Dalla griva al tordo passando dalle ferse, fresse o frisse! – Cordoglio e condoglianza – Le foglie d’autunno. – 10 novembre 1848! – Mawlid… LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Dalla griva al tordo passando dalle ferse, fresse o frisse!
Le fresse, frisse o grive sono o polpettine fatte con fegato nero, polmone, frattaglie
varie, carnetta e grasso di gola, impastate ed avvolte nell’omento. L’omento, meglio conosciuto come retina di maiale, è una parte dell’animale che viene poco considerata, ma è molto utile in cucina. È una membrana sottile che prende il nome, retina, dalla sua particolare struttura reticolata. Copre una parte degli organi interni, in particolare intestino e parte dello stomaco, ed è composta prevalentemente da grassi. Queste polpettine, che hanno pezzatura di ca. 1 etto, vengono sovente cosparse di farina gialla affinchè non si attacchino le une alle altre. Alcuni aggiungono uvetta lasciata a bagno nel vino per una notte, altri zucchero. Vengono fritte in padella ed una volta venivano fritte con lo strutto o il burro. Sono diffuse un po’ ovunque in Piemonte, specialmente nel Canavese e delle Langhe. L’origine del piatto è abbastanza chiara: una volta ucciso il maiale si utilizzano i tagli pregiati per i salumi e con gli scarti si preparano le fresse. La vera origine gastronomica della cucina piemontese va cercata nella civiltà contadina. Gli ayrali, le tipiche fattorie del paesaggio rurale canavesano, fino a poco più di cento anni fa, si sostentavano allevando animali e coltivando la terra. Il giorno della macellazione del maiale, si festeggiava con grandi cene, durante cui si consumava ogni parte dell’animale, sangue compreso. Si chiamano ferse, fresse o frisse, la parola deriva dal latino frixas, frattaglie arrostite, participio passato di frixare, friggere, da frigere. Vengono anche chiamate grive, tordi per la loro somiglianza come fagottino di carne al pennuto. La parola griva deriva dal occitano grivo o dal francese grive, con il significato di greco dovuto alla credenza che il tordo provenisse dalla Grecia. In piemontese la parola griva, tordo, è anche sinonimo di furbizia oppure il detto “ piè le grive”, patire il freddo da li il lemma “angrivil”, intirizzito dal freddo.
Favria, 6.11.2019 Giorgio Cortese

I donatori di sangue non sono remunerati, non perché non valgono nulla ma perché sono inestimabili. Vieni donare a Favria venerdì 8 novembre, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno di Te e grazie se fai passa parola.

Cordoglio e condoglianza
Due parole quasi simili usate in certe tristi circostanze quando si fanno o si porgono, il personale cordoglio e le proprie condoglianze. Cordoglio deriva dal latino cordolium, parola composta da cor, cuore e dolere, sentire dolore, afflizione grave. Condoglianza che significa partecipazione al dolore di una persona per un lutto che l’ha colpita, da condolersi, anche questa deriva dal latino condolere soffrire insieme, parola composta da con e dolere. Questa seconda parola se dava a pensare con la sua origine linguistica a un significato ampio, capace di comprendere in maniera versatile un vasto spettro di partecipazioni al dolore di qualcuno. Ma poi nella pratica il significato di questa parola si è immiserito ed oggi le condoglianze solo quasi esclusivamente la partecipazione al dolore di qualcuno colpito da un lutto, e l’espressione con cui si comunica questa partecipazione. Insomma è la classica parola da infilare al funerale come frase di circostanza, così come al compleanno si fanno gli auguri, al funerale si fanno le condoglianze. In altri termini, quando una cara persona patisce un lutto, difficilmente gli diremo solo “condoglianze”, ma viene spontaneo trovare un modo più autentico per partecipare al suo dolore, anche con le parole. Invece, in casi in cui la partecipazione sia più una forma di rispetto piuttosto che la conseguenza di una forte empatia, viene espressa ricorrendo a formule standard.
Favria, 7.11.2019 Giorgio Cortese

Donare fa bene anche alla Tua salute! Tu che mi leggi che aspetti? Vieni donare a Favria venerdì 8 novembre, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno di Te e grazie se fai passa parola.

Le foglie d’autunno.
Il pianto a dirotto del cielo malinconico bagna la terra mentre le leggiadre foglie abbandonano i floridi rami degli imponenti alberi. Le foglie nella loro discese verso terra sembra che danzino al ritmo della pioggia mentre il vento gagliardo soffia tra gli alberi. La notte incombente avvolge lenta le case e gli alberi e cela l’immensità dell’orizzonte.
Favria , 8.11.2019 Giorgio Cortese

Spesso un piccolo dono produce grandi effetti. Vieni oggi donare a Favria venerdì 8 novembre, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno di Te e grazie se fai passa parola.

10 novembre 1848!
“Bisognerebbe moltiplicare le scuole, le cattedre, le biblioteche, i musei, i teatri, le librerie…tutte le istituzioni in cui si medita… in cui si diventa migliori” Victor Hugo, 10.11.1848. Oggi inermi ed in silenzio, anno dopo anno assistiamo che da vent’anni i vari Governi che si sono succeduti non hanno mai sostenuto una politica di investimenti nella cultura, favorendo la morte annunciata della scuola e dell’Università e di conseguenza del futuro del Patrio stivale. Ma continuo ad essere ottimista che il prossimo anno sua migliore come il venditore di Almanacchi di leopardiana memoria nonostante che l’ignoranza sia una ottusa fortezza che non ha ponte levatoio!
Favria 9.11.2019 Giorgio Cortese

Ogni giorno pretendo che la vita debba avere un senso: ma la vita ha precisamente il senso che io sono disposto ad attribuirle.

Mawlid.
Mawlid, detto anche Maulid, Mulid, Mouloud è una festa islamica che celebra il compleanno di una santa persona: il 10 novembre si onora, infatti, la data di nascita del profeta Maometto Mawlid al-Nabi, che venne alla luce alla Mecca il dodicesimo giorno di Rabi Al-Awwal, terzo mese del calendario islamico, 53 anni prima dell’inizio del calendario lunare (detto anche dell’Egira), cioè nel 570 dopo la nascita di Cristo. Maometto nacque a La Mecca nell’anno 570 del calendario gregoriano. La data precisa della sua nascita non è però chiara: i musulmani sunniti osservano il compleanno il 12 ° giorno del mese islamico di Rabi ‘al-awwal, mentre i musulmani sciiti il 17 ° giorno. La ricorrenza non viene celebrata in tutto il mondo islamico nello stesso modo. E’ più sentita nei Paesi arabi del nord Africa e tra i musulmani sciiti, mentre è quasi completamente bandita in Arabia Saudita, dove la maggior parte dei musulmani sono wahabiti, e nei paesi dove sono forti i gruppi radicali salafiti come le regioni controllate dai talebani in Afghanistan o quelle controllate dai Shabab in Somalia. Le celebrazioni per la nascita del Profeta variano a seconda delle diverse comunità e famiglie, proprio perché all’interno del mondo musulmano si è a lungo discusso sulla liceità o meno di festeggiare un essere umano, in una religione che è orientata a celebrare solamente la divinità. I festeggiamenti, quindi, per alcuni prevedono parate all’aperto, per altri semplicemente la preghiera, la recitazione del Corano oppure la recitazione di versi della poesia islamica che ricordano la vita di Maometto. Una cena collettiva e i canti religiosi sono le pratiche più diffuse: gli egiziani celebrano questa festa con dolci tradizionali a forma di giocattoli per i bambini, che si consumano dopo la festa, e altri dolci ripieni di noci che si regalano il primo del mese per rafforzare i legami sociali e far sentire la festa ai più piccoli, mentre la sera del 12 tutta la famiglia si riunisce a tavola e consuma piatti tipici. Per i marocchini, il dolce speciale per questa occasione di festa è el Asida, una pasta di semola e miele. Mentre il cous cous è il piatto principale della cena, che ha luogo nella casa del più anziano della famiglia, insieme all’immancabile tè alla menta. Per gli algerini, l’ingrediente fondamentale di questa ricorrenza è l’Isawa, squadre di canti religiosi che raccontano della storia del profeta, mentre le donne s’impegnano fin dal mattino ad abbellire case e balconi con fiori di gelsomino e incensi.
Favria 10.11.2019 Giorgio Cortese

Mi viene da pensare la santità su questa povera terra è forse il colmo della gentilezza.
giorgio