Belle e la Bestia.. Quando alle donne era proibito portare i pantaloni.-Equal Credit Opportunity Act!-Christine, la femminista ante litteram. – La ferocia di noi umani! – Porri, narcisi ed asfodeli – Laico – Duna o tombolo!…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Belle e la Bestia.
Sabato 10 marzo a Favria nel Salone Polivalente, Centro Giovani, via Barberis lo spettacolo pomeridiano ore 16,30. Belle e la Bestia di Gioacchino Inzirillo. Ispirato ad una delle più belle fiabe di tutti i tempi, questo musical coinvolgerà grandi e piccini in un mondo fantastico fatto di musica, di magia e di divertimento. La Bestia dovrà imparare ad amare e a farsi amare a sua volta e solo Belle potrà spezzare l’incantesimo gettato sul castello e sui suoi abitanti da una fata. Un invito ad andare oltre le apparenze: preparatevi a guardare con il cuore! Coreografie di Gabriele de Mattheis – Regia di Gioacchino Inzirillo. Per prenotazioni cell 3392230882. Oppure presso il Centro Giovani il mercoledì ore 15-18
Favria, 5.03.2019 Giorgio Cortese

Oggi è finito il carnevale, gli hanno fatto il funerale.

Quando alle donne era proibito portare i pantaloni.
Nel 1800, il capo della polizia di Parigi dichiarò che le donne dovevano chiedere l’autorizzazione alla polizia prima di indossare abiti da uomo. La legge subì diverse modifiche nel 1892. Nel 1969, l’allora capo della polizia di Parigi chiese al consiglio comunale di abrogare la legge. La risposta fu un rifiuto, motivato dal fatto che la legge avrebbe potuto diventare nuovamente necessaria a causa della natura imprevedibile della moda. Un altro tentativo di far abrogare la legge è fallito nel 2003, dopo che il ministro incaricato dell’uguaglianza di genere ha affermato che non era necessario modificare l’ordinanza in quanto non era applicata Finalmente il divieto per le donne di indossare i pantaloni in Francia è stato abrogato il 31 gennaio 2013. E in Italia? Il fascismo si scagliò contro le donne in pantaloni perché tradivano la femminilità e la maternità ed erano in parte responsabili della “decadenza”. Ma il divieto non scritto di mettere i pantaloni è sopravvissuto in alcune zone d’Italia anche a regime caduto, almeno fino alla fine degli anni 80. È infatti nel 1989 che Lara Cardella diede alle stampe il best seller “Volevo i pantaloni”, dove racconta come in alcune zone della Sicilia le donne erano bollate come prostitute quando indossavano i pantaloni.
Favria, 6.03.2019 Giorgio Cortese

Ogni giorno è festa per le donne se le vedrò sorridere, soprattutto quando la loro serenità darà voce alla libertà. L’augurio a tutte le donne è questo, non di parole ma di gesti costruiti sulla più bella forma di rispetto.

Equal Credit Opportunity Act!
Alla fine del 2017 negli Usa c’erano 364 milioni di carte di credito attive. Considerando che gli Usa hanno 324 milioni di abitanti, si può dire che ci sono più carte di credito che persone. Anche per questo motivo suona strano scoprire che fino al 1974 non tutti potevano possederne. Alle donne per esempio era vietato. O meglio, per avere una carta di credito, una donna aveva bisogno che il marito firmasse la richiesta alla banca. E anche quando le donne lavoravano ed erano indipendenti, le banche concedevano loro un credito minore rispetto agli uomini. Una discriminazione durata fino al 1974, quando il Congresso ha approvato l’Equal Credit Opportunity Act, che rende illegale discriminare qualsiasi richiedente carta di credito in base al sesso, alla razza, alla religione.
Favria, 7.03.2019 Giorgio Cortese

Auguri a tutte le Donne che sono l’amore più bello con il quale Dio ha deciso di mettere al mondo la vita.
Christine, la femminista ante litteram.
Recentemente ho letto un libro e il nome Christine de Piran dice poco. Questa donna nasce a Venezia nel 1365, suo padre si chiamava Tommaso, faceva il medico ma soprattutto l’astrologo. Quando Cristina a 4 anni si trasferisce in Francia alla corte di Carli V. Bisogna dire che l’astrologia allora era una scienza, come scriverà la protagonista di questo racconto, in un libro dei 1407 “Del corpo politico”. Allora l’astrologia non era arte e malvagia menzognera, ma una scienza talmente complessa, legata alla visione dell’universo di Tolomeo e di Aristotele. Cristina, ragazza, brillante, incoraggiata dal padre, impara il latino e greco, musica e a leggere tanto di filosofia, di storia e di religione. A 15 anni viene data in sposa dal padre al notaio e funzionario di corte Etienne Castel. Ormai donna ha due figlie conduce una vita normale come tutte le donne del tempo ma poi gli muore prima il padre è poi il marito. A 25 si trova vedova con tre figlie e l’anziana madre a carico in quel periodo c’era ha guerra dei 100 anni e la vita era molto grama. Cristina con la sua cultura e con i rapporti che aveva corte si mette a scrivere ballate, poesie, liriche che hanno grande successo. Attraverso questi lavori riceve il sostegno di mecenati che la spingono a confrontarsi su altri temi più alti, filosofici e politici. Una società maschilista del tempo è una suffragetta ante litteram. Christine “Nella città delle dame”, pubblicato tra il 1404/ 1405 dove attacca tutti quei filosofi e scrittori tra cui Boccaccio che hanno accusato le donne di stupidità, di lussuria, di incapacità e di tutti quei difetti che le rendono per i maschi indifese e socialmente deboli. Cristine, nell’opera costruisce una città ideale rappresentata da esemplari di miti classici rivisitati, di profetesse, di Sante che, con il loro contributo, hanno permesso di ottenere risultati eccezionali nelle arti, filosofia, nella politica. La città costruita da Christine permette di raccontare delle donne con una propria, una vera contro storia del genere umano maschilista, tutta al femminile, affascinante per la vastità e varietà dell’apporto delle donne al mondo. Cristina rivendicò un diverso ruolo della donna, nella civiltà medievale e cercò con il proprio esempio e la propria cultura di influenzare il pensiero di allora per la ricerca di un nuovo mondo possibile il Libro è di Gianluca Briguglio. Il pensiero politico medievale editore Einaudi, pagine 235 € 21,00, molto interessante!
Favria 8.03.2019 Giorgio Cortese

Buon 8 marzo a tutte le donne. Nel cuore di una donna entra tutto e anche di più!
La ferocia di noi umani!
La frase latina, homo homini lupus è la considerazione amara e pessimistica, secondo cui la latura dell’uomo è tale da renderlo feroce con i propri simili. E’ un modo per sottolineare lo spirito egoistico del singolo, pronto ad azzannare gli altri per avere il sopravvento. Il detto latino risale a Plauto che nel secondo atto della commedia “Asinaria”, utilizza i seguenti versi nella scena quarta: “lupus est homo homini.” Una sentenza ripresa nei secoli successivi da filosofi e letterati, per ribadire l’inevitabile ed istintiva reazione dell’individuo nelle ordinarie pratiche finalizzate alla sopravvivenza. Questo detto latino è stato, di volta in volta, adattato e rimaneggiato a seconda delle circostanze, da Erasmo da Rotterdam, che nei suoi “Adagia”, pose la questione in termini di ambigua alternanza: “L’uomo con gli uomini o è un dio o è un lupo.” Per arrivare ad Antonio Gramsci che nei sui “Quaderni del carcere” coinvolse nella sua argomentazione anche altre categorie: “L’uomo è un lupo con l’uomo, la donna è ancora più lupo con le donne, il prete è il più lupo di tutti con il prete”. Ma il significato dche diamo oggi è quello attribuito da Plauto e viene usato sul piano verbale per giudicare con umana rassegnazione e con un certo fatalismo il comportamento riprovevole di persone che si sono macchiate di brutalità verso i nostri simili.
Favria, 9.03.2019 Giorgio Cortese

Gentile è chi mi legge negli occhi e sorride. Gentile è chi mi sfiora con le parole. Amo i fortemente gentili. Ogni giorno mi sforzo di essere gentile quando possibile. Ma è sempre possibile!

Porri, narcisi ed asfodeli
Il primo marzo nel Galles è St. David’s Day, festa del santo patrono. Il paese britannico ha la peculiarità di avere due simboli, il porro, leek e il narciso, daffodil, e il motivo è linguistico: in gallese le due piante hanno nomi simili, cennin e cennin Pedr, porro di san Pietro, da cui la confusione e il doppio simbolo. Il nome inglese daffodil ha un’etimologia curiosa: fino al XVI secolo si chiamava affodil, a cui poi è stata aggiunta una d iniziale di cui non è ben chiara l’origine. Affodil, dal latino affodilus, variante di asphodelus dal greco, era entrato in inglese come nome dell’asfodelo, in inglese moderno asphodel, ma poi era stato erroneamente attribuito al fiore noto anche come narcissus. Le due piante però non si assomigliano: il daffodil che cresce spontaneo nel Regno Unito infatti è il trombone, Narcissus pseudonarcissus, con fiori gialli campanulati, mentre l’asfodelo ha fiori bianchi in racemi. In inglese moderno daffodil e asphodel sono quindi allotropi o meglio doppioni: parole di una lingua che hanno la stessa etimologia ma sfumature stilistiche oppure significati diversi. Narcissus in inglese indica il Narcissus poeticus, il fiore in cui è stato trasformato il personaggio della mitologia greca. Il sostantivo narcissism da cui deriva la parola italiana narcisismo, è stato coniato dallo studioso inglese H. Ellis alla fine del XIX secolo e ha una peculiarità: due lettere diverse, s e c, rappresentano lo stesso fonema /s/ mentre la lettera s rappresenta due diversi fonemi, /s/ e /z/. Concludo con una coincidenza che ci fa ritornare ai simboli del Galles: in italiano l’asfodelo è conosciuto anche come porraccio e porrazzo, entrambi derivati da porro con suffisso peggiorativo. Un altro nome, ora obsoleto, era affodillo.
Favria, 10.03.2019 Giorgio Cortese

Ogni giorno porci un obiettivo è la più forte forza umana di auto motivazione

Laico
Tra le parole più in voga, laico occupa uno dei primi posti. In particolare si parla molto di partiti laici e di polo laico, che nella terminologia politica indicano i partiti dell’arco costituzionale non confessionali, come invece sono stati il partito comunista e la democrazia cristiana. In particolare, il polo laico comprendeva i socialisti, i socialdemocratici, i repubblicani, i radicali e i liberali. Una curiosa locuzione è invece fecondatore laico, con cui viene definito lo specialista che esegue la fecondazione artificiale di bovini e suini. Nel linguaggio comune il laico è chi non fa parte del clero, chi non ha ricevuto gli ordini sacerdotali. Il frate laico, per esempio, è il frate che non è sacerdote, ed è in genere il religioso destinato ai servizi della comunità. L’etimologia di questa parola risale al latino ecclesiastico laicus, preso a sua volta dal greco laikòs, che significa ‘proprio del popolo’, quindi non dei sacerdoti
Favria 11.03.2019 Giorgio Cortese

Ci sono molti libri di foglia perenne, e molti libri di foglia caduca

Duna o tombolo!
Quando parliamo di dune pensiamo ad una altura sabbiosa instabile ammassata dal vento nei deserti e sulle coste sabbiose. La parola duna ha una sonorità morbida che ci porta a pensare ai deserti del Nord Africa, al Magreb, con dune del deserto, a si un erg sabbioso a perdita d’occhio, arroventato dal sole o inargentato dalla luna,. Beh li ci sono le dune ma questa parola non nasce dal deserto ne dall’arabo ma dell’antico olandese con il significato di altura ed è di origine celtica. In francese dune significa colle di sabbia, e da lì diventa un termine internazionale. In italiano lo si trova nel Cinquecento.. Nome popolare, poi nome scientifico, ha avuto fortuna universale: ma come possono essere diversi, i monti di sabbia ammucchiati dal vento. Se poi so vuole usare un termine italianissimo esiste “tombolo”, dal altino tumulus, tumolo, monticello, da non confondere von la parola tombolare, dall’antico italiano tombare che arriva dal francese tomber, cadere, ma qui cadiamo in un’altra parola
Favria, 12.03.2019 Giorgio
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