

Mi rifiuto di pensare e sostenere che esistano piccoli uomini e grandi uomini, sminuiti o esaltati da banali leggi sociali e di possesso. Esistono gli esseri umani e ciò che ognuno di essi sceglie di fare della propria vita, sia essa buia o illuminata, favorevole o avversa nella sorte.

Allunaggio!La luna!
Correva l’anno 1969, la notte del 21 luglio il primo uomo pose piede sulla Luna. Mi ricordo quella notte, che notte, che luna! Mi ricordo che rimasi alzato fino a tarda notte per vedere l’allunaggio, venne coniata allora questa nuova parola . Nei giorni prima andai nella biblioteca comunale avido di consultare libri ed enciclopedia che parlavano di razzi e di racconti fantastici sulla luna e quel giorno la Rai trasmise, fatto inusuale allora anche dei film di fantascienza già nella domenica pomeriggio del 20 e poi al mattino del lunedì alle ore 4 , 56 minuti e 16 secondi, ora italiana avvenne il fatidico sbarco, che mi persi vinto dal sonno e dalla tensione della giornata. Pare che quel giorno anche i ladri e i rapinatori rimasero stregati dalla luna, non si registrarono ne furti ne rapine e i negozi di elettrodomestici fecero affari d’oro e anche i consumi elettrici subirono una forte impennata inusuale allora. Mi ricordo di Tito Stagno e di Ruggero Orlando dei vati ospiti di questa trasmissione televisiva no stop, evento allora. Che nette quella notte, il sogno di J.Verne si era realizzato. Con la missione dell’Apollo 11 concluse la corsa allo spazio intrapresa dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica, realizzando l’obiettivo nazionale proposto nel 1961 dal presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy in un discorso davanti al Congresso degli Stati Uniti in cui affermò che: “questo paese deve impegnarsi a realizzare l’obiettivo, prima che finisca questo decennio, di far atterrare un uomo sulla Luna e farlo tornare sano e salvo sulla Terra
Favria, 21 luglio Giorgio Cortese

Ogni mattina devo sempre ricordarmi che la vita inizia ad ogni alba, che le delusioni muoiono di notte e che le speranze rinascono al mattino successivo.

La speranza.
Ogni giorno cerco di assumere la mia quotidiana dose di speranza per corroborare il mio animo. Ecco di cosa ho bisogno ogni giorno, di speranza! Di quella buona dose di ottimismo che mi faccia andare avanti, che non mi faccia scoraggiare, che mi possa far credere che niente è impossibile e che un miracolo può sempre accadere. Beata la quotidiana speranza che mi fa guardare il bicchiere a metà, mi fa correre anche se vorrei sedermi e mi andare avanti senza mai pensare che la vita è tutta qua e cosi quando cala il sole nella notte continuano a brillare le stelle della speranza.
Favria, 22.07.2017 Giorgio Cortese

Nasciamo tutti allo stesso modo, ma è dopo come viviamo che fa la differenza.

Il cannocchiale.
Nella calma del bosco vedo un tronco cavo posato come un cannocchiale per traguardare una alta guglia dall’altro lato della valle. Cannocchiale, parole che mi è sempre sembrata curiosa e che deriva da canna nel significato di tubo e occhiale, pare coniata dal gesuita Biancani nel 1611 per indicare lo strumento inventato da G. Galilei. Questo simile cannocchiale mi ricorda quando da bambino avevo anche io un vecchio, cannocchiale. Mi ricordo che era un mediocre cannocchiale da bambini con la tecnologia di 50 anni addietro, ma quando osservavo le stelle pensavo che fosse “magico” ed immaginavo di poter guardare lontanissimo e osservare ogni singola stella. Non ricordo se si sia conservato dal tempo in cui, bambino curioso del Creato giocavo a guardare le stelle. Il vedere questo cannocchiale di legno costituito da un tronco cavo che traguarda una lontana guglia mi fa nascere nell’animo il desiderio di riprendere il vecchio gioco con il cannocchiale e di puntarlo in questa dolce e serena notte, verso la nera volta che tutto avvolge. Ma purtroppo il cannocchiale che avevo da bambino è rimasto nei mei ricordi e, anche se ne avessi uno forse non lo saprei più usare, non perchè è guasto, ma perché invece di scorgere stelle e pianeti vedo soltanto i tanti volti delle persone care e amiche che hanno con me percorso un tratto del sentiero chiamato vita, andate via per sempre, volate in quel cielo lontano. I ricordi di queste persone care fanno affiorare nell’animo vecchi ricordi, attimi di felicità e tristezza di persone che ritroverò alla fine del mio sentiero, un giorno. Forse non ho più il cannocchiale che avevo da bambino ma mi sono reso conto di averne sempre prezioso con me che si chiama cuore che la calma del sentiero del bosco ha fatto riaffiorare.
Favria, 23.07.2017

Imparare dall’oggi per vivere il domani.

Siate curiosi.
Giovedì 29 giugno sono stato invitato alla consegna delle “borse di studio” derivante dal mio lascito di quando ero Sindaco dal 2007 al 2012, liquidazione e ultimi sei mesi di stipendio. Per le somme del 2011 avevo già effettuato bonifici di euro 2.000 al Comitato Fiera di S. Isidoro, alla scuola elementare per una lavagna LIM, le altre quattro acquistate successivamente e alla Parrocchia SS Michele Pietro e Paolo. Preciso che negli anni precedente avevo provveduto con lo stipendio da Sindaco contributi vari, come buoni spesa sotto il S. Natale per famiglie in difficoltà e restituito le somme ricevute dai Consiglieri per fare fronte alle spese del terzo mandato, mi pare ammontati ad euro 13.000. Insomma adesso che sono passati gli anni posso dirlo, non mi sono tenuto un centesimo dei soldi ricevuti dal Comune come stipendio ma utilizzati tutti, ma proprio tutti per beneficienza, usando sempre il mio cellulare. Tornando alle borse di studio nel 2011 mi era venuta l’idea di mandare un messaggio alle giovani generazioni perché oltre ad impegnarsi nello studio ci fosse lo stimolo a collaborare tra loro e anche a valorizzare gli alunni che nella scuola alla fine del corso di studi si fossero comportati bene, il tutto senza vincoli di ISEE, ma solo per merito, comportamento e capacità di aiutare i compagni di scuola. Nel breve intervento mi sono emozionato quando la Dirigente mi ha chiamato “Benefattore”, per tale appellativo. Non ho fatto una lunga chiacchierata ma ho detto che il senso del riconoscimento è relativo che nella vita bisogna impegnarsi nello studio, collaborare sempre con gli altri perché solo così si vincono le quotidiane sfide e di essere sempre curiosi su quello che viene insegnato e affamati di sapere, la cultura non ha prezzo e nessuno Ve la può rubare. Ringrazio la Dirigente la dottoressa Miotto per il gradito invito, gli insegnati, gli alunni ed i genitori per la bella festa
Favria, 24.07.2017 Giorgio Cortese

Quando mi trovo nello sconforto mi devo sempre ricordare che ci sono sempre nuove strade e orizzonti da scoprire.