Concerto di S. Cecilia a Favria – Hans Michael Frank e Anna Frank le due facce dell’umanità! -Basta poco. – La mediocrità rende mediocri- Rispettare le regole. – Storie di libri..LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Nella vita di ogni giorno in qualunque momento la musica soddisfa le mie emozioni
Concerto di S. Cecilia a Favria
Dicono che per fare buona musica bastano bravi musicisti. Allora i musici della Società Filarmonica Favriese sono dei veri talenti. Ogni volte che li ascolto provo sempre un sincero stupore di come dei volontari con la passione della musica riescano a rendere bellissimi dei brani musicali, con impegno, dedizione ed innumerevoli ore di prove sottratte ai proprio affetti ed al tempo libero. Sono decisamente in contrasto con molti concerti di professionisti in cui il fumo dello spettacolo cerca di nascondere il fatto che, ahimè, dell’arrosto non ci sia neppure l’ombra. Se volete fare una scorpacciata di buona musica non dovete mancare al concerto di S.Cecilia, SABATO 18 NOVEMBRE. SALONE POLIVALENTE, edificio Comunale alle ore 21,00 e dopo potrete ritornare a casa, sazi, almeno per un po’, di buona, buonissima, ottima musica.
Favria, 17.11.2017 Giorgio Cortese

La musica è vivere in armonia con il mondo, rende umani e, in un certo senso, permette proprio a noi esseri umani di entrare in contatto con Dio

Hans Michael Frank e Anna Frank le due facce dell’umanità!
In questi ultimi tempi ha fatto scalpore il disgustoso utilizzo di Anna Frank raffigurata con una maglia della squadra di calcio da parte dei “tifosi” della squadra cittadina avversaria. Questo evento mi ha fatto riflettere che oltre ad Anna Frank Frank una ragazzina ebrea tedesca che durante la Seconda Guerra Mondiale è costretta a nascondersi per sfuggire ai nazisti. Insieme ad altri sette compagni vive in clandestinità in una casa ad Amsterdam c’era in quel tempo anche un altro Frank. Ma ritorno alle peripezzie di Anna Frank che dopo due anni di clandestinità viene scoperta con i suoi famigliari e deportata nei campi di concentramento. Il padre di Anne, Otto Frank, è l’unico degli otto inquilini dell’Alloggio segreto a sopravvivere. Ed ecco il secondo Frank, la parte disumana, che porta lo stesso cognome Hans Michael Frank, anche lui tedesco ma nazista. Questo secondo Frank fu processato al processo di Norimberga per il ruolo avuto nella Shoah, in quanto complice della morte di milioni di ebrei e polacchi, e questo deve sempre essere ricordato. Questo abominevole boia fu condannato, e venne giustiziato tramite impiccagione il 16 ottobre 1946. Come si vede nonostante il cognome in comune e la medesima origine, entrambi tedeschi due vite diverse, due pensieri diversi e due morti diverse. Nel 1929 Anna Frank, il nome è italianizzato perchè il vero era Anne, con la famiglia sono emigrati in Olanda con la speranza di un visto per Inghilterra o America ma con l’invasione della Polonia e lo scoppio della seconda guerra mondiale rimangono come profughi ebrei intrappolati in Olanda. Nel settembre del 1939 Frank il lato oscuro dell’umanità viene nominato governatore generale della Polonia. Nel maggio del 1940 le le truppe tedesche invadono l’Olanda e dopo cinque giorni l’Olanda si arrende e viene occupata. La libertà di movimento degli ebrei viene sempre più limitata, Anna e la sorella Margot devono frequentare una scuola ebraica e Otto non può più essere il proprietario della sua azienda. Anna Frank mori di stenti nel febbraio-marzo del 1945 nel campo di concentramento nazista di Bergen-Belsen dove era stata deportata. Il maligno Frank viene catturato dalle truppe americane il 4 maggio del 1945, e tenta due volte il suicidio a distanza di pochi giorni tagliandosi le vene, ma senza successo. Dalla testimonianza di un giornalista Joseph Kingsbury-Smith che assistette all’esecuzione: “Hans Frank era vicino nella sfilata della morte. Egli fu l’unico dei condannati ad entrare nella camera con un sorriso sul suo volto. E, anche se nervoso e deglutiva sempre, questo uomo fu convertito al Cattolicesimo dopo il suo arresto, sentendosi sollevato alla prospettiva dell’espiazione per le sue cattive azioni! Come si vede in comune avevano ben poco pur chiamandosi entrambi Frank. Anna Frank nel suo diario pubblicato con il titolo “L’Alloggio segreto”, ricco di umana espressività e dal grande valore umano, ha lasciato e lascerà sempre una traccia indelebile nelle storia umana, dall’altra la vita oscura dell’altro Frank verrà ricordata solo per essere stato una belva e chiedo scusa agli animali! Ritengo sgraziati gli atti compiuti da persone che si professano tifosi ma sono solo dei teppisti. Si tratta di abietta ignoranza della storia e spero che vengano puniti con severità esemplare e senza precedenti. Per queste persone renderei obbligatorio leggere il libro di Anna Frank, la squallida storia dell’oscuro Frank e ed un viaggio ad Auschiwitz una volta almeno nelle loro vita.
Favria 18.11.2017 Giorgio Cortese

La musica mi tocca l’animo econ le melodie percorre vie dello spirito, fino a raggiungere meravigliose sensazioni.

La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro. Leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare.

Basta poco.
Ho trovato l’amico Fervido che mi ha parlato della felicità che è interiore, basta un sorriso per essere felice. Basta poco per essere felici! Sembra una banalità, forse un’utopia, ma non è così. Un raggio di sole in pieno inverno, il profumo del caffè, l’amico Fervido mi ha spiegato che che le piccole cose possono fare la differenza sul mio stato d’animo. Certi giorni la felicità è comprare un nuovo libro, mangiare un gelato all’aperto, e ridere di gusto per una sciocchezza. E si, certi giorni basta veramente poco per essere felice. Mi basta poco per ridere o per comuovermi. Mi ha detto che basta un piccolo gesto d’amore e Lui è felice. Proseguendo mi ha detto che forse il discorso può sembrare banale e scontato ma per essere felici basta veramente poco. La felicità sta sempre nelle cose più piccole che possono sembrare insignificanti, ma non lo sono. La felicità è ridere e scherzare, prendersi in giro. Essere felice è sentirsi vicino, nonostante tutto, a persone che vicine fisicamente però non lo sono. Certe volte è ricevere una telefonata inaspettata da un amico. Avolte, ha proseguito Fervido, essere felice vuole dire mangiare una pizza in compagnia di quell’amico che è cresciuto con te e che purtroppo si vede poco, ma che quando lo rivedi capisci che non è cambiato niente. La felicità è chiudere gli occhi alla sera e riaprirli al mattino sapendo di essere amati e alla sera nel chiudere gli occhi la consaèevolezza di essere in pace con Te stesso. Fervido mi ha detto che è felice quando si gode le piccole cose, i piccoli momenti, i sorrisi. A lui, basta poco per essere felice, una passeggiata, una chiacchierata con amici sinceri, una parola dolce, uno sguardo che dice “io ci sono”. Una mano tesa, un abbraccio sincero, un ciao o un va tutto bene pronunciato col cuore. Ecco, basta quel poco, anche solo un sorriso. Basta poco quanto basta, ma intriso di valore e di dolcezza. Basta poco per illuminare le giornate grigie e buie. A volte, questo poco è colmo di tutto, ed è più di un tanto che è solo vuoto e insignificante. Grazie Fervido, sei un grande anima bella che risplendi di luce propria. Le Tue rughe della saggezza hanno fatto della loro esistenza un valore autentico. Caro Fervido hai in Te una una bellezza che nessun vanto può emulare, una bellezza che non invecchia mai e nessuna statistica o grafico può misurare. Grazie Fervido, scrivo questa mail e canticchio sereno e spensierato, sono felice! Nella mia mente si è acceso uno strano meccanismo che mi porta a pensare in continuazione alle piccole cose che danno gioia. Sono davvero tante, centinaia, e senza rendermi conto ho scoperto il segreto della felicità. Ma ognuno di noi ha la propria personale lista di piccole gioie, assaggi di felicità spesso sottovalutati. Ora non vi resta che fare a vostra lista e buona felicità a tutti!
Favria 19.11.2017 Giorgio Cortese

Quando ascolto della musica il ritmo di queste melodie rivive in eterno nei miei ricordi tra fantasiose note e suoni armoniosi

La mediocrità rende mediocri
La capacità di semplificare significa eliminare il superfluo in modo che sia la necessità a parlare. La mediocrità rende mediocri e una ragione di più per interrompere questo circolo perverso, certo non è facile. Mi viene in mente Robert Musil, autore de “L’uomo senza qualità”: “Se dal di dentro la stupidità non assomigliasse tanto al talento, al punto da poter essere scambiata con esso, se dall’esterno non potesse apparire come progresso, genio, speranza o miglioramento, nessuno vorrebbe essere stupido e la stupidità non esisterebbe”. Ma senza scomodare Musil, viene in mente il racconto di fantascienza di Philip Klass, “Null-P“, pubblicato nel 1951 con lo pseudonimo di William Tenn. In un mondo distrutto dai conflitti nucleari, un individuo i cui parametri corrispondono esattamente alla media della popolazione, George Abnego, viene accolto come un profeta, è il perfetto uomo medio. Abnego viene eletto presidente degli Stati Uniti e dopo di lui i suoi discendenti, che diventano i leader del mondo intero. Con il passare del tempo gli uomini diventano sempre più standardizzati. L’homo abnegus, dal nome di George Abnego, sostituisce l’homo sapiens. L’umanità regredisce tecnologicamente finché, dopo un quarto di milione di anni, gli uomini finiscono per essere addomesticati da una specie evoluta di cani che li impiegano nel loro sport preferito: il recupero di bastoni e oggetti e così nascono gli uomini da riporto. Fantascienza, certo, ma per evitare un futuro di cui faremmo volentieri a meno, esiste una strada che parte dai piccoli passi quotidiani: resistere alle piccole tentazioni e dire no. Non occuperò quella funzione, non accetterò quell’incarico prestigioso e rifiuterò quel gesto di riconoscenza per non farmi lentamente avvelenare. Resistere per uscire dalla mediocrità non è certo semplice. Ma forse vale la pena di tentare. Tratto da “Mediocrazia” è il titolo dell’ultimo libro del filosofo canadese Alain Deneault, docente di scienze politiche all’università di Montreal. Il lavoro,La Mediocratie”, Lux Editeur, tradotto in italiano dall’editore Neri Pozza, con il titolo “La Mediocrazia”. Consiglio di leggerlo, merita.
Favria, 20.11.2017 Giorgio Cortese

Dietro ogni impresa di successo c’è qualcuno che ha preso una decisione coraggiosa. Quello che c’è da fare, bisogna farlo adesso perché il futuro non è promesso a nessuno.

Rispettare le regole.
Quanto volte sentiamo dire o affermiamo, siamo italiani e non osserviamo le regole. Spesso le regole si percepiscono come un impaccio. Mi rendo conto, pur ritenendo di carattere molto conforme alle regole che fatico ad accettare che certi miai comportamenti ci siano imposti o vietati. Certo vorrei fare sempre quello che mi piace o che mi fa comodo come ci fa comodo, senza il fastidio di sottostare, per esempio alla disposizione di sottoporre a revisione dlella mia vecchia auto che secondo me non ha mai. Ma regole ci sono ed esistono perché senza di esse non ci sarebbe la legalità del convivere civile. Ma che cosa è la legalità, la convenienza a rispettare la legge per evitare effetti dannosi per me e per i miei simili, ad esempio se passdo con il rosso al semaforo rischio di avere uno scontro con altra auto, di investire delle persone, insomma di fare del male a me stesso e agli altri. E poi rispettare le regole, la legge ha un secondo effetto positivo, che per me è importante, vivo serenamente e pensando al semaforo ed al codice della strada, se fosse rispoettato da tutti, ma proprio tutti, staremmo tutti molto meglio. Senza regole e legalità si vivrebbe sopportanto le prepotenze dell’arrogante di turno, avremmo i servizi in base alla simpatia personale e non in base alla regola, e scusate il gioco di parole che in democrazia pari diritti e pari doveri. Insomma la legalità non è una guerra tra guardie e ladri, quello era un gioco che facevo nelle sere d’estate da bambino ma la legalità vuole dire migliorare la qualità della vita di ognuno di noi. Per evitare come detto prima, che i prepotente e prevaricatori prevalgano sui deboli, e questo sta a noi nel stro quotidiano vigilare e denunciare, percè la giustizia. È alla basa della nostra società e permette alle persone deboli su non essere schiacciate dai forti, ma rispettate in quanto esseri umani. Al riguardo del rispetto delle regole Vi voglio raccontare un significativo epidodio accaduto ad un mio caro amico tanti anni fa era in un ristorante al mare e, come spesso capita, ad un certo punto ha dovuto accompagnare i figli piccoli al bagno, e fateci caso, normalmente lo chiedono esattamente quando è arrivata il tuo piatto, ma questa è un’altra storia. Sebbene si trattasse del classico ristorante per famiglie e non di una bettola di infimo ordine, sulla porta del bagno non mancavano firme e di scritte di vario genere, la figlia maggiore osservò la porta ornata e chiese, un po’ provocatoriamente: “posso mettere anche la mia firma?” Ecco, i bambini, le giovani generazioni ci mettono sempre alla prova per vedere come reagiamo. Il mio amico disse di no e la bambina di rimando: “metto una firma anche io, piccola, piccola, che problema c’è se ne aggiungo una in più?” la risposta, anche se può sembrare un poco retorica fu questa: “ Il problema c’è, perché se abbiamo delle regole, ed una di queste dice di non sporcare i muri, la si segue anche se altri non la seguono e anche se nessuno ti osserva e ti sanziona se lo fai.” Questo episodio mi fa riflettere che l’ambiente familiare e sociale e la cultura nazionale in xui si passano gli anni più formativi della propria vita, quali l’infanzia, l’adolescenza e la prima giovinezza, anni che plasmano il carattere delle persone in modo quasi definitivo. Pertanto, il rispetto delle regole, così come il rispetto per gli altri, va insegnato e coltivato sin dalla più tenera età sempre usato come stella polare e non in base alla convenienza del momento. Se già da piccoli si impara a imbrogliare, a non rispettare le regole, da grandi si darò per scontato e per normale evadere le tasse, passare con il rosso, cercare raccomandazioni, saltare la fila agli sportelli, non allacciare la cintura di sicurezza in automobile, portare a passeggio il cane e non raccoglierne le deiezioni con l’apposia busta. Ricordiamo che se governa la legge del furbetto chi è onesto paga due volte, la prima perché viene danneggiato da chi imbroglia, che danneggia anche se stesso, e la seconda perché viene anche deriso per averlo fatto. Personalmente non è questa la società in cui voglio vivere e lasciare alla future generazioni, dobbiamo tutti, ma proprio tutti iniziare a cambiarla anche nelle piccole cose. Certo esiste l’eccezione che se le regole sono ingiuste, leggi ingiuste, e in certi periodi storici ci sono state, durante la dittatura fascista che auguro a nessuno di sperimentarla mai, nonostante adesso alcuni sprovveduti ne parlino a vanvera della dittatura fascista. Contro le leggi ingiusto la disobbedienza, il non conformasi alle regole ingiuste, il non obbedire a queste leggi bestiali è giusto perché dove prevale la prepotenza ed il soppruso è giusto ribellarsi, costi quel che costi!
Favria 21.11.2017 Giorgio Cortese

Oggi viviamo nella cultura della sfiducia e dell’ansia. Ma la riscoperta di un valore dimenticato, l’ardimento, può cambiare tutto: il mondo e la vita quotidiana

Storie di libri
All’ingresso della biblioteca hanno tolto un cartellino appeso che diceva: “I bestiari devono restare fuori”. Poi entrando nella biblioteca, i vecchi libri raccontano che tra gli scaffali di quel libro bianco che perse la faccia quando si scoprì che l’avevano pagato con dei fondi neri, era un libro disonesto e non corretto e fu preso a bozze in faccia. Verso sera un libro d’ore arrivò molto stanco, si sfogliò e si mise sotto la sovraccoperta nello scaffale in alto. Un libro mise un annuncio economico: “AAA manuale cercasi per costruzione testo”. Sorpreso a rubare un portfolio in una galleria d’arte, un ex libris imprecò: “Sono fregiato!”. Un libro morì di un elzeviro sconosciuto. Un libro si fece visitare da un oculista, gli era entrato un opuscolo in un occhio. Giocando a filetto, un libro perse la camicia e il segnalibro. Un libro, rimasto invenduto, la buttò in politica e disse: “Mi hanno licenziato!” Dopo alcuni anni di matrimonio con un’appendice, un libro mise su la pancetta. Un facsimile vide l’originale e gli disse: “T’immaginavo più magro!” Un libro se ne stava sdraiato sul dorso a guardare il cielo brulicante di letterine luminose. D’un tratto vide cadere una letterina ed espresse un desiderio: “Mi piacerebbe avere una ristampa!” Un libro un po’ alticcio vide una libbra e cominciò a cantare come un libretto d’opera. Un libro preso dalla biblioteca pare che si chiuse a chiave dentro un comodino , disse all’incredulo lettore, di scoprire il mistero della vita. In una stanza della biblioteca sporgendosi dall’ultimo ripiano di una libreria, un libro ebbe una leggera librazione al capoverso. Personalmente ho visto un libro che espose in modo così chiaro le proprie idee che gli altri libri presenti esclamarono: “Parli come un libro stampato!” Un libro ebbe uno sconto e gli fecero subito una brossura. Appena sotto il torchio, un libro restò a bocca aperta e disse: “Che impressione!” Un libro galante offrì un cocktail ad una miscellanea e cercò di baciarla, ma ricevette un refuso. In certi periodi una dispensa cadeva in depressione e dispensava brutti pensieri. Pensate che un libro fu tradotto all’estero perché aveva avuto delle filigrane. Per non parlare del libro clandestino che fu schedato da un conservatore intollerante, che gli prese anche le impronte. Un libro fu stroncato da un recensore burbero che usò nei suoi confronti parole forti come “poco intelligente” e “«privo di compendio”. Mi hanno raccontato dei libri quando un volumone oblungo, con due tomi di torace, s’invaghì di una miniatura che tenerezza con li vicino un libro del XVI secolo con il cellophane di traverso, le calcografie, la pelle conciata male, il dorso rovinato, una piega morta ed altro ancora, si lamentava sempre della salute
Favria 22.11.2017 Giorgio Cortese

Nella vita non sono felici le persone ai quali appartengono grandissime ricchezze, ma coloro che si accontentano della loro sorte