A Matera! A Matera! – Aspettiamo anche Te! – Oreste, la forza del perdono – Da Laconia a laconico – Stop alla quotidiana indifferenza. – AAA Unisciti alla nostra squadra, abbiano bisogno di Te! – Era il V secolo a.C o è oggi?… LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

A Matera! A Matera!
Conoscere, credo che sia questa la molla di un vero viaggio: non solo “vedere” o “visitare”, ma conoscere! Luoghi, persone, storie con la gita a Matera per il 57° Congresso Nazionale FIDAS e Giornata del Donatore 2019 – 24/28 aprile 2019. Questo organizzato dalla Fidas Giovani ADSP Rivarolo C.se e i Gruppi della zona 2 del Canavese con l’agenzia viaggi VITA SPA. Gita aperta alla partecipaziopne dei donatori e simpatizzanti. Matera è stata nominata Capitale Europea della Cultura 2019, ma con profonde radici agricole parte essenziale della cultura lucana. Citta che metrita una vista con i suoi famosi Sassi che anticamente erano case di contadini e stalle per il bestiame. Se volete saperne di più andatevi a leggere, o rileggere, il libro Cristo di è fermato a Eboli di Carlo Levi, o andate a vedere i suoi quadri. Levi era un medico, ar¬tista e intellettuale antifascista, che è stato mandato in Lucania al confino nel 1935, e ha descritto in modo appassionato la civiltà contadina locale, raccontando la miseria dei braccianti. Nel 1979, dal libro, è uscito anche il film di Pontecorvo e Rosi, con Volontè. Una gita con la Fidas Giovani ADSP Rivarolo C.se e i Gruppi della zona 2 del Canavese di cinque giorni in pulman gran Turismo, le iscrizioni sono aperte fino ad esaurimento posti e comunque entro il 20 gennaio 2019. Se interessati contattate il vostro gruppo locale di riferimento FIDAS ADSP oppure di tel al numero cell. 3473449470 Myriam in modo da accordarvi sul versamento dell’acconto e sull’organizzazione generale della gita. Cosa aspettate a vivere cinque giorni di una bellissima esperienza, e cosi dopo potrete dire, abbiamo “CONOSCIUTO” Matera e la sua bellezza!
Favria, 7.11.2018 Giorgio Cortese

Fate la mossa giusta venite a donare venerdì 9 novembre a Favria cortile interno ore 8- 11,20. Abbiamo bisogno anche di Voi

Aspettiamo anche Te!
Quando parliamo di donare, di solito pensiamo al denaro, o al tempo, o alla nostra professionalità messa a disposizione di chi ne ha bisogno. Più raramente pensiamo a qualcosa che riguarda il nostro corpo. Eppure in Italia un milione e settecentomila persone donano il loro sangue, un gesto che salva la vita. E che potremmo decidere di fare anche noi. Per tanti motivi. Perché il bisogno di sangue è in costante aumento sia per l’invecchiamento della popolazione sia per gli innegabili passi avanti fatti dalla scienza in campo medico, con la sperimentazione di cure sempre più numerose e innovative. Perché il sangue risulta indispensabile per moltissime terapie e non solo nelle situazioni di emergenza. Perché il sangue non si produce in laboratorio e il fabbisogno annuo in Italia è di 2.400.000 unità di sangue intero e più di 1.000.000 litri di plasma. Così, chi ha la fortuna di godere di una buona salute può ringraziare il destino benevolo ricordandosi che la sua donazione potrebbe risultare fondamentale per malati oncologici o per persone con emorragie derivate da traumi, operazioni, trapianti. Per sensibilizzarci alla causa della salute pubblica forse dovremmo solo tenere a mente quali risorse metteremmo in campo per un figlio, un genitore, un amico fraterno. Il primo gesto per uscire da se stessi è semplice: basta cercare di allargare l’orizzonte-generosità partendo dal proprio cortile di casa. , venite a donare venerdì 9 novembre a Favria cortile interno ore 8- 11,20. Abbiamo bisogno anche di Voi! Per info cell 3331714827
Favria, 8.11.2018 Giorgio Cortese
giorgioNEWFidasNell’immagine Giorgio Cortese in “tenuta promozionale FIDAS”

Donare sangue, non aiuta! Salva una vita, venite a donare venerdì 9 novembre a Favria cortile interno ore 8- 11,20. Abbiamo bisogno anche di Voi

Oreste, la forza del perdono.
Questa malinconica e intricata storia che Vi racconto inizia da Atreo e Tieste, i due figli dei sovrani di Olimpia, che entrano in lite tra loro per il possesso del regno di Micene. Atreo ha la meglio nella contesa, ma il fratello non riesce a farsene una ragione, e per vendetta decide di sedurre la giovane moglie di Atreo, Erope. Per questo atto empio Tieste viene puniuto con l’espulsione dal regno con i suoi figli. Ma dopo qualche tempo, Atreo invita il fratello a tornare a Micene, promettendogli il perdono e la metà del regno. Purtroppo è un pefido inganno perché Atreo vuole vendicar5si e riesce a fare assassinare tutti i figli di Tieste, tranne Egisto, che si salva. Atre non contento di aver ucciso i nipoti li taglia a pezzi, li fa bollire e li offre in pasto al fratello. Quando Tieste si rende conto di aver mangiato la carne dei propri figli, lancia una terribile maledizione su tutta la stirpe di Atreo, e cosi da questi eventi sanguinosi ne succedono altri. Dopo diversi anni nella reggia degli Atridi, ritorna Agamennone, figlio di Atreo, che ritorna vincitore dalla guerra di Troia. Quando arriva Agamennone sul carro di trionfo, orgoglioso della vittoria dei Greci sui Troiani, felice di essere tornato a casa, trova ad attenderlo la moglie Clitemnestra. Ma Clitemnestra non è la moglie sottomessa che Agamennone spera di trovare. Clitemnestra è contenta di rivedere il marito solo perché così può portare a compimento la sua vendetta. La moglie non ha perdonato ad Agamennone di avere voluto sacrificare, per ottenere una vittoria in battaglia con i troiani, la vita della figlia Ilfigenia. Clitemnestra, spinta dal desiderio di far pagare questo gesto tremendo ad Agamennone, e spinta in questa direzione anche da Egisto, che nel frattempo è diventato suo amante, Clitemnestra attende il marito in casa, chiude la porta dietro di lui, e poco dopo esce reggendo un’ascia insanguinata. Egisto ora regna al posto di Agamennone. Ma poco tempo dopo però torna nel regno Oreste, figlio di Agamennone e Clitemnestra. Oreste ha ricevuto da Apollo l’ordine di vendicare il padre, ha l’età giusta per il trono, che gli spetta di diritto. Oreste si reca immediatamente a piangere sulla tomba del padre e qui incontra la sorella Elettra, che lo incoraggia nel suo proposito di vendetta. Oreste entra nella reggia con l’inganno, uccide prima Egisto e poi Clitemnestra. Subito dopo il matricidio, il giovane viene preso dalla follia: sono le Erinni, le divinità della furia, che lo perseguitano e non gli danno pace. Ma gli dei decidono che Oreste debba essere giudicato davanti al tempio di Atena, sull’Acropoli di Atene. Oreste viene assolto, e la dea Atena convince le Erinni a diventare Eumenidi, cioè portatrici di pace e di felicità. Infatti i Oreste troverà la pace in Tauride, dove incontrerà anche la sorella Ilfigenia, che il padre aveva sacrificato ma che era stata salvata all’ultimo momento dalla dea Artemide, che ne aveva fatto una sua sacerdotessa. Ilfigenia avrebbe dovuto sacrificare il fratello come straniero, ma lo riconosce e lo salva, e i due finalmente ritrovano la pace interiore da tempo perduta. La morale è che finchè sangue chiama sangue la catena non si spezza, e porta solo morte: non ci si può fare giustizia da sé, o non si finirà mai di perpetrare vendette. Soltanto un giudizio imparziale ed equo può portare ordine e stabilità, soltanto la giustizia e la clemenza possono spezzare la catena del sangue. Clitemnestra dura, maestosa, non è altro in questo mito che una pedina nelle mani del fato. . Clitemnestra non uccide per amore materno, non uccide per portare il trono all’amante, uccide solo perché il suo destino è che debba continuare la saga, che debba portare avanti lo sciagurato fato familiare. Elettra è la coscienza familiare della storia, è la pietà femminile, è l’amore per il padre e per il fratello, derubati della vita e del trono: ma anche lei è una figura di dolore; vive chiusa, bellissima e fiera, pensando solo ad aiutare Oreste nella vendetta, a progettare il delitto; quando Oreste se ne andrà, lei si sposerà con Pilade, un brav’uomo, onesto, ma assolutamente scialbo e inadatto a rapportarsi a una donna forte come Elettra che ha perso tutta la sua verve; esaurito il suo compito, anche lei diventerà una figura debole e sbiadita. Soltanto Oreste si salverà. Oreste sa qual è il suo ruolo nella storia familiare di morte e odio. Certo non si può sottrarre alla sua sorte, che comprende vendette, sacrifici e tradimenti di chi è venuto prima di lui. Oreste soffre per le colpe che deve pagare, soffre per la violenza e per il male che ci sono negli esseri umani e lui è anche l’ultimo anello della catena, perché il tribunale degli dei decide di spezzarla e di riportare la pace. Ecco Oreste è l’ultimo personaggio di generazioni schiave di un destino tremendo, è l’unico personaggio che ritrova la felicità, e la trova non con la potenza ma con il senno, non grazie alla violenza ma grazie al perdono.
Favria, 9.11.2018 Giorgio Cortese

Donazioni di sangue, se non l’avete mai fatto pensateci. Venite questa mattina a donare venerdì 9 novembre a Favria cortile interno ore 8- 11,20. Abbiamo bisogno anche di Voi

Da Laconia a laconico
La Laconia, è una regione del Peloponneso in cui sorgeva Sparta. Capita non di rado di chiamare spartano un ambiente austero, sobrio, essenziale. Riferito al modo di parlare o di scrivere, laconico ha il medesimo significato: traendo la propria connotazione da un popolo celebre per la propria frugalità severa, indica un comunicare incisivo e sintentico, essenziale, pulito da ogni fronzolo e perciò duro ma elegante. Acquista una connotazione spiccatamente positiva quando associato a commenti e risposte di particolare acume, stringatezza ed efficacia. Altrimenti mantiene un tenore di fondo gelido piuttosto negativo. Laconico, riferito al parlare e allo scrivere, significa di poche parole, stringato fino a risultare eccessivamente breve: risposta laconica, uomo laconico. Il termine deriva dal latino Laconicus, mediate a sua volta dal greco Lakonikòs, della Laconia, dei Laconi. E poiché la Laconia, regione del Peloponneso, aveva in Sparta il suo centro principale, ecco che laconico ha assunto il significato di conciso, succinto, come usavano essere gli spartani. Si narra di un’antica guerra tra spartani e abitanti della laconia, un messo inviato dagli spartani mandò un’ambasciata ai laconici dicendo: Se vinceremo la guerra vi annienteremo. Si narrà altresì che i laconici risposero con un secco sì. Da lì il termine laconico è sinonimo di persona che poco loquace. La storia è ovviamente falsa, e gira tra le leggende di sub cultura spicciola che infestano purtroppo la nostra società, in particolar modo alcuni uffici super burocratici che si annidano tra le pieghe della sociatà, dediti maggiormente a calcoli matematici circa lo straordinario, i fogli di viaggio e i fuori sede.
Favria 10.11.2018 Giorgio Cortese

Buona giornata. Se ogni giorno mi impegno a fare qualcosa che non mi piace, mi abituo sempre di più a fare il mio dovere senza fatica. Che bello se seguo questa regola aurea.

Stop alla quotidiana indifferenza.
Ricordo di un episodio mi ha fatto riflette sull’indifferenza. Siamo in inverno scorso anno, viene notte presto e guido l’auto sulla strada di casa. Vengo raggiunto da una telefonata di una conoscente che mi dice di avere visto entrare delle persone a lei sconosciute in casa di una mia parente. Con i furti di abitazioni che si leggono sui media arrivo di corsa in quella strada e suono il campanello con una scusa. Mi apre la padrona di casa e con lei escono sorridenti due suoi cugini che, poi mi spiegano avevano faticato ad entrare a causa della serratura del cancello gelata. Questo armeggiare con la serratura aveva fatto pensare a questa persona premurosa che fossero dei malintenzionati. Ringrazio chi mi ha telefonato, è meglio ricevere un falso allarme che rimanere indifferenti verso il nostro prossimo. Purtroppo molte persone per ignavia rimangono indifferenti nei confronti del prossimo, sia del vicino di casa sia delle persone che incontrano. Ritengo l’indifferenza una forma di paura di fare qualcosa per gli altri, puro egoismo. Essa è come un nido, non il nido di Pascoli accogliente e premuroso, questo è un nido che prima accoglie a braccia aperte e poi distrugge l’anima. E’ furba però, perchè lo fa piano piano, senza farcene accorgere e alla fine ci rende suoi schiavi per sempre. L’indifferenza è una nemica. Si diventa indifferenti perchè si ha paura di soffrire e si vuole trovare un modo per dimenticare ciò che ci opprime. Il problema è che poi ci si trova a vivere in una bolla di sapone, isolati dal mondo, quindi isolati non solo dalla sofferenza ma anche da sentimenti come l’amore, l’amicizia e la felicità. Essere indifferenti, inoltre, porta anche all’egoismo perchè, diventando insensibili, rischiamo anche di ferire i sentimenti delle persone che ci circondano. Grazie alla persona che con il suo interessamento ha dato uno stop concreto all’indifferenza quotidiana un fulgido esempio che molti dovrebbero seguire
Favria 11.11.2018 Giorgio Cortese

Qualsiasi avvenimento nella vita non ha alcun significato tranne quello che noi gli diamo.

AAA Unisciti alla nostra squadra, abbiano bisogno di Te!
A fine anno, sabato 15 Dicembre dalle ore 15,00 alle ore 19,00 in occasione degli auguri di S. Natale con i donatori e per passare alcune ore di allegra convialità, consegna panetto e bottiglie ai donatori che hanno effettuato una donazione nel 2018, ci saranno le votazioni del Direttivo FidAS Favria trienni 2019-2020-2021. Cari donatori abbiamo bisogno di nuovi donatori e se qualcuno se la sente anche del Presidente! Per info contattatemi in privato cell. 3331714827
Favria 12.11.2018 Giorgio Cortese

Io credo che nella vita ogni diritto implichi una responsabilità e ogni opportunità, un obbligo si sfruttarla, questo è il quotidiano compito nella vita.

Era il V secolo a.C o è oggi?
Ultimamente ho ripreso a leggere gli scritti di alcuni famosi autori greci e latini per assaporare la loro intramontabile attualità. Ritengo che la nascita della commedia greca con le sue trovate scoppiettanti è sempre attuale. Leggendo la commedia “Le nuvole” di Aristofane, si chiude con un finale amaro che lascia tutti beffati e punisce imbroglioni e imbrogliati, disonesti e aspiranti truffatori. Quindi, considerati i tempi di recenti e passati scandali, come le crisi bancarie italiane, direi che la trama di Aristofane calza bene nel contesto socio-economico. Ecco in breve la trama: “Il vecchio contadino Strepsiade passa notti agitate tormentato dai debiti contratti dal figlio, scialacquatore con la passione per i cavalli. Per trasformarsi in un invincibile parolaio e non pagare i suoi creditori, decide di rivolgersi a un maestro che gli insegni ad avere ragione anche se è in torto. E questo maestro altri non è che l’intellettuale più famoso e discusso del momento: Socrate, che l’irresistibile e impietosa parodia di Aristofane trasforma in un cialtrone losco e seducente. Aristofane è un autore difficile da leggere, ancora più difficile da mettere in scena. Ne “Le nuvole” non vi è traccia d’un qualche discorso politico. Ma rileggendola bene, la politica entra di nascosto. Che cosa sono le nuvole se non scheletri di idee, o ciò che ne resta. Lassù, tra le nuvole, dimorano tutti i cattivi maestri, le nefaste escogitazioni che avvelenano la nostra vita quotidiana. Si potrebbe perfino supporre dal pensiero di Aristofane che il mondo nuovo è il mondo dei servi schiocchi, gli intellettuali, i politici e, ovviamente, noi stessi che prestiamo loro attenzione e infine ad essi ci pieghiamo. Strepsiade è un potenziale ladro, comunque uno che pretende di non pagare i suoi debiti e di ingannare il prossimo; ma questo prossimo da chi è composto se non, appunto, da strozzini, da nullafacenti che vivono dei frutti del denaro ce già possiedono? Allora Strepsiade, invogliato dal figlio Filippide, bussa alla porta di Socrate che è l’artefice del Pensatoio. Il maestro se ne sta dentro un cesto, librato in aria. Socrate nella commedia presenta al vecchio Strepsiade presenta le Nuvole, creature quasi prive di corpo ma dai lunghi nasi, nasi che si protendono verso ogni sottigliezza e disquisizione. Così, dopo un breve esame, viene accolto nel Pensatoio, ma ben presto ci si accorgerà che da Socrate non si può ricavare un bel nulla. Sarà meglio che mandi il figlio al Pensatoio. Ed è qui che assistiamo alla scena cruciale della commedia, alla disputa tra il Discorso Migliore e Discorso Peggiore, ovvero tra discorso forte e discorso debole o minore. Siamo così di fronte al dispiegarsi dell’orizzonte culturale che di Aristofane è il bersaglio critico, la sofistica, di cui Socrate sarebbe il massimo rappresentante. Se vincere è importante in sé, indipendentemente da ogni tesoro, eccoci nel cuore della sofistica. La sofistica arte retorica senza alcun contatto con la realtà. Quando Socrate riporterà Filippide soggiogato dalla verità ma quasi frollo, Strepsiade prima caccia col bastone i creditori, poi capisce che è meglio scappare di casa ed a usare il bastone contro di lui sarà il figlio. Le Nuvole gli hanno impartito una lezione. A questo punto punto tutta l’eccitazione della commedia esplode. Strepsiade si accampa sul tetto e incendia il Pensatorio, tra le urla di Socrate e dei suoi allievi. Ecco l’umana condizione. Era il V secolo a.C o è oggi?
Favria 13.11.2018 Giorgio Cortese

Il solo modo serio di leggere è rileggere. Perché in un buon libro la cosa migliore è tra le righe.