Ciao, cerea!.-Cene sempre indimenticabili.-Res Gestae Favriesi. Teatro S.Carlo.-Addio sogni di gloria.-Cambiamo pagina, si alla bellezza!.-I due lupi della valle del Kalas nel Kafiristan…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Ciao, cerea!
Una di queste mattine pensavo a ciao e cerea e a modi di salutare che esistono nelmondo? Qui in occidente siamo abituati che ci presentiamo con una bella stretta di mano, oggi è il saluto più diffuso nel mondo tant’è che ormai anche paesi con usanze diversissime dalle nostre lo conoscono e si sono abituati a di ricambiarlo, soprattutto nel mondo degli affari. Oggigiorno stringere la mano infatti è un modo di salutare che va ben oltre il Patrio Stivale e che equipara tutta l’Europa e l’Occidente in generale, inglobando anche paesi agli antipodi come la Nuova Zelanda. In Nuova Zelanda tra i Maori, la popolazione indigena, si saluta avvicinando i nasi, la punta per essere precisi, ben tre volte e molto velocemente. Questo saluto tradizionale si chiama Hongi che in italiano possiamo rendere con “condivisione del respiro della vita“. Infatti, la particolarità del saluto è che che si preme il proprio naso contro quello dell’altro, delicatamente, quasi condividendone il respiro. Sempre nell’Oceano Pacifico e precisamente alle isole Hawaii, invece, si saluta con il braccio alzato in alto, il pollice teso verso la bocca, il mignolo in aria, le altre dita piegate e la mano viene fatta ondeggiare. Questo gesto chiamato shaka che per noi ricorda un po’ l’invito a bere deriva in effetti dal momento storico in cui i navigatori spagnoli approdati per la prima volta sulle spiagge dell’isola, cercando di fare amicizia con gli abitanti, li invitarono con questo gesto a fare una bevuta insieme. Se ci spingiamo nell’Indocina, in Malesia la persona che saluta si prende le spalle con le mani incrociando le braccia sul torace ed invece in Thailandia, quando ci si saluta si inchina leggermente il capo con le mani giunte. In Cina, la stretta di mano occidentale è ormai accettata ma con qualche aggiunta. I cinesi, infatti, di solito abbassano anche un po’ gli occhi in segno di rispetto. In Giappone, infine, è famoso l’inchino con le mani e gli occhi abbassati che noi utilizziamo ancora oggi nel teatro quando gli attori si inchinano al pubblico che applaude. Ma in Giappone la profondità dell’inchino dipende dall’importanza della persona cui è rivolti. Invece a Taiwan, quando ci si saluta, la mano destra copre il pugno sinistro e poi le due mani premono contro il cuore, in segno di grande rispetto. In Russia è comune nel salutare dare una stretta di mano vigorosa, quando si incontra qualcuno per la prima volta mentre la seconda potrebbe già offrirvi un abbraccio, ma gli se gli uomini russi solitamente baciano le guance dei loro ospiti, uomini o donne non fa differenza, le donne russe si limitano a stringere la mano agli stranieri e riservare i baci solo ai loro compatrioti. Nei paesi di cultura araba la stretta di mano leggera è frequente tra gli uomini ma non con le donne.. Un altro modo di salutare è, sempre tra gli arabi maschi di abbracciarsi e baciarsi sulle guance oppure toccarsi con la mano il torace, poi le labbra e infine la fronte. Quest’ultima ritualità gestuale trasmette un messaggio profondo e significa:“ Ti do il mio cuore, la mia anima, il mio pensiero”. Ma in Asia bisogna stare attenti nel dare la mano in alcuni paesi asiatici non è educazione toccare l’altra persona! Per finire nei paesi molto freddi i gesti di contatto sono difficili da praticare per la grande quantità di abiti indossati. E dunque ben venga il saluto con la pacca sulla spalla. Un cenno a parte merita, poi, il kunik della cultura Inuit, il bacio eschimese, un saluto che di solito è fatto solo in famiglia e tra persone care. Si fa premendo il naso e il labbro superiore contro la persona di fronte. Nel fare questo, una leggera annusata del volto è un segno di grande affetto! Da noi nel Belpaese, Buongiorno è un saluto formale che di solito, si usa sino alla una di pomeriggio. Alcuni utilizzano anche buondì,, con dì al posto di giorno. Dopo l’una sino alle cinque del pomeriggio si usa il saluto formale di “Buon pomeriggio”. Dopo le cinque si usa il Buonasera e poi il “Buonanotte”, quando si sta andando a dormire e si augura una notte serena. Se si continua la serata e non si va a dormire si può dire buona serata, buona nottata o buon proseguimento. Poi si usa l’Arrivederci alle persone che si augura di rivedere. Interessate l’origine del saluto ad una persona che non si rivedrà presto, Addio, che deriva da “vi affido, vi raccomando a Dio”. Al telefono viene usato “pronto” per rispondere al telefono all’inizio della telefonata. E’ invariato sia maschile che femminile e anche le donne dicono “pronto”, non “pronta. Alla fine della telefonata viene usato “ a risentirci” quando ci si saluta alla fine della telefonata. Alcune persone quando li incontro usano dire “Salute” per augurarmi appunto salute. Altri usano “Salve” che deriva dal latino “salvus” sano, salvo. Arrivo ai saluti cerea e ciao del titolo, cerea è un saluto piemontese per il commiato, cioè quando ci si separa e si usa anche arveddse, arrivederci. Il termine cerea, è una forma di saluto in origine rispettosa, ovvero serèa, con il significato di “signoria”, sere significava infatti signore. Un po’ come “ciao” deriva dal veneziano “sciao” nel senso di “schiavo vostro”, quindi, cerea è un saluto alla “signoria”, usato come titolo di rispetto. In Germania e Austria troviamo l‘equivalente “servus”, cioè “servo”. E allora ciao e grazie di avermi letto
Favria, 23.11.2017 Giorgio Cortese

Certi giorni mi prendo delle manciate di tempo, solo per sognare e per pensare a che cosa voglio davvero nella mia vita.

Cene sempre indimenticabili.
La cena a casa di Pasquale e Pansy è un appuntamento annuale da non perdere. Essere invitato a casa loro è un onore. E’ molto di più di una cena tra amici, ma un piccolo convivio dove Magda, Sergio, Roberto e Pino con i padroni casa portano un valore aggiunto con le loro personali eccellenze alla cena. Lasciatemelo dire, più che una cena è un piccolo convivio dove ognuno apporta la sua umanità e le sue competenze. Bravissima Pansy che hai dimostrato che in cucina non serve solo la fantasia, ma anche intuizione, genialità e amore per l’azzardo servendo piatti nuovi che sono stati prelibati! Carissima hai messo passione in ogni piatto che sono unici nella loro gustosa semplicità. Pasquale, hai aperto delle bottiglia di vino che odoravano di Toscana. Il vino il nettare divino che dona un inebriante vigore, porta allegria e accompagna il buon cibo, il superbo bollito e l’insuperabile agnello con quella salsa inglese che ha donato alla bellissima tavola imbandita, quel non so che di reale. Non posso che dire: “fenomenale” del Barolo chinato, vino con aggiunta di China calisia, radice di rabarbaro, genziana e seme di cardamono una medicina naturale contro il raffreddore. Nell’Ottocento a Torino dove è nato era venduto in farmacia come “medicinale”, il vino che dicono che fa sempre sangue unito alla china il balsamo di tutti i mali. Sorseggiando questo vino chinato non si può non sentire in bocca la forza del Barolo, i suoi tannini, che farebbero bene al cuore con la dolcezza amabile della china. Poi al momento dei dolci nessuno di noi aveva più fame, ma è proprio questo il bello del momento dei dolci dove si riesce a cogliere tutta la loro raffinatezza solo quando voluttuosi entrano nel palato non per placare la fame, ma solo per gustare, già sazi tutta la profusione di dolcezza zuccherina che ricopre le papille gustative inebriate in tutta la loro benevolenza. Ringrazio ancora per il gradito invito i padroni di casa e tutti i commensali, grazie di cuore
Favria, 24.11.2017 Giorgio Cortese

Lavorare insieme significa vincere insieme. Nessuno può fischiettare una sinfonia. Ci vuole un’intera orchestra per riprodurlo.

Res Gestae Favriesi. Teatro S..Carlo
A Favria esisteva un piccolo teatro denominato San Carlo, era attivo entro il 1907, dislocato dietro la chiesa parrocchiale e corredato di platea e galleria. Venne poi utilizzato come cinema e ristrutturato intorno al 1954, ancora nel 1963 e poi dismesso dopo gli anni ottanta del secolo scorso.
Favria, 25.11.2017 Giorgio Cortese

Oggi mi riprometto di guardare il mondo con occhi nuovi, di colorare la mia giornata d’ottimismo! Ma questo proposito dipende solo da me, dal modo in cui affronto le piccole cose della vita. Se voglio essere felice mi devo impegnare sempre per essere davvero felice.

Addio sogni di gloria.
Siamo la Patria del Melodramma, sognavamo di servire alla Svezia il classico piatto freddo, quello della “vendetta” per qualificarci ai mondiali ed invece è calato il sipario e ci rendiamo conto che abbiamo una italietta a tratti pure comica. Per chi sognava una festa di piazza gli rimane solo quella virtuale dei social. Che tristezza, ritorniamo dopo novanta minuti di “ nazionalismo” che è l’unica consolazione dei popoli poveri all’amara realtà quotidiana dove l’economia nonostante i roboanti proclami stenta, i poveri diventano sempre più poveri ed i ricchi sempre più ricchi. Il calcio italiano è lo specchio del Paese reale, confuso e infelice. Nel vedere questa italietta, mi sembra di vedere le ultime generazioni, attanagliate dall’incertezza nel lavoro e quelle già attempate che intravedono la pensione come un miraggio che si sposta sempre pìù avanti. Che volete farci siamo il Bel Paese dei santi, navigatori, master chef e pallonari e a S.Siro è finita l’avventura del signor (B)Ventura e ci confermiamo ancora una volta una armata brancaleone in un paese di iene
Favria 26.11.2017 Giorgio Cortese

Ho tanti difetti ma non scappo mai da una sfida perché ho paura. Piuttosto corro verso di essa, perché l’unico modo per sfuggire alla paura è calpestarla sotto i miei piedi

Cambiamo pagina, si alla bellezza!
Cambiamo pagina! Sono disgustato da questa politica urlato ma voglio continuare a sperare che dietro questi urli e queste porcherie che brille nonostante tutto la nobile parola che ci viene derubata a noi in genere cittadini, contribuenti e votanti: la politica. Spero che la politica ritorni ad avere le qualità e le motivazioni del servizio, che deve essere autorevolezza ma umile, onesta e coerente. Purtroppo oggi il nuovo che avanza quelli che voglio fare il mondo nuovo dei gufi, grilli volpi aquile squali, che vogliono andare a maturare le pensioni a ottobre per parlamentari fanno schifo! Questa schifezza mi fa venire il volta stomaco. Mi fa schifo sentire vedere 24 al giorno delle facce di volti nuovi, della politica urlare e prendersi in giro. Mi fa venire il volta stomaco vedere come a parola si proclamano onesti e poi vengono sorprei con le mani nella marmellata . Se è questa la politica allora questa non è politica ma malaffare, perche con il malaffare non andiamo da nessuna parte perchè allora il domani è peggio di ieri. Ma io la speranza che dagli errori riusciamo a correggerci dalle cadute ed alzarci anche se questi errori e con queste cadute siamo sempre noi gli ultimi pagare, mentre quelli che gridano e promettono fuoco e fiamme non pagheranno mai. Anzi più sbagliano e meno pagano e E ora di finirla che chi sbaglia non paghi!
Favria, 27.11.2017 Giorgio Cortese.

Certe persone sono ciò che fingono di essere, ma devono stare sempre attente a ciò che fingono di essere.

I due lupi della valle del Kalas nel Kafiristan
L’amico Fervido mi ha raccontato questa bella favola che narra di due lupi che stavano passeggiando nel bosco nella valle del Kalas nel Kafiristan. Ad un certo punto si persero. Dopo un po’ venne un temporale, ma per fortuna videro una caverna ed entrarono. Decisero allora di dormire lì per quella notte. L’ indomani si alzarono, sentirono dei rumori e apparve davanti a loro un orso che disse: “Avete invaso la mia tana e ne pagherete le conseguenze!!! Idue tagliarono la corda abbaiando: “A i u t o o!! “ Mentre l’ orso emetteva un n brontolio sordo e minaccioso: “ Venite quaa!!” Ad un certo punto i due lupi si fermarono e dissero ringhiando: “ Sfidiamoci!” Cominciò una sfida con i due lupi che attaccavano di qua e di là ma invano. Il lupo più grande era molto furbo mentre l’ altro era meno furbo. Il maggiore visto che erano arrivati al limitare del bosco, vicino ad un dirupo, decise, quindi, di far salire il fratello sulla sua schiena e di farlo saltare addosso all’ orso, che cadde nel precipizio. La morale della favola è: “L’ unione fa la forza!
Favria, 28.11.017 Giorgio Cortese

Ogni giorno devo comportami come il corridore che ha il momento più esaltante non quando taglia il traguardo da vincitore ma invece quando decide di scattare e poi decide di andare avanti e continuare anche se il traguardo è lontano e la fatica si fa sentire.