Auguri al Centro Incontri Pensionati.-Condividere ciò che è utile e buono.-Gennaio. Solstizi, equinozi, calendari .- Da Jobil a Jubilum, che sia un anno gioioso. – LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Auguri al Centro Incontri Pensionati.
Anche quest’anno è giunto al termine e in proposito come Direttivo Fidas Favria, Vi vogliamo ringraziare per la Vostra collaborazione. Grazie della Vostra disponibilità, dei Vostri sguardi con gli occhi brillanti che ci raccontano del Vostro passato come fosse ieri. Per l’anno nuovo Vi auguriamo di conservare sempre il sorriso sulle labbra anche se a volte è davvero difficile. Vi auguriamo di avere sempre la forza di rialzarvi a tutte le cadute, che possiate continuare a farci apprezzare con la Vostra esperienza le cose importanti della vita, della semplicità delle piccole cose che infondo felicità nell’animo. Grazie alla Vostra esperienza perché ci date la fiducia, merce oggi molto rara, di sapere che dietro ogni nube c’è sempre un raggio di sole e dopo ogni temporale un bellissimo arcobaleno. Grazie! Auguri per un anno più sereno, più felice e più sincero.
Buon anno con tutto il cuore. Happy New Year.
Giorgio Cortese per il Direttivo e donatori Fidas Favria

Ci si aspetta un anno ricco di promesse, le richieste sono tante, fortunato chi realizza i propri sogni. Personalmente Ti auguro che i dolori del 2015 diventino gioia nel 2016 e voglio augurare un lavoro che aiuti a vivere. È strano, ma è così: senza lavoro si vive male o, addirittura, non si riesce a vivere. Buon 2016.
Auguro a tutti quello che Vi serve per vivere un nuovo anno al meglio: pazienza per ciò che non sopportate, coraggio per le difficoltà, determinazione per i Vostri progetti, rispetto per chi amate, amore per chi Vi ama, lealtà per chi Vi vuole essere amico, intraprendenza e genuina passione per i Vostri quotidiani traguardi, serenità per le Vostre passioni. Auguri!
Gennaio 2016 Giorgio Cortese

Della vita ogni giorno cerco di farne un magnifico sogno che poi cerco di trasformalo in realtà

Condividere ciò che è utile e buono.
Ritengo che tutti noi, dobbiamo tutti come favriesi condividere ciò che è utile e buono, come la crescita della nostra Biblioteca, lasciando perdere eventuali inutili divisioni o del gufare contro, male non solo Favriese ma Italico a tutti i livelli. Invito pubblicamente tutti con grande senso di responsabilità di agire, con l’atteggiamento che personalmente chiamo il “di più”. Ovvero una “ scelta gratuita” di servizio agli interessi primari della nostra Comunità, riconoscendo che questo argomento è utile e buono per tutti, anche a prescindere da chi lo dice. Di affrontare eventuali punti di vista differenti con l’arma del dialogo che ricuce, grazie ancora buon lavoro a tutti
Favria, 2.1.2016 Giorgio Cortese

Nella vita di ogni giorno ci sono momenti in cui servono praticità e concretezza, perché il tempo vola portandosi via discorsi vuoti, vane promesse e le molte occasioni per iniziare il mio futuro.

Gennaio. Solstizi, equinozi, calendari
Quando comincia l’anno? Il 1° gennaio, naturalmente, cioè il prossimo mese. “Naturalmente” fino a un certo punto, perché la data del 1° gennaio non è affatto “naturale”: se lo fosse, dovrebbe essere riferita all’anno astronomico, cioè agli equinozi di primavera o d’autunno, oppure ai solstizi d’inverno o d’estate. Il 1° gennaio, invece, pur essendo vicino al solstizio d’inverno, non ha correlazioni astronomiche e la scelta del primo giorno di gennaio come Capodanno fu arbitrariamente decretata nel 1564 da Carlo IX, re di Francia, tenuto sotto tutela dalla madre, Caterina de’ Medici, fino al 1563. Carlo morirà ventiquattrenne nel 1574, due anni dopo la strage di S. Bartolomeo da lui avallata. Nell’antichità il calendario legale seguiva più fedelmente il calendario astronomico. Per gli Egizi, l’anno incominciava dopo il solstizio d’estate, intorno al 18 luglio, quando cominciava la piena annuale del Nilo. Questo momento privilegiato cadeva alcuni giorni dopo il plenilunio, ovvero con il primo movimento ascensionale del fiume, e segnava il ritorno alla vita di Osiride, il risveglio del Paese e il nuovo vigore del faraone.Presso i Fenici l’anno incominciava intorno all’equinozio d’autunno, 21 settembre, e altrettanto avveniva in alcune città dell’antica Mesopotamia. A partire dalla prima dinastia babilonese, II millennio a.C, il capodanno fu stabilito in base all’equinozio di primavera. A Sparta, a Delfi, a Efeso e in Macedonia l’anno esordiva con l’equinozio d’autunno. A Olimpia cominciava intorno al solstizio d’estate, mentre a Delo aveva inizio con il solstizio d’inverno. Ad Atene, l’inizio dell’anno coincideva con il plenilunio successivo al solstizio d’estate. Nel complicatissimo calendario lunisolare degli Israeliti, Nisan era considerato il primo mese dell’anno, cioè intorno all’equinozio di primavera, e la festa di Pasqua cadeva il quattordicesimo giorno di questo mese. E nel primo giorno di Nisan veniva celebrata la Rosh ha-Shanah, festa di inizio d’anno, corrispondente all’anniversario della creazione del mondo e del sacrificio di Abramo. Nell’antica Roma l’anno prendeva il via intorno all’equinozio di primavera, ma fu Giulio Cesare a fissare la data del 1° gennaio per inaugurare l’anno. Presso i Galli l’anno partiva dal solstizio d’inverno e nel sesto giorno della lunazione precedente i druidi si riunivano presso il villaggio dei Carnuti, Chartres, per celebrare l’evento al gridando auguri per l’anno nuovo. Anche in India il nuovo anno tamoul si celebra nel solstizio d’inverno. È nel quinto secolo che i Padri ella Chiesa d’Occidente scelsero la data del 25 dicembre per celebrare la nascita di Cristo, mentre la Chiesa d’Oriente preferì la data del 6 gennaio. Il 25 dicembre, pertanto doveva coincidere con l’inizio dell’anno, ma a causa del persistere delle tradizioni pagane legate alle calende di gennaio, almeno dal VI secolo si festeggiò il 1° gennaio. Gli ultimi tre giorni di gennaio sono detti giorni della merla. Questo mi ricorda una simpatica storiella, di cui presumo l’autore sia ignoto. “Questa è la storia di quattro persone chiamate Ognuno, Qualcuno, Ciascuno, Nessuno. C’era un lavoro urgente da fare e Ognuno era sicuro che Qualcuno lo avrebbe fatto. Ciascuno avrebbe potuto farlo, ma Nessuno lo fece. Finì che Ciascuno incolpò Qualcuno perché Nessuno fece ciò che Ognuno avrebbe potuto fare”.È una semplice parabola che registra una vicenda destinata a ripetersi chissà quante volte nell’arco dell’anno, incarnando quella malattia della società che è lo scaricabarile, l’inerzia, l’indifferenza, il ricorso all’alibi per sottrarsi a un impegno personale, destinato a creare un beneficio anche per gli altri. Noncuranza, trascuratezza, negligenza, disinteresse alla fine corrompono la democrazia, sporcano le nostre città, inquinano l’ambiente, debilitano la sensibilità etica. Si è pronti forse ad essere esigenti sui propri diritti, vomitando insulti di fronte alla più piccola difficoltà o contrarietà. Ma di fronte ai propri “doveri” si batte subito in ritirata accampando ogni genere di scusa. Lo scrittore inglese Oscar Wilde ironizzava affermando che “il dovere è quello che ci aspettiamo dagli altri”. Proprio come suppone la storiella citata, emblema di un egoismo ottuso che scardina il tessuto della convivenza. Ritroviamo, perciò, la responsabilità dell’essere tutti già da questo mese un “Ognuno” con un compito, prima di diventare tutti un vuoto e inerte “Nessuno”
Favria 3.1.2016 Giorgio Cortese

Certi giorni mi sento simile a quelle piccole candele che si piegano al calore; non ho la rigidezza dei grossi ceri che però sono di legno: vuoti e falsi. Io sono un debole, ma sono vero

Da Jobil a Jubilum, che sia un anno gioioso
Il Giubileo ha origine dalla tradizione ebraica che fissava, ogni 50 anni, un anno di riposo della terra, con lo scopo pratico di rendere più forti le successive coltivazioni, la restituzione delle terre confiscate e la liberazione degli schiavi, un modo concreto di rimettere in moto anche l’economia reale e adesso ne avremmo un disperato bisogno. Per segnalare l’inizio del Giubileo si suonava un corno di montone, ariete, in ebraico yobel, o jobel che veniva suonato per annunciare una solenne festa del popolo d’Israele. L’anno del Signore è anno in cui non si sarebbe dovuto lavorare ma vivere dei frutti spontanei della terra, anno di liberazione della schiavitù per debiti, anno, infine, in cui le terre precedentemente vendute tornavano al vecchio proprietario. Per gli ebrei anticamente il Giubileo era l’anno di Dio, l’anno dell’uomo, comunione, di speranza, di liberazione, di salvezza, di giustizia, di amore, di fiducia, di riconciliazione, di novità, di grazia e di carità. Secondo alcuni studiosi relativamente all’etimologia del termine “Giubileo”, pare che derivi piuttosto dalla parola ebraica “Jobil”, richiamo, nel senso di tornare, ritornare conversione, oppure “Jobal”, remissione dei peccati . Successivamente nella lingua latina “Jubilum” e di conseguenza nelle successive lingue moderne Giubileo indica uno stato di gioia, interiore prima che manifesta e quindi, nell’estensione Cristiana il Giubileo è anche un anno gioioso. Nella Chiesa cattolica, il Giubileo, è il periodo durante il quale il Papa concede l’indulgenza plenaria ai fedeli che si recano a Roma e compiono particolari pratiche religiose. Il Giubileo, comunemente, viene detto “Anno santo”, non solo perché si inizia, si svolge e si conclude con solenni riti sacri, ma anche perché è destinato a promuovere la santità di vita. E’ stato istituito infatti per consolidare la fede, favorire le opere di solidarietà e la comunione fraterna all’interno della Chiesa e nella società, richiamare e stimolare i credenti ad una più sincera e coerente professione di fede in Cristo unico Salvatore. Il primo Giubileo fu indetto nel 1300 dal Papa Bonifacio VIII, della nobile famiglia dei Caetani, con la Bolla “Antiquorum Habet Fida Relatio”. Ne fu occasione remota l’ondata di spiritualità, di perdono, di fratellanza che si stava diffondendo in tutta la cristianità in contrapposizione agli odi e alle violenze dominanti in quell’epoca. L’occasione immediata è da riallacciare alla voce, iniziata a circolare nel dicembre 1299, secondo la quale nell’anno centenario i visitatori della basilica di San Pietro avrebbero ricevuto una “pienissima remissione dei peccati”. L’enorme afflusso di pellegrini a Roma indusse Bonifacio VIII a concedere l’indulgenza per tutto l’anno 1300 e, in futuro, ogni cento anni. Tra i pellegrini di questo primo Giubileo vanno ricordati: Dante, Cimabue, Giotto, Carlo di Valois, fratello del re di Francia, con sua moglie Caterina. Dante Alighieri ne conserva un’eco in alcuni versi del Canto XXXI del Paradiso della “Divina Commedia”. In seguito si fissò ogni 50 anni, ma i Giubilei ebbero scadenze sempre diverse a seconda degli eventi. Attualmente i Giubilei si svolgono ogni 25 anni: gli Anni Santi ordinari sono stati, con quello del 2000, 26; quelli straordinari, concessi in occasione di particolari ricorrenze o in momenti difficili per la Chiesa e il Mondo, 95. La durata del Giubileo è di circa un anno. Il Giubileo del 2000 ha assunto un’importanza speciale perché ha celebrato i due millenni dalla venuta di Cristo sulla Terra ed è stato il primo Giubileo a cavallo tra due millenni. Il Giubileo viene celebrato con varie iniziative durante un anno intero che ha inizio la vigilia di Natale con l’apertura delle porte sante che si trovano nelle quattro principali basiliche di Roma, S. Pietro in Vaticano, S. Giovanni in Laterano, S. Maria Maggiore e S. Paolo. Il Papa viene portato in sedia fino alla porta murata di S. Pietro, che picchia per tre volte con un martello d’argento cantando in latino: “Apritemi le porte della giustizia”. Dopo di lui picchia la porta per due volte un cardinale e quindi la porta viene aperta.Il Papa passa per primo tenendo nella destra una croce e nella sinistra una candela accesa. La stessa cerimonia viene compiuta da cardinali nelle altre tre basiliche. L’Anno Santo si conclude con la muratura delle porte sante fino al successivo Giubileo. Questo è l’anno della Misericordia, il vocabolario la definisce: virtù che inclina l’animo umano alla comprensione, alla pietà, al perdono. La misericordia non è solo quella umana, quella dell’uomo verso l’uomo, verso il debole e il malato, verso il povero per il reietto, ma la misericordia di Dio che ci rimette i peccati, che continua ad incontrarci ogni giorno nelle persone attraverso le persone che incontro, ma poiché Lui ci ha fatto liberi, viene già, ogni santo giorno, il momento per decidere o non decidere di fare specchio, magari “in maniera confusa”, come dice San Paolo a quell’amore, verità che cambia tutto della vita. Sono felice che sia l’anno della Misericordia, perché anche questa è la strada nel consolante mistero dell’amore di Dio, amore senza misura che abbraccia l’umanità intera
Favria, 4.1.2016 Giorgio Cortese

Nella vita non mi distinguo per i vestiti che indosso o per l’auto che guido ma per le per le attenzioni che cerco di regalare agli alti.