Dare speranza. – Leggere. – Ariel, la Principessa del mare. – Poliorcetica . – Il pensiero di Tolkien. – La gioia di aspettare! – Lutroforo o il portare acqua!…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Dare speranza
Ogni tanto gli alpini vengono tirati in ballo sia a livello nazionale con delle affermazioni superficiali come : “Non siamo al raduno degli alpini” che con attacchi beceri da perdigiorno che incollano dei manifesti farneticanti contro gli alpini swrurpando pure il pubblico decoro urbano. Mi domando il perché? Purtroppo non trovo una risposta o meglio c’è! In questo clima politico sempre più avvelenato dove invece di cercare delle soluzioni dando ognuno il meglio per risolverle pare che domini la moda chi più denigra l’avversario. Quest’anno ricorre il centenario della fine della prima guerra mondiali il clima sia quasi uguale, allora di usciva dalla Grande Guerra, . L’Italia verso la fine del 1918 e l’inizio del 1919 era smarrita, delusa, sbandata. Il macello umano della prima guerra mondiale si era portato via oltre ai morti anche molti princìpi di stampo liberale che l’Ottocento ci aveva tramandato anche attraverso l’epopea risorgimentale. Oggi la crisi economica e sociale ha desertificato i valori. Certo se stiamo a sentire i vari leader dei partiti in lizza anche loro parlano di valori come il continuo martellamento mediatico, di parole d’ordine, slogan e luoghi comuni in ogni momento della giornata anche con la pubblicità. Ma cosa sono i valori che vengono sempre di più utilizzati a sproposito dai media, senza farci capire il significato profond?. I valori penso che siano le fondamenta delle nostre Comunità ed e il nutrimento delle norme che regolano il vivere civile, ovvero rispetto per gli altri, educazione, l’impegno civico, la solidarietà e la disponibilità verso gli altri e la memoria dei nostri anziani per tramandarla ai giovani, insomma potrei dire semplicemente “alpini”! Forse a qualcuno questo, dà fastidio perché sono dei perdigiorno senza non avere né arte né parte, cercano la notorietà con questi atti incivili di imbrattare i muri, certo la notorietà è anche un valore se raggiunta per merito e non per sporcare i muri. Ma gli alpini vanno avanti cercando ogni giorno di portare il proprio mattone agendo solo con lo scopo di aiutare gli altri con la la disponibilità, la solidarietà, l’impegno civico per costruire in silenzio l’edificio del Bene Comune. Badate bene, gli alpini non sono persone per tutte le stagioni, hanno una loro dignità che va rispettata. A chi attacca gli alpini dico prendendo spunto dalla canzone vincitrice del festival di San Remo, non gli avete fatto niente, perché tutto va oltre le vostre inutili proteste…Gli alpini hanno un valore nel loro dna, quello di dare speranza, e la gente lo sa bene che alla base di tutto c’è la qualità degli esseri umani, uomini e donne che sono sotto il cappello.
W gli alpini
Favria, 20.02.2018 Giorgio Cortese

Auguro a tutti quelli che mi leggono di avere oggi la forza che serve per affrontare la giornata

Leggere.
Nella vita ci sono letture impossibili da dimenticare, rivelatrici, appassionanti. Libri che hanno giocato un ruolo importante nella mia vita, libri letti durante l’adolescenza, o da adulto. Romanzi, saggi, raccolte di poesie, classici, anche testi poco conosciuti, in cui mi ci sono imbattuto ad un certo punto del mio quotidiano cammino, magari per caso. Letture che, perché no, che mi hanno fatto scoprire un’autrice o un autore, di ieri o di oggi. Leggere mi apre la mente e il cuore. Mi immedesimo e scopro, imparo a sognare, ad apprezzare la vita. Leggo e non mi stanco mai di guardare oltre perché sono consapevole che in fondo, nonostante le avversità c’è qualcosa di positivo nel mondo e ci vuole del tempo prima che venga alla luce. Più di ogni altra cosa imparo ad amare, perché l’amore mi porta a guardare tutto con occhi diversi, a rispecchiarmi in ogni cosa come se fosse l’ennesima possibilità per trovare me stesso, per perdermi in una dimensione che dopo esser scoperta mi lascerà qualcosa che permarrà nel tempo, qualcosa che farà parte di me e influenzerà la mia vita. Per sempre. Buona lettura a tutti
Favria, 21.02.2018 Giorgio Cortese
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La vita è una ruota che gira., ma non mette mai la freccia!

Ariel, la Principessa del mare.
A Favria domenica 25 febbraio alle ore 17,30 nel salone Polivalente andrà il scena il musical: “Ariel, la Principessa del mare” liberamente tratto dalla fiaba “La Sirenetta” di Hans Christian Andersen, pubblicata per la prima volta nel 1837, dove si narra la storia di Ariel, giovane e intraprendente sirenetta figlia del re Tritone, la quale si innamora perdutamente del principe Christian. Per amor suo giungerà a compromessi con la strega degli abissi per avvicinarsi al suo principe. Questa fiaba è divenuta nel 1989 un classico dell’animazione Disney, e riproposta a Favria in un emozionante musical con la regia di Gioacchino Inzirillo, un grande artista della nostra zona che ha lavorato con Crozza e la Carrà. Nel cast ci sono tanti altri artisti del grande spettacolo. Insomma, musica, danza, straordinari costumi e scenografie ispirate al magico mondo marino per un grande spettacolo che coinvolgerà adulti e bambini di tutte le età. Un sorprendente spettacolo dal sapore marino, anzi “sottomarino” che, attraverso la storia della bella sirena dai capelli rossi e del suo amore per il principe Eric, propone ai bambini, un “racconto di formazione”, permettendo loro di approcciarsi al difficile argomento dell’accettazione di sé e del diverso, nonché al delicato e attualissimo rapporto genitori-figli. Frizzanti ed emozionanti canzoni dal vivo accompagnano il turbinare dei personaggi sulla scena quasi a ricreare il dondolio delle onde del mare. Come scriveva Andersen: “In mezzo al mare l’acqua è azzurra come i petali dei più bei fiordalisi e trasparente come il cristallo più puro; ma è molto profonda, così profonda che un’anfora non potrebbe raggiungere il fondo….Laggiù abitano le genti del mare…dove le piante più strane, fiori e cespugli dalle foglie tanto leggere che basta un piccolo spostamento d’acqua per scuoterle. Tutti i pesci, grandi e piccini, guizzano tra i rami come fanno gli uccelli tra gli alberi”. Un mare in cui bisogna un po’ perdersi per ritrovare noi stessi e capire l’importanza degli affetti. Vi invito ad andare allo spettacolo, i posti sono limitati ed i biglietti li potete trovare presso il Centro Giovani o al bar Italia, Favria, di fronte alla Chiesa, costo del biglietti euro 8,00. Uno straordinario appuntamento a teatro da non perdere per navigare insieme nel magico mondo della fantasia! Con questa iniziativa il Presidente dell’associazione Favria Giovane Manfredi ed il Direttivo daranno successivamente avvio ad un corso di musical aperto ai ragazzi con il regista Gioacchino Inzirillo e questo musical è il primo di altri spettacoli teatrali che verranno presentati nei prossimi mesi a Favria, e vi ricordo che la cultura è un bene comune primario come l’acqua ed il teatro come la biblioteca sono degli acquedotti dove possiamo dissetare la nostra sete del sapere.
Favria, 22.02.2018 Giorgio Cortese

La casa non è solo il luogo dove dormo, la Comunità non è solo dove vivo, ma sono la pelle di chi incontro che quando mi abbraccia e mi saluta, mi fa sentire al posto giusto!

Poliorcetica
Con il termine poliorcetica, dal significato di assediare una città, si definisce il ramo dell’arte militare che si occupa dei metodi, delle tecniche e degli strumenti per la conduzione degli assedi a città e fortezze. Anche se nell’antico Oriente l’uso di macchine da guerra destinate all’assedio è testimoniato fin da epoca remota, fu solo a partire dalla prima metà del sec. 4° a.C. che iniziò a svilupparsi una vera e propria letteratura tecnica, che raggiunse il suo apogeo in epoca ellenistica. Le macchine venivano in genere costruite sul posto, ma molto spesso, come si apprende dai testi, data la scarsità di legno in alcune regioni, esse venivano trasportate, smontate e poi rimontate al momento dell’assedio. Dai Bizantini, che avevano a loro volta assunto i Greci come modello, la storia della tecnica militare si delinea dunque come una storia fatta di continuità e di evoluzione, in cui il passato costituisce di volta in volta momento di riflessione e spunto per nuove invenzioni.
Favria, 23.02.2018 Giorgio Cortese

Cerchiamo sempre di vivere bene il nostro presente perché sarà il passato del nostro futuro.

Il pensiero di Tolkien.
Prima di iniziare, chi conosce Tolkien alzi la mano, e alzi la mano chi è interessato dai suoi libri, tanto per citare i più famosi: “ Lo Hobbit, il Signore degli Anelli. A Favria verrà a parlare di questo grande scrittore inglese Marco Respinti, giornalista, saggista e traduttore di J.R.R. Tolkien, di cui ha tradotto e curato “Le lettere di Babbo Natale”, Bompiani, Milano 2004, ripubblicate nel 2017 e nel 2004 ha parzialmente riveduto la traduzione italiana de “Il Silmarillion”, e nel 2002 ha tradotto e curato “ Tolkien e il Signore degli Anelli” di Colin Duriez, Gribaudi, Milano. Infine a Tolkien ha anche dedicato diversi saggi e articoli. Questo giornalista apologeta che scirve in difesa ed esaltazione della fede come valore di base della società attuale. Ci parlerà che i libri di Tolkien ad esempio sono modellati su una visione cristiana del mondo. Benché nella storia non siano presenti Dio o d una religione organizzata, Tolkien stesso in uno scambio di corrispondenza ammette di aver assunto la Vergine Maria come modello di bellezza sublime. Mi viene da pensare al personaggio di Galadriel, che descrizione che Sam ne fa a Faramir come cattolici non stentiamo a riconoscere la Madonna, coronata con fiori e stelle: “È bella!, signore! Bellissima! Qualche volta come un grande albero in fiore, qualche volta come un giglio bianco, piccolo e magro. Dura come diamanti, soffice come il chiaro di luna. Calda come la luce del sole, fredda come il gelo nelle stelle. Orgogliosa e lontana come una montagna coperta di neve e felice come qualunque ragazza in primavera con le margherite fra I capelli”. Significativo è il viaggio della Compagnia dell’Anello che mi pare modellato sul racconto della Redenzione con il desiderio di possedere il gioiello che ricorda il peccato originale. L’hobbit, protagonista che molti pensano modellato su miti pagani. È modellato sulla figura del Salvatore. A Frodo,creatura debole e umile, viene affidato un enorme compito all’interno di un piano che, come quello della Salvezza, sembra una follia al mondo. Come Cristo, anche Frodo si lascia umiliare e ferire, rifiuta la gloria terrena in nome di qualcosa di più importante. Ma il relatore ci illustrerà anche delle lettere di Babbo Natale che Tolkien scriveva ai propri figli dal 25 dicembre 1920 e dopo per oltre trent’anni, firmate da Babbo Natale. Lettere infilate in buste bianche di neve, ornate di disegni, affrancate con francobolli delle Poste Polari e contenenti narrazioni illustrate e poesie, fino al compimento dei tredici anni dell’ultima figlia, portate dal postino o da altri misteriosi ambasciatori. Com’era nello stile di Tolkien, intorno alla figura di Babbo Natale cominciarono a comparire vari personaggi, l’Orso bianco del Nord, gli Elfi della Neve, gli Uomini-neve, gli Gnomi Rossi e gli Elfi, indispensabili nella difesa della sua casa e delle sue cantine-magazzino contro gli attacchi dei terribili goblin. Le lettere di Babbo Natale costituiscono anche la prima creazione di linguaggi elfici e di una mitologia nordica. Le lettere erano anche contraddistinte da differenti grafie. Una cuiosità, quando Tolkien sta ultimando la stesura dello Hobbit. Babbo Natale vive al Polo Nord, nella grande Casa di Roccia. Con lui vivono l’Orso Polare e i Cuccioli polari suoi nipoti, tra cui Paksu e Valkotukka, Grasso e Pelobianco, gli Uomini-di-neve e i loro bambini, gli Gnomi Rossi e gli Elfi . E allora che aspettiamo ad andare sabato 24 febbraio alle 14,30 al Centro Giovani in via N. Barberis 10 Favria – To- Per ascoltare da questo grandissimo divulgatore il commento al Signore degli Anelli conversando con Marco Respinti venuto a Favria grazie a all’interessamento Associazione Favria Giovane in collaborazione con Alleanza Cattolica- Mellon Società letteraria della Terra di Mezzo.. Ingresso libero ma badate: “dite amici ed entrate”!
Favria Giorgio Cortese
Favria, 24.02.2018 Giorgio Cortese

Certe momenti ritengo che sia preferibile agire contrariamente al mio pensiero che non osare mai di agire secondo i miei pensieri

La gioia di aspettare!
Ho notato, durante la mia passeggiata domenicale, al bordo di una strada delle querce appena nate. Sono querce alte pochi centimetri, sopravvissute all’erba alta che li proteggeva durante l’estate e al rigore dell’inverno. Questo mi fa riflettere a quanto impiega una quercia, penso cento anni nel crescere. Ma allora quanti anni dovrei aspettare per vederla nel suo splendore, magari una seconda vita! La quercia, si sa cresce lentissima, e mi sono ricordato quando nel 2000 avevo trovato nella campagna una piccola quercia nata per caso da una ghianda magari portate dalla gazza o da un corvo. Avevo tolto questa piccola pianticella con il suo pane di terra e messa in un angolo del campo che non dava fastidio. Adesso cresce alte e rigogliosa più di 4 m, certo non la vedrò mai diventare grande ma questo mi ha fatto pensare alla gioia di aspettare che passi il tempo. In natura si apprezza il tempo la gioia di saper aspettare, non cercare di ottenere tutto e subito e questo mi ricorda che nella vita di ogni giorno dobbiamo pazientare. he gioia saper aspettare! Se osservo bene la natura vedo come il tempo prende un senso diverso in questi momenti in cui mi sembra quasi di crescere insieme agli alberi durante le stagioni e non perdermi nella vita frenetica di ogni giorno.
Favria 25.02.2018 Giorgio Cortese

Una frase di un grande giocatore di basket:”Nella mia vita ho sbagliato più di novemila tiri, ho perso quasi trecento partite, ventisei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto”. Nella vita chi osa vince….

Lutroforo o il portare acqua!
La parola lutroforo deriva dal grecoo lutrophóros, da loutrón, bagno con aggiunta di phero, portare. Vaso greco che conteneva l’acqua per il bagno nuziale o la cerimonia funebre, aveva un lungo collo, larga bocca a imbuto, due anse verticali ed era ornato con scene nuziali o funerarie. Nell’antica Grecia il termine, designava anche il giovinetto o la giovinetta che portava l’acqua per il bagno nuziale. Adesso chiamo così degli scalmanati che continuano a fare una propaganda politica fastidiosa, fanno cose sciocche, insensate, nel continuare a fare propaganda martellante, inutile, come aggiungere altra acqua a quella del mare. Oppure sono coì arroganti che ricordano quanto scriveva Sidonio Apollinare, portano acqua ai fiumi. Ma purtroppo alla fine pestano l’acqua nel mortaio perché fanno cose assolutamente inutili. Perdono tempo in iniziative assurde o fanno fatiche inutili. Che tristezza!
Favria, 26.02.2018 Giorgio Cortese

La lettura di un buon libro è simile ad un grande viaggio
giorgioCorte