Dare senso alla vita. – In cammino! – La ciambella. – Ferie Augusti – Peterloo! Voi siete tanti, loro sono pochi! – La dea Iris! – Macedonia!…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Dare senso alla vita.
Quale è il senso della vita? Ma la vita ha senso? La vita dicono alcuni che non ha nessun senso, e siamo noi esseri umani ad attribuirne un senso! Personalmente ritengo che dare un senso alla vita vuole dire trovare il lecito rapporto col fatto di vivere. Dare un senso alla vita vuole dire stare dentro alla vita con la voglia di viverla. Dare senso alla vita vuole dire sapere rischiare e ricominciare da capo in ogni momento. Dare senso alla vita vuole dire viverla nella sua meraviglia e stupore quotidiano, questa sua bellezza è delizia dell’animo. Dare senso alla vita vuole dire onorarla per goderla appieno per cercare di comprenderla. Dare senso vuole dire fare esperienza delle molteplici dimensioni della mia condizione umana e le relazioni che ho gli altri. Sia essere umani, animali, piante, fiori ed oggetti. Dare senso alla vita vuole dire di comprenderne le possibilità ed i miei umani limiti. Dare senso alla vita è il mio quotidiano cammino verso la conoscenza ed esperienza per avere forse piccole bricciole di saggezza. Diamo un senso alla vita ma la scelta che faccio del mio destino non è la meta del viaggio ma il viaggio stesso. Perchè alla fine del mio umano viaggio il senso della Vita sarà un essere umano nuovo ed innocente proprio come all’inizio del viaggio!
Favria, 12.08.2019 Giorgio Cortese

Ricordiamoci sempre che per il nostro cane, noi esseri umani rappresentiamo ciò che Dio dovrebbe essere.
In cammino!
Anche quest’anno si è svolto il pellegrinaggio con partenza dalle 4 per la processione da Champorcher su fino al lago del Miserin, 5 ore di cammino scandite dalla preghiera e dalla riflessione finì all’arrivo alla cappella omonima dedicata alla Madonna vicino al lago. Un pellegrinaggio scandito dal passo notturno fino al mattino, una lunga fila senza soluzione di continuità fino a quando i pellegrini sono arrivati finalmente alla metà, stanchi ma soddisfatti.. Questo mi ha raccontato l’amico Sergio partecipe attivo dell’evento. Questo mi fa pensare che la vera casa di noi esseri umani non è una casa, ma è la strada è la vita stessa è un viaggio da fare a piedi. Nel vedere le foto viene da pensare che camminando si apprende la vita, camminando si conoscono le persone, camminando si sanano le ferite del giorno prima. Avete camminato nella notte, guardando una stella, ascoltando una voce, seguendo le orme di quello che vi prevedeva meditando e riflettendo. E poi dicono che i più grandi pensieri sono concepiti mentre si cammina. Grazie a Sergio, Costanzo, Angela e Martino per avermi dato la possibilità virtuale di condividere questa esperienza attraverso le foto ed i Vostri pensieri
Favria 13.08.2019 Giorgio Cortese

Nell’imminenza della Festa dell’Assunta, Ti Auguro un Ferragosto pieno di colori, l’azzurro del cielo che porta serenità, il giallo del sole che scalda il cuore, il rosso dell’amore delle persone a te vicine e il verde della speranza che teniamo viva in un angolino del nostro cuore. Che la magia di questa giornata Ti porti tante ore liete di sorrisi e tanta serenità.

La ciambella.
Non tutte le ciambelle, si sa, riescono con il buco. Questo modo di dire pare che derivi dalla parola latina cymbula, cioè barchetta, che deriva a sua volta dal greco kymbe, che significa anche vaso, tazza, coppa. In italiano la parola arriva per l’abruzzese ciambelle, nome dato a piccoli pezzi di pasta di granoturco fritta e ricollegato al molisano ciammiella, un vaso di rame a fondo piatto. Sono tanti nei dialetti e in altre lingue neolatine i dolci, come la barchetta romanesca o la barquilla spagnola che prendono il nome da imbarcazioni. Se cosi fosse le prime ciambelle dovevano essere senza buchi altrimenti sarebbero affondate! Il significato della frase che non tutte le ciambelle escono col buco, tipica caratteristica di questo dolce, equivale a dire che non in tutte le situazioni c’è un risvolto positivo o che, comunque, c’è una contropartita. Il proverbio in questione viene detto nei casi in cui una persona è abbattuta per qualcosa di spiacevole, per una situazione che sembrava favorevole ma che alla fine ci ha presentato qualcosa che non ci si aspettava. Che dire quindi se non che le ciambelle escono tutte col buco solo in cucina e, magari a qualcuna nemmeno lì?
Favria, 14.08.2019 Giorgio Cortese

A chi è in vacanza, a chi è rimasto in città. A chi è solo, a chi è in compagnia. A chi non sa dove andare, a chi si rilassa in campagna oppure al mare. A chi vuole solo serenità e a chi desidera una giornata ricca di istanti da ricordare. Che sia per tutti un Buon Ferragosto!

Ferie Augusti
Gli antichi Romani, non erano dei grandi lavoratori, almeno per il concetto di lavoro che intendiamo oggi. L’antica Roma pur dominando il Mediterraneo e divenuta una grande metropoli restava sempre legata alle antiche dinamiche delle sue origi contadine. Cosi le giornate di festa avvenivano dopo la vendemmia, dove venivano pure sospese le attività forensi. Poi nell’inverno dopo la semine in attesa del raccolto avvenivano i Saturnalia, in onore di Saturno dio dell’abbondanza, con banchetti che duravano più giorni e scambio di reciproci doni. Al termine dei lavori agricoli estivi si tenevano i Consualia, per ringraziare il dio Conso, il dio nascosto per l’avvenuta mietitura del grano. Secondo lo storico Livio, era stato lo stesso Romolo, promo re di Roma ad costituire la festa, per invitare le popolazioni vicine e poi rapirne le donne, il famoso ratto delle Sabine. Poi nel tempo le feste nell’Antica Roma andarono ad aumentare fino a quando Augusto nel 18 d.C. promulgò le leggi che reprimevano il lusso, l’adulterio e la corruzione, ma pensò bene di concedere ulteriore giorno di festa alle “Kalendae Augusti”. Il primo ponte delle vacanze, che poi prese il nome di “Feriae Augusti” che univa le celebrazioni preesistenti detti “Augustali” dove da tradizione i “Patroni” i ricchi proprietari terrieri inurbati, elargivano mance ai propri clientes e ai lavoratori che gli rendevano omaggio. E in quelle occasioni poltre ai sacrifici agli dei avvenivano delle corse con cavalli e muli. Con la progressiva cristianizzazione dell’Impero a partire dal IV secolo le varie feste vennero indirizzate verso la nuova religione e cosi il primo giorno della settimana, divenne il Dies Dominicus, il giorno del Signore. La Pasqua dopo lunghe discussioni teologiche venne fissata con la domenica successiva al pleninulio di primavera, questo prreso dalla tradizione giudaica. Il Saturnalia vennero sostituiti dal Santo Natale, ma rimaneva la festa di ferragosto con la sua origine pagana. Venne presto fatto rimedio con Papa Sergio I, 687-701 introdusse l’uso della processione che partiva dalla Curia Romana antica sino al colle dell’Esquilino, dive esisteva una basilica dedicata alla Vergine, l’attuale Santa Maria Maggiore il 15 di agosto, per celebrare la sua assunzione in cielo senza conoscere la morte. Con la nuova festa si saldarono le antiche usanze pagane ed agricole con il cristianesimo e per tutti il Medioevo i maggiorenti di Roma elargivano mance al popolo, usanza che poi venne proibita da Giulio II che doveva fare fronte in quel periodo ad ingenti spese architettoniche e pittoriche. Tracce precristiano sono rimaste vive ancora ai giorni nostri come il Palio dell’Assunta a Siena che sembra rimontare alle antiche corse dei Consualia. Durante il fascismo. Il dopolavoro della dittatura promosse l’escursionismo a ridosso dei giorni fi Ferragosto, diventato la vacanza per l’eccellenza. Papa Pio XII, ufficializzo il culto con il dogma dell’Assunzione nel 1950, diventando una delle feste religiose più amate da noi cattolici, ma anche da alcune chiese appartenenti alla Comunione anglicana festeggiano la take ricorrenza come “Dormizione di Maria”.
Favria, 15.08.2019 Giorgio Cortese

Auguri di una buona solennità della Assunzione della Beata Maria Vergine, Ella attirata al cielo dagli Angeli del Signore Nostro possa attirare anche noi al Suo divino Figlio per renderci partecipe della Beata visione del cielo dove gli Angeli e i Santi cantano senza interruzioni le Sue lodi. Pace e Bene a tutti!

Peterloo! Voi siete tanti, loro sono pochi!
16 agosto 1819 a St. Peters Field, Manchester, era stato indetto un meeting a cui Avrebbe partecipato il favoloso leader radicale Henry Hunt . Un’enorme folla era corsa per sentire “Orator” Hunt , come veniva chiamato, che sosteneva la riforma della rappresentanza politica, senza la quale il Manchester e molte altre città in rapida crescita per la rivoluzione industriale nel Nord dell’Inghilterra, non avrebbero potuto mandare alla Camera dei Comuni loro rappresentanti. Nonostante la vittoria del 1815 sulla Francia napoleonica, il Regno Unito era attraversato da molte tensioni sociali causate sia dall’incremento della disoccupazione sia della decise riduzione dei salari, oltre che alla legge del Corn Law, he imponeva dazi di importazione sul grano, fonte di speculazione sul prezzo dei cereali. Di questo clima approfittavano gruppi radicali, come quello ispirato da Jeremy Bentham, i quali, denunciava il grave disagio sociale, talvolta con parole d’ordine prese dalla Rivoluzione francese. Cercano questi gruppi di trasformare il malcontento in una spinta per la riforma del suffragio, ritenuto ristretto e inadeguato alle trasformazioni in corso. Le classi dirigenti sembravano preoccupate solo di salvaguardare la gerarchia sociale, fondata su modelli della proprietà e consideravano i movimenti radicali cospiratori, giacobini ed atei. La Gran Bretagna era attraversata allora da una insicurezza che la lunga guerra aveva trasformato in un sentimento autoritario che irrigidiva le elite del governo ormai considerato, anche in ambienti del conservatorismo Tory inadatto a guidare la politica interna del paese. A tali limiti bisognava sommare l’assenza a livello locale di strumenti per mantenere l’ordine pubblico. I magistrati locali, a cui era affidato il governo della comunità, potevano contare su piccoli corpi volontari, a cui si gli Yeomanry, milizie volontarie di cavalleria, comandate da piccoli proprietari che erano detti Yeomen, che provvedevano in proprio ai cavalli e all’equipaggiamento. Questo quando a St. Peter’s Field si concentrò legalmente, una folla tra le 60.000 e 80.000 persone per ascoltare l’infiammata oratoria di Hunt . Il magistrato capo Mr Hulton, fu colto dal panico e chiese poter disporre della cavalleria, nonostante tra i manifestanti non si trovassero in pensione violente e la bella giornata di sole vedeva anche la partecipazione di donne e famiglie. Era presente anche un giornalista del Times, per quella che stava diventando la più importante manifestazione di massa dell’epoca. All’arrivo di Henry, Hunt diedo ordine ad Hawk capo dei Yeomanry di arrestarlo. Gli Yeomanry si mossero a sciabole sguainate verso St. Peter’s Field. Passare a cavallo tra la folla era quasi impossibile, e alcuni della milizia incominciarono a colpire i manifestanti. A quel punto venne ordinato al reparto veterani cavalleria, il XV Ussari di intervenire per trarre di impaccio gli esperti colleghi della milizia e completare l’azione repressiva . In pochi drammatici minuti l’impresa ebbe termine. Sul terreno, colpiti da sciabole, baionette o dagli zoccoli dei cavalli rimasero 12 persone uccise, furono i feriti, 8 minorenni, 165 donne e 461uomini. Tutti gli organizzatori del meeting vennero arrestati. La famiglia reale e il Primo Ministro Lord Liverpool inviarono messaggi di soddisfazione per le misure prese, ma ben presto le stampa riuscì a diffondere a livello nazionale lo sdegno e l’orrore per tale eccidio. Fu un giornalista del Manchester Observer a coniare l’espressione, Peterloo Massacre, Infatti fece un paragone tra violenza contro i manifestanti e la battaglia di Waterloo, dove gli ussari del XV erano invece stati gloriosamente impegnati. Il governo tuttavia non sconfessò l’accaduto ma anzi introdusse The Six Acts, con cui si inaspriva la repressione e delle misure per ostacolare la diffusione della stampa radicale, mentre l’opposizione Whigt fece sua questa battaglia a favore dei dimostranti. Un poeta inglese del tempo, Percy. Bysshe scrisse il celebre passo “Voi siete molti, loro sono pochi”. La fase politica repressiva ebbe termine nel 1822 e la classe politica britannica diede una grande capacità di auto riformarsi, di adeguarsi ai cambiamenti senza tuttavia non cadere in contraddizione nel lungo e accidentato percorso storico del regno unito, di cui Peterloo rimane una tappa che non si può dimenticare
Favria, 16.08.2019 Giorgio Cortese

Durante la giornata ci sono dei momenti interminabili in cui è troppo tardi per recuperare e troppo presto per ricominciare

La dea Iris!
Ho letto in una rivista che l’attività fisica migliora la memoria e le prestazioni intellettuali. Pare che con l’esercizio fisico si formano nuovi neuroni nell’ippocampo, regione del cervello che serve per ricordare., e aumentano anche le connessioni tra di loro. Tutto questo, secondo la rivista è merito di Irisin, dalla dea greca Iris, ormone prodotto dai muscoli e che protegge dal decadimento cognitivo. Sarà per questo che ricordo sempre meno e le mie prestazioni intellettuali sono sempre più inesistenti, per mancanza di attività fisica.
Favria, 17.08.2019 Giorgio Cortese

Ad una persona in questo periodo estivo e di vacanza dico che Dio c’è, ma non sei Tu, rilassati, grazie!

Macedonia!
A volte lo spunto per ragionare avviene tramite attività che possono sembrare banali. Ad esempio oggi mangiavo una macedonia con la frutta di stagione e mi sono soffermato a pensare che qualche volta la macedonia viene chiamata insalata di frutta. E poi mi sono detto, ma da dove deriva il nome macedonia? In effetti con la frutta non sembra molto attinente. Sono andata alla ricerca e ho trovato che il termine dovrebbe provenire dal francese macédoine, che significa miscuglio di cose diverse. Spesso questo termine viene usato per indicare una insalata di frutti di mare, macédoine de fruits de mer, o un miscuglio di frutta varia, tagliata a pezzi con aggiunta di succo di limone, zucchero, Nel linguaggio gastronomico corrente, specialmente in Francia, si usa definire macedonia anche un misto di verdure a dadini. Il nome macedonia probabilmente deriva dal francese maceidone, che probabilmente prende spunto dalla Macedonia balcanica che, dopo le conquiste orientali di Alessandro Magno, fu popolata da genti diverse, Macedoni, Albanesi, Greci, Bulgari, Armeni, Serbi e Turchi. Già nel 1771, L. de Bachaumont, fa riferimento al carattere composito dell’impero di Alessandro Magno definendo un libro, une macédoine littéraire, una macedonia letteraria. Secondo altri il nome risale ad un evento che si sarebbe svolto ai tempi dell’imperatore bizantino Giustiniano, Antonina, moglie del valoroso generale Belisario, aveva un amante a cui teneva moltissimo. Una serva del generale, di nome Macedonia, sotto solenni promesse e giuramenti che non le sarebbe venuto alcun male, rivelò a Belisario la tresca. Antonina negò anche l’evidenza e alla fine il marito, convinto dell’innocenza della moglie, abbandonò Macedonia al suo destino. Antonina le fece tagliare la lingua e poi la ridusse in tanti piccoli pezzi che, raccolti in un sacco, furono gettati in mare. Da qui potrebbe essere nato il detto: fare una macedonia. C’è ancora un’altra ipotesi, molto meno probabile, che l’origine della parola sia da ricondurre al fatto che durante la preparazione della frutta venisse usato il macerone, una pianta dal sapore di sedano. Il nome del macerone deriva dal greco mirra, in riferimento all’aroma dei semi, mentre l’epiteto specifico deriva dal latino olus atrum, erba nera, in riferimento al colore dei frutti a maturità. Questa pianta per il suo sapore aromatico veniva anticamente coltivata per uso alimentare ed era nota come Macedonicum petroselinum, prezzemolo di Macedonia o Petroselinum alexandrinum, prezzemolo alessandrino. Verso il XVI e XVII secolo fu soppiantata dal sedano come ortaggio. I germogli possono essere consumati crudi in insalata mentre le foglie possono essere usate per aromatizzare minestre. I frutti e i bottoni floreali possono essere utilizzati, crudi o macerati in aceto, per aromatizzare piatti di carne, minestre e insalate. Anche le radici, crude o cotte, sono commestibili. Si chiamava in passato una marca di alcuni prodotti da fumo, sigarette e trinciato, fabbricati dal monopolio italiano dei tabacchi e molto richiesti nella prima metà del ’900 perché i tabacchi usati per questo tipo di sigarette provenivano da questa regione balcanica. Beh, adesso continuo a mangiare la macedonia arricchita dal gelato
Favria, 18.08.2019 Giorgio Cortese

La cosa piacevole riguardo al futuro è che arriva solo un giorno alla volta.
giorgioCortese_alpino